Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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L’ultimo esame fu quello di Storia della Magia. Dopo aver passato un’ora a rispondere a domande su qualche vecchio mago svitato, inventore del calderone che si mescola da sé, sarebbero stati liberi, liberi per una settimana intera, prima che uscissero i risultati. Quando il fantasma del professor Rüf ordinò loro di riporre le penne d’oca e di arrotolare le pergamene, Harry non poté fare a meno di rallegrarsi.

«È stato molto più facile di quanto credessi» gli disse Hermione mentre si univano alla folla dei compagni che sciamavano fuori, sul prato assolato. «Era perfettamente inutile imparare a memoria il Codice di Comportamento dei Lupi Mannari del 1637 e studiare la rivolta di Elfric l’Avido».

Hermione si divertiva sempre a rivedere gli esercizi dopo l’esame, ma Ron le disse che gli faceva venire mal di stomaco, e così si diressero verso il laghetto e si stesero comodamente sotto un albero. I gemelli Weasley e Lee Jordan stavano facendo il solletico ai tentacoli di un calamaro gigante che si crogiolava nell’acqua tiepida e poco profonda.

«Niente più ripassi!» disse Ron con un sospiro di sollievo, stiracchiandosi sull’erba. «Potresti anche smetterla di fare quel muso, Harry! Abbiamo davanti una settimana intera, prima di scoprire quanto siamo andati male. Inutile preoccuparsi adesso!»

Harry si stava stropicciando la fronte.

«Come vorrei sapere che cosa significa!» disse con uno scatto di rabbia. «Questa cicatrice non la pianta di farmi male… mi è già capitato, ma mai tanto spesso».

«Va’ da Madama Chips» suggerì Hermione.

«Non sono mica malato» rispose Harry. «Credo che sia un avvertimento… significa pericolo incombente».

Ron aveva troppo caldo per arrabbiarsi.

«Rilassati, Harry: Hermione ha ragione, la Pietra è al sicuro fino a che c’è in giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna prova che Piton abbia scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si è quasi fatto strappare una gamba: vedrai che aspetterà prima di riprovarci. E prima che Hagrid abbandoni Silente, Neville avrà fatto in tempo a entrare nella nazionale di Quidditch».

Harry annuì, ma non riusciva a liberarsi dalla fastidiosa sensazione che c’era qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa di importante. Quando tentò di spiegarsi, Hermione commentò: «È l’effetto degli esami, lo la notte scorsa mi sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero già arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle Trasfigurazioni».

Eppure, Harry era convinto che quella fastidiosa sensazione non avesse nulla a che fare con lo studio. Guardò un gufo svolazzare nel luminoso cielo azzurro, diretto alla scuola, con un messaggio stretto nel becco.

Hagrid era l’unico che non gli scrivesse mai. Hagrid non avrebbe mai tradito Silente. Hagrid non avrebbe mai detto a nessuno come fare per evitare Fuffi, mai… Eppure…

Di colpo, Harry balzò in piedi.

«Ma dove vai?» chiese Ron in tono sonnacchioso.

«Mi è venuta in mente una cosa» rispose Harry. Era impallidito. «Dobbiamo immediatamente andare a trovare Hagrid».

«E perché?» disse Hermione tutta ansimante mentre tentava di stare al passo con loro.

«A voi non sembra un po’ strano» proseguì Harry mentre risalivano il declivio erboso, «che la cosa che Hagrid più desidera al mondo sia un drago, e che si presenti uno sconosciuto che per caso si ritrova un uovo di drago in tasca? Quanta gente c’è che va in giro con in tasca uova di drago, visto che è vietato dalla legge dei maghi? È stato fortunato a incontrare Hagrid, non vi pare? Oh, ma perché non ci ho pensato prima?»

«Ma che cosa ti frulla per la testa?» chiese Ron. Ma Harry, attraversando speditamente il parco diretto verso la foresta, non rispose.

Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa; aveva le maniche e le gambe dei pantaloni arrotolate e stava sgusciando piselli in una grossa ciotola.

