Stanislaw Lem - Cyberiade
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- Название:Cyberiade
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- Издательство:Marcos y Marcos
- Жанр:
- Год:2003
- Город:Milano
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Tra gli esperti infuriava a questo proposito una vecchia polemica, perché metà di loro affermava che la bestia frazionaria iniziava dalla testa e terminava a quattro decimi dall’estremità della coda, mentre l’altra metà, naturalmente, sosteneva che iniziava dalla coda e risaliva verso la testa.
Ai loro tempi, Trurl e Klapaucius avevano dato un notevole contributo alla disciplina draconologica evidenziando gli errori di entrambe le posizioni. I Nostri erano stati i primi a introdurre in quest’area la teoria delle probabilità e, così facendo, avevano creato lo studio della draconicità statistica, nel quale si afferma che i draghi sono termodinamicamente impossibili soltanto in senso probabilistico, come gli elfi, le fate, gli gnomi, le streghe, i folletti e via discorrendo.
Risolvendo l’equazione generale dell’improbabilità, i due costruttori avevano ricavato i coefficienti dell’elficità, della follettizzazione, della cobolderia eccetera. E avevano scoperto che per avere la comparsa spontanea di un singolo drago medio occorreva aspettare sedici quintoquadrilioni di eptilioni di anni. In sostanza, l’intero problema sarebbe rimasto una curiosità matematica accademica se non si fosse messa di mezzo la famosa passione per gli esperimenti di Trurl, il quale decise di affrontare empiricamente il problema dell’inesistenza fenomenica dei draghi.
Per prima cosa, giacché si occupava dell’altamente improbabile, Trurl inventò un amplificatore di probabilità e cominciò a svolgere esperimenti nella propria cantina, passando poi nel Campo Dracogenico di Prova gestito e finanziato dall’Accademia.
Ancor oggi, molti di coloro che (purtroppo) non conoscono la Teoria Generale dell’improbabilità si chiedono perché Trurl abbia probabilizzato un drago e non un elfo o un orco. La risposta è semplicemente che i draghi, in primo luogo, hanno una probabilità superiore a quella degli elfi e degli orchi.
In verità, Trurl avrebbe potuto spingere ancora più avanti i suoi esperimenti di amplificazione, se il primo non fosse stato assai scoraggiante, in quanto il drago, mentre si materializzava, aveva cercato di mangiarselo. Fortunatamente, Klapaucius era vicino e aveva subito abbassato il livello di probabilità, cosicché il mostro era sparito.
Molti altri studiosi, in seguito, ripeterono l’esperimento su un fantasmatrone, ma non disponendo del «know-how» e del «Bang froid» necessari, una certa quantità di draghi si diede alla macchia, con conseguenti sgradevoli perturbazioni. Solo allora divenne chiaro che l’esistenza di cui godevano quelle orride bestie era assai diversa da quella dei normali oggetti di tutti i giorni, come gli armadi, i tavoli e le sedie, perché i draghi sono caratterizzati dalla loro probabilità anziché dalla loro attualità, anche se, naturalmente, tale probabilità diventa massima quando sono effettivamente in esistenza.
Supponiamo per esempio che qualcuno organizzi una caccia a un simile drago, lo circondi e, battendo i cespugli, gli si faccia sempre più vicino. Tuttavia, il cerchio di cacciatori, imbracciate le armi, il colpo in canna e il cane del fucile sollevato, al momento in cui si chiuderà, troverà solo un fazzoletto di terra bruciata e un odore inconfondibile: il drago, nel vedersi messo alle corde, è passato dallo spazio reale a quello configurazionale.
Trattandosi di una bestia brutale e del tutto ottusa, il drago esegue il passaggio in modo istintivo, naturalmente. Ora, di tanto in tanto, salterà fuori qualche persona arretrata e tarda di comprendonio che vi domanderà di mostrarle lo spazio configurazionale di cui parlate tanto, senza evidentemente rendersi conto che anche gli elettroni — della cui esistenza nessuna persona sana di mente si sognerebbe mai di dubitare — si muovono esclusivamente nello spazio delle configurazioni e che la loro comparsa e scomparsa dipendono solo da curve di probabilità. Anche se per altre persone — come gli sfortunati abitanti dei pianeti ad alta probabilità draconologica — era forse più difficile credere negli elettroni che nei draghi: gli elettroni, almeno presi singolarmente, non cercavano di inghiottirli in un boccone.
