Stanislaw Lem - Cyberiade
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- Название:Cyberiade
- Автор:
- Издательство:Marcos y Marcos
- Жанр:
- Год:2003
- Город:Milano
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OVVERO
IL CONSIGLIERE PERFETTO
La terra dei Moltitudiani è famosa per i suoi abitanti, caratterizzati dal fatto di essere moltitudini. Un giorno il costruttore Trurl, passando per la regione dello zafferano della costellazione Deliria, si allontanò leggermente dalla giusta rotta e scorse un pianeta che pareva contorcersi e fremere. Quando si avvicinò, vide che era effetto delle moltitudini che ne coprivano la superficie; vi atterrò non appena ebbe trovato — non senza difficoltà — alcuni metri quadrati di terreno relativamente sgombero. Gli abitanti corsero immediatamente verso di lui e lo circondarono da tutti i lati, complimentandosi con se stessi per essere una moltitudine, anche se, dato che parlavano tutti insieme, Trurl non riuscì a distinguere una sola parola. Quando finalmente capì cosa dicevano, chiese: «Siete davvero moltitudini, voi?»
«Eccome!» gridarono loro, sprizzando orgoglio da tutti i pori. «Siamo innumerevoli!»
E altri aggiunsero: «Siamo numerosi come i pesci nel mare!»
«Come i grani di sabbia sulla riva del fiume!» «Come le stelle nel cielo! Come gli atomi!»
«Ammesso che lo siate» ribatté Trurl «che importanza ha? Passate tutta la giornata a contarvi, e questo vi dà piacere?»
«Sappi, o straniero ignorante» risposero «che quando battiamo a terra il piede, tremano le montagne, e quando ci gonfiamo i polmoni e soffiamo, si leva un uragano che sradica gli alberi, e quando ci sediamo tutti insieme, rimane giusto lo spazio per respirare!»
«Ma perché far tremare le montagne, far sradicare gli alberi dagli uragani, e privarsi dello spazio per respirare?» chiese Trurl. «Non è meglio che le montagne stiano ferme, non ci siano uragani e tutti possano respirare liberamente?»
I Moltitudiani presero come un’offesa quella mancanza di rispetto per i loro forti numeri e per la forza numerica, così batterono a terra i piedi, gonfiarono i polmoni e soffiarono, poi si sedettero, per fargli capire che erano davvero una moltitudine e che cosa significasse. Il terremoto fece crollare metà degli alberi e uccise settecentomila persone, gli uragani spazzarono via il resto, causando la morte di altre settecentomila, mentre quelle rimaste in vita avevano a malapena lo spazio per respirare.
«Santo Cielo!» esclamò Trurl, bloccato in mezzo ai nativi come un mattone in una parete di mattoni. «Che catastrofe!»
Questo li offese ancora di più.
«O barbaro e ignorante straniero!» dissero. «Che cosa sono poche centinaia di migliaia di persone per i Moltitudiani, le cui miriadi sono innumerevoli? Una perdita che non si nota non è affatto una perdita. Ora che hai visto quanto siamo forti quando battiamo il piede per terra, quando soffiamo e quando ci sediamo, pensa che cosa succederebbe se puntassimo più in alto!»
«Non dovete credere» rispose Trurl «che il vostro modo di pensare mi sia del tutto sconosciuto. In effetti, è noto che tutto ciò che si presenta in quantità sufficientemente grande attira su di sé l’ammirazione generale. Per esempio, un po’ di gas puzzolente che circoli con lentezza in fondo a un vecchio barile non meraviglia nessuno, ma se ne avete a sufficienza per fare una Nebulosa Galattica, tutti la guardano subito con grande stupore, anche se in realtà è sempre lo stesso gas puzzolente e comune… solo che ce n’è una quantità spaventosa».
«Non ci piace quello che dici!» gridarono. «Non ci piace essere paragonati a un gas puzzolente!»
Trurl si guardò attorno, per cercare la Polizia, ma la folla era troppo compatta, la Polizia non sarebbe riuscita a farsi strada fino a lui.
«Miei cari Moltitudiani» disse «permettetemi di lasciare il vostro pianeta, perché non condivido la vostra fede nella gloria dei grandi numeri, che contemplano soltanto quello che si può contare».
