Stanislaw Lem - Cyberiade
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- Название:Cyberiade
- Автор:
- Издательство:Marcos y Marcos
- Жанр:
- Год:2003
- Город:Milano
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Si guardò attorno: era fermo, come prima, nel corridoio che portava alle sue stanze personali. Accanto a lui c’era Subtilio, Grande Taumaturgo e Apotecario, e davanti a loro gli armadi dei sogni, scintillanti di gemme preziose. «Com’erano le vergini?» chiese Subtilio. «Non male, ma dov’era la musica?»
«Il carillon si è bloccato» spiegò il Cybernista. «Vostra Altezza Reale vuole provare con un altro sogno?»
Certo, ma da un altro armadio, questa volta. Il Re si portò davanti a quello nero e si collegò al sogno chiamato «Sogno del Cavaliere Alacrito e della Bella Ramolda, figlia di Heteronio».
Batté gli occhi per la sorpresa, e vide che era tornato davvero all’epoca dei cavalieri elettrici erranti. Tutto rivestito d’acciaio, si trovava in un bel prato di montagna, una radura in mezzo agli alberi, e aveva ai suoi piedi un drago appena ucciso.
Le fronde stormivano, Zefiro soffiava dolcemente, una fonte cristallina gorgogliava poco lontano. Quando si inginocchiò sull’acqua, vide nell’immagine riflessa di essere nientemeno che Alacrito, un cavaliere del più alto voltaggio, un eroe senza pari.
La storia della sua vita gloriosa era incisa, sotto forma di cicatrici di battaglia, sulla sua intera persona, e Zipperio la ricordava tutta, come se quei ricordi fossero i suoi. L’ammaccatura sulla visiera dell’elmetto gli era stata fatta dal pugno, guantato di maglia, di Morbidor nell’agonia della morte, dopo ch’egli lo aveva sconfitto con l’abituale rapidità; le lacerazioni visibili nella maglia dello schiniero destro erano opera del defunto Ser Mazzapicchio de Blu; i rivetti mancanti sul manichino sinistro li aveva rosicchiati Odolmo l’Odioso prima di rendere l’anima; il cimiero era stato forato da Gorgobrasto Scroccaruli prima di cadere.
Analogamente, anche spallacci, corazza, resta, cosciali, panziera, tutti portavano i segni della battaglia. Il suo scudo era graffiato e ammaccato da innumerevoli colpi, ma lo schienale del gabbione era lucido e polito come se fosse fresco di fabbrica, perché mai — mai — egli aveva voltato la schiena al nemico per fuggire!
Quel tipo di gloria non diceva granché a Zipperio, ma a un tratto gli venne in mente la bella Ramolda: a quel pensiero, balzò sul suo super-destriero e cominciò a viaggiare in lungo e in largo per tutto il sogno, alla ricerca della bella Principessa.
Infine arrivò al castello del padre, il Duca Heteronio; le assi del ponte levatoio echeggiarono come rombi di tuono sotto il passo del cavaliere e del cavallo, e il Duca stesso venne ad accoglierlo a braccia aperte.
Era ansioso di vedere la sua Ramolda, ma l’etichetta gli imponeva di frenare l’impazienza: intanto, il vecchio Duca gli riferì che era giunto al castello anche un secondo cavaliere, un certo Micranio, della casa dei Polimeri, maestro spadaccino e temibile elasticista, il cui unico sogno era quello di misurarsi con lo stesso Alacrito.
Ora fu Micranio stesso, agile e scattante, a farsi avanti con queste parole: «Sappi, o Cavaliere. che anch’io amo Ramolda dalla linea aerodinamica, Ramolda dalle cosce idrauliche, il cui busto non teme punta di trapano diamantata, i cui occhi limpidi sono due magneti! E’ la tua promessa sposa, certo, ma ascoltami bene: ti sfido a mortal duello, giacché uno solo di noi può ottenere la sua mano». E gli gettò il suo guanto, bianco di polimeri.
«Il matrimonio avrà luogo subito dopo la giostra» aggiunse il Duca-padre.
«Benissimo» rispose Alacrito, ma, dentro di sé, Zipperio pensò: «Chi se ne frega. Posso averla dopo il matrimonio e poi svegliarmi. Ma chi ha mai chiesto di avere tra i piedi quel rompiscatole di Micranio?»
«Quest’oggi stesso, o coraggioso cavaliere» disse Heteronio «incontrerai Micranio di Polimera sul terreno di battaglia e combatterai con lui alla luce delle torce. Per ora, va’ in ritiro nei tuoi appartamenti e ristora le tue forze!»
