Stanislaw Lem - Cyberiade

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Stanislaw Lem

Cyberiade

Traduzione di Riccardo Valla.

Titolo originale: «Cyberiada» 1965

2003, Marcos y Marcos, Milano.

INDICE

Come salvammo il mondo.

La macchina di Trurl.

Una bella bastonata.

La prima fatica ovvero La trappola di Gargantius.

La prima fatica bis ovvero Il bardo elettronico.

La seconda fatica ovvero Alla caccia di re Krool.

La terza fatica ovvero I draghi della probabilità.

La quarta fatica ovvero Come Trurl costruì un Femmefatalatrone….

La quinta fatica ovvero Le burle di Re Balerion.

La quinta fatica bis ovvero L’ingiunzione di Trurl.

La sesta fatica ovvero Come Trurl e Klapaucius crearono un Demone…

La settima fatica ovvero Come Trurl, a causa della sua perfezione…

Le tre macchine narratrici di Re Genius premessa Il cavaliere sferico.

La storia della prima macchina ovvero Il Consigliere Perfetto.

Primo Intermezzo ovvero Della sfericità.

La storia della seconda macchina ovvero Il benefattore del pianeta.

Secondo Intermezzo.

La storia della terza macchina ovvero Mymosh il Figlio di Se Stesso.

L’Altruizina ovvero Come Bonhommius, l’Eremita Ermetico…

Dal «Cyberoticon» (ovvero Storie di deviazioni…) Il Principe Ferrix e la Principessa Cristallo.

COME SALVAMMO IL MONDO

Un giorno Trurl il costruttore montò una macchina in grado di creare tutto quello che cominciava per N. Terminato che ebbe il marchingegno, lo collaudò chiedendogli di creare nacchere, poi noccioline e negligé — che la macchina debitamente fabbricò — e di nascondere il tutto in un narghilè pieno di nepente e di numerosi altri narcotici.

Il congegno eseguì alla lettera le istruzioni. Non ancora persuaso delle capacità della macchina, Trurl le fece produrre, uno dopo l’altro, nodi, narcisi, nembi, nettare, nuclei, neutroni, nafta, nettapipe, ninfe, naiadi e natrium. Quest’ultimo non comparve, e Trurl, notevolmente scocciato, pretese una spiegazione.

«Mai sentito parlarne» disse la macchina.

«Cosa?» fece il costruttore. «Ma è soltanto il sodio. Sì, il metalloide, l’elemento chimico…»

«Sodio comincia per S, e io lavoro solo con le N».

«Ma il suo nome scientifico latino è natrium…» cominciò Trurl.

«Senti, bello» tagliò corto la macchina «se potessi creare tutto quello che comincia per N in ogni lingua che esiste, sarei una Macchina Che Può Creare Tutto Quello Che Comincia con Una Qualsiasi Lettera dell’Alfabeto, perché qualunque oggetto si nomini, ne sono certo, in una lingua o nell’altra avrà il nome che inizia con N. La vita non è facile come credi. Io non posso uscire dalla mia programmazione. Niente sodio, perciò».

«Benissimo» commentò Trurl, e le ordinò di fare Notte, cosa che fece subito… piccola forse, ma notturna al punto giusto. Solo allora Trurl si decise a invitare l’amico Klapaucius, il costruttore, e gli mostrò la macchina, lodandone le straordinarie capacità in una maniera così sperticata che Klapaucius si irritò e chiese se non potesse provare la macchina anche lui.

«Accomodati» gli disse Trurl. «Ma ricorda, la cosa dovrà cominciare con N».

«N, eh?» fece Klapaucius. «Bene, allora facciamole fare la Natura».

La macchina prese a ronzare alacremente e produsse una serie di entità naturali assortite, le quali si accumularono nel cortile di Trurl, che fino ad allora conteneva soltanto pezzi di macchine. In breve tempo, però, lo spiazzo si riempì anche di naturalisti, che subito presero a polemizzare tra loro. Ciascuno pubblicava spessi volumi, che gli altri poi facevano a pezzi. Lontano si potevano scorgere roghi fiammeggianti, su cui sfrigolavano i martiri per la Natura; si udivano assordanti rombi di tuono e si levavano colonne di fumo a forma di fungo; parlavano tutti insieme, nessuno ascoltava, e circolava ogni sorta di memoriale, di appello, di denuncia per plagio e innumerevoli altri documenti a futura memoria, mentre da un canto sedevano alcuni vecchioni che prendevano freneticamente appunti su tutto quello che succedeva.

