Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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«È quello che ti fa paura, eh?» fece Gazza con la voce che tradiva la sua gioia maligna. «Ai lupi mannari dovevi pensarci prima di combinare tutti quei pasticci, non credi?»

Hagrid emerse dalle tenebre e si avvicinò a loro, seguito a ruota da Thor. Portava in mano la sua grossa balestra, e una faretra piena di frecce a tracolla.

«Era ora» disse. «È già mezz’ora che vi aspetto. Tutto bene? Harry, Hermione?»

«Io non li tratterei con tanta confidenza, Hagrid» disse Gazza freddamente, «in fin dei conti sono qui per essere puniti».

«Forse è per questo che siete in ritardo, signore?» chiese Hagrid a Gazza aggrottando le sopracciglia. «Perché ha perso tempo a fargli la lezione? Ma non è compito suo, questo. Lei ha fatto la sua parte, da qui in avanti me ne occupo io».

«Allora io torno all’alba» disse Gazza, «…a riprendere quello che ne resta» aggiunse poi malignamente. Dopodiché si voltò e riprese la strada del castello, con il lume che ballonzolava nel buio.

A quel punto, Malfoy si voltò verso Hagrid.

«Io in quella foresta non ci metto piede» disse, e Harry fu contento di sentire che nella sua voce c’era una nota di panico.

«Ci andrai, eccome, se vuoi restare a Hogwarts!» ribatté Hagrid in tono feroce. «Avete combinato un guaio, e adesso dovete pagare».

«Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che ci avrebbero dato degli esercizi o roba del genere… Se lo sapesse mio padre, quel che mi state facendo, lui…»

«…ti direbbe che a Hogwarts si è sempre fatto così» lo rimbeccò Hagrid. «Figuriamoci: esercizi! E a che cosa servirebbero? No: farete qualcosa di utile, oppure vi sbatteranno fuori. Se credi che tuo padre preferisce vederti espulso, tornatene al castello e fa’ le valigie. Avanti, adesso!»

Ma Malfoy non si muoveva. Guardò Hagrid con aria infuriata, ma poi abbassò gli occhi.

«Allora» disse Hagrid, «adesso statemi a sentire bene, perché quel che faremo stanotte è molto pericoloso e non voglio che correte rischi. Venite un momento con me».

Li condusse fino al margine della foresta. Tenendo alto il lume, additò uno stretto sentiero serpeggiante, che scompariva fra il fitto degli alberi, immerso nell’oscurità. Una brezza leggera scompigliò loro i capelli, mentre si sporgevano a sbirciare fra la folta vegetazione.

«Guardate lì» fece Hagrid, «vedete quella roba che luccica per terra? Quella roba argentata? È sangue di unicorno. Là dentro c’è un unicorno ferito. E la seconda volta che succede, questa settimana. Mercoledì scorso ne ho trovato uno morto. Noi cercheremo di andare a salvarlo, povera bestia. Ma forse dovremo abbatterlo, per non farlo più soffrire».

«E se chi ha ferito l’unicorno ci trova prima lui?» fece Malfoy, incapace di non lasciar trasparire la paura dalla sua voce.

«Niente che vive nella foresta può farvi del male, se siete con me o con Thor» rispose Hagrid. «E poi, non lasciate mai il sentiero. Bene: adesso ci divideremo in due gruppi e seguiremo le tracce ognuno da una parte. C’è sangue dappertutto: l’unicorno ferito deve vagare almeno dalla notte scorsa».

«Io voglio Thor» disse rapidamente Malfoy, adocchiando i lunghi denti del cane.

«D’accordo, ma ti avverto che è un gran vigliacco» disse Hagrid. «Allora io, Harry e Hermione andremo da una parte, e Draco, Neville e Thor dall’altra. Se uno dei due gruppi trova l’unicorno, sprizza subito delle scintille verdi. Va bene? Adesso tirate fuori le bacchette magiche e fate un po’ di esercizio… bene così… e se qualcuno si trova in difficoltà, mandi delle scintille rosse, e tutti verremo ad aiutarlo. Allora, fate molta attenzione. Andiamo».

La foresta era nera e silenziosa. Dopo aver fatto un po’ di strada, giunsero a un bivio nel sentiero di terra battuta: Harry, Hermione e Hagrid presero a sinistra, mentre Malfoy, Neville e Thor andarono a destra.