Un collega di Trurl, un certo Arboriziano Cyber, fu il primo a quantizzare i draghi, scoprendo la particella nota come dracotrone, la cui energia si misurava — ovviamente — in unità draconiche con un dracometro, e riuscì a determinare anche le coordinate della sua coda, cosa che rischiò di pagare con la vita. Tuttavia, che importanza potevano avere questi risultati scientifici per la gente comune, che soffriva acerbamente la barbarie dei draghi che scorrazzavano per la campagna, riempiendo l’aria di grida, di fiamme, di passi pesanti, che giungevano talvolta, in alcuni luoghi, a pretendere un tributo sotto forma di giovani vergini?
Che rilievo poteva avere, per i poveri villici, il fatto che i draghi di Trurl, indeterministici e di conseguenza euristici, si comportassero in modo esattamente conforme alla teoria — anche se contrario a ogni decenza — o che la sua teoria riuscisse a prevedere la forma della coda che demoliva le loro stalle e distruggeva le loro colture?
Non c’è da meravigliarsi, dunque, che il vasto pubblico, lungi dall’apprezzare il valore dell’invenzione di Trurl — di per sé davvero rivoluzionaria — fosse incavolatissimo con lui, come quando un gruppo di individui del tutto oscurantisti in questioni di scienza tese un agguato al famoso costruttore e gli diede un sacco di legnate.
Non che questo e simili episodi finissero per avere un effetto deterrente su di lui e sull’amico Klapaucius e li spingessero a rinunciare a ulteriori esperimenti: nel prosieguo del loro lavoro, i Nostri poterono scoprire che la durata dell’esistenza di un drago dipendeva soprattutto dal suo capriccio, oltre che dal suo grado di sazietà, e che l’unico metodo certo per annullarlo era quello di abbassarne la probabilità a zero o a valori ancor inferiori.
Tutte queste ricerche, naturalmente, richiesero molto tempo e molta energia; intanto, i draghi che erano fuggiti dominavano incontrastati e distruggevano una grande quantità di pianeti e di satelliti. E — quel che era peggio — si moltiplicavano.
Questo permise a Klapaucius di pubblicare un eccellente articolo intitolato: «Trasformate covarianti da drago a dragonessa, nel caso particolare di passaggio da stati proibiti dalle leggi fisiche a stati proibiti delle leggi penali».
L’articolo fece sensazione nel mondo scientifico, dove si parlava ancora della stupefacente bestia poli-poliziesca impiegata dagli intrepidi costruttori contro Re Krool per vendicare la morte di tanti colleghi.
Ma assai superiore fu la sensazione causata dalla notizia che un certo costruttore, noto come Basilisco il Gorgoniano, viaggiando per la Galassia, faceva evidentemente comparire i draghi con la sua sola presenza, e in luoghi dove non se n’era mai visto uno prima di allora.
Quando la situazione era disperata e la catastrofe pareva imminente, si presentava questo Basilisco, chiedeva di essere ricevuto dal sovrano di quella particolare regione, e — pattuita una parcella spropositata dopo parecchie ore di contrattazione — si incaricava di sterminare le bestie.
In genere l’ineffabile Basilisco riusciva a eliminarle, anche se nessuno sapeva bene come facesse, dato che lavorava da solo e in segreto.
Certo, la garanzia da lui offerta che l’eliminazione dei draghi — dracolisi — fosse definitiva era solo statistica; e un sovrano lo ripagò di uguale moneta, ossia con ducati che erano buoni soltanto in percentuale statistica. Da allora in poi, l’insolente Basilisco usò sempre l’acqua regia per controllare l’onestà metallica dei pagamenti regali.
Un pomeriggio soleggiato, Trurl e Klapaucius s’incontrarono e così si dissero: «Hai sentito di quel Basilisco?» chiese Trurl.
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