Stanislaw Lem - Cyberiade

Здесь есть возможность читать онлайн «Stanislaw Lem - Cyberiade» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 2003, Издательство: Marcos y Marcos, Жанр: Фантастика и фэнтези, Юмористическая фантастика, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Cyberiade: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Cyberiade»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Cyberiade — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Cyberiade», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Qui si fermò, rifletté per qualche tempo su quel problema e alla fine respinse l’ipotesi in quanto priva di qualsiasi base e fondamento. In effetti, non c’era la benché minima prova a favore dell’ipotesi, non c’era alcuna testimonianza a suo sostegno, e così, vergognandosi di aver perso del tempo in simili speculazioni illogiche e campate per aria, disse a se stesso: «Di quello che sta al mio esterno — ammesso e non concesso che qualcosa esista — non ho conoscenza. Ma quel che c’è al mio interno lo conosco, o almeno lo conoscerò non appena ne avrò pensato qualcosa, perché chi può sapere meglio di me, perbacco, quello che io penso?»

Pensò e pensò, e pensò nuovamente al Gozmos, ma questa volta ci pensò dentro di sé, soluzione che gli parve assai più sensata e rispettabile, ben entro i confini della ragione e della correttezza. E cominciò a riempire il Gozmos di vari pensieri assortiti. Per prima cosa, poiché non aveva molta esperienza e non possedeva ancora la necessaria abilità, immaginò i Perlanti, che ghimbavano ogni volta che ne avevano l’occasione, e i Pratinfi, che si compiacevano di flicortare. Immediatamente, i Pratinfi attaccarono i Perlanti per asserire la supremazia del flicorteggio sul ghimbamenio, e Mymosh, dalle sue fatiche di creatore di mondi, non ricavò altro che un brutto mal di testa.

Nel suo successivo tentativo di creazione di pensieri si mosse con maggiore cautela, pensando prima gli elementi come il brutonio, un gas nobile, e le particelle elementari come il cogitone, ossia il quanto del pensiero, e creò alcuni esseri che fruttificarono e si moltiplicarono.

Di tanto in tanto commise errori, ma dopo un paio di secoli divenne molto abile, e il suo Gozmos, robusto e stabile, prese forma nell’occhio della sua mente., e brulicò di una moltitudine di entità, oggetti, creature, civiltà e meraviglie. La loro esistenza era quanto mai gradevole, perché Mymosh aveva reso le leggi del Gozmos assai liberali, dato che non gli piacevano le regole rigorose e inflessibili, ossia quel tipo di disciplina carceraria che viene imposta da Madre Natura (anche se, naturalmente, non aveva mai saputo nulla di Madre Natura).

Così, il mondo del Figlio di Se Stesso era un luogo di capricci e miracoli, dove tutto poteva verificarsi una volta in un modo e un’altra volta in un modo del tutto diverso — e questo senza particolari motivi o esigenze di rima. Se, per esempio, un individuo doveva morire, c’era sempre il modo di evitarlo, perché Mymosh era assolutamente contrario agli eventi irreversibili. E nei suoi pensieri gli Zigroti, i Calsoniani, i Flimmeroni, gli Juppi, gli Arligini e i Wallamachinoidi prosperarono e fiorirono, generazione dopo generazione. Durante questo periodo, anche le braccia e le gambe deformi di Mymosh si staccarono, e tornarono a far parte dei rifiuti da cui erano uscite in prima istanza, e l’acqua fece arrugginire il barile che era il suo tronco, e il suo corpo affondò lentamente nell’acqua stagnante. Ma prima aveva fatto in tempo a creare un gruppo di costellazioni completamente nuove, e le aveva disposte amorevolmente nell’eterna notte della sua consapevolezza di sé — che era il suo Gozmos — e faceva del suo meglio per mantenere un accurato ricordo di tutto ciò che aveva creato col pensiero, benché la testa gli dolesse per lo sforzo, perché si sentiva responsabile del suo Gozmos, profondamente obbligato a seguirlo e necessario a tutte le sue componenti.

Intanto — anche se lui non aveva modo di saperlo — la ruggine gli aveva sempre più corroso le piastre del cranio, finché il manico della brocca di Trurl, la stessa brocca che molti millenni prima l’aveva portato all’esistenza (un manico che diversamente dal resto era rimasto a orbitare attorno al satellite), lasciò finalmente l’orbita che per tanti millenni aveva seguito, e che progressivamente si era sempre più abbassata, e precipitò sulla superficie, in direzione della sua testa, che era la sola parte di Mymosh che emergesse ancora dall’acqua.

