Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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«Che cosa c’è?»

«C’era qualcuno che spiava attraverso le tendine… un ragazzino… è partito di corsa verso la scuola».

Harry corse alla porta e guardò fuori. Anche a distanza, era impossibile non riconoscerlo.

Malfoy aveva visto il drago.

C’era qualcosa nel sorrisetto beffardo che Malfoy portò dipinto in taccia per tutta la settimana seguente, che innervosiva molto Harry, Ron e Hermione. I tre passarono gran parte del tempo libero nella capanna semibuia di Hagrid, cercando di farlo ragionare.

«Senti, lascialo andare» lo esortava Harry. «Liberalo».

«Ma non posso» rispondeva Hagrid. «È troppo piccolo. Morirebbe».

Guardarono il drago. Nel giro di una settimana la sua lunghezza si era già triplicata. Dalle narici continuavano a uscirgli volute di fumo. Hagrid aveva trascurato i suoi doveri di guardiacaccia, tanto da fare aveva con il drago. Il pavimento era coperto di bottiglie di brandy vuote e di penne di pollo.

«Ho deciso di chiamarlo Norberto» disse guardando il drago con gli occhi lucidi. «Mi riconosce davvero: guardate. Norberto! Norberto! Dov’è la mamma?»

«È andato fuori di testa» mormorò Ron all’orecchio di Harry.

«Hagrid» disse Harry ad alta voce, «da qui a quindici giorni, Norberto sarà lungo quanto la tua casa. Malfoy potrebbe andare in qualsiasi momento a spifferare tutto a Silente».

Hagrid si morse le labbra.

«Lo so… lo so che non potrò tenerlo per sempre, ma non posso mica buttarlo via, no?»

Harry si volse di scatto verso Ron.

«Charlie!» esclamò.

«Stai diventando matto pure tu» disse Ron. «Io sono Ron, hai presente?»

«Ma no! Charlie… tuo fratello! In Romania. Quello che studia i draghi. Potremmo mandare Norberto da lui. Charlie potrebbe allevarlo e poi liberarlo nella foresta!»

«Geniale!» commentò Ron. «Che ne dici, Hagrid?»

Alla fine, Hagrid acconsentì a mandare un gufo a Charlie per chiedergli se andava bene.

La settimana seguente trascorse lenta. Giunse mercoledi sera: Hermione e Harry erano seduti insieme nella sala di ritrovo, molto tempo dopo che tutti gli altri se ne erano andati a letto. L’orologio a muro aveva appena suonato la mezzanotte, quando si aprì di colpo il buco dietro il ritratto. Ron comparve da chissà dove, togliendosi di dosso il mantello che rende invisibili. Era stato giù alla capanna di Hagrid per aiutarlo a dar da mangiare a Norberto, che adesso divorava topi morti a carrettate.

«Mi ha morso!» disse mostrando loro la mano fasciata in un fazzoletto insanguinato. «Non riuscirò a tenere in mano una penna d’oca per una settimana. Ve lo dico io: il drago è l’animale più orribile che ho mai visto, ma da come lo tratta Hagrid, si direbbe un tenero coniglietto bianco. Quando Norberto mi ha morso, Hagrid mi ha rimproverato che l’avevo spaventato. E quando sono uscito gli stava cantando la ninnananna».

Si udì bussare alla finestra, ormai non più illuminata.

«È Edvige!» esclamò Harry, affrettandosi ad aprirle. «Deve avere la risposta di Charlie!»

I tre accostarono le teste per leggere il messaggio, che diceva:

Caro Ron,

come stai? Grazie della lettera. Sarei lieto di prendere con me il Dorsorugoso norvegese, ma non sarà facile farlo arrivare fin qui. Credo che la cosa migliore sia affidarlo a certi amici miei che verranno a trovarmi la settimana prossima. Il problema è che non debbono farsi vedere a trasportare un drago di nascosto.

Potresti far salire il Dorsorugoso sulla torre più alta, a mezzanotte di sabato? Loro possono venirti incontro lì e portarselo via finché fa buio.

Mandami una risposta al più presto.

Tanti baci,

Charlie

Si guardarono.

