Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7
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Edward Gibbon
Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7
CAPITOLO XXXVII
Origine, progresso ed effetti della vita monastica. Conversione de' Barbari al Cristianesimo, ed all'Arrianismo. Persecuzione de' Vandali nell'Affrica. Estinzione dell'Arrianismo fra' Barbari.
L'inseparabile connessione degli affari civili ed ecclesiastici mi ha dato motivo ed aiuto a riferire il progresso, le persecuzioni, lo stabilimento, le divisioni, il pieno trionfo e la successiva corruzione del Cristianesimo. Ma ho differito o bella posta l'esame di due religiosi avvenimenti, di conseguenza nello studio della natura umana, ed importanti nella decadenza e rovina del Romano Impero, cioè I. l'istituzione della vita monastica 1 1 Si è diligentemente discussa l'origine dell'Istituto monastico dal Tommasino ( Discipl. de l'Eglis. Tom I. p. 1419, 1426 ) o dall'Helyot ( Hist. des Ordres monastig. 94, Tom. I. p. 1-66 ). Questi autori son molto eruditi, e passabilmente onesti; e la diversità d'opinione fra loro scuopre il soggetto in tutta la sua estensione. Pure il cauto Protestante, che diffida di qualunque guida Papale, può consultare il settimo libro delle antichità Cristiane del Bingamo.
; e II. la conversione de' Barbari Settentrionali.
I. La prosperità e la pace introdusse la distinzione fra' Cristiani volgari, e gli Ascetici 2 2 Vedi Euseb. Demonstr. Evang. ( l. 1. p. 20. Edit Graec. Rob. Stephani Paris 1545 ). Nella sua Storia Ecclesiastica pubblicata dodici anni dopo la dimostrazione ( l. 2. c. 17 ) Eusebio asserisce, che i Terapeuti fossero Cristiani; ma sembra, che non sapesse, che un Istituto simile fosse attualmente risorto in Egitto.
. La coscienza della moltitudine si contentava d'una larga ed imperfetta pratica di Religione. Il Principe o il Magistrato, il Soldato o il Mercante conciliarono il fervido loro zelo, e l'implicita fede loro coll'esercizio della propria professione, con la cura de' loro interessi, e colla condiscendenza delle passioni: ma gli Ascetici, che volevan osservare i rigorosi precetti dell'Evangelo, e talvolta ne abusavano, furono eccitati da quel selvaggio entusiasmo, che rappresenta l'uomo come un delinquente, e Dio come un tiranno. Essi rinunziarono seriamente agli affari, ed a' piaceri del secolo; rigettarono l'uso del vino, della carne e del matrimonio; gastigarono il proprio corpo, mortificarono le loro passioni, ed abbracciarono una vita di miseria come un prezzo dell'eterna felicità. Nel tempo di Costantino gli Ascetici fuggivano da un Mondo profano e degenerato, ad una perpetua solitudine o società religiosa. Come i primi Cristiani di Gerusalemme 3 3 Cassiano ( Collat. XVIII. 5 ) trae l'istituzione de' Cenobiti da quest'origine, sostenendo, che appoco appoco decadesse, finattantochè non fu restaurata da Antonio e da' suoi Discepoli.
rinunziarono l'uso o la proprietà de' loro beni temporali; fondarono delle comunità regolari di persone del medesimo sesso, e d'uniforme disposizione; e presero i nomi d'Eremiti , di Monaci e di Anacoreti , esprimenti la solitaria lor vita in un deserto naturale, o artificiale. Essi acquistaron ben presto il rispetto del Mondo, che disprezzavano; e si fece il più alto applauso a questa Divina Filosofia 4 4 Оφελιμωτατον γαρ τι χρημα εις ανθρωπος εχθουσα παρα Фεου η’ τοιαδτη φιλοσοφια. Queste sono l'espressive parole di Sozomeno, che diffusamente e con piacevol maniera descrive (l. I. c. 12, 13, 14) l'origine, ed il progresso di tal monastica filosofia (Vedi Suicer. Thesaur. Eccl. Tom. II. p. 1441 ). Alcuni moderni Scrittori, come Lipsio ( Tom. IV. p. 448, manuduct. ad Philos. Stoic. III. 13 ) e la Mothe-le-Vayer ( Tom. IX. De la vertu des Payens p. 228, 262 ) hanno paragonato i Carmelitani a' Pitagorei, ed i Cinici a' Cappuccini.