Ma i Moltitudiani, invece di accogliere la richiesta di Trurl, si scambiarono un’occhiata e un cenno d’intesa, poi schioccarono le dita, e questo originò un’onda d’urto di una forza così prodigiosa che Trurl venne scagliato in aria e volò, roteando su se stesso, per parecchi chilometri, prima di atterrare in piedi in un giardino del palazzo reale.
Laggiù, Mordileone, sovrano dei Moltitudiani, venne ad accogliere il costruttore; aveva visto il volo di Trurl e la sua discesa, e ora disse: «Mi si riferisce, o straniero, che non hai tributato il giusto omaggio alla numerosità della mia gente. Lo attribuisco a una tua generica infermità mentale. Eppure, anche se mostri di non capire le realtà più elevate, pare che tu sia dotato di una qualche capacità di quelle basse, e questa è una fortuna, perché ho bisogno di un Consigliere Perfetto, e tu me lo costruirai!»
«Cosa dovrebbe essere in grado di fare, esattamente, questo Consigliere, e che compenso riceverò per costruirlo?» chiese Trurl, togliendosi la polvere dal vestito.
«Deve rispondere a tutte le domande, risolvere tutti i problemi, dare i migliori consigli e, in sintesi, mettere a mia disposizione la saggezza più alta in assoluto. In cambio riceverai duecento o trecentomila dei miei sudditi, o anche di più, se ne vuoi… non staremo a litigare per poche migliaia».
Trurl pensò: «A quanto pare, una sovrabbondanza di esseri pensanti è pericolosa, perché li riduce alla condizione di granelli di sabbia. Questo Re rinuncerebbe a una legione dei suoi sudditi con la stessa indifferenza con cui io getterei via una vecchia ciabatta!»
A voce alta, però, disse: «Sire, la mia casa è piccola e non riuscirebbe a contenere un così grande numero di schiavi».
«Non temere, o straniero ignorante, io ho degli esperti che ti spiegheranno gli innumerevoli benefici che si possono trarre dal possesso di un’orda di schiavi. Per esempio, puoi rivestirli di abiti variopinti e disporli coreograficamente in una grande piazza, come un mosaico vivente, o far loro comporre delle scritte con cui esprimerai la tua opinione sui vari argomenti.
«Puoi farne un piccolo fascio e farli rotolare per una collina, oppure costruire un enorme martello — cinquemila per la testa, tremila per il manico — da usare per spaccare le rocce o per tagliare le foreste.
«Puoi intrecciarli in una corda e farne festoni decorativi da appendere: quelli in fondo, con le accidentali rotazioni dei loro corpi, i calci che sferrano in aria e i loro gridi nel vedere il vuoto sotto di loro, danno uno spettacolo che riscalda il cuore e rallegra l’occhio.
«Oppure puoi prendere diecimila giovani schiave: le fai stare in piedi su una gamba sola e ordini loro di fare la figura dello zero con indice e pollice della mano sinistra e di girare verso l’esterno la destra… un vero spettacolo, credi, da cui non ti separeresti mai, e lo dico per esperienza!»
«Sire!» rispose Trurl. «Delle foreste e delle rocce posso occuparmi con le mie macchine, e quanto alle scritte e ai mosaici, non ho l’abitudine di farli con individui che probabilmente aspirerebbero ad altro».
«Cento sacchetti d’oro!»
Mordileone non amava separarsi dal suo oro, ma gli venne un’idea, un piano ingegnosissimo, che però si guardò bene dal rivelare. Disse al costruttore: «Va bene!»
«Vostra Altezza Reale avrà il suo Consigliere Perfetto» promise Trurl, e si diresse alla torre del castello che Mordileone gli aveva assegnato come laboratorio. Non dovette passare molto tempo perché dalla torre giungesse il soffio dei mantici, il clangore dei martelli, il sibilo delle seghe. Il Re inviò spie a osservare; queste, al loro ritorno, gli riferirono con stupore che Trurl non aveva costruito un Consigliere, ma una serie di macchine per forgiare, saldare, tagliare e cablare macchine, e che poi si era seduto e, con un chiodo, aveva praticato tanti buchi in una lunga striscia di carta; programmato così il Consigliere in ogni suo aspetto, era uscito a fare una passeggiata, mentre le macchine lavoravano nella torre. Avevano lavorato per tutta la notte e la mattina seguente il lavoro era finito. Verso mezzogiorno, Trurl entrò nella sala delle udienze con un’enorme bambola con due gambe e una sola mano; la presentò al Re, annunciando che era il Consigliere Perfetto.
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