Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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Harry si piegò in avanti. Raptor stava borbottando qualcosa, quando Piton lo interruppe.

«Hai scoperto come si fa a mettere fuori combattimento quella bestiaccia che Hagrid ha piazzato lì dentro?»

«M-ma Severus, io…»

«Guarda che non ti conviene avermi per nemico, Raptor» disse Piton facendo un passo verso di lui.

«No-non ca-capisco ch-che cosa inte…»

«Lo sai benissimo, quel che intendo dire».

In quella, un gufo lanciò un forte ululato e Harry quasi cadde dall’albero. Si riprese in tempo per udire Piton che diceva: «… quei tuoi abracadabra da quattro soldi. Io resterò ad aspettare».

«M-ma i-io n-non so…»

«Benissimo» tagliò corto Piton. «Faremo presto un’altra bella chiacchierata, quando avrai avuto il tempo di pensarci su e di decidere da che parte stai».

E così dicendo, si gettò il mantello sul capo e si allontanò a gran passi dalla radura. Ormai era quasi buio, ma Harry riuscì a scorgere Raptor, che era rimasto lì, come pietrificato.

«Harry! Ma dove ti eri cacciato !» squittì Hermione.

«Abbiamo vinto! Hai vinto! Abbiamo vinto!» gridò Ron, mollandogli una pacca sulla schiena. «E io ho fatto un occhio nero a Malfoy, mentre Neville si batteva da solo contro Tiger e Goyle! È ancora in coma, ma Madama Chips dice che non ha niente. L’avevamo detto che gliel’avremmo fatta vedere noi, a quelli del Serpeverde! Sono tutti nella sala di ritrovo che ti aspettano. Abbiamo organizzato una festa: Fred e George hanno sgraffignato dalle cucine un po’ di dolci e altra roba buona».

«Adesso lasciamo stare» disse Harry ancora ansimante. «Vediamo di trovare una stanza vuota: ho qualcosa da dirvi…»

Si assicurò che Pix non fosse da quelle parti prima di chiudersi la porta alle spalle, e poi raccontò loro per filo e per segno tutto quel che aveva visto e sentito.

«Allora avevamo ragione, si tratta proprio della Pietra Filosofale! E Piton sta cercando di costringere Raptor ad aiutarlo a rubarla. Gli ha chiesto se sapeva come fare per eludere la sorveglianza di Fuffi, e ha anche accennato agli ‘abracadabra da quattro soldi’ di Raptor. Io credo che, a parte Fuffi, la sorveglianza della pietra sia affidata anche a qualcos’altro: probabilmente un sacco di incantesimi assortiti… e Raptor dovrebbe fare non so che magia nera per permettere a Piton di fare il colpo…»

«Allora tu pensi che la pietra sia al sicuro solo se Raptor gli dice di no…» fece Hermione in tono allarmato.

«Entro martedì prossimo, la faccenda sarà risolta» sentenziò Ron.

Capitolo 14

Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia

Ma Raptor doveva essere più coraggioso di quanto credevano. Nelle settimane successive sembrava farsi sempre più pallido e smunto, ma resisteva.

Ogni volta che passavano per il corridoio del terzo piano, Harry, Ron e Hermione accostavano l’orecchio alla porta per controllare che dentro Fuffi ringhiasse ancora. Piton si faceva vedere in giro di malumore come al solito, il che certamente significava che la Pietra era ancora in salvo. In quei giorni ogni volta che Harry incrociava Raptor lo gratificava di una sorta di sorriso di incoraggiamento e Ron aveva cominciato a redarguire quelli che ridevano della balbuzie del professore. Hermione, invece, aveva altre cose cui pensare oltre la Pietra Filosofale. Aveva cominciato a fare il programma dei ripassi e a dividere i suoi appunti per argomenti e attribuire un colore diverso a ciascuno. A Harry e a Ron non sarebbe mai passato per la testa, ma lei continuava a pungolarli perché facessero lo stesso. «Ma, Hermione, agli esami mancano secoli!»

«Dieci settimane» precisò impaziente Hermione, «dieci settimane non sono secoli, e per Nicolas Flamel sono un attimo».

«Ma noi non abbiamo seicento anni come Flamel» le ricordò Ron. «E comunque, si può sapere a che cosa ti serve fare il ripasso, visto che sai già tutto?»

