Stanislaw Lem - Cyberiade
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- Название:Cyberiade
- Автор:
- Издательство:Marcos y Marcos
- Жанр:
- Год:2003
- Город:Milano
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Un’unità di paracadutisti con aspirapolvere portatili e setacci venne lanciata sulla reale riserva di caccia per esaminarne ogni particella di polvere, e infine venne dato ordine che chiunque indossasse una divisa da poliziotto fosse arrestato e trattenuto senza possibilità di rilascio dietro cauzione, cosa che, naturalmente, causò parecchie difficoltà: metà dei poliziotti arrestò l’altra metà — come si seppe poi. Al crepuscolo, cacciatori e soldati ritornarono al villaggio storditi e laceri, e dovettero annunciare la terribile notizia che non s’era trovata, da nessuna parte, alcuna traccia del Re.
Alla luce delle torce, in piena notte, i due costruttori, in catene, vennero portati di fronte al Grande Cancelliere e Custode del Sigillo Reale, che si rivolse loro nel seguente modo: «Poiché avete falsamente cospirato e perversamente complottato contro la Corona e la Vita del nostro Amato Sovrano e Nobilissimo Re Krool e conseguentemente a ciò avete osato levare su di lui una mano sacrilega e traditrice, ne avete vilmente procurato la dipartita, oltre ad avere assunto falsamente l’identità di più agenti di polizia, la qual cosa costituisce notevole aggravante dei vostri crimini, sarete squartati senza quartiere, impalati ed esposti sulla pubblica piazza, sbudellati, sepolti vivi, crocifissi e bruciati sul rogo, e infine le vostre ceneri saranno messe in orbita come avvertimento e memento perpetuo a chiunque osi albergare in sé tentazioni di regicidio, amen».
«Non potreste aspettare un attimo?» chiese Trurl. «Vedete, attendevamo una lettera…»
«Una lettera, ridicolo e abietto poltrone?»
Proprio allora le guardie si scostarono per lasciar passare il Ministro delle Poste… del resto, come potevano sbarrare con le loro alabarde l’ingresso a un simile dignitario? Il Ministro si presentò in alta uniforme; con tutte le medaglie che tintinnavano in modo impressionante, trasse una lettera da una cartelletta adorna di zaffiri e la consegnò al Cancelliere, dicendo: «Benché io sia solo un manichino, vengo da parte di Sua Maestà».
E così dicendo si disintegrò in una massa di finissima polvere.
Il Cancelliere non voleva credere ai propri occhi, ma riconobbe immediatamente il sigillo reale impresso sulla chiusura di ceralacca rossa; aprì la lettera e lesse che Sua Maestà era costretto a negoziare con il nemico, giacché i costruttori avevano impiegato mezzi algoritmici e algebrici per catturarlo, e adesso avrebbero elencato le loro richieste, che il Grande Cancelliere avrebbe fatto bene a soddisfare, se voleva riavere tutto intero il suo Possente Sovrano. E, come firma: «Krool qui pone la sua mano e il suo sigillo, mentre è tenuto prigioniero, in una caverna di ignota posizione, da una bestia pseudopoliziesca in triplice uniforme».
Si levò un gran clamore; tutti gridavano e chiedevano a gran voce cosa significasse, e quali fossero le richieste, ma Trurl si limitò a dire: «Le nostre catene, per favore».
Venne chiamato un fabbro, che si affrettò a liberarli. Poi Trurl soggiunse: «Siamo sporchi e affamati, abbiamo bisogno di un bagno, di un rasoio, di massaggi e rinfreschi: il tutto, naturalmente, della migliore qualità, con grande pompa, e con il dessert gradiremmo un balletto acquatico con fuochi artificiali!»
La corte, naturalmente, era sconvolta, ma dovette obbedire ai due costruttori, fino all’ultimo dettaglio. Solo all’alba la coppia dei Nostri fece ritorno dalla sua residenza: ciascuno dei due era elegantemente profumato e sedeva in una portantina trasportata da valletti (i loro ex informatori); poi, degnatisi di concedere udienza, si fecero posare a terra ed elencarono le loro richieste — non a memoria, però, ma leggendole in un libriccino che avevano già preparato in precedenza e nascosto dietro una tenda della loro stanza. Lessero i seguenti articoli:
Art. 1. Sarà fornita una nave, della miglior fattura e appartenente al miglior modello disponibile, per portare a casa i costruttori.