E proprio nel momento in cui Mymosh immaginava l’incantevole, cristallina Bauci e il suo fedele Ondragor. e li mandava in viaggio, mano nella mano, dall’uno all’altro dei soli neri della sua mente, e tutte le genti del Gozmos — compresi i Perlanti — li ammiravano in un silenzio rapito, e la coppia si scambiava sottovoce le più dolci parole… il cranio consumato dalla ruggine si spaccò sotto l’urto del manico, l’acqua della palude si rovesciò sugli avvolgimenti di rame spegnendo la corrente nei circuiti logici, e il Gozmos di Mymosh il Figlio di Se Stesso raggiunse la perfezione, ossia quell’estrema perfezione che si ottiene con l’annullamento. E colui che — pur senza averne avuto l’intenzione — l’aveva messo al mondo non seppe mai della sua esistenza.

La macchina si inchinò e Re Genius meditò tristemente sulle sue parole, così a lungo che tutti cominciarono a mormorare contro Trurl, che aveva osato rannuvolare la mente reale con una simile storia. Ma presto il Re sorrise e chiese: «E non hai altro per noi, mia buona macchina?»

«Certo» rispose quella, inchinandosi rispettosamente «vi racconterò la storia, straordinariamente profonda, di Cloriano Teoretico, detto il Prof(eta), intellettuale elettrico e sapiente «par excellence»».

Accadde un giorno che Klapaucius, il famoso costruttore, ansioso di riposare dopo le sue grandi fatiche (aveva appena terminato per Re Thanaton una Macchina Che non C’è, ma questa è un’altra storia), arrivò al pianeta dei Mammonidi e prese a girellarvi di qua e di là, in cerca di solitudine, finché non vide, ai margini di una foresta, un’umile capanna, tutta ricoperta di cyberbacche selvatiche e con un filo di fumo che si levava dal camino.

L’avrebbe evitata con piacere, ma notò sul gradino una pila di boccette d’inchiostro vuote, e quella singolare presenza lo spinse a dare un’occhiata all’interno.

Là, a un massiccio tavolo di pietra, sedeva un vecchio saggio, così male in arnese, rappezzato con il fil di ferro e arrugginito, che destava stupore a vederlo. Aveva la fronte ammaccata in cento punti, e gli occhi, che ballavano nelle orbite, cigolavano orribilmente, e così le braccia, che da tempo non venivano lubrificate.

A quanto pareva, il vecchio doveva la sua miserabile esistenza alle toppe, alle saldature e ai pezzi di filo che lo tenevano insieme, e miserabile doveva essere davvero, come testimoniavano i pezzi di ambra che si scorgevano qua e là sul tavolo: a quanto pareva, quella povera creatura otteneva la sua elettricità strofinandoli tra loro!

Lo spettacolo di una simile indigenza impietosì Klapaucius, il quale stava già per trarre discretamente qualche moneta dal borsellino, quando il vecchio, che ora lo fissava con lo sguardo velato dalla cateratta, disse con voce esile: «Allora, sei arrivato, finalmente?»

«Be’, sì» mormorò Klapaucius, stupito che qualcuno lo aspettasse in un luogo dove non aveva mai pensato di recarsi.

«Ebbene, che tu possa arrugginire, fare una brutta fine, che ti si spezzino le braccia, il collo e le gambe» strillò il vecchio sapiente, infuriato, e cominciò a tirare tutto quello che gli capitava sotto mano — più che altro spazzatura — contro l’ammutolito Klapaucius.

Quando finalmente si fu stancato e cessò il bombardamento, la vittima della sua collera gli chiese con calma il motivo di una reazione così poco ospitale. Per qualche tempo il saggio continuò a mormorare frasi come: «Che ti scoppiasse un fusibile!» «Che ti si bloccassero i meccanismi per sempre, o vile corrosione» ma alla fine si calmò e il suo umore migliorò, fino al punto da indurlo a sollevare un dito — anche se di tanto in tanto lanciava qualche insulto e sollevava una tale quantità di scintille che tutta l’aria puzzava di ozono — e a raccontare la sua storia con le seguenti parole.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Cyberiade»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Cyberiade» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


libcat.ru: книга без обложки
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Az Úr Hangja
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Frieden auf Erden
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Fiasko
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - The Albatross
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - His Masters Voice
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Nenugalimasis
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Regresso das estrelas
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Kyberiade
Stanislaw Lem
Stanislaw Lem - Ciberiada
Stanislaw Lem
Отзывы о книге «Cyberiade»

Обсуждение, отзывы о книге «Cyberiade» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x