Edward Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7

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È notabile il progresso del Cristianesimo per due decisive e gloriose vittorie, sopra i culti e lussuriosi cittadini dell'Impero Romano, o sopra i guerrieri Barbari della Scizia e della Germania, che rovesciaron l'Impero, ed abbracciaron la religione di Roma. I Goti furono i primi fra questi selvaggi proseliti; e la nazione fu debitrice della sua conversione ad un nazionale, o almeno ad un suddito degno d'esser posto fra gl'inventori delle due arti utili, che hanno meritato la memoria, e la gratitudine della posterità. Molti Romani provinciali erano stati condotti in ischiavitù dalle truppe gotiche, le quali saccheggiavano l'Asia al tempo di Gallieno; e fra questi molti erano Cristiani, ed alcuni appartenevano all'ordine Ecclesiastico. Questi Missionari involontari, sparsi come schiavi nei villaggi della Dacia, si applicarono con buon esito a procurar la salvezza de' loro padroni. I semi, ch'essi gettarono della dottrina evangelica, appoco appoco si propagarono; ed avanti la fine d'un secolo si compì quell'opera pia, mediante i travagli d'Ulfila, i Maggiori del quale da una piccola città della Cappadocia erano stati trasportati di là dal Danubio.

Ulfila, Vescovo ed Apostolo de' Goti 74 74 Rispetto ad Ulfila, ed alla conversione de' Goti, vedasi Sozomeno L. VI. c. 37 . Socrate L. IV. c. 33 . Teodoreto L. IV. c. 37 . Filostorgio L. II. c. 5 . Sembra che l'eresia di Filostorgio gli abbia somministrato de' mezzi più atti ad informarsi. , acquistò l'affetto, e la riverenza loro, mediante l'irreprensibil sua vita, e l'instancabile zelo che aveva; ed essi ricevettero con piena fiducia le regole della verità e della virtù, ch'ei predicava, ed eseguiva. Compì la difficile impresa di tradurre la Scrittura nella nativa lor lingua, ch'era un dialetto dell'idioma Germanico, o Teutonico; ma prudentemente soppresse i quattro libri de' Re, che avrebbero potuto irritare il fiero e sanguinario spirito de' Barbari. Il rozzo ed imperfetto linguaggio di soldati e di pastori, così male atto ad esprimere le idee spirituali, fu migliorato e modificato dal suo ingegno; ed Ulfila, prima di poter fare la sua traduzione, fu costretto a comporre un nuovo alfabeto di ventiquattro lettere, quattro delle quali furono da esso inventate per rappresentare de' suoni speciali, ch'erano ignoti alla pronunzia greca e latina 75 75 Si pubblicò l'anno 1665 una copia mutilata de' quattro Evangeli della Versione Gotica, ed è stimata il monumento più antico della lingua Teutonica, sebbene Wetstein tenti, mediante alcune frivole congetture, di togliere ad Ulfila l'onore di quell'opera. Due delle quattro Lettere aggiunte esprimono il W , e il Th degli Inglesi. (Vedi Simon. Hist. Critiq. du nouv. Testam. Vol. II. p. 219, 223 . Mill. Prolegomen. p. 157. Edit. Kuster . Wetstein Prolog. Tom I. p. 114 ). . Ma presto fu disturbato il prospero Stato della Chiesa Gotica dalla guerra e dall'interna discordia, ed i capitani restaron divisi fra loro per la religione, ugualmente che per l'interesse. Fritigerno, amico de' Romani, divenne proselito d'Ulfila; mentre il superbo animo di Atanarico sdegnò il giogo dell'Impero e dell'Evangelio. La persecuzione, ch'egli suscitò, servì per provare la fede de' nuovi convertiti. Si traeva con solenne processione per le strade del campo un carro, che portava in alto l'informe immagine, di Thor forse, o di Woden; ed i ribelli, che ricusavano di adorare il Dio de' loro padri, erano immediatamente abbruciati con le tende e famiglie loro. Il carattere d'Ulfila lo fece rispettare alla Corte Orientale, dove comparve due volte come ministro di pace; perorò esso in favore degli angustiati Goti, che imploravano la protezion di Valente, e si applicò il nome di Mosè a questa guida spirituale, che condusse il suo Popolo per le profonde acque del Danubio alla Terra di Promissione 76 76 Filostorgio erroneamente pone questo passaggio sotto il regno di Costantino; ma io sono molto inclinato a credere, che questo fosse anteriore a quella grande emigrazione. . I devoti pastori, ch'erano attaccati alla sua persona, ed ubbidienti alla sua voce, si contentarono di stabilirsi al piè delle montagne Mesie in un paese abbondante di boschi e di pasture, che alimentava i loro greggi ed armenti, e gli poneva in istato di comprare il grano, ed il vino delle Province più fertili. Quest'innocenti Barbari si moltiplicarono nell'oscurità della pace, e nella professione del Cristianesimo 77 77 Noi dobbiamo a Giornandes ( de Reb. Get. cap. 151. p. 688 ) una breve e vivace pittura di questi Goti minori. « Gothi minores, populus immensus, cum suo Pontifice ipsoque Primate Wulfila ». Le ultime parole, se non sono una pura ripetizione, indicano qualche giurisdizione temporale. .

