Stanislaw Lem - Cyberiade

Здесь есть возможность читать онлайн «Stanislaw Lem - Cyberiade» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 2003, Издательство: Marcos y Marcos, Жанр: Фантастика и фэнтези, Юмористическая фантастика, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Cyberiade: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Cyberiade»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Cyberiade — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Cyberiade», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Ferrix, entusiasta del progetto, andò subito a farsi confezionare i vestiti da visopallido e quando li vide si meravigliò molto: coprivano praticamente tutto il corpo ed erano fatti come tanti tubi e imbuti, con bottoni dappertutto, anelli di corda, ganci e stringhe.

Il sarto lo istruì minuziosamente sull’ordine con cui andavano indossati, e come, e dove, e quali collegare tra loro, e infine gli spiegò come liberarsi di quei ceppi di tela una volta arrivato il momento di toglierseli.

Intanto, Polifase si era vestito da mercante e aveva nascosto nelle pieghe dell’abito grossi tomi eruditi sulle abitudini dei visipallidi, poi si era fatto portare una gabbia di metallo, vi aveva chiuso il Principe e insieme erano partiti sullo yacht reale.

Giunti al confine del regno di Armorico, Polifase si recò nella piazza principale del villaggio e annunciò con voce possente di aver catturato un giovane visopallido di terre lontane e di aver intenzione di venderlo al migliore offerente. I servitori della Principessa portarono fino a lei la notizia, e lei rispose, dopo alcuni istanti di riflessione: «Un trucco, senza dubbio. Ma nessuno può ingannarmi, perché nessuno conosce i visipallidi meglio di me. Fate venire a palazzo il mercante e ordinategli di mostrarmi la sua mercanzia».

Quando portarono il mercante davanti a lei, Cristallo vide un vecchio dall’aspetto decoroso e una gabbia. Nella gabbia c’era il visopallido, con la faccia effettivamente pallida, del colore del gesso e della pirite, con occhi simili a un fungo bagnato e braccia simili a fango di palude. Ferrix a sua volta rimirò la Principessa, il suo volto che pareva suonare come un carillon, gli occhi che dardeggiavano come lampi estivi, e il delirio amoroso, nel suo cuore, si moltiplicò istantaneamente per dieci.

«Ha effettivamente l’aspetto di un visopallido!» pensò la Principessa; ma a voce alta disse, invece: «O vecchio, ammetto che hai lavorato sodo, per coprire di fango questo spaventapasseri al fine di ingannarmi. Sappi, però, che io sono assai ferrata nei misteri di quella razza pallida e potente, e non appena avrò rivelato a tutti la tua impostura, tu e questo pretendente perderete la testa».

Il saggio replicò: «O Principessa Cristallo, quello che vedi qui ingabbiato è un visopallido, sincero quanto possono esserlo i visipallidi. L’ho comprato da un pirata intergalattico in cambio di cinquemila ettari di terreno radioattivo… e ti supplico umilmente di accettarlo come dono da un tuo servitore che non ha altro desiderio che quello di compiacere la Tua Maestà».

La Principessa prese una spada e la infilò tra le sbarre della gabbia; il Principe la afferrò e la guidò in mezzo ai suoi vestiti in modo che forasse la vescica piena di cinabro; la lama si coprì di un liquido rosso vivo.

«Che cos’è?» chiese la Principessa, e Ferrix rispose: «Sangue!»

Poi la Principessa fece aprire la gabbia, entrò coraggiosamente all’interno e accostò il viso a quello di Ferrix. Una sì dolce vicinanza per poco non fece perdere i sensi al Nostro, ma il sapiente gli fece un cenno per ricordargli il mantice, e il Principe lo strinse in modo da svuotarlo dell’aria. E quando la Principessa chiese: «Che cos’era?» Ferrix rispose: «Respiro!»

«Sei davvero abile, come impostore» disse la Principessa, rivolta al mercante, uscendo dalla gabbia. «Ma mi hai ingannato e devi morire, e con te lo spaventapasseri».

Il saggio chinò la testa, per la grande tristezza e il grande dolore, e il Principe lo imitò: subito, dagli occhi gli uscì il liquido trasparente.

La Principessa chiese: «Che cos’è?» e Ferrix rispose: «Lacrime!»

Lei allora disse: «Come ti chiami, tu che affermi di essere un visopallido venuto da lontano?»