Avanzavano in silenzio, occhi a terra. Di tanto in tanto, un raggio di luna, filtrando attraverso i rami alti degli alberi, illuminava una macchia di sangue blu-argenteo sulle foglie secche.

Harry si accorse che Hagrid aveva un’aria molto preoccupata.

«Può essere stato un lupo mannaro a uccidere gli unicorni?» gli chiese.

«Macché, i lupi mannari non sono così veloci» rispose Hagrid. «Acchiappare un unicorno non è mica facile. Sono creature con grandi poteri magici. Prima d’adesso non avevo mai sentito dire che un unicorno è rimasto ferito».

Passarono accanto a un tronco d’albero ricoperto di muschio. Harry udì uno scrosciare d’acqua: là vicino doveva esserci un torrente. Lungo il sentiero serpeggiante, continuarono a trovare macchie sparse di sangue di unicorno.

«Tutto bene, Hermione?» sussurrò a un certo punto Hagrid. «Non ti preoccupare, se sta davvero male non può essere andato lontano, e noi riusciremo a… PRESTO, NASCONDETEVI DIETRO QUELL’ALBERO!»

Hagrid afferrò Harry e Hermione e li trascinò via dal sentiero, perché si riparassero dietro un’altissima quercia. Poi estrasse una freccia dalla faretra, la infilò nella balestra e sollevò l’arma, pronto a colpire. Rimasero tutti e tre in ascolto. Là vicino c’era qualcosa che strisciava sulle foglie secche: dal suono sembrava un mantello che toccasse per terra. Hagrid cercò di aguzzare lo sguardo per vedere più in là, lungo il sentiero buio, ma dopo qualche secondo il rumore svanì.

«Lo sapevo» mormorò. «Qua c’è in giro qualcosa che non ci dovrebbe essere».

«Un lupo mannaro?» suggerì Harry.

«Macché, quello non era un lupo mannaro, e non era neppure un unicorno» rispose Hagrid cupamente. «Va bene, seguitemi, ma state attenti».

Ripresero ad avanzare ma più lentamente, tendendo l’orecchio al minimo rumore. All’improvviso, in una radura poco più avanti, qualcosa senza dubbio si mosse.

«Chi è là?» gridò Hagrid. «Fatti vedere… sono armato!»

In quella, avanzò nella radura… ma era un uomo o un cavallo? Fino alla cintola era un uomo, con barba e capelli rossi, ma dalla vita in giù aveva un corpo di cavallo di un bel marrone castagna, con una lunga coda rossastra. Harry e Hermione restarono a bocca aperta.

«Ah, sei tu, Conan» disse Hagrid in tono sollevato. «Come va?»

Fece un passo avanti e strinse la mano al centauro.

«Buona sera a te, Hagrid» disse Conan. Aveva una voce profonda e malinconica. «Non è che volevi colpirmi?»

«Non si è mai troppo cauti, Conan» rispose Hagrid dando un colpetto alla sua balestra. «In giro per questa foresta c’è qualcosa che non mi torna. Oh, a proposito, ti presento Harry Potter e Hermione Granger. Studiano su alla scuola. E questo è Conan, ragazzi. E un centauro».

«L’avevamo notato» disse Hermione con un filo di voce.

«Buona sera» fece Conan. «Allora, voi due siete studenti? E dite un po’: in quella scuola si studia molto?»

«Ehm…»

«Un po’» disse Hermione timidamente.

«Un po’. Be’, è già qualcosa» sospirò Conan. Poi rovesciò il capo all’indietro e guardò il cielo. «Marte è molto luminoso, stasera».

«Già» fece Hagrid guardando anche lui in alto. «Senti un po’, Conan, sono proprio contento che ti abbiamo incontrato, perché c’è in giro un unicorno ferito. Tu hai visto niente?»

Conan non rispose subito. Continuò a fissare il cielo, poi tornò a sospirare.

«Le prime vittime sono sempre gli innocenti» disse. «Così fu nei secoli dei secoli, così è adesso».

«Già» fece Hagrid, «ma tu hai visto niente, Conan? Niente di strano?»

«Marte è molto luminoso stanotte» ripeté Conan mentre Hagrid gli lanciava un’occhiata impaziente. «Non capita spesso».

«Va bene, ma io intendevo niente di strano un po’ più terra terra» riprese Hagrid. «Insomma, non hai notato niente?»

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