«Tutto a posto!» gridò in direzione della lucina piccola come un francobollo che era l’imboccatura della botola. «Si atterra sul morbido, potete saltare!»
Ron lo seguì immediatamente, e atterrò lungo disteso accanto a lui.
«Che cos’è questa roba?» furono le prime parole che disse.
«Boh! Sembra una pianta. Immagino che sia stata messa qui per attutire la caduta. Dài. Hermione, tocca a te!»
In lontananza, la musica cessò. Si udì il cagnone abbaiare forte, ma ormai la ragazza era saltata. Atterrò vicino a Harry, dall’altra parte.
«Dobbiamo trovarci metri e metri sottoterra, al disotto della scuola» osservò subito.
«È stata proprio una bella fortuna che ci fosse questa pianta» commentò Ron.
«Fortuna?» strillò Hermione. «Guardatevi un po’!»
Balzò in piedi e cercò di appoggiarsi alla parete umida. Fu uno sforzo immane, perché nell’istante stesso in cui era atterrata, la cosiddetta pianta aveva cominciato ad avvolgerle attorno alle caviglie certi tentacoli simili a serpenti. Quanto a Harry e a Ron, non se n’erano accorti, ma avevano le gambe già strette nella morsa di quelle lunghe propaggini.
Hermione era riuscita a divincolarsi prima che la pianta la immobilizzasse del tutto, e adesso guardava inorridita i due ragazzi tentare di strapparsi di dosso i tentacoli della pianta: ma più si sforzavano, più quella rinsaldava la presa.
«State fermi!» ordinò lei. «Io lo so che cos’è questa: è il tranello del Diavolo!»
«Oh, ma quanto sono contento che sappiamo come si chiama: è davvero molto utile!» fece Ron in tono sarcastico, inclinandosi all’indietro nel tentativo di evitare che la pianta gli si avvinghiasse al collo.
«Zitti! Sto cercando di ricordare come si fa ad ammazzarla!»
«Be’, spicciati, non respiro più!» disse Harry col fiato mozzo, cercando di divincolarsi dalla pianta che gli si avvinghiava intorno al torace.
«Vediamo: Tranello del Diavolo, Tranello del Diavolo… Che cosa diceva il professor Sprite? Che la pianta ama il buio e l’umido…»
«E allora accendi un fuoco!» esclamò Harry sempre più in difficoltà.
«Già… certo… ma non c’è legna!» gridò Hermione torcendosi le mani.
«MA SEI DIVENTATA MATTA?» ruggì Ron. «SEI UNA STREGA, SÌ O NO?»
«E va bene!» fece Hermione. Estrasse la sua bacchetta magica, l’agitò nell’aria, bofonchiò qualcosa e sparò contro la pianta un getto di fiamme color campanula, le stesse che aveva usato su Piton. Nel giro di pochi istanti, i due ragazzi avvertirono la presa che si allentava, mentre la pianta si ritraeva dalla luce e dal calore. I tentacoli si accartocciarono sbattendo e srotolandosi dai loro corpi, e i due riuscirono finalmente a liberarsi.
«Fortuna che a lezione di Erbologia stai sempre attenta, Hermione» disse Harry appoggiandosi al muro accanto a lei e asciugandosi il sudore dalla faccia.
«Già» fece Ron, «e fortuna che Hermione non perde mai la testa in situazioni di emergenza… ‘Non c’è legna!’… ma insomma!»
«Da questa parte» riprese Harry, additando l’unica via di uscita che si scorgesse: un passaggio fra due pareti di pietra.
A parte i loro stessi passi, l’unico altro rumore era un lieve gocciolio di acqua che scorreva lungo le pareti. Lo stretto corridoio procedeva in discesa, e a Harry ricordò molto la Gringott. Con uno spiacevole tuffo al cuore, gli tornarono in mente i draghi che si diceva montassero la guardia alle camere di sicurezza nella banca dei maghi. Se avessero incontrato un drago, un drago adulto… con Norberto era già stata abbastanza dura…
«Non sentite niente?» bisbigliò Ron.
Harry tese l’orecchio. Si udiva un lieve fruscio e tintinnio, che sembrava provenire dall’alto.
«Credete che sia un fantasma?»
«Non saprei… dal rumore sembra un battito d’ali».