I loro più feroci fratelli, i formidabili Visigoti, generalmente adottarono la religione de' Romani, co' quali avevano continuamente occasion di trattare, per motivo di guerra, di amicizia o di conquista. Nella lunga e vittoriosa lor marcia dal Danubio all'Oceano Atlantico, essi convertirono i loro alleati; educarono la nascente generazione; e la devozione, che regnava nel campo d'Alarico, o alla Corte di Tolosa, poteva edificare, o svergognare i palazzi di Roma e di Costantinopoli 78 78 At non ita Gothi, non ita Vandali; malis licet Doctoribus instituti, meliores tamen etiam in hac parte quam nostri. Salvian. ( de Gubern. Dei L. VII. p. 243 ). . Verso il medesimo tempo fu abbracciato il Cristianesimo da quasi tutti i Barbari, che fondarono i regni loro sulle rovine dell'Impero Occidentale: ciò fecero i Borgognoni nella Gallia, gli Svevi nella Spagna, i Vandali nell'Affrica, gli Ostrogoti nella Pannonia, e le varie truppe di mercenari, che innalzarono Odoacre al trono d'Italia. I Franchi ed i Sassoni perseveravano tuttavia negli errori del Paganesimo; ma i Franchi ottennero la monarchia della Gallia per la loro sommissione all'esempio di Clodoveo; ed i conquistatori Sassoni della Britannia furono liberati dalla selvaggia loro superstizione per mezzo de' Missionari di Roma. Questi barbari proseliti avevano un ardente ed utile zelo per la propagazione della fede. I Re Merovingici, ed i loro successori, Carlo Magno e gli Ottoni, estesero con le loro leggi, e vittorie l'impero della Croce. L'Inghilterra produsse l'Apostolo della Germania, ed appoco appoco si diffuse la luce evangelica dalle vicinanze del Reno, alle nazioni dell'Elba, della Vistola e del Baltico 79 79 Il Mosemio ha leggiermente abbozzato il progresso del Cristianesimo nel Nord dal quarto secolo fino al decimo quarto. Questo soggetto somministrerebbe de' materiali per un'ecclesiastica, ed anche filosofica storia. .