Zipperio, all’interno di Alacrito, era un po’ sulle spine, ma cosa poteva fare? Si recò nella sua stanza e dopo qualche tempo sentì bussare furtivamente alla porta; una vecchia cyberstrega entrò in punta di piedi, gli strizzò l’occhio cisposo e disse: «Non temere, o Cavaliere, perché avrai la bella Ramolda! In verità, oggi stesso ti stringerà al suo petto d’alabastro! Di te solo sogna, giorno e notte! Ricordati soltanto di attaccare con forza e con foga, perché Micranio non può ferirti; la vittoria sarà tua!»
«Facile a dirsi, mia cybervecchia» rispose il cavaliere. «Ma tutto può capitare. Per esempio, che cosa succederebbe se inciampassi o se non riuscissi a parare in tempo? No, è troppo rischioso! O forse tu hai un amuleto che mi proteggerà?»
«Eh-eh!» rise la cybervecchia. «Che cosa dici mai, cavaliere d’acciaio! Non ci sono amuleti come quello che tu citi, né te ne servirebbero, perché io so quello che succederà e ti predico che vincerai senza problemi!»
«Comunque, preferirei un amuleto, soprattutto in un sogno come questo» disse il cavaliere «ma ascolta, ti ha forse mandato Subtilio, per darmi sicurezza?»
«Non conosco nessun Subtilio» disse la vecchia, «né so perché parli di sogno. No, questa è la realtà, mio signore
tutto d’acciaio, e lo capirai anche tu, quando la bella Ramolda ti porgerà le sue labbra elettriche da baciare!» «Strano» mormorò Zipperio, senza notare che la vecchia aveva lasciato la stanza, furtiva come era entrata. ’E’ un sogno o non lo è? Avevo l’impressione che lo fosse. Ma la vecchia ha detto che è la realtà. Uhm. Be’, in ogni caso, meglio stare doppiamente in guardia».
Poco dopo, si levò uno squillo di tromba e dalla porta giunse uno sferragliare di armature: tutti i corridoi si riempirono di armati, in attesa che lui uscisse.
Alacrito uscì dalla stanza, un po’ tremante sulle ginocchia; scese fino alla lizza e laggiù vide Ramolda, figlia di Heteronio. Lei lo guardò con affetto… ah, ma non c’era tempo per quelle smancerie! Micranio stava già arrivando, le torce si erano accese intorno a loro, e le spade si scontrarono con un sonoro clang.
A quel punto, Zipperio era davvero spaventato. Cercò di svegliarsi, ci provò con tutte le sue forze, ma inutilmente… l’armatura era troppo pesante, il sogno si rifiutava di arrendersi, il nemico attaccava!
I colpi gragnolavano sempre più forti; Zipperio, ormai indebolito, riusciva a malapena a sollevare la spada, quando all’improvviso l’avversario gridò una parola e mostrò la lama spezzata; Alacrito il cavaliere era pronto a balzare su di lui, ma Micranio uscì di corsa dall’arena e si fece dare un’altra spada dagli scudieri.
In quel momento, Alacrito scorse la vecchia, in mezzo agli spettatori. Si accostò a lui e gli disse: «Cavaliere coperto d’acciaio! Quando sarai vicino alla porta che conduce al ponte levatoio, Micranio abbasserà la guardia. Colpisci coraggiosamente, allora, e sii certo della tua vittoria!»
La vecchia svanì e il suo rivale, armato di una spada nuova, tornò all’attacco. Continuarono a combattere, con Mieranio che sferrava colpi come una macchina falciatrice fuori controllo, ma — sempre più stanco — sempre più spesso era costretto a parare, a indietreggiare.
Tuttavia, adesso che era arrivato il momento di sferrare l’attacco decisivo, Zipperio constatò come la spada dell’avversario fosse ancora piuttosto minacciosa, e, presa improvvisamente una decisione, si disse: «Al diavolo la bella Ramolda!» girò sui tacchi e corse via come un pazzo, prima verso il ponte levatoio e poi verso la foresta e l’oscurità della notte.
Dietro di lui si levarono grida di: «Vergogna!» e " Fellone!» e «Codardo!» ma Zipperio continuò a correre finché non batté la testa contro un albero, vide le stelle… e si trovò di nuovo al punto di partenza, nel corridoio davanti all’Armadio Nero dei sogni che si sognavano da soli, con accanto Subtilio, l’ingegnere mentale, che inalberava un sorriso storto.
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