Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7
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11 11 Girolamo Tom. I. p. 146, ad Eustoch. Hist. Lausiac. c. 7, in vit. Patr. p. 712. Il P. Sicard ( Mis. du Levant Tom. 2. p. 29, 79 ) visitò, e descrisse questo deserto, che adesso contiene quattro monasteri, e venti o trenta Monaci. Vedi D'Anville Descript. de l'Egypt. p. 74 .. Nella Tebaide Superiore fu occupata la vacante Isola di Tabenna
12 12 Tabenna è una picciola isola del Nilo, nella diocesi di Tentira o Dendera, fra la moderna città di Girge, e le rovine dell'antica Tebe (d'Anville p. 194 ). Il Tillemont dubita, se fosse un'isola; ma si può dedurre da' fatti, che adduce ci medesimo, che il primitivo suo nome fu di poi trasferito al gran Monastero di Bau, o Pabau ( Mem. Eccl. Tom. VII. p. 678, 688 ).da Pacomio, e da millequattrocento dei suoi confratelli. Questo Santo Abbate fondò successivamente nove Monasteri di uomini, ed uno di donne; e la festa di Pasqua riuniva tal volta cinquantamila religiose persone, che seguivano l' Angelica sua regola di disciplina
13 13 Vedi nell'opera intitolata Codex Regularum (pubblicata da Luca Holstenio Rom. 1661) una prefazione di San Girolamo alla sua traduzione latina della regola di Pacomio. Tom. I. p. 61 .. La grande e popolata città d'Ossirinco, la sede dell'Ortodossia cristiana, avea destinato i tempj, i pubblici edifizi, e fino le mura a pii e caritatevoli usi; ed il Vescovo, che poteva predicare in dodici chiese, contò diecimila maschi, e ventimila femmine della professione monastica
14 14 Rufin. c. 5, in vit. Patrum p. 459 . Ei la chiama Civitas ampla valde, et populosa , e vi conta dodici chiese, Strabone ( lib. XVII. pag. 1166 ), ed Ammiano (XXII. 16) hanno fatto onorevol menzione d'Ossirinco, gli abitanti di cui adoravano un piccol pesce in un magnifico Tempio.. Gli Egizi, che si gloriavano di tal maravigliosa rivoluzione, eran disposti a sperare ed a credere, che il numero de' Monaci fosse uguale al resto del Popolo
15 15 Quanti populi habentur in urbibus, tantae pene habentur in desertis multitudines monachorum. Rufin. c. 7, in vit. Patr. p. 461 . Esso applaudisce al fortunato cambiamento.; e la posterità potrebbe ripetere quel detto, che fu anticamente applicato agli animali sacri del medesimo paese, cioè, che in Egitto era meno difficile di trovare un Dio, che un uomo.
Atanasio introdusse in Roma la cognizione, e la pratica della vita monacale; ed i discepoli d'Antonio, che accompagnarono il loro Primate alla sacra soglia del Vaticano, aprirono una scuola di questa nuova filosofia. Lo strano e selvaggio aspetto di quegli Egizi a principio eccitò dell'orrore o del disprezzo, ma in seguito dell'applauso, ed un'ardente imitazione. I Senatori, e specialmente le matrone, trasformarono i palazzi e le ville loro in case religiose, ed il ristretto istituto di sei Vestali restò ecclissato da frequenti monasteri, che si edificarono sulle rovine degli antichi Tempj, ed in mezzo al Foro Romano 16 16 Si fa menzione accidentalmente dell'introduzione della vita monastica in Roma, ed in Italia da Girolamo (Tom. I. p. 119, 120, 199).
. Un giovane Siro, chiamato Ilarione 17 17 Vedi la vita d'Ilarione, scritta da S. Girolamo ( T. I. p. 241, 252 ). Le storie di Paolo, d'Ilarione, e di Malco son raccontate mirabilmente dal medesimo autore; e l'unico difetto di questi piacevoli componimenti è la mancanza di verità, e di senso comune.
, infiammato dall'esempio d'Antonio, fissò l'orrida sua dimora in un arenoso lido, fra il mare ed una palude, circa sette miglia distante da Gaza. L'austera penitenza, nella quale persistè per quarantotto anni, sparse un simil entusiasmo negli altri; ed allorchè il sant'uomo visitava gl'innumerabili Monasteri della Palestina, aveva un seguito di due o tremila Anacoreti. La fama di Basilio 18 18 La prima sua ritirata fu in un piccol villaggio sulle rive dell'Iri, non molto distante da Neocesarea. I dieci o dodici anni della sua vita monastica furono disturbati da lunghe, e frequenti distrazioni. Alcuni critici hanno posto in dubbio l'autenticità delle sue regole ascetiche; ma sono di gran peso le prove estrinseche, che se ne adducono, ed essi non possono dimostrare se non che quella è opera d'un vero o finto entusiasta. Vedi Tillemont Mem Eccl. Tom. IX. p. 636, 644 . Helyot His. des Ord. Mon. Tom. I. p. 175, 181.
