Stanislaw Lem - Cyberiade

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«O Re!» rispose Trurl. «Tu vuoi imparare da me cosa sia la perfezione, e come la si possa raggiungere, ma non afferri i significati profondi e le grandi verità di cui abbondano le mie storie. In realtà, cerchi il divertimento, più che la saggezza… tuttavia, mentre ascolti, le mie parole ti penetrano lentamente nel cervello e in futuro finiranno anche per agire su di esso, come una sorta di bomba a orologeria. A questo fine, concedimi di narrarti una storia che è complessa, inconsueta e vera — o quasi — ma che può dare qualche buon suggerimento anche ai tuoi consiglieri.

«Ascoltate dunque, nobili signori, la storia di Zipperio, Re dei Partigani, dei Deutoni e dei Profigoti, che la concupiscenza portò alla rovina!»

Zipperio apparteneva alla grande casa di Tup, che era divisa in due rami: i Tuppi Destrogiri, che avevano il potere, e i Tuppi Levogiri — detti anche i Tuppi della Mano Sinistra ovvero i Tuppi Antiorari — che non lo avevano, e che di conseguenza odiavano i loro regali cugini. Il padre, Calcijone, si era unito morganaticamente a una lavoratrice comune, un’addetta a una pompa manuale, e così Zipperio aveva ereditato, dalla parte materna, una tendenza a farsi salire la pressione, e dalla parte paterna un temperamento lussurioso e una natura capricciosa.

Conoscendo i suoi difetti, i nemici del trono, gli Isomeri Sinistri, studiarono un sistema per distruggerlo facendo leva sulle sue tendenze lussuriose.

Così, gli mandarono un cybermedico chiamato Subtilio, esperto d’ingegneria mentale; Zipperio lo prese immediatamente in simpatia e lo nominò Grande Taumaturgo e Apotecario del Trono.

L’astuto Subtilio inventò parecchi sistemi per soddisfare i desideri sfrenati di Zipperio nella segreta speranza di indebolirlo al punto di farlo ammalare. Gli costruì un erotodromo e un debosciatorio, ma la ferrea costituzione del Re riuscì a fargli superare, indenne, tutte quelle depravazioni.

Questo finché gli Isomeri Sinistri, presi dall’impazienza, non ordinarono al loro agente di fare ricorso a tutta la sua astuzia e di mirare senza indugio allo scopo desiderato.

«Volete» chiese loro il cyber-internista, durante un abboccamento segreto nei sotterranei del castello, «che metta in corto circuito il Re o che gli smagnetizzi la memoria per renderlo un idiota?»

«Assolutamente no!» risposero quelli. «In nessun modo si deve poter collegare il nostro nome alla morte del Re. Zipperio deve morire vittima dei suoi desideri illeciti, distrutto dalle sue passioni peccaminose… non da noi!»

«Bene» rispose Subtilio. «Costruirò una trappola. La riempirò di sogni e metterò come esca una tentazione fortissima, a cui non saprà sfuggire. Per soddisfarla, si tufferà volontariamente in qualche folle fantasia, affonderà nei sogni nascosti all’interno dei sogni, e vi si troverà così invischiato che non potrà più fare ritorno alla realtà, se non da morto!»

«Benissimo» risposero quelli «ma non vantarti troppo, o cybernista, perché a noi servono fatti, non parole: Zipperio deve diventare un auto-regicida, ossia il proprio assassino!»

Così, Subtilio il Cybernista si mise all’opera e per l’intero anno da lui impiegato ad allestire il suo orribile piano continuò a chiedere al tesoro reale una crescente quantità d’oro, rame, platino, e un’infinità di pietre preziose, e tutte le volte che Zipperio protestava, si giustificava dicendo che stava costruendo una macchina per lui: una macchina che nessun monarca aveva mai posseduto!

Quando l’anno fu trascorso, tre enormi armadi vennero prelevati dal laboratorio del Cybernista e portati in gran pompa nel corridoio, davanti alle stanze personali del Re, perché non passavano per la porta. Sentendo il chiasso e i rumori dei facchini, Zipperio uscì dalle sue stanze e vide lungo la parete, imponenti e massicci, i tre armadi, alti quattro cubiti, larghi due e coperti di gemme.