Art. 2. Su detta nave saranno caricati i seguenti beni: diamanti, quattro secchi; monete d’oro, quaranta secchi; platino, palladio e altro materiale di valore disponibile, otto secchi ciascuno. Inoltre, tutti i souvenir e gli oggetti curiosi — tra quelli ora presenti negli Appartamenti Reali — che i firmatari di questo elenco potranno giudicare adatti.
Art. 3. Fino al momento in cui detta nave non sarà pronta per la partenza, con ogni vite ben serrata e copigliata, non avrà il pieno carico e non sarà consegnata ai costruttori, completa di passatoia rossa, banda d’addio di ottanta elementi e coro di voci bianche, e finché non si saranno svolti gli opportuni festeggiamenti, con consegna di premi e decorazioni, con folla doverosamente osannante… fino a quel momento, nisba Re.
Art. 4. Un’espressione ufficiale di imperitura gratitudine verrà coniata su un’opportuna medaglia d’oro dedicata ai Sublimi e Radianti Costruttori Trurl e Klapaucius, Delizia e l’errore dell’universo; nella medaglia sarà inciso il completo resoconto della loro vittoria, firmato in calce da ogni Ministro del Regno. Detta medaglia sarà incastonata sulla canna del cannone preferito di Sua Maestà il Re: cannone che lo stesso Lord Protozoro, Ministro della Caccia Reale, porterà a bordo, da solo e senza alcun aiuto… il Protozoro, sia ben chiaro, che ha attirato con l’inganno sul pianeta i due Sublimi e Radianti Costruttori, con l’intento di procurare loro morte dolorosa e disonorevole.
Art. 5. Il suddetto Protozoro li accompagnerà nel corso del viaggio di ritorno, a loro tutela e protezione da ogni sorta di tradimento, inseguimento e simili. A bordo occuperà una gabbia di 90 per 90 per 120 cm e riceverà come assegnazione giornaliera di cibo un panzerotto ripieno di quella stessa segatura che i Sublimi e Radianti Costruttori ritennero di dover ordinare nel periodo in cui indulgevano alle follie del Re e che venne poi portata al quartier generale della polizia per mezzo di un dirigibile senza targa.
Art. 6 e ultimo. Il Re non dovrà implorare in ginocchio perdono dai Sublimi e Radianti Costruttori perché essi gli sono troppo superiori per badare a lui.
In fede, le parti hanno qui posto la loro firma e il loro sigillo in data tale giorno del tale mese del tale anno eccetera eccetera.
Firmato: Trurl e Klapaucius, costruttori.
Controfirmato: il Grande Cancelliere, il Grande Ciambellano, il Grande Capo della Polizia Segreta, il Grande Siniscalco, i Capi Squadrone e il Ministro dei Reali Dirigibili.
Ministri e dignitari stavano per scoppiare, ma che altro potevano fare? Non avevano scelta, e perciò ordinarono subito di allestire un’astronave.
Poi, però, i due costruttori fecero inopinatamente la loro comparsa al cantiere, dopo un tranquillo petit déjeuner, per controllare il lavoro, e non c’era niente che riuscisse a soddisfarli: un certo materiale, per esempio, non valeva nulla, un certo ingegnere era un perfetto idiota, e nella sala principale volevano una lanterna magica che girasse a una data velocità, montata su quattro aggeggiacoli pneumatici e con in cima un orologio a cuccurucù con movimento atomico… e se i locali non sapevano che cos’era un aggeggiacolo, peggio per loro, dato che il Re era certo ansioso di essere liberato, e (non appena ritornato in grado di farlo) avrebbe punito con severità chiunque avesse osato prolungare la sua prigionia. Questa osservazione fu causa di un generale quasi-svenimento, di una grande debolezza alle ginocchia e di un’epidemia di tremarella, ma il lavoro proseguì in fretta.
Infine la nave fu pronta e gli stivatori reali cominciarono ad accumulare il carico nella stiva: diamanti, sacchi di perle, una tale quantità d’oro che qualche moneta continuava sempre a ruzzolare fuori dal portello.
Intanto, la polizia stava segretamente passando al pettine l’intero paese, con grande divertimento di Trurl e Klapaucius, i quali non avevano difficoltà a spiegare a un pubblico intimidito ma incantato come fosse successa ogni cosa, come avessero scartato un’idea dopo l’altra finché non si erano imbattuti in un genere di bestia del tutto diverso. Non sapendo dove mettere i comandi — ossia il cervello — della bestia senza correre rischi, i costruttori avevano fatto in modo che l’intera bestia fosse cervello, permettendole di pensare con le gambe, la coda o le mascelle (che, com’era ovvio, erano dotate unicamente di denti del giudizio).
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