è immortale nell'istoria monastica dell'Oriente. Con uno spirito, che avea gustato la dottrina e l'eloquenza di Atene, e con un'ambizione da potersi appena contentare dell'Arcivescovato di Cesarea, Basilio si ritirò in una deserta solitudine del Ponto: e si degnò, per un tempo, di prescriver le leggi alle spirituali colonie ch'egli abbondantemente sparse lungo la costa del Mar Nero. Nell'Occidente, Martino di Tours 19 19 Vedasi la sua Vita, ed i tre Dialoghi di Sulpicio Severo, il quale asserisce ( Dial. t. 16) che i librai di Roma furono ben contenti della pronta e facile vendita della sua opera popolare.
, soldato, eremita, Vescovo e Santo, fondò i Monasteri della Gallia; duemila de suoi discepoli l'accompagnarono al sepolcro; ed il suo eloquente Istorico sfida i deserti della Tebaide a produrre, in un clima più favorevole, un campione d'ugual virtù. Il progresso dei Monaci non fu meno rapido, od universale, di quello del Cristianesimo stesso. Ogni provincia, ed in fine ogni città dell'Impero era piena de' loro ceti che andavan sempre crescendo: e le aspre e nude isole, che sorgono fuori del Mar Toscano, da Lerino a Lipari, si scelsero dagli Anacoreti, per luogo del loro volontario esilio. Un facile e continuo commercio per mare e per terra univa fra loro le Province del Mondo Romano; e la vita d'Ilarione mostra la facilità, con cui un indigente Eremita della Palestina potè attraversare l'Egitto, imbarcarsi per la Sicilia, fuggire nell'Epiro, e finalmente approdare all'Isola di Cipro 20 20 Quando Ilarione navigò da Paretonio al Capo Pachino, offrì di pagare il suo trasporto con un libro degli Evangeli; Postumiano, Monaco della Gallia, che avea visitato l'Egitto, trovò una nave mercantile, che partiva d'Alessandria per Marsiglia, e fece il suo viaggio in trenta giorni (Sulp. Sev. Dial. I. 2). Atanasio, che indirizzò la vita di S. Antonio a' Monaci stranieri, fu costretto ad affrettare la sua opera, affinchè fosse pronta per la partenza delle flotte Tom. 2. p. 451.
. I Cristiani Latini abbracciarono gl'istituti religiosi di Roma. I pellegrini, che visitavan Gerusalemme, difficilmente copiarono, ne' climi della terra più distanti fra loro, il genuino modello della vita monastica. I discepoli d'Antonio si sparsero di là dal Tropico, sotto l'Impero Cristiano dell'Etiopia 21 21 Vedi Girolamo Tom. I. p. 126 , Assemanni Bibl. Or. Tom. IV. p. 92, 857, 919 , e Geddes Istor. Eccles. d'Etiopia 29, 30, 31 . I Monaci Abissini stanno molto rigorosamente attaccati al primitivo Istituto.
. Il monastero di Banchor 22 22 Britannia di Cambden Vol. I. p. 666, 667 .
in Flintshire, che conteneva più di duemila Monaci, diffuse una numerosa colonia fra' Barbari dell'Irlanda 23 23 L'Arcivescovo Usserio nelle sue Britannicar. Eccles. antiquitat. ( Cap. XVI. p. 425, 503 ) espone copiosamente tutta quell'erudizione, che può trarsi da' rimasugli de' secoli oscuri.
; e Jona, una dell'Ebridi, che fu coltivata da' Monaci Irlandesi, sparse nelle regioni settentrionali un dubbioso raggio di scienza e di superstizione 24 24 Questo piccolo, quantunque non infecondo, spazio chiamato Jona, Hy, o Monte Colomb , che ha solo due miglia di lunghezza ed uno di larghezza, si è distinto, I. per il Monastero di S. Colomba, fondato l'anno 566, l'Abbate del quale aveva una giurisdizione straordinaria sopra i Vescovi della Caledonia; II. per una libreria classica che diede qualche speranza di contenere un Livio intiero; e III. per i sepolcri di sessanta Re Scoti, Irlandesi, Norvegi, che furono sepolti in quel santo luogo. Vedi Usserio (pag. 311, 560, 370), e Bucanano ( Rer. Scot. l. II p. 15. edit. Ruddiman ).
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