Non possono facilmente determinarsi i differenti motivi che influirono sulla ragione o sulle passioni dei Barbari convertiti. Questi furono spesse volte capricciosi o accidentali; come un sogno, un augurio, il racconto d'un miracolo, l'esempio di qualche sacerdote o eroe, le grazie d'una donna fedele, e sopra tutto il buon successo d'una preghiera, o d'un voto, che in un momento di pericolo avessero indirizzato al Dio de' Cristiani 80 80 Socrate ( L. VII. c. 30 ) attribuisce a tal causa la conversione de' Borgognoni, la pietà cristiana de' quali è celebrata da Orosio ( L. VII. c. 19 ). . Gli antichi pregiudizi dell'educazione venivano insensibilmente cancellati dall'abitudine d'una frequente e famigliar società; i precetti morali dell'Evangelio erano invigoriti dallo stravaganti virtù dei Monaci; ed una spiritual teologia era sostenuta dalla forza visibile delle reliquie, e dalla pompa del Culto religioso. Ma potè alle volte impiegarsi da' Missionari, che s'occupavano in convertir gl'infedeli, la maniera di persuadere ingegnosa e ragionevole, che un Vescovo Sassone 81 81 Vedasi un originale e curiosa lettera scritta da Daniele, primo Vescovo di Winchester ( Bede Hist. Eccl. Angloi., L. V. c. 18. p. 203. edit. Smith ) a S. Bonifacio, che predicava il Vangelo fra' Selvaggi dell'Asia, e della Turingia, Epistol. Bonifacii 67 nella Maxima Bibliotheca Patrum Tom. XIII. p. 93 . suggerì ad un Santo popolare. «Ametti, dice il sagace Istruttore, tuttociò, che loro piace d'asserire intorno alla favolosa e carnale genealogia de' loro Dei o Dee, che si sono propagati l'uno dall'altro. Da questo principio deduci l'imperfetta loro natura, le umane infermità, la certezza ch'essi son nati , e la probabilità, che son per morire . In qual tempo, con quali mezzi, da qual principio furon prodotti i più antichi fra gli Dei, o fra le Dee? Continuano essi a propagarsi, o hanno cessato? Se hanno cessato domanda a tuoi avversari la causa di tale strana mutazione. Se tuttavia continuano, il numero degli Dei dovrà crescere all'infinito: e non porremo noi a rischio, mediante l'indiscreto culto di qualche impotente divinità, d'eccitare lo sdegno dei geloso di lei superiore? I cieli e la terra, che ci son visibili, tutto il sistema dell'Universo, che si può concepire coll'animo, è egli creato, o eterno? Se creato, come, o dove potevano gli Dei medesimi esistere prima della creazione? Se eterno, come potevano essi prender l'impero d'un Mondo indipendente, e preesistente? Insisti su questi argomenti con sobrietà e moderazione; insinua loro in opportune occasioni la verità e la bellezza della rivelazione Cristiana, e procura di far vergognare gl'Infedeli senza irritarli». Questo metafisico ragionamento, forse troppo sottile per i Barbari della Germania veniva fortificato dal peso più grossolano dell'autorità e del consenso popolare. Il vantaggio della prosperità temporale avea abbandonato il partito pagano, ed era passato a favorire il Cristianesimo. I Romani stessi, la più potente ed illuminata nazione del globo, avevano rinunziato all'antica loro superstizione; e se la rovina del loro Impero sembrava, che accusasse l'efficacia della nuova fede, se n'era già riparato l'onore dalla conversione de' vittoriosi Goti. I valorosi e fortunati Barbari, che soggiogarono le Province dell'Occidente, riceverono, e diedero successivamente l'istesso edificante esempio. Prima del secolo di Carlo Magno, le nazioni Cristiane d'Europa si potevano applaudire per l'esclusivo possesso di climi temperati, di terreni fertili, che producevano grano, vino ed olio; mentre gl'idolatri selvaggi, ed i loro miserabili idoli erano confinati all'estremità della terra, nelle oscure e gelate regioni del Norte 82 82 La spada di Carlo Magno accrebbe forza all'argomento: ma quando Daniele scrisse questa lettera ( an. 725 ), i Maomettani, che regnavano dall'India fino alla Spagna, potevano ritorcerlo contro i Cristiani. .

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