Ferrix rispose con le parole che gli aveva insegnato il sapiente Polifase: «Vostra Altezza, mi chiamo Mylak e non desidero altro che unirmi a voi in un modo liquido, carnoso, pastoso e spugnoso, come s’usa tra la mia gente. Mi sono lasciato intenzionalmente catturare dai pirati e ho chiesto loro di vendermi a questo grasso mercante perché sapevo che era diretto al vostro regno. E sono assai riconoscente alla sua cromata persona per avermi portato qui, perché sono pieno d’amore per voi così come la superficie di una palude è piena di schiuma verdastra».

La Principessa era stupita, perché aveva parlato proprio come un visopallido, e disse: «Spiegami, o tu che dici di chiamarti Mylak il visopallido, che cosa fanno i tuoi fratelli, durante il giorno?»

«O Principessa» spiegò Ferrix «la mattina si inumidiscono d’acqua dolce, versandosela sugli arti oltre che al loro interno, perché la cosa dà loro piacere. In seguito vanno di qua e di là, camminando in modo fluido e ondeggiante, scivolano, sbavano, e quando una cosa li addolora, palpitano e dagli occhi esce acqua salata.

«Quando invece ricevono complimenti, palpitano e singhiozzano, ma i loro occhi restano relativamente asciutti. Il palpitare umido lo chiamiamo pianto, quello asciutto riso».

«Se è come dici» rispose la Principessa «e condividi la passione per l’acqua che caratterizza i tuoi fratelli, ti farò gettare nel mio lago, in modo che tu possa godertelo fino in fondo, e ti farò legare alle gambe un paio di pesi di piombo, per impedirti di risalire a galla…»

«Vostra Maestà» ripose Ferrix, seguendo i suggerimenti del saggio «se farete così, io morirò, perché anche se dentro di noi c’è acqua, non può circondarci completamente per più di un minuto o due, altrimenti recitiamo la frase: ’Glu, glu, glu’, che significa addio alla vita».

«Spiegami una cosa, Mylak» domandò la Principessa. «Come vi procurate l’energia per andare avanti e indietro, per scivolare e sputacchiare, per tentennare e ciondolare?»

«Principessa» spiegò Ferrix «nel posto da cui provengo ci sono altri visipallidi, oltre a quelli del genere senza pelo: visipallidi che viaggiano quasi sempre su quattro zampe. Noi li perforiamo finché non spirano, e poi facciamo bollire e arrostire i loro resti, li tagliamo a pezzi e a fette, e incorporiamo la loro corporeità nella nostra. Conosciamo trecento e settantasei metodi diversi per ucciderli, ventottomilacinquecentonovantasette metodi diversi di preparare i cadaveri e quando infiliamo i loro corpi nel nostro (attraverso un’apertura chiamata bocca) proviamo un grande piacere. Anzi, l’arte di preparare i cadaveri è assai più stimata, fra noi, dell’astronautica, ed è chiamata gastronautica, o gastronomia… anche se, naturalmente, non ha nulla a che fare con l’astronomia».

«Questo significa che vi divertite a fare da cimitero, trasformando voi stessi nelle bare dei vostri fratelli a quattro zampe?» La domanda era assai pericolosa, ma Ferrix, edotto dal suo saggio, rispose così: «Non è un divertimento, Vostra Altezza, ma una necessità, perché la vita vive della vita. Ma noi abbiamo trasformato in arte questo bisogno essenziale».

«Bene, allora dimmi, Mylak il Visopallido, come costruite i vostri figli?» chiese la Principessa.

«In verità non li costruiamo affatto» rispose Ferrix «ma li programmiamo statisticamente, secondo la formula markoviana della probabilità stocastica, emotivo-evolutiva anche se distribuzionale, e lo facciamo involontariamente e contemporaneamente, mentre pensiamo ad altre cose che non hanno niente a che vedere con la programmazione, statistica, alineare o algoritmica, e la programmazione stessa ha luogo in modo autonomo, automatico e autoerotico, perché è così e non diversamente che siamo fatti, e ogni visopallido cerca di programmare i suoi discendenti, perché la cosa è piacevole, ma li programma senza programmarli, anzi, fa tutto il possibile per impedire che quella programmazione porti a dei frutti».

«Strano metodo» commentò la Principessa, la cui erudizione, in quel campo, era assai inferiore a quella del saggio Polifase. «E come avviene, esattamente?»

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Cyberiade»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Cyberiade» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


libcat.ru: книга без обложки
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Az Úr Hangja
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Frieden auf Erden
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Fiasko
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - The Albatross
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - His Masters Voice
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Nenugalimasis
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Regresso das estrelas
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Kyberiade
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Ciberiada
Stanislaw Lem
Отзывы о книге «Cyberiade»

Обсуждение, отзывы о книге «Cyberiade» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x