, che sorpassava, senza l'aiuto della scienza o della ragione, le laboriose virtù delle scuole Greche. In vero i Monaci potevan contendere con gli Stoici nel disprezzo della fortuna, del dolore, e della morte; si rinnovò nella servile lor disciplina il silenzio, e la sommissione de' Pittagorici; e sdegnarono con una fermezza uguale a quella de' Cinici stessi ogni formalità, e decenza della civil società. Ma i seguaci di tal divina filosofia aspiravano ad imitare un modello più puro, o più perfetto. Seguitavano le vestigia de' Profeti, che si erano ritirati nel deserto 5 5 I Carmelitani traggono la loro genealogia con regolar successione dal Profeta Elia (Vedi le Tesi di Beziers an. 1682 appresso Bayle, Nouvelles de la republ. des Lettres Oeuvr. Tom. I. p. 82 , ec. e la prolissa ironia degli ordini monastici, opera anonima Tom. I. p. 433, stampata in Berlino 1751 ). Roma, e l'Inquisizione di Spagna imposero silenzio alla profana critica de' Gesuiti di Fiandra (Helyot, Hist. des Ordres monast. Tom. I. p. 282, 300 ), e si eresse nella Chiesa di S. Pietro la statua d'Elia il Carmelitano ( Voyag. du P. Labat Tom. III. p. 87 ).
; e fecero risorgere la vita devota, e contemplativa, che si era introdotta dagli Esseni, nella Palestina e nell'Egitto. L'occhio filosofico di Plinio aveva osservato con sorpresa un Popolo solitario, che abitava fra le palme vicino al Mar Morto, che sussisteva senza danaro, si propagava senza donne, e traeva dal disgusto e dal pentimento dell'uman genere, un perpetuo rinforzo di volontari associati 6 6 Plin. Hist. Nat. V. 15 Gens sola; et in toto orbe praeter ceteras mira, sine ulla femina, omni venere abdicata, sine pecunia, socia palmarum. Ita per saeculorum millia (incredibile dictu) gens aeterna est, in qua nemo nascitur. Tam faecunda illis aliorum vitae poenitentia est . Ei li pone appunto al di là del nocivo influsso del lago, e nomina Engaddi, e Masada, come le città più vicine. La Laura, ed il monastero di S. Saba non potevano esser molto distanti da questo luogo (Vedi Reland, Palaestin. Tom. I. p. 295, Tom. II. p. 763, 874, 880, 890 ).
.
L'Egitto, fecondo padre di superstizione, somministrò il primo esempio della vita monastica. Antonio 7 7 Vedi Athanas. Op. Tom. 2. p. 450-505 e Vit. Patrum p. 26-74 con le annotazioni di Rosweyde. La prima contiene l'originale Greco; l'altra è una traduzione Latina molto antica, fatta da Evagrio amico di S. Girolamo.
, inculto 8 8 Γραμματα μεν μαθειν ουκ ηνεσχετο. Athanas. Tom. 2. in vit. S Anton. p. 452 , ed è stata ammessa l'asserzione della sua totale ignoranza da molti degli antichi, e dei moderni. Ma il Tillemont (Mem. Eccl. Tom. VII. p. 666) dimostra con alcuni probabili argomenti, che Antonio sapeva leggere e scrivere nella Copta sua lingua nativa, ed era solo ignorante della letteratura Greca. Il Filosofo Sinesio ( p. 51 ) confessa, che il naturale ingegno d'Antonio non aveva bisogno dell'aiuto della scienza.
giovane delle parti più basse della Tebaide, distribuì il suo patrimonio 9 9 Arurae autem erant ei trecentae uberes, et valde optimae ( vit. Patr. l. 1. p. 36 ). Se l'arura è lo spazio di cento cubiti Egizi quadrati (Rosweyde onomastich. ad vit. Patr. p. 1014, 1015 ), ed il cubito Egiziano di tutti i tempi è uguale a ventidue pollici inglesi (Graves vol. 1. p. 233 ) l'arura conterrà circa tre quarti d'un acro inglese.
, abbandonò la propria famiglia, e la casa nativa, e compì la sua monastica penitenza con originale ed intrepido fanatismo. Dopo un lungo e penoso noviziato fra' sepolcri, e in una torre rovinata, s'avanzò arditamente nel deserto per tre giornate di cammino all'oriente del Nilo; scoprì un luogo solitario, che aveva i vantaggi dell'ombra e dell'acqua, e fermò l'ultima sua dimora sul monte Colzim, vicino al Mar Rosso, dove un antico monastero tuttavia conserva il nome, e la memoria del Santo 10 10 Si fa la descrizione del Monastero da Girolamo ( T. 1. pag. 248, 249. in vit. Hilarion .) e dal P. Sicard ( Missions du Levant. Tom. I. pag. 122, 200 ). Tali descrizioni però non sempre si posson conciliare fra loro. Il S. Padre lo dipinse secondo la sua fantasia, ed il Gesuita secondo la sua esperienza.
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