Stanislaw Lem - Cyberiade
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- Название:Cyberiade
- Автор:
- Издательство:Marcos y Marcos
- Жанр:
- Год:2003
- Город:Milano
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«Dove vorresti andare, pazzo?» gridò l’eremita, sollevando il martello, perché il Re era già alla porta. «Dovunque, meno che nella Scatola» rispose Zipperio, e corse via, ma proprio in quel momento il sogno gli scoppiò sotto i piedi, come una bolla di sapone, e il Re si trovò di nuovo nel corridoio del suo palazzo, dinanzi a un Subtilio amaramente deluso — deluso perché Zipperio si era quasi lasciato mettere nella Scatola Nera, dove il Grande Taumaturgo avrebbe potuto tenerlo chiuso per sempre… «Ascoltami bene, Ser Cybernista» disse il Re «quei tuoi sogni con le Principesse sono grandi sciocchezze, e promettono tanto senza mantenere nulla. Adesso, o mi indichi un sogno che mi diverta davvero… senza tanti trucchi e complicazioni… o fili via dal palazzo, tu e i tuoi armadi!»
«Signore!» rispose Subtilio. «Ho proprio il sogno che fa per voi, della migliore qualità e rifinito a mano. Assaporatelo per un solo istante e vi convincerà!»
«Che sogno sarebbe?» chiese il Re.
«Questo, Vostra Altezza» rispose il Grande Taumaturgo, e indicò una delle piccole piastre di madreperla: quella con la scritta «Monna Lisa, ovvero il Labirinto della Dolcezza Infinita».
Poi, prima che il Re potesse dire «sì» o «no», Subtilio prese la catena e fece per inserire la spina, affrettandosi il più possibile, perché le cose non stavano andando per niente bene: Zipperio — troppo ottuso per lasciarsi completamente sedurre dalla seducente Ineffabella — era riuscito a sfuggire all’eterno imprigionamento nella Scatola Nera.
«Aspetta!» protestò il Re. «Lo faccio io!»
Inserì la spina ed entrò nel sogno, ma solo per scoprire di essere ancora se stesso, Zipperio, nel corridoio del palazzo, accanto a Subtilio il Cybernista, che gli spiegava come, di tutti i sogni, «Monna Lisa» fosse il più dissoluto, perché conteneva l’essenza della femminilità portata all’infinito.
Udito questo, Zipperio infilò immediatamente la spina e si guardò attorno, alla ricerca di Monna Lisa e delle sue carezze infinite, ma in quel sogno all’interno di un sogno si trovò ancora nel corridoio del palazzo, al fianco del Grande Taumaturgo, e così, con irritazione, infilò la spina ed entrò nel sogno successivo, ma era sempre lo stesso, con il corridoio, i tre armadi, il Cybernista e lui stesso.
«E’ un sogno o non lo è?» gridò, infilando di nuovo la spina, e ancora una volta si trovò nel corridoio, con gli armadi, il Cybernista; riprovò, ma la scena non cambiò; riprovò ancora, sempre più in fretta…
«Dov’è Monna Lisa, imbroglione?» gridò, e tirò via la spina per svegliarsi… ma non ci riuscì, si trovò ancora nel corridoio davanti all’armadio!
Infuriato, batté i piedi per terra e si lanciò di sogno in sogno, di armadio in armadio, di Cybernista in Cybernista. Il sogno, ormai, non gli interessava più, voleva soltanto ritornare alla realtà, al suo amato trono, agli intrighi di corte e alle vecchie nefandezze, cosicché prese a tirare e a infilare le spine con furia cieca.
«Aiuto!» gridava, e «Ehi! Il Re è in pericolo!» e «Monna Lisa, aspettami!» correndo lungo i corridoi, terrorizzato, e andava da un angolo all’altro, alla ricerca di un varco nel sogno, ma senza trovarlo.
Non capì che cosa gli fosse successo, né come, o perché, ma questa volta la sua stupidità non fu in grado di salvarlo, né la sua codardia, né la sordida avarizia, perché questa volta si era infilato troppo profondamente ed era intrappolato e avvolto nel sogno, come in un centinaio di bozzoli, cosicché, anche quando riusciva, facendo appello a tutta la sua forza, a liberarsi da uno, tutto era inutile, perché immediatamente cadeva in un altro, e quando staccava la spina dall’armadio, spina e armadio erano solo un sogno, non la realtà, e quando colpiva Subtilio, anche questi non era che un sogno.