«Salve!» disse sorridendo. «Finiti gli esami? Avete tempo di fermarvi a bere qualcosa?»

«Sì, grazie» disse Ron, ma Harry lo bloccò.

«No, abbiamo fretta. Hagrid, devo chiederti una cosa. Sai quella notte che hai vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero con cui hai giocato a carte?»

«Boh» rispose Hagrid, vago, «non si è mai tolto il mantello».

Quando si accorse che tutti e tre lo fissavano allibiti, alzò un sopracciglio.

«Non è mica una cosa tanto strana, di gente bizzarra ce n’è tanta al pub della ‘Testa di Porco’, giù al villaggio. Poteva essere un trafficante di draghi, no? Comunque, in faccia non l’ho mai visto, si è sempre tenuto il cappuccio».

Harry si lasciò cadere a terra, vicino alla ciotola di piselli.

«E di che cosa avete parlato, Hagrid? Gli hai mai accennato a Hogwarts?»

«Può darsi» rispose Hagrid aggrottando le sopracciglia nello sforzo di ricordare. «Sì… Mi ha chiesto che mestiere facevo e io gli ho detto che facevo il guardiacaccia qui… Allora ha chiesto di che genere di creature mi occupavo. Io gliel’ho detto… e ho anche detto che avevo sempre desiderato avere un drago… Poi… non ricordo tanto bene, perché quello non faceva che offrirmi da bere. Vediamo… sì, allora ha detto che lui aveva un uovo di drago e se lo volevo potevamo giocarcelo a carte… Però dovevo promettergli che lo tenevo bene: non voleva che finiva al chiuso in qualche casa… Allora io gli ho detto che, dopo Fuffi, tenere un drago era la cosa più facile del mondo…»

«E lui… ha mostrato qualche interesse per Fuffi?» chiese Harry cercando di mantenere calmo il tono della voce.

«Be’, sì… Insomma, anche dalle parti di Hogwarts, non è che capiti spesso di incontrare cani a tre teste, no? Allora gli ho detto che Fuffi era buono come il pane, se uno sapeva calmarlo. Bastava un po’ di musica, e lui si addormentava come un angioletto…»

Di colpo, un’espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid.

«Accidenti, non ve lo dovevo dire!» farfugliò. «Dimenticate tutto! Ehi… ma dove andate?»

Harry, Ron e Hermione non scambiarono neanche una parola finché non si fermarono nel salone d’ingresso, che dopo il prato assolato parve loro molto freddo e cupo.

«Dobbiamo andare da Silente» disse Harry. «Hagrid ha raccontato a quello straniero come si fa a eludere la sorveglianza di Fuffi, e sotto quel mantello c’era o Piton o Voldemort… Dev’essere stato facile, dopo aver fatto sbronzare Hagrid. Spero solo che Silente creda a quello che gli diciamo. Fiorenzo potrebbe darci manforte, sempre che Cassandro non glielo impedisca. Dov’è lo studio di Silente?»

Si guardarono attorno come se sperassero di scorgere un cartello che indicasse la direzione giusta. Nessuno gli aveva mai detto dove abitasse Silente, né conoscevano nessuno che fosse stato spedito da lui.

«Basterà che…» cominciò Harry, ma all’improvviso una voce risuonò nel salone.

«Che cosa ci fate qui dentro, voi tre?»

Era la professoressa McGranitt, che portava una grossa pila di libri.

«Vogliamo vedere il professor Silente» disse Hermione con un coraggio che Harry e Ron giudicarono notevole.

«Vedere il professor Silente?» ripeté la McGranitt come se quella richiesta le apparisse molto sospetta. «E perché?»

Harry deglutì. Che dire?

«Be’, sarebbe un segreto…» disse, ma subito rimpianse di averlo detto, perché le narici dell’insegnante cominciarono a fremere.

«Il professor Silente è uscito dieci minuti fa» disse poi in tono gelido. «Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia ed è subito partito in volo per Londra».

«Se n’è andato?» fece Harry in tono affranto. «Proprio adesso?»

«Potter, il professor Silente è un grandissimo mago, la sua presenza è richiesta da molte parti…»

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