16 Algo que repetirá en su introducción a Rafael Alberti, Il poeta nella strada. Poesia civile 1931-1965 (Mondadori, 1969)
17 Indicamos el número de página siguiendo la edición digital mencionada en la bibliografía.
18 Como aclara Pilar Yagüe, Juan Vivanco Gefael, militante de izquierdas, volvería a ser detenido posteriormente. El 21 de noviembre de 1975 un infarto acabó con la vida de Luis Felipe Vivanco y su hijo fue a darle el último adiós esposado y escoltado por la policía franquista.
ALLE ORIGINI DELLA «VOCAZIONE ISPANOFILA» DI VITTORIO BODINI: IL DIARIO ROMANO E ALTRI SCRITTI (1944-1946)
Carolina Tundo
Università del Salento
Quando Vittorio Bodini approda a Roma nel 1944, all’età di trent’anni, benché molto giovane ha già alle spalle anni di esperienza in campo letterario e di consolidamento della sua formazione. Risale al periodo universitario fiorentino, per esempio, la frequentazione del Caffè delle Giubbe rosse, punto di ritrovo dei principali esponenti del panorama letterario italiano degli anni Quaranta (si parla di Gadda, Luzi, Montale). E proprio grazie a Montale, già quattro anni prima, nel ‘40, alcune sue poesie (Bodini 1940) erano apparse sulla rivista di Bonsanti, Letteratura . 1 Inoltre, sulla terza pagina della storica rivista leccese Vedetta mediterranea , a cui collaborava insieme a Oreste Macrì e Leonardo Sinisgalli, aveva già pubblicato anche le sue prime traduzioni, quelle degli spagnoli Jiménez (Bodini 1941 a ) e Larrea (Bodini 1941 b ) –il «ventisettano» che Bodini definirà, nell’«Introduzione» all’ Antologia dei poeti surrealisti spagnoli , come «il padre misconosciuto del surrealismo in Spagna» (Bodini 1963).
Durante il periodo capitolino, si impegna a livello politico e sindacale, in netta direzione antifascista; la sua produzione letteraria, inoltre, è ricca e diversificata, e spazia dai testi creativi in versi o in prosa, agli articoli di critica letteraria, alle traduzioni. Risale al 1945, la traduzione di una leyenda di Becquer, apparsa sul periodico Domenica con titolo: Il miserere (Bodini 1945 b ). C’è poi la traduzione di El retablillo de Don Cristòbal , farsa di Federico García Lorca scritta dallo spagnolo nel 1931, e pubblicata in italiano col titolo Teatrino di Don Cristobal farsa guignolesca sulla rivista napoletana Aretusa (Bodini 1945 c ).
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Il motivo centrale del divertente dramma di Lorca riguarda le vicissitudini di un vecchio ricco –Don Cristobal, appunto– che sposa una giovanissima fanciulla, secondo un topos ben radicato nel teatro popolare, che trova le sue radici nel genere minore della burla amorosa.
Il folklore popolare andaluso diventa, per Lorca, un serbatoio inesauribile di ispirazioni, e anche le filastrocche per bambini o le canzoncine infantili veicolano un valore antropologico; proprio come sarà per Bodini, che rievocherà situazioni e costumi tipici del suo Sud, il Salento, e, allo stesso tempo, descriverà con sagacia situazioni e tipi umani, scavando nella loro psicologia. Si pensi, ad esempio, al folletto salentino corrispettivo del duende lorchiano che compare anche nel Diario romano di Vittorio Bodini –del quale diremo a breve–: si racconta di una notte trascorsa a rievocare le «gesta acute e terribili» degli spiritelli salentini, qui definiti da Bodini come una «malattia della luna: concrescenze formate dalla corruzione della sua luce».
Ma torniamo alle traduzioni: su Domenica , sempre nel ‘45, esce quella di Las aceitunas del drammaturgo spagnolo Lope de Rueda, col titolo italiano Le olive (Bodini 1945 a ). In Lope de Rueda Bodini scopre il maestro di Cervantes, e, secondo quanto affermato da Oreste Macrì, aveva in progetto di riunire in un unico volume tutte le sue traduzioni dei pasos dello spagnolo. 2 In questi intermezzi recitativi agiscono personaggi stereotipati cari alla tradizione iberica, come il gracioso –il personaggio comico– o il galán –il cavaliere innamorato–, immortalati da altri classici della letteratura spagnola come Caldéron de la Barca o Tirso de Molina, che rincontreremo in seguito.
L’interesse di Bodini per la Spagna si esprime dunque in maniera ‘trasversale’, attraverso le traduzioni, e ‘direttamente’, nella sua scrittura. A testimoniarlo sono anche alcuni testi inediti, trascritti e analizzati in occasione di questo intervento.
Innanzitutto alcune informazioni: il materiale selezionato è conservato nell’Archivio Vittorio Bodini, presso la Biblioteca Interfacoltà dell’Università del Salento. Acquisito dall’Università nel 1987, e successivamente ordinato e inventariato dal personale dell’Archivio centrale dello Stato, il Fondo Bodini comprende un ricco carteggio e un elevato numero di testi poetici e letterari (manoscritti o dattiloscritti), insieme al materiale a stampa. Questa vasta documentazione è testimonianza del lungo e inquieto percorso intellettuale di Bodini, nonché delle sue tante anime di «scrittore, poeta, critico letterario, ispanista» (Serio, Valli 1992: 10), coprendo un arco temporale che va dal 1932 al 1970. Il Fondo è stato inventariato sulla base di uno schema di ordinamento applicato alla documentazione dallo stesso Bodini, con le varie serie già individuate e organizzate.
Foto 1: ms ., 107x160x150 mm (misure della copertina). Quaderno con copertina rigida e fogli a quadretti; composto di 124 cc. non numerate, tutte con taglio rosso.
La serie intitolata Prosa Invenzione riunisce tutti gli scritti originali, siano essi racconti, articoli di giornale, soggetti per film o romanzi. Ciascuno di essi risulta legato a un particolare periodo della vita dell’autore, e si rivela portatore di suggestioni e sollecitazioni intellettuali di varia natura, ascrivibili ai diversi ambienti culturali dei luoghi in cui visse. Lo stesso Bodini li aveva raggruppati per tema: «Tema salentino», «Tema fiorentino», «Tema spagnolo» e «Tema vario»: denominazioni che sono state mantenute al momento dell’inventariazione e che identificano attualmente i fascicoli in cui è organizzata la serie.
Il fascicolo «Tema vario», come si intuisce dal titolo assegnatogli, comprende testi in prosa di diverso genere, cronologicamente riconducibili agli anni 1944-1970. Gli scritti qui esaminati appartengono a questo fascicolo; in particolare, ci soffermeremo sugli anni 1944-1946, che coincidono con il periodo di permanenza a Roma di Bodini, immediatamente prima di partire per la Spagna.
Si tratta di: 1) un quadernetto contenente le pagine di un diario (foto 1), tenuto dall’autore negli anni 1944-1951, a cui si è scelto di dare il titolo di Diario romano , trattandosi di un manoscritto anepigrafo. Le ragioni di questa scelta risiedono nel fatto che le annotazioni –di carattere prettamente diaristico– sono relative al periodo 1944-1946; 2) un racconto dattiloscritto con correzioni autografe, dal titolo, già assegnato da Bodini, di Roma 1944 (lo scritto non riporta la data, ma risale probabilmente al 1945, come suggerisce la copertina del sotto-fascicolo) (foto 2); 3) infine, una prosa argomentativa dal titolo Quaderno giallo , assegnato dallo stesso autore, di cui possediamo la copia manoscritta e quella dattiloscritta, entrambe senza data. Per le coordinate cronologiche si è fatto riferimento, ancora una volta, alla data riportata sulla copertina del sotto-fascicolo: «1945-46».
Tenendo conto delle differenze tra i vari documenti, si può sostenere che, in essi, riecheggia quel concetto di «realismo apparente» individuato da Donato Valli (1984) come linea dominante delle prose bodiniane, specie di quelle degli esordi. Anche il Diario romano –che pure rappresenta una forma di scrittura privata, dispensatrice di un autobiografismo che appare sincero– sembra impregnato di un certo realismo ibrido, che talvolta non consente di distinguere la realtà dalla finzione e che costituisce il filo conduttore anche di questi scritti. La realtà, la vita di ogni giorno, offrono lo spunto alla scrittura, e viceversa: esse si alimentano vicendevolmente, si contaminano, si mescolano.
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