Stanislaw Lem - Cyberiade

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«Be’, la cosa è possibile» rispose Trurl «ma perché ve ne occorrono tre?»

«Vorremmo» rispose Sincrofonico, ruotando lentamente su se stesso «che la prima raccontasse storie complesse, che però non dessero adito a preoccupazioni, la seconda storie acute e divertenti, e la terza storie profonde e commoventi».

«In altre parole, la (1) per passare il tempo, la (2) per intrattenersi e la (3) per edificare la mente» commentò Trurl. «Credo di avere capito. Parliamo del pagamento subito o alla consegna?»

«Quando avrai ultimato il lavoro, strofina questo anello» rispose la sfera «e vedrai comparire davanti a te la feluca. Sali su di essa con le tue macchine e ti porterà immediatamente alla caverna di Re Genius. Là potrai esprimere i tuoi desideri; lui farà il possibile per esaudirli».

Gli rivolse un altro inchino, consegnò a Trurl un anello, s’inchinò di nuovo e ritornò sulla feluca, che venne immediatamente avvolta da una nebbia di luce accecante; un istante più tardi, Trurl era solo davanti alla propria casa e guardava l’anello che teneva in mano. Non era granché soddisfatto di quanto era successo.

«‘Farà il possibile per esaudirli’» mormorò, ritornando al suo laboratorio. «Oh, come li odio, quando parlano così! Significa solo una cosa: quando si arriva alla questione del pagamento, gli inchini e le belle parole finiscono, e in cambio del tuo lavoro ottieni solo di passare dei guai e, spesso, ne ricavi qualche ammaccatura…»

A queste parole, l’anello che teneva sul palmo della mano si illuminò e disse: «L’espressione ’farà il possibile’ significa soltanto che Re Genius, non avendo un regno, è un sovrano dai mezzi limitati. Si è rivolto a te, o costruttore, come un filosofo a un altro filosofo, e a quanto pare non si sbaglia, perché queste parole, anche se a dirle è un anello, non ti stupiscono. Non preoccuparti per le ristrettezze di Sua Altezza e non avere paura: riceverai quanto ti spetta, anche se forse non in oro. Del resto, ci sono cose assai più desiderabili dell’oro».

«Certo, Messer Anello» rispose Trurl, seccato. «La filosofia va benissimo, ma gli ampere, gli ioni e gli atomi, per non parlare delle altre minutaglie occorrenti per costruire una macchina… costano, costano in maniera diabolica! Perciò, preferisco che i miei contratti siano chiari, che tutto sia nero su bianco, articoli, commi e codicilli, con una bella serie di firme e di bolli. E anche se non sono una persona avida e incontentabile, l’oro mi piace, soprattutto in notevoli quantità, non mi vergogno di ammetterlo! Il suo riflesso, la sua particolare coloritura tra il rosso e il giallo, il suo dolce peso sul palmo della mano… tutte queste cose, quando rovescio sul tavolo un paio di sacchetti pieni di ducati e poi mi diverto a ficcarci le mani dentro, mi scaldano il cuore e mi illuminano lo spirito, come se qualcuno accendesse dentro di me un piccolo sole. Sì, maledizione, l’oro mi piace!» gridò, trascinato dalle sue stesse parole.

«Ma perché deve essere oro che ti danno gli altri? Non sei in grado di fabbricarti tutto l’oro che vuoi?» chiese l’anello, ammiccando per la sorpresa.

«Be’, non so fin dove arrivi la saggezza del vostro Re Genius» ribatté Trurl «ma tu sei un anello di enorme ignoranza! Come, dovrei fabbricarmi da solo il mio oro? Chi ha mai sentito qualcosa di simile? Il ciabattino si fa forse le scarpe? E il cuoco cucina per sé, il soldato combatte guerre che egli stesso dichiara? Comunque, nel caso non lo sapessi, ciò che più mi piace, dopo l’oro, è lamentarmi. Ma basta con queste chiacchiere vane, c’è del lavoro da fare».

