Stanislaw Lem - Cyberiade
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- Название:Cyberiade
- Автор:
- Издательство:Marcos y Marcos
- Жанр:
- Год:2003
- Город:Milano
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Il Cybernista era piuttosto confuso, perché a quel punto aveva ormai fallito due volte: la prima per la codardia del Re, la seconda per la sua avidità.
Tuttavia, facendo buon viso a cattivo gioco, invitò il Re ad assaggiare un altro sogno.
Questa volta Zipperio scelse l’«erbaluce» e si trovò immediatamente nei panni di Ciondolone Debilitus, signore di Epileption e di Malattina, un vecchio confusionario, rachitico e — a dispetto di tutto — incurabile sporcaccione, con un’anima che bruciava ancora dal desiderio di commettere malaffari.
Cosa poteva fare, però, con le articolazioni cigolanti, le braccia tremanti e le gambe piene di gotta?
«Ho bisogno di tirarmi su» si disse, e ordinò ai suoi degenerali, Tartarone e Tortoruso, di partire e mettere a ferro e fuoco tutte le terre vicine, saccheggiando, distruggendo e portando via quel che si poteva.
Così fecero, e al loro ritorno dissero: «Sovrana Maestà! Abbiamo messo a ferro e fuoco tutto quello che abbiamo potuto, abbiamo saccheggiato ed ecco che cosa ti portiamo: la bellissima Adoradora, Vergine Regina dei Mimoicani, con tutti i suoi tesori!»
«Eh, come avete detto, con i suoi tesori?» ansimò il Re, con un filo di voce. «Ma dov’è? E cosa sono questi piagnucolii e questi fruscii?»
E’ qui sul divano reale, Vostra Altezza!» gridarono in coro i degenerali. «Il piagnucolio viene dalla prigioniera, la già menzionata Adoradora, china a testa bassa nella sua tunica di perle! E il fruscio viene dalle perle, che scivolano l’una sull’altra a causa dei suoi fremiti. Quanto alla ragione di questi ultimi, trema perché, in via principale, non indossa altro che quell’elegante, ma freddina, tunica ricamata d’oro, e, in via subordinata, perché pensa alle grandi iniquità e degradazioni che dovrà subire!»
«Come? Iniquità? Degradazioni? Ottimo!» ansimò il Re. «Portatemela qui; la violerò e oltraggerò subito!»
«Impossibile, Vostra Altezza!» intervenne il Chirurgo e Medicurgo Reale «per ragioni di sicurezza nazionale».
«Come? Non posso oltraggiare e violare? Io, il Re? Sei impazzito? Che cosa ho sempre fatto, da quando sono salito al trono?»
«E’ proprio questa la ragione, Maestà!» rispose il Medicurgo. «La salute di Vostra Maestà è stata gravemente compromessa da quegli eccessi!»
«Oh, be’, in tal caso… datemi una scure. Le taglierò la testa…»
«Con il permesso di Vostra Altezza, anche questo sarebbe estremamente rischioso. La minima emozione…»
«Fulmini e scintille! A che cavolo mi serve, allora, essere Re?» protestò Debilitus, che sentiva crescere in sé la disperazione. «Allora, maledetto te, guariscimi! Rimettimi in salute! Fammi ringiovanire, in modo che io possa… sai benissimo che cosa, proprio come quando ero giovane. Altrimenti, se non riuscirete ad aiutarmi, io…»
Terrorizzati, tutti i cortigiani, i degenerali e il personale medico corsero a cercare qualche sistema per ringiovanire il loro Re; alla fine convocarono addirittura il grande Calcolone, un sapiente di saggezza sterminata. Questi si presentò al sovrano e chiese: «Che cosa desidera Vostra Altezza Reale?»
«Desidera, eh?» gracchiò il Re. «Te lo dico io, che cosa desidera! Desidera continuare con le sue orge quotidiane, le feste settimanali, le scorpacciate occasionali e le licenze ogni volta che gliene viene la fregola, e in particolare desidera svergognare e debitamente spulzellare la Regina Adoradora, che al momento è trattenuta in una cella!»
«Allora vi sono aperte due possibilità di azione» riferì il saggio Calcolone. «Vostra Altezza potrebbe degnarsi di scegliere un individuo adeguatamente competente, che esegua per procura quel che Vostra Altezza, a lui collegato con apposito cavo, gli ordinerà; in questo modo, Vostra Altezza sperimenterà tutto quel che sperimenterà il soggetto da lui scelto, esattamente come se egli stesso esperisse l’esperienza esperita. Oppure potete rivolgervi alla vecchia cyberstrega che abita nella foresta, in una capanna su tre zampe di gallina, perché quella vecchia è una strega geriatrica e si occupa soltanto degli acciacchi dell’età avanzata».
