Pedro Ceinos Arcones - Breve Storia Della Cina

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Un libro per capire la storia cinese.
Scopo di questo libro è fornire al lettore una breve e comprensibile storia della Cina. L’interesse dell’autore, che si percepisce scorrendo queste pagine, si rivolge soprattutto alle culture di frontiera e alle minoranze. La costruzione della Cina va dai piccoli regni sulle sponde del Fiume Giallo, che crearono i semi della civiltà cinese in un Paese di nove milioni di kmq, fino ai processi di conquista e sottomissione dei popoli che daranno vita alla Cina di oggi; questa storia può seguirsi scorrendo le pagine di questo libro.

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Addirittura potrebbero essersi formate unioni occasionali solo per alcuni di questi motivi in un determinato momento, e poi dissolte al terminare il pericolo o la necessità. È anche possibili che alcune di queste unioni perdurino perché i propri partecipanti si resero conto del miglioramento sociale tenendo in vita l’unione. Gli scavi archeologici sui villaggi di Longshan ci mostrano una gerarchia degli insediamenti, con l’esistenza di un centro primario circondato da centri secondari e quest’ultimi da piccoli villaggi. I capi acquisiscono sempre più potere temporali e gestiscono le eccedenze della produzione. Le federazioni di villaggi iniziano ad essere permanenti sotto la guida dei capi. Le eccedenze agricole permettono mantenere un sistema schiavista, creato generalmente con i nemici di guerra. Nei centri primari dove vivono i capi si sono ritrovati resti di muraglie, altari per sacrifici, bronzi, scritture, manufatti di oracoli, giada, ecc.. Con la presenza del bronzo, nell’ultima fase della cultura Longshan, si denota una forma di aristocrazia che consolida il suo potere grazie alle armi. Il sud della Mongolia, in quel periodo prevalentemente agricola, soffre numerosi cambi climatici che trasformano la zona, diventando sempre più arida e fredda. Ovviamente questi cambi climatici mettono fine all’agricoltura nella zona, da qui la posteriore migrazione di popolazioni nomade che si dedicheranno all’allevamento.

Le scoperte archeologiche dimostrano come la competizione tra diversi gruppi potrebbe essere la causa dell’aumento delle dimensioni degli insediamenti umani, i quali continuano sviluppandosi fino a creare i primi stati, centri artigianali e commerciali. Questi primitivi stati, venuti dai risultati agglomerativi dei piccoli villaggi, si sono trasformati in un fenomeno permanente nel nord della Cina; tutto questo crea un ambiente adeguato al sorgere di sistemi politici più complessi, come quella che poi sarà la dinastia Xia. Ci sono ancora villaggi che si mantengono ai margini di queste strutture federali, però sembrerebbe che la tendenza ad unirsi ha le caratteristiche delle zone adiacenti o vicine, della vicinanza parentale, dell’identificazione etnica, culturale o per interessi.

L’Imperatore Giallo

In un momento dato dell’anno 2600 a.C. sorge una federazione di stati sommamente stabile, che fa capo ad un unico leader, considerato il padre della Cina. È l’imperatore Giallo (Huangti).

Questa teoria riunisce numerosi storici che concordano nel localizzare questa figura emblematica in una nuova gerarchizzazione della cultura Longshan; un processo storico questo, soggetto ad influenze politiche, del proprio governo cinese, che desidera cimentare l’esistenza e l’unità di una Cina nella più remota antichità.

Esistono numerosi dubbi, infatti, sull’esistenza dell’Imperatore Giallo, però, la maggior parte delle gesta che la leggenda gli attribuisce, effettivamente sono successe in un periodo che più o meno corrisponde a quello in cui l’imperatore dovrebbe essere vissuto; si dovrebbe più correttamente parlare dell’esistenza del concetto di “Imperatore Giallo”; e quindi riferirlo ad una persona o a gruppi di persone o incluso ad un’epoca. Alcuni autori sono convinti della provenienza dell’imperatore dai monti Kunlun, ad ovest, ancora oggi venerati dai cinesi come residenze degli dei, localizzazione questa che lo trasforma in un invasore delle pianure centrali. È un capo di un popolo guerriero che invade le pianure centrali e sottomette i suoi abitanti, domina una gran massa di agricoltori. L’Imperatore Giallo, secondo narra la leggenda, è unto con poteri speciali dalla sua nascita, lo si adora per aver saputo portar la pace e unire le tribù del nord e di combattere i suoi nemici, i Miao, costruendo così il primo concetto di identità cinese. La leggenda narra come Huang Di e suo fratello Yan Di combattono e vincono il re dei Miao, Chiyou, spingendolo al sud. I Miao saranno costretti a migrare lungo il corso del Fiume Giallo in direzione sud, saranno di nuovo vinti dall’imperatore Yao ed inizieranno un lungo periodo di migrazioni che finirà solo nel secolo XX. Nella stessa leggenda sui Miao rimane vivo il ricordo di queste battaglie.