«In fondo c’è una luce… vedo qualcosa che si muove».
Raggiunsero l’estremità del passaggio e davanti a loro videro una camera tutta illuminata con il soffitto a volta, alto sopra le loro teste. Era piena di uccellini dagli splendidi colori, come gemme, che svolazzavano e volteggiavano per tutta la stanza. Sul lato opposto vi era un pesante portone di legno.
«Pensate che ci attaccheranno se attraversiamo la camera?» disse Ron.
«Probabilmente» rispose Harry. «Non sembrano molto cattivi, ma immagino che se scendessero tutti insieme in picchiata… Be’, non c’è nient’altro da fare… Parto io».
Inspirò profondamente, si coprì il viso con le braccia e spiccò la corsa per attraversare la camera. Si aspettava di sentirsi piombare addosso da un momento all’altro becchi acuminati e artigli, ma non accadde nulla. Raggiunse incolume il portone. Tirò la maniglia, ma quello era chiuso a chiave.
Gli altri due lo seguirono. Si misero a tirare e a scuotere il portone nel tentativo di aprirlo, ma non si mosse neanche quando Hermione provò con la formula magica: Alohomora.
«E adesso?» fece Ron.
«Questi uccelli… non è possibile che siano qui soltanto per bellezza» osservò Hermione.
Stettero a guardare le creature che si libravano nell’aria, scintillanti… scintillanti ?
«Ma questi non sono uccelli!» esclamò Harry a un tratto. «Sono chiavi! Chiavi alate! Guardate bene! Allora, questo vuol dire che…» e si guardò attorno per la stanza, mentre gli altri due scrutavano lo sciame di chiavi. «Ma sì: guardate! Prendiamo i manici di scopa! Dobbiamo acchiappare la chiave che apre il portone!»
«Ma queste sono centinaia !»
Ron esaminò attentamente la serratura.
«Quella che cerchiamo dev’essere una grossa chiave vecchio tipo… probabilmente d’argento come la maniglia».
I tre afferrarono un manico di scopa ciascuno e, balzati in sella, si dettero la spinta e si sollevarono da terra fino a ritrovarsi in mezzo a quella nube di chiavi volanti. Tesero le mani cercando di afferrarne qualcuna, ma quelle erano stregate e gli sfuggivano, alzandosi e abbassandosi così rapidamente che era quasi impossibile prenderne una.
Ma non per nulla Harry era il Cercatore più giovane da un secolo a quella parte: aveva un vero e proprio talento per avvistare cose che gli altri non vedevano neppure. Dopo aver zigzagato per circa un minuto attraverso quel turbine di piume di tutti i colori dell’arcobaleno, notò una grossa chiave argentata che aveva un’ala piegata, come se fosse stata già catturata e infilata bruscamente nella serratura.
«È quella» gridò agli altri due. «Quella grossa… lì… no, là… quella con le ali azzurro chiaro… e le piume tutte arruffate da una parte».
Ron si precipitò a tutta velocità nella direzione che Harry gli indicava, sbatté contro il soffitto e rischiò di cadere dalla sua scopa.
«Dobbiamo circondarla!» disse Harry senza mai distogliere lo sguardo dalla chiave con l’ala rovinata. «Ron, tu sorvegliala da sopra… e tu, Hermione, resta sotto e impediscile di scendere… io cercherò di prenderla. Forza: uno, due, TRE!»
Ron scese in picchiata, Hermione schizzò verso l’alto, la chiave schivò tutti e due e Harry si gettò all’inseguimento. Quella parti come una freccia verso il muro. Harry si chinò in avanti e con un rumore sinistro la inchiodò con una mano sulla pietra. Le grida di giubilo di Ron e di Hermione echeggiarono sotto la volta della vasta camera.
Atterrarono in gran fretta e Harry corse verso il portone, con la chiave che gli si dimenava in mano. La infilò senza tanti complimenti nella serratura e la girò: funzionava. Nel momento preciso in cui la serratura si aprì con uno scatto, la chiave si sfilò e volò via di nuovo, tutta ammaccata dopo essere stata acchiappata per due volte.
«Pronti?» chiese Harry ai suoi compagni, mentre aveva ancora la mano sulla maniglia del portone. I due annuirono, e lui tirò fino ad aprirlo.
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу