Stanislaw Lem - Cyberiade
Здесь есть возможность читать онлайн «Stanislaw Lem - Cyberiade» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 2003, Издательство: Marcos y Marcos, Жанр: Фантастика и фэнтези, Юмористическая фантастика, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.
- Название:Cyberiade
- Автор:
- Издательство:Marcos y Marcos
- Жанр:
- Год:2003
- Город:Milano
- ISBN:нет данных
- Рейтинг книги:3 / 5. Голосов: 1
-
Избранное:Добавить в избранное
- Отзывы:
-
Ваша оценка:
- 60
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
Cyberiade: краткое содержание, описание и аннотация
Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Cyberiade»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.
Cyberiade — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком
Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Cyberiade», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.
Интервал:
Закладка:
«La gente saltava dalla finestra, in camicia da notte, e molti si rompevano le gambe quando toccavano terra; altri erano saliti sul tetto, mentre il proprietario, la moglie, le cameriere e i facchini correvano avanti e indietro per i corridoi, urlavano, andavano a nascondersi negli sgabuzzini o sotto i letti… tutto perché in cantina c’era un gatto che dava la caccia a un topo.
«Cominciai a capire di essere stato un po’ precipitoso, nel mio zelo. All’alba, l’effetto dell’Altruizina era talmente forte che se a una persona prudeva il naso, l’intero vicinato si metteva a starnutire. Coloro che soffrivano di emicrania cronica venivano abbandonati dai famigliari e i medici e le infermiere fuggivano in preda al panico quando li vedevano avvicinarsi… solo qualche squallido masochista rimaneva attorno a loro, ansimando pesantemente.
«Poi c’erano i dubbiosi, che colpivano a calci o pugni i loro compagni, soltanto per accertare se la straordinaria trasmissione di emozioni, di cui tutti parlavano, fosse vera, e i compagni erano svelti a restituire loro il favore, e presto l’intera città echeggiava del suono di schiaffi e pedate.
«All’ora di colazione, aggirandomi nelle strade in preda a una sorta di triste stupefazione, incontrai una moltitudine piangente, che rincorreva una vecchia in gramaglie e scagliava pietre contro di lei. Venni a sapere che era la vedova di un negoziante molto stimato, che era morto il giorno precedente e doveva essere sepolto quella mattina.
«Il dolore inconsolabile della povera donna aveva esasperato a tal punto i suoi vicini, e i vicini dei suoi vicini, che, incapaci di confortarla in qualsiasi modo, la volevano cacciare dalla città.
«Con questa triste visione che gravava sul mio cuore, tornai in albergo, e lo trovai avvolto dalle fiamme. A quanto pareva, la cuoca si era bruciata un dito perché l’aveva inavvertitamente infilato nella minestra, e il suo dolore aveva indotto un certo capitano, che in quel momento puliva il fucile all’ultimo piano, a tirare il grilletto, e così a uccidere, senza volere, moglie e quattro figli.
«A quel punto, tutti coloro che erano rimasti in albergo avevano condiviso la disperazione del capitano, il suo desiderio di porre fine ai suoi giorni; poi, un individuo più pietoso degli altri, per arginare la sofferenza generale, aveva spruzzato di kerosene tutti quelli che aveva trovato e gli aveva dato fuoco.
«Io corsi via dall’incendio come se fossi posseduto dal demonio, e cercai freneticamente almeno un uomo che, in un modo qualsiasi, fosse riuscito a ottenere la felicità dall’Altruizina… ma incontrai solo qualche disperso, reduce dalla partecipazione di massa alla notte nuziale.
«Né si peritavano di discuterne ad alta voce, i ribaldi; a quanto pareva, lo spettacolo fornito dai due sposini aveva deluso le loro aspettative. Intanto, procedendo per la strada, ciascuno di quegli sposi per procura s’era munito di bastone, e lo usava contro i sofferenti che osavano passargli davanti.
«Io avrei preferito morire di vergogna e di dolore, ma continuai a cercare un uomo — uno solo mi sarebbe bastato — che potesse lenire i miei rimorsi. Interrogando vari passanti, alla fine ottenni l’indirizzo di un famoso filosofo, un vero campione della fratellanza e della tolleranza universali, e mi diressi con ansia verso casa sua, sicuro di trovare, attorno all’edificio, un grande mucchio di persone.
«Ma, ahimè! Alla sua porta faceva le fusa solo qualche gatto, crogiolandosi nell’aura di buona volontà emanata con tanta abbondanza da quel saggio… ma c’erano anche parecchi cani, che, seduti fuori portata, aspettavano che andassero via, con l’acquolina in bocca. Passò uno storpio, gridando: ’Attento, piove!’ ma io non capii che cosa gli fosse venuto in mente. Guardai il cielo e vidi che era sereno.
«Mentre ero fermo davanti alla casa del filosofo, si avvicinarono due uomini. Uno mi fissò ben bene negli occhi, poi diede una bastonata al compagno, sul naso. lo li guardai senza capire, ma non mi venne in mente di gridare o di afferrarmi il naso a mia volta, perché, essendo un robot, non avrei potuto sentire il colpo, e fu proprio questo particolare a tradirmi, perché quei due erano poliziotti ed erano ricorsi a quella sceneggiata per smascherarmi.
«Ammanettato e portato in prigione, io confessai tutto, sicuro del fatto che avrebbero tenuto presenti le mie oneste intenzioni, anche se ormai una buona metà della città era andata distrutta.
«Prima, però, mi colpirono cautamente con dei punteruoli, poi, accertatisi che la cosa non produceva spiacevoli effetti su di loro, saltarono sopra di me e cominciarono a martellare ogni piastra e ogni filo del mio stanco corpo.
«Ah, i tormenti che ho subito, e tutto per aver cercato di renderli felici!
«Alla fine, quel che rimaneva di me venne infilato in un cannone e sparato nello spazio cosmico, buio e sereno come sempre. Mentre volavo, mi guardai alle spalle e vidi, anche se poco distintamente, l’influenza sempre più vasta dell’Altruizina, che si diffondeva man mano che fiumi e ruscelli la portavano sempre più lontano.
«Vidi quel che succedeva agli uccelli delle foreste, ai monaci e alle capre, ai cavalieri e agli abitanti dei villaggi, e alle loro mogli e ai loro nidi, alle vergini e alle matrone, e quella vista fece scoppiare per il dolore anche i miei ultimi tubi, e in questo stato finii per cadere, o gentilissimo e nobilissimo signore, non lontano dalla tua abitazione, guarito una volta per tutte dal desiderio di dare la felicità agli altri, con mezzi rivoluzionari…»
DAL «CYBEROTICON»
(OVVERO STORIE DI DEVIAZIONI, SUYLRFISSAZIONI E ABERRAZIONI DEL CUORE):
IL PRINCIPE FERRIX E LA PRINCIPESSA CRISTALLO
Il Re Armorico aveva una figlia la cui bellezza superava il luccichìo dei gioielli della corona; raggi che si riflettevano dalle sue guance speculari accecavano la mente oltre che l’occhio, e quando lei ti passava davanti, perfino i semplici lingotti di ferro facevano scintille.
La sua fama arrivava fino alle stelle più lontane. Ferrix, erede designato al trono degli Ioduri, ne sentì parlare e venne preso dal desiderio di fare coppia con lei in eterno, in modo che nulla potesse separare il loro input dal loro output. Ma quando dichiarò la sua passione al padre, il Re disse, rattristato: «Figlio, ti sei messo in testa un’impresa folle, disperata!»
«Perché disperata, mio Re e Padre?» chiese Ferrix, preoccupato da quelle parole.
«Non sai dunque» rispose il Re «che la Principessa Cristallo ha giurato di concedere la sua mano soltanto a un visopallido?»
«Visopallido?» esclamò Ferrix. «Che diavolo è? Non ne ho mai sentito parlare».
«Certo che no, figlio, data la tua grande innocenza» spiegò il Re.
«Sappi dunque che quella razza galattica è sorta in modo misterioso e osceno, legato all’inquinamento di un certo corpo celeste. Ne sorsero esalazioni nocive ed escrescenze putride, e da queste nacque la specie chiamata visipallidi… anche se non nacque in un colpo solo, naturalmente.
«Per prime, infatti, vennero in vita placche mobili di muffa, che scivolavano dall’oceano alla terra e poi dalla terra all’oceano, e vivevano divorandosi tra loro, e più si divoravano, più ce n’erano, e alla fine si alzarono in piedi, sorreggendo la loro sostanza collosa mediante impalcature di calcare, e con l’andare del tempo costruirono macchine.
«Da quelle protomacchine vennero le macchine senzienti, che generarono le macchine intelligenti, che a loro volta produssero le macchine perfette, perché è scritto che Tutto è Macchina, dall’atomo alla Galassia, e la macchina è una ed eterna, e tu non avrai altre cose davanti a te».
«Amen» concluse Ferrix, meccanicamente, perché si trattava di una comune formuletta religiosa.
Читать дальшеИнтервал:
Закладка:
Похожие книги на «Cyberiade»
Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Cyberiade» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.
Обсуждение, отзывы о книге «Cyberiade» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.