Si attribuisce all’Imperatore Huang Di e a sua moglie l’invenzione della seta, i caratteri cinesi, il primo compasso, alcune opere mediche ed alcuni concetti filosofici che posteriormente svilupperanno la scuola taoista. Com’è evidente queste sono attribuzioni posteriori che vogliono rappresentare il pensiero di quell’epoca più che una realtà storica.

Altri capi tribù verranno quasi deificati, tenendo successo in questioni più pratica, prima dai diretti discendenti e poi da tutti i cinesi. È il caso di Fuxi, primo uomo a tessere una rete da pesca, Nuwa, creatore dell’umanità che ricostruisce i pilastri della terra, o Shennong, dio dell’agricoltura e della medicina. Dopo un tempo di leader assoluti che rappresentano le prime conquiste della civiltà cinese, i libri dei classici evidenziano il sorgere di tre re: Yao, Shun e Yu, quest’ultimo è il fondatore della prima dinastia Xia.

I tre sovrani: Yao, Shun e Yu

I tre Re sono il risultato della nuova organizzazione della società; i loro principali compiti sono organizzare il calendario, la base della società agricola, e ristrutturare le tribù sotto il loro mandato; un mandato questo che è sempre accompagnato dall’esigenza di far fronte a catastrofi naturali quali le inondazioni. Organizzano e stabilizzano la successione pacifica al governo della federazione, nei libri classici ritroviamo la dicitura “successione per abdicazione”, che nella realtà si avvicina di più ad un concetto di governo per turni, una specie di rotazione al comando della federazione organizzata dagli stessi leader, verosimilmente per elezione tra gli stessi.

Un sistema questo, ritrovato nelle tribù di Donghu nel nordest, e perpetuato dai suoi successori Kitan del X secolo. I tre Re applicano questa metodologia politica abdicando prima della loro morte, e segnalando quindi il successore. Il nuovo capo non potrà appartenere alla stessa tribù. Questo tipo di successione ci ricorda quella descritta da James Frazer nel libro “Il ramo d’oro”, è un tipo di cambio al potere comune a tutta l’umanità, anche da questa pratica possiamo supporre una maggiore influenza tra Oriente ed Occidente rispetto a questo modello. Secondo la leggenda, Yao non nomina suo figlio erede, bensì Shun, un uomo di umili origini. Il figlio di Yao si ribella alla decisione, ma Shun posteriormente si sposa con due figlie di Yao, impiantando una successione matrilineare, rafforzando così l’ordine per turni. Con Yao assistiamo all’unione delle tribù, importante significato per le aristocrazie che perdono i loro legami di consanguineità con il popolo originario, ma creano lacci sociali che li uniscono ai nobili di villaggi vicini. Shun, nel momento dell’abdicazione, lascia il potere a Yu, uomo importante nella lotta contro le inondazioni, che costruisce dighe e canali; la sua dedicazione al lavoro e al popolo sono proverbiali. La leggenda racconta che durante tredici anni si dedicò a lavori di bonifica, senza tornare a casa per conoscere il figlio nato dopo la sua partenza, nonostante per tre volte sia passato di fronte alla porta di casa.

Le notizie che abbiamo di questi Re ci arrivano dall’opera di Confucio. Como segnala Che Huan-Chang “Confucio non trova dati certi sui quali basare le sue dottrine, le descrizioni delle civilizzazioni antiche sono il prodotto della sua mente.... ai tempi di Confucio non esisteva l’autentica storia delle civilizzazioni Xia e Shang”. E come dice lo stesso Confucio “parlo umilmente per evitare pericoli e mi riferisco agli antichi Re per poter prender prestata la loro autorità” Chen Huan-Chang pensa che Confucio abbia creato questi racconti “frutto della sua mente per la propria dottrina religiosa”. È un fatto accertato che i cinesi considerino veritiere tutte le leggende riportateci da Confucio, nonostante non si abbiano riscontri con fonti storiche accertate.

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