«Non male, eh?» disse Trurl, tutto compiaciuto. «La Natura e le sue scienze, dalla A alla Z, ammettilo!»

Ma Klapaucius non era soddisfatto.

«Come, tutto quel casino?» chiese. «Non verrai a dirmi che è la Natura!»

«Allora, da’ alla macchina un altro ordine» disse Trurl, brusco. «Quello che vuoi».

Per un momento, Klapaucius non seppe che cosa chiedere. Ma dopo una breve riflessione, dichiarò che avrebbe assegnato alla macchina due altri compiti: se fosse riuscita ad assolverli, lui avrebbe ammesso che corrispondeva veramente alla descrizione di Trurl. Questi diede il suo assenso, e Klapaucius chiese alla macchina di fare il Negativo.

«Il Negativo?» sbuffò Trurl. «E che diavolo è, il Negativo?»

«Il contrario del positivo, è ovvio» rispose freddamente Klapaucius. «Nell’accezione in cui si parla di un atteggiamento negativo, o del negativo di una foto, per esempio. Adesso, non far finta di non sapere cos’è il Negativo. Avanti, macchina, al lavoro!»

La macchina, però, aveva già cominciato. Per primi fabbricò gli antiprotoni, poi gli antielettroni, gli antineutroni, gli antineutrini e così via, finché tutta quell’antimateria non prese la forma di un antimondo che, fosforescente come una nube spettrale, rimase sospeso al di sopra delle loro teste.

«Mmm» brontolò Klapaucius, tutt’altro che soddisfatto. «E questo dovrebbe essere il Negativo? Be’, diciamo che lo sia, pro bono pacis. Ma eccoti il terzo compito, macchina: il Nulla».

La macchina se ne rimase immobile al suo posto. Klapaucius cominciò a fregarsi le mani, trionfante, ma Trurl lo interruppe.

«Be’» chiese «che cosa ti aspettavi? Le hai chiesto di non fare nulla, e lei nulla fa».

«Niente affatto» ribatté Klapaucius. «Le ho chiesto di fare il Nulla, e lei non sta facendo nulla».

«Nulla e nulla sono sempre nulla!»

«Calma, calma» disse Klapaucius. «La macchina avrebbe dovuto fare il Nulla, e invece non sta facendo alcunché, e di conseguenza ho vinto. Perché il Nulla, mio caro e dotto collega, non è il nulla a cui pensi tu, banale e quotidiano, figlio dell’ozio e dell’inattività, ma il Nulla aggressivo e dinamico, e perciò perfetto, unitario e ubiquitario: in altre parole la Non-esistenza estrema e suprema, presente proprio nella sua non-persona!»

«Mi stai confondendo la macchina» protestò Trurl. Ma, in quello stesso istante, si levò la voce metallica del congegno.

«Sentite» disse la macchina «come potete litigare in un momento simile? Oh, sì, so benissimo che cosa sono il Nulla e la Nullità, la Nullezza e la Nullaggine, la Non-esistenza, la Non-entità, la Negazione, il Niente, il Nihil, il Nullismo, il Nichilismo e la Nullificazione, perché tutti iniziano per N, come Nix e Nisba. Posate per l’ultima volta lo sguardo sul mondo, signori miei! Perché presto non esisterà più».

I due costruttori s’immobilizzarono bruscamente, dimentichi della loro lite, perché la macchina stava effettivamente facendo il Nulla, e lo faceva nel modo seguente: le cose, a una a una, venivano tolte dal mondo, e automaticamente cessavano di esistere, come se non ci fossero mai state. La macchina aveva già eliminato nolari, nozzi, nocchi, necchi, neotremi, nemalpingi e ninistrelli. E anche se a volte si aveva l’impressione che invece di togliere, ridurre, diminuire e sottrarre, la macchina aumentasse, aggiungesse e accrescesse qualcosa — quando fece sparire, uno dopo l’altro, nonconformismo, nonentità, nonsenso, nonadesioni, nistagmo, nocività, noia, negligenza, nausea, necrofilia e nepotismo — dopo qualche minuto il mondo cominciava già a rarefarsi a vista d’occhio, attorno a Trurl e Klapaucius.

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