Infilò l’anello in una vecchia scatola di latta, si rimboccò le maniche e in tre giorni costruì le tre macchine, senza mai lasciare il laboratorio. Poi si chiese quale forma esterna dare loro, perché voleva qualcosa che fosse nello stesso tempo semplice e funzionale. Provò vari contenitori, uno dopo l’altro, mentre l’anello continuava a interferire con commenti e suggerimenti, tanto che Trurl fu costretto a chiudere il coperchio della scatola.

Infine Trurl dipinse le macchine — la prima bianca, la seconda di un bell’azzurro cielo, la terza nera come un lustrino — strofinò l’anello, caricò le tre macchine sulla feluca che era apparsa immediatamente, salì a bordo a sua volta e attese i nuovi sviluppi, curioso di sapere che cosa stesse per accadere. Si levarono un fischio e un sibilo, la polvere si sollevò attorno alla feluca e, quando ricadde a terra, Trurl guardò dall’oblò e vide che si trovava in un’ampia caverna, dal pavimento cosparso di sabbia bianca; poi notò varie panche di legno coperte di libri e di disegni, e infine un gruppo di sfere scintillanti. Una di queste era il forestiero che aveva ordinato le macchine, e quella centrale, che era più grande delle altre e recava su di sé i graffi dell’età, doveva essere il Re. Trurl scese dall’astronave e s’inchinò. Il Re lo salutò gentilmente e disse: «Ci sono due tipi di saggezza, la prima tende all’azione, la seconda all’inazione. Non sei d’accordo, o degno Trurl, che la seconda sia la superiore? Infatti, neanche le menti più lungimiranti possono prevedere le estreme conseguenze delle loro imprese, e l’incertezza delle conseguenze rende problematiche le imprese stesse. Perciò, la perfezione sta nell’astenersi da ogni azione. In questo la vera saggezza differisce dal semplice intelletto».

«Le parole di Vostra Maestà» rispose Trurl «si prestano a due interpretazioni. Potrebbero contenere, per prima cosa, una sottile allusione mirante a sminuire il valore del mio lavoro, ossia l’impresa che ha come conseguenza le tre macchine contenute nella qui presente feluca spaziale. E’ un’interpretazione che giudico molto sgradevole, perché indica una certa, chiamiamola così, disinclinazione verso la questione dei pagamenti. Oppure siamo semplicemente davanti a un enunciato della Dottrina del Non-Agire, di cui si può semplicemente far notare la contraddittorietà. Per astenersi dall’agire, per prima cosa bisogna essere capaci di agire. Colui che non sposta le montagne perché non ne ha i mezzi, e proclama che la saggezza gli ha ispirato di non muoverle, fa solo la figura dello sciocco, con questa sua esibizione di filosofia. L’inazione è una via sicura, e questa è la sua sola qualità positiva. L’azione è incerta, ed è proprio in questo che sta il suo fascino. Quanto alle ulteriori ramificazioni del problema, se Vostra Maestà lo desidera, posso costruire un opportuno meccanismo con cui conversare dell’argomento».

«Il problema della remunerazione rimandiamolo al termine di questa deliziosa occasione che ti ha portato sulle nostre terre» disse il Re, tradendo, con un leggero movimento su se stesso, il grande divertimento che gli aveva dato la perorazione di Trurl. «Sei nostro ospite, nobile costruttore. Perciò, vieni a sedere alla nostra umile tavola, in mezzo a questi amici fedeli, e parlaci delle imprese da te compiute, nonché di quelle a cui hai preferito rinunciare».

«Vostra Maestà è troppo gentile» rispose Trurl. «Però, temo di non disporre della necessaria eloquenza, forse queste tre macchine potranno farlo al posto mio… Una scelta che avrebbe l’ulteriore merito di fornire a Vostra Maestà l’occasione di metterle alla prova».

«Che sia come dici tu» convenne il Re.

Tutti manifestavano profondo interesse e attesa. Trurl andò a prendere nella feluca la prima macchina — quella dipinta di bianco — pigiò un pulsante e poi andò a sedere a fianco di Re Genius. La macchina disse: «Vi narrerò la storia dei Moltitudiani, del loro Re Mordileone, del Consigliere Perfetto e di Trurl il costruttore, che prima fabbricò il Consigliere e poi fece in modo di distruggerlo!»

LA STORIA DELLA PRIMA MACCHINA

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