«Sì? Be’, proviamo con i fili, prima!» disse il Re, e la cosa venne allestita in un battibaleno. Gli elettricisti reali collegarono al Re il Capitano della Guardia, e il Re gli ordinò immediatamente di segare in due il famoso saggio, perché questo era proprio il tipo di cattiva azione che gli piaceva maggiormente.
Le urla e le suppliche di Calcolone non servirono a niente. Tuttavia, durante l’operazione, uno dei fili perse l’isolamento e il Re poté ricevere solo la prima metà dell’esecuzione.
«Un metodo da pidocchiosi. Quel ciarlatano meritava di essere segato in due» ansimò Sua Altezza. «Adesso, cercate quella cybervecchia, la strega con la capanna su tre zampe di gallina!»
I cortigiani corsero immediatamente verso la foresta, e, dopo breve tempo, il Re sentì una cantilena un po’ triste, che faceva pressappoco così:
«Ripara vecchi e vecchiette!
Guarisce, rigenera, a nuovo rimette;
Corrosione e sclerosione,
Ve ne toglie a profusione!
Chi tentenna, cigola, trema,
Da lei venga senza tema!
Rugginosi perforante,
Ve la toglie in un istante!»
La vecchia cyberstrega ascoltò pazientemente le lamentele del Re, gli rivolse un profondo inchino e disse: «Maestà Sovrana! Al di là dell’orizzonte azzurro, ai piedi del Monte Calvo, sgorga una fonte, e da questa fonte nasce un ruscello, un ruscello di olio lubrificante, e sulle sue rive cresce l’erbaluce, un potente specifico ad altissimo numero di ottani, che ridà la gioventù e cancella la vecchiaia… un cucchiaio di quell’erba e puoi dare l’addio a sette volte sette anni! Anche se bisogna lare attenzione a non prenderne troppa; una dose eccessiva di erbaluce può farti ringiovanire più degli anni che hai, e allora, puf! Sparisci! Fammi avere quell’erba, Sire, e ti preparerò l’elisir che ti ho detto, puro e schietto!»
«Meraviglioso!» esclamò il Re. «E io farò portare la Regina Adoradora… che la poverina sappia quello che l’attende, ah-ah!»
Poi, con mani tremanti, cercò di raddrizzare le viti storte, e per tutto il tempo continuò a ridacchiare e a parlottare tra sé, e anche a sussultare, perché soffriva di demenza senile, benché la sua passione per il male fosse forte come sempre.
Intanto, i cavalieri del Re si erano diretti oltre l’orizzonte azzurro, verso il ruscello di olio lubrificante, e poco più tardi la vecchia cyberstrega accese il calderone, su cui presero ad addensarsi i vapori dei misteriosi intrugli che vi si rimescolavano. Terminata la bollitura, la vecchia si diresse verso il trono, si inginocchiò davanti al Re e gli porse una coppa, piena fino all’orlo di un liquido che brillava e tremava come l’argento vivo, e disse ad alta voce: «O Re Ciondolone Debilitus! Guarda, questa è l’essenza ringiovanitrice dell’erbaluce! Rinvigorisce, esalta, è proprio quello che ci vuole per le prodezze d’alcova e di torneo! Bevi questa coppa e nell’intera Galassia, per te, non ci saranno abbastanza pianeti da spogliare né abbastanza vergini da disonorare! Bevi, alla tua salute!»
Il Re sollevò il bicchiere, ma alcune gocce caddero sul suo sgabello poggiapiedi, che, non appena ne fu toccato, subito si impennò su due gambe, poi si gettò sul Degenerale Tartarone, con l’intenzione di violarlo e umiliarlo. In un batter d’occhio gli aveva già strappato sei manciate di medaglie.
«Bevi, Maestà, bevi!» ripeté la cyberstrega. «Vedi che meraviglie riesce a compiere!»
«Tu per prima» disse il Re, con un filo di voce, perché quelle emozioni l’avevano fatto invecchiare in fretta. La strega impallidì, cercò di indietreggiare, ma, a un cenno del Re, tre soldati la afferrarono e, con un imbuto, le cacciarono giù per la gola un paio di centellini di quella pozione luccicante.
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