«A che cosa mi serve? Ma sei matto? Ti rendi conto che questi esami dobbiamo passarli per andare al secondo anno? Sono molto importanti, avrei dovuto cominciare a studiare un mese fa, non so proprio che cosa mi ha preso…»

Purtroppo pareva che gli insegnanti la pensassero come Hermione. Li caricarono di tanti di quei compiti per le vacanze di Pasqua, che quanto a divertimento le vacanze di Pasqua non assomigliarono di certo a quelle di Natale. Era difficile rilassarsi con Hermione accanto che recitava i dodici usi del sangue di drago e si esercitava nei movimenti della bacchetta magica. Bofonchiando e sbadigliando, Harry e Ron trascorsero la maggior parte del tempo libero con la ragazza in biblioteca cercando di portare a termine i compiti delle vacanze.

«Questo non riuscirò mai a ricordarmelo» esplose Ron un pomeriggio, poggiando la penna d’oca e guardando nostalgico fuori della finestra della biblioteca. Era la prima vera, bella giornata di sole che avevano avuto da mesi. Il cielo era di un tenue color non ti scordar di me e nell’aria c’era il profumo dell’estate imminente.

Harry, che stava cercando la voce ‘Dittamo’ nel volume Cento erbe e funghi magici, non alzò gli occhi dai libri se non quando udì Ron esclamare: «Hagrid, che cosa ci fai tu in biblioteca?»

Hagrid era apparso, nascondendo qualcosa dietro la schiena. Sembrava assolutamente fuori posto nel suo pastrano di fustagno.

«Sto solo a dare un’occhiata» disse con una voce ambigua che attrasse subito la loro attenzione. «Voi, piuttosto, che cosa ci fate qui?» Di colpo, parve farsi sospettoso. «Non starete mica ancora dietro a Nicolas Flamel vero?»

«Oh, quello lo abbiamo scoperto secoli fa» disse Ron dandosi arie d’importanza, «e sappiamo anche a che cosa fa la guardia il cane, a una Pietra Filos…»

« Shhhh » Hagrid si guardò intorno furtivo per vedere se qualcuno fosse in ascolto. «Non dovete parlare ad alta voce di questa cosa, si può sapere che cosa vi prende?»

«In realtà» disse Harry, «volevamo chiederti alcune cose su come è sorvegliata la Pietra, a parte Fuffi…»

«SHHHHHH!» fece di nuovo Hagrid. «Sentite … venite a trovarmi più tardi. Badate bene, non vi prometto di dirvi niente, ma voi piantatela di frugare qua dentro; gli studenti non devono sapere. Si penserà che sono stato io a dirvelo…»

«A dopo, allora» disse Harry.

Hagrid se ne andò caracollando col suo passo goffo.

«Ma che cosa nascondeva dietro la schiena?» chiese Hermione pensierosa.

«Pensi che avesse a che fare con la Pietra?»

«Io vado a vedere in che reparto è stato» disse Ron che ne aveva abbastanza di studiare. Un attimo dopo era di ritorno con una pila di libri che lasciò cadere sul tavolo.

«Draghi!» sussurrò. «Hagrid stava consultando la letteratura sui draghi! Guardate qui: Specie di draghi della Gran Bretagna e dell’Irlanda… Dall’uovo agli inferi: guida pratica per l’allevatore di draghi » .

«Hagrid ha sempre desiderato un drago, me lo ha detto fin dalla prima volta che ci siamo conosciuti» disse Harry.

«Ma è contro le nostre leggi» disse Ron. «L’allevamento dei draghi è stato dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli Stregoni del 1709, questo lo sanno tutti. È difficile non farsi notare dai Babbani se alleviamo un drago in giardino, e comunque non si possono addomesticare: troppo pericoloso. Dovreste vedere le bruciature che si è beccato Charlie in Romania coi draghi selvatici».

«E che, in Gran Bretagna esistono draghi selvatici?» chiese Harry.

«Ma naturalmente» disse Ron. «Il Verde Comune del Galles e il Nero delle Ebridi. Il Ministero della Magia ha il suo bel da fare a tenere la cosa segreta. E noialtri, dobbiamo continuare a fare incantesimi sui Babbani che li hanno intravisti, affinché ne perdano il ricordo».

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