Zipperio corse avanti e indietro, cercò dappertutto, ma, dovunque si recasse, tutto era sogno e nient’altro che sogno: le porte, il pavimento di marmo, le pareti filettate d’oro, gli arazzi, il corridoio, e anche lo stesso Zipperio era un sogno, un sogno che sognava, un’ombra che camminava, un’apparizione vuota, non concreta, fuggitiva, persa in un labirinto di sogni e sempre più sprofondata in esso, per quanto si divincolasse e si agitasse… benché pure questo suo agitarsi fosse assolutamente immaginario!
Colpì Subtilio sul naso, ma non era quello reale; ruggì e gridò, ma niente di reale uscì dalla sua bocca, e quando alla fine, stordito e semi-impazzito, riuscì davvero a farsi strada fino alla realtà, la scambiò per un sogno e tornò a infilare la spina nella presa dell’armadio e ripiombò nel sogno, e continuò a sognare, come era inevitabile, e così Zipperio, gemendo, sogno invano di svegliarsi, senza immaginare che «Monna Lisa» fosse — in realtà — soltanto una diabolica abbreviazione di «monarcolisi», ossia dissoluzione, dissociazione e totale eliminazione del Re. E in verità, di tutte le trappole tese da Subtilio, quella era la più terribile…
SECONDO INTERMEZZO
Cosi terminò la storia commovente e istruttiva che Trurl raccontò al Tiranno Tirapollici Terzo, che si ritrovò con un forte mal di testa e perciò congedò il costruttore senza chiedergli altro, non prima di averlo insignito, però, dell’Ordine della Sacra Cybernia, una freccia lillà — simboleggiante il feedback — in campo verde, con intarsiati preziosi bit d’informazione».
Con queste parole, la seconda macchina narratrice si interruppe. 1 suoi ingranaggi dorati ronzarono musicalmente, e rise piano, come ubriaca, perché alcuni dei suoi klystron si erano un po’ surriscaldati. Poi abbassò il suo potenziale anodico, soffiò via il fumo di qualche isolante che incominciava a bruciarsi, e ritornò accanto alla feluca fotonica, accompagnata da molti applausi per la sua eloquenza e la sua capacità narrativa.
Re Genius offerse a Trurl una coppa di idromele fonico, mirabilmente decorata con curve gaussiane di probabilità e luccicante del gioco sottile dei quanti d’onda. Trurl lo mandò giù in un sorso, poi schioccò le dita; a quel comando, la terza macchina scese dalla nave e si portò nel centro della caverna, fece un profondo inchino e raccontò con voce tonica, eufonica e altamente elettronica, la storia che segue.
LA STORIA DELLA TERZA MACCHINA
OVVERO
MYMOSH IL FIGLIO DI SE STESSO
Questa storia narra di come il Grande Costruttore Trurl, per il tramite di una normalissima brocca, desse origine a una fluttuazione locale, e di quel che poi ne fu.
Nella Costellazione del Cacciavite c’era una galassia a spirale, e in quella galassia c’era una nebulosa nera, e nella nebulosa c’erano cinque ammassi del sesto ordine, nel quinto e ultimo dei quali c’era un sole color lillà, molto vecchio e pallido, e attorno a quel sole orbitavano sette pianeti, e il terzo aveva due lune, e in tutti quei soli e stelle e pianeti e lune aveva luogo una varietà di eventi svariati e variabili, che tuttavia ricadeva entro distribuzioni statistiche perfettamente normali, e sulla seconda luna del terzo pianeta del sole lillà del quinto ammasso della Nebulosa Nera della galassia a spirale della Costellazione del Cacciavite c’era una discarica di rifiuti, il tipo di discarica che si può incontrare su ogni luna e ogni pianeta, assolutamente nella media — ossia piena di rottami e spazzatura — venuta in esistenza perché un tempo gli aberrazionisti globerici avevano mosso guerra — una guerra del tipo a fissione e a fusione — contro i geni albumenidi, con la naturale conseguenza che i loro ponti, strade, case e palazzi, e naturalmente essi stessi, si erano ridotti in polvere e rottami, che poi i venti solari avevano sospinto nel luogo di cui parliamo.
Ora, per molti e moltissimi secoli non avvenne altro, nella discarica, che l’arrivo di nuovi rifiuti, anche se una volta si verificò un terremoto che portò in cima i rifiuti che erano in fondo, e in fondo quelli che erano in cima, cosa che in se stessa non rivestiva alcun particolare significato simbolico, ma che preparò la strada a un fenomeno assai inconsueto.
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