«Abbiamo il mantello che rende invisibili» disse poi Harry. «Non dovrebbe essere troppo difficile… mi pare che il mantello sia grande abbastanza da coprire due di noi e Norberto».

Quella settimana era stata talmente dura che gli altri due furono subito d’accordo con lui: avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di disfarsi di Norberto… e di Malfoy.

Ma vi fu un intoppo. La mattina dopo, la mano di Ron si era gonfiata fino a diventare il doppio dell’altra. Il ragazzo non era certo di far bene ad andare da Madama Chips: e se si fosse accorta che si trattava di un morso di drago? Comunque, al pomeriggio non aveva più scelta: la ferita era diventata di un brutto color verde. A quanto sembrava, le zanne di Norberto erano avvelenate.

A fine giornata, Harry e Hermione si precipitarono in infermeria dove trovarono Ron a letto, in condizioni pietose.

«Non è soltanto la mano» sussurrò, «anche se mi sento come se mi stesse per cadere. Malfoy ha detto a Madama Chips che voleva prendere in prestito uno dei miei libri, e con questa scusa è venuto a farsi quattro risate alla faccia mia. Non ha smesso un attimo di minacciare di spifferare da che cosa sono stato morso… Io avevo detto che era stato un cane, ma non penso che la Chips mi abbia creduto. Non avrei proprio dovuto picchiarlo, alla partita di Quidditch: è per questo che adesso se la prende con me» concluse Ron.

Harry e Hermione cercarono di calmarlo.

«Entro la mezzanotte di sabato sarà finito tutto» disse Hermione, ma la cosa non parve tranquillizzarlo minimamente. Anzi, Ron si tirò su a sedere e gli venne una gran sudarella.

«A mezzanotte di sabato!» esclamò con voce arrochita. «Oh no… oh no… mi è appena tornato in mente che… dentro il libro che Malfoy mi ha chiesto in prestito c’era la lettera di Charlie! Adesso sa che stiamo per disfarci di Norberto».

Harry e Hermione non ebbero neanche il tempo di rispondere. In quel preciso istante, entrò Madama Chips e li mise alla porta, dicendo che Ron aveva bisogno di dormire.

«Ormai è troppo tardi per cambiare il nostro piano» disse Harry a Hermione. «Non abbiamo tempo di mandare un altro gufo a Charlie, e questa potrebbe essere la nostra unica possibilità di far sparire Norberto. Dobbiamo rischiare. E comunque, abbiamo il mantello che rende invisibili, e Malfoy non ne sa un bel niente».

Quando andarono giù da Hagrid per dirgli tutto, trovarono Thor seduto fuori della porta con la coda bendata. Hagrid parlò loro attraverso la finestra.

«Non vi faccio entrare» spiegò. «Norberto è in vena di dispetti… ma io so bene come trattarlo».

Quando gli dissero della lettera a Charlie, gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma forse poteva essere perché Norberto gli aveva appena morso una gamba.

«Ahi! Tutto a posto, mi ha preso sullo stivale… è soltanto un gioco… in fin dei conti, è ancora piccolino».

In quella, il piccolino picchiò con forza la coda sul muro, facendo sbattere le finestre. Quando Harry e Hermione ripresero la strada del castello, non vedevano l’ora che arrivasse sabato.

Quando giunse il momento di dire addio a Norberto, avrebbero anche potuto provare pena per Hagrid, se non fossero stati tanto preoccupati al pensiero di quel che avrebbero dovuto fare. Era una notte molto buia e nuvolosa, e arrivarono alla capanna con un po’ di ritardo perché avevano dovuto aspettare nel salone d’ingresso che Pix la smettesse di giocare a tennis contro il muro e si togliesse di torno.

Hagrid aveva già sistemato Norberto dentro una grossa cassa.

«Gli ho messo un bel po’ di topi e di brandy per il viaggio» disse con voce soffocata. «E dentro ho messo anche il suo orsacchiotto, se mai si sente solo».

Dall’interno della cassa provenivano rumori sinistri: Harry ebbe l’impressione che all’orsacchiotto venisse strappata la testa.

«Addio, Norberto!» singhiozzò Hangrid mentre Harry e Hermione ricoprivano la cassa con il mantello che rende invisibili e ci s’infilavano sotto anche loro. «La mamma non ti dimenticherà mai!»

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