Il primo, detto anche Armadio Bianco, era di madreperla con intarsi di albite, il secondo era nero come la notte, e ornato di agate e morioni, mentre il terzo era tutto rosso, coperto di rubini e di spinello rosa. Ciascuno poggiava su robuste gambe di acciaio inossidabile, decorate con sculture in oro raffiguranti grifoni alati, e conteneva un grosso cervello elettronico pieno di sogni: sogni che si sognavano da soli, senza bisogno di un sognatore che li sognasse.

Re Zipperio, assai stupito da quella spiegazione, esclamò: «E a che cosa servono, Subtilio? Armadi per sognare? A che pro? Che cosa me ne faccio? E come puoi dire che sognino davvero?»

Subtilio, inchinandosi umilmente davanti a lui, gli mostrò le file di prese che si scorgevano all’esterno degli armadi. Accanto a ciascuna coppia di fori c’era una piccola piastrina di madreperla con una breve descrizione; il Re, sempre più stupito, lesse:

«Sogno di guerra con castelli e principesse
Sogno d’erbaluce
Sogno di Fate, Ninfe e Filtro di Strega
Il meraviglioso materasso della Principessa Rimbalzina
Il Vecchio Soldato, ovvero il Cannone che non Sparava Più
Salto Erotico, ovvero la Ginnastica dell’Amore
I piaceri dell’ottuplice abbraccio di Paulina Ottomani
Perpetuum Amorobile
Mangiucchiare ritagli di piombo alla luce della Luna Piena
Colazione con Vergini e Musiche
Lo infila nel Sole per tenerlo al calduccio
La prima notte della Principessa Ineffabella
Sogno di gatti
Sogno di sete e pizzi
Sogno di quello che sai
Fichi senza foglie e altri frutti proibiti
Pruni pruriginosi
Come nacque il figlio dello Sporcaccione
Diavoli e Driadi si svagano prima della Sveglia, con crostini
Monna Lisa, ovvero il Labirinto della Dolcezza Infinita».

Il Re osservò il secondo armadio e lesse, sotto la duplice intestazione SOGNI E DIVERTIMENTI:

Cadaveri e Corsetti
Trottole e Bitte
Il Bastone del Critico
Spingi il Primo
Fracciami il Pizzo
Pannello e Ventilatore
Cybercroquet
Gamberobotico
Carte e Go-kart

Sogno del Cavaliere Alacrito e della bella Ramolda, figlia di Heteronio

Batti la Pinna
Volta la Pastorella
La Ruota e il Condannato
Il Boia, ovvero grida al taglio
Volta la Pastorella Bis
Cyclodoro e la Scatola Misteriosa
Cecilia e il Cyborg al Cianuro
Cyber-azione
Gara nell’Harem
Poker di Bastoni».

Subtilio, l’ingegnere mentale, spiegò rapidamente che ciascun sogno sognava se stesso, totalmente da solo, finché qualcuno non si collegava con esso e non appena inserita la spina — la mostrò al Re: era una piccola spina in fondo a una catena — in uno dei fori, si veniva immediatamente collegati con l’armadio, tanto profondamente che non c’era più differenza tra il sogno e la realtà.

Zipperio, interessato, prese la catena e immediatamente si collegò con l’Armadio Bianco, proprio dove la targhetta diceva: «Colazione con Vergini e Musiche»… e si sentì spuntare sulla schiena una fila di spine appuntite e due immense ali, sentì mani e piedi allungarsi fino a divenire zampe con lunghi artigli, e la sua bocca — che adesso aveva sei file di zanne — eruttava fuoco e fumi di zolfo.

Stupito oltre ogni dire, il Re trasse bruscamente il fiato, ma invece di un normale ansimo, dalla sua gola uscì un ruggito come quello del tuono, che scosse la terra. Questo lo stupì ancora di più; istintivamente, sgranò gli occhi e vide, nell’oscurità illuminata dal suo respiro di fiamma, che i servitori gli portavano, reggendole sulle spalle, vergini su vassoi da portata — quattro per vassoio — con contorno di verdure e con un così buon profumino da fargli venire immediatamente l’acquolina.

Il tavolo venne apparecchiato in pochi istanti — qui il sale, lì il pepe — e Zipperio-drago si leccò le labbra, si mise comodo e, a una a una, se le infilò in bocca come noccioline, sgranocchiandole e ruttando allegramente; l’ultima vergine, poi, era così tonda, così succulenta, che Zipperio schioccò le labbra e stava già per chiedere una seconda razione, quando tutto tremò davanti al suoi occhi ed egli si svegliò.

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