Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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«Lui è con me ovunque io vada» disse Raptor in tono pacato. «Lo incontrai all’epoca in cui giravo il mondo. Allora ero un giovanotto scervellato, pieno di idee ridicole sul bene e sul male. Il Signore Voldemort mi ha dimostrato quanto avessi torto. Bene e male non esistono. Esistono soltanto il potere e coloro che sono troppo deboli per ricercarlo… Da allora l’ho sempre servito fedelmente, benché lo abbia deluso molte volte. Ha dovuto essere molto duro con me». Raptor d’improvviso rabbrividì. «Non perdona facilmente gli errori.

«Quando ho fallito il colpo alla Gringott lui ne è stato molto dispiaciuto. Mi ha punito… Ha deciso di tenermi sotto più stretta sorveglianza…»

La voce di Raptor si spense. A Harry tornò in mente la gita a Diagon Alley… Come aveva potuto essere tanto stupido? Era proprio lì che quel giorno aveva visto Raptor e scambiato una stretta di mano con lui al Paiolo magico.

Raptor imprecava a bassa voce.

«Io non capisco… la Pietra è o non è dentro lo specchio? Che devo fare? Devo romperlo?»

La mente di Harry galoppava.

‘Quel che voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo in questo momento’ pensava, ‘è trovare la Pietra prima di Raptor. Perciò se mi guardo nello specchio, dovrei vedermi nell’atto di trovarla… il che significa che dovrei vedere dove è nascosta! Ma come faccio a specchiarmi senza che Raptor capisca le mie intenzioni?’ Cercò di spostarsi verso sinistra per trovarsi di fronte allo specchio senza che Raptor lo notasse, ma le corde intorno alle caviglie erano troppo strette: incespicò e cadde. Raptor continuava a ignorarlo e a parlare tra sé e sé.

«Vediamo un po’, che cosa fa questo specchio? Come funziona? Padrone, aiutami!»

E con orrore, Harry senti una voce rispondere, una voce che sembrava provenire dallo stesso Raptor.

«Usa il ragazzo… Usa il ragazzo…»

Raptor si voltò verso Harry.

«Sì… Potter… vieni qui».

Batté le mani, e le corde che legavano Harry caddero come per incanto. Lentamente, Harry si rimise in piedi.

«Vieni qui» ripeté Raptor. «Guarda nello specchio e dimmi che cosa vedi».

Harry si avviò verso Raptor.

‘Devo mentire’ pensò disperatamente. ‘Devo guardare e mentire su quel che vedo: tutto qui’.

Raptor gli si avvicinò e si fermò alle sue spalle. Harry respirò lo strano odore che sembrava provenire dal turbante di Raptor. Chiuse gli occhi, andò a mettersi davanti allo specchio e li apri di nuovo.

All’inizio vide riflesso il suo viso, pallido e con un’espressione atterrita. Ma un attimo dopo, la sua immagine gli sorrise, mise una mano in tasca e ne tirò fuori una pietra color rosso sangue. Ammiccò e si rimise la pietra in tasca… Nell’attimo stesso in cui l’immagine compiva quel gesto, Harry sentì qualcosa di pesante scivolargli in tasca. Non sapeva come, era accaduto l’incredibile: la Pietra era in suo possesso.

«Ebbene?» disse Raptor impaziente. «Che cosa vedi?»

Harry tirò fuori tutto il coraggio che aveva in corpo.

«Vedo Silente che mi stringe la mano» disse, inventando tutto di sana pianta. «Io… ho appena fatto vincere a Grifondoro la coppa del campionato».

Raptor imprecò di nuovo.

«Togliti di mezzo!» disse. Spostandosi di lato, Harry avvertì contro il suo fianco il contatto della Pietra Filosofale. Avrebbe osato darsela a gambe?

Ma non aveva fatto neanche cinque passi, quando una voce stridula parlò, benché Raptor non avesse aperto bocca.

«Sta mentendo… sta mentendo…»

«Potter, torna subito qui!» gridò Raptor. «Dimmi la verità! Che cosa hai visto?»

La voce stridula parlò di nuovo.

«Fammi parlare con lui… faccia a faccia…»

«Padrone, ma voi non ne avete la forza!»

«Certo che sono abbastanza forte… per questo».

Harry provò la stessa sensazione di quando il Tranello del Diavolo lo aveva inchiodato dove si trovava. Non riusciva a muovere un muscolo. Pietrificato, guardò Raptor che gli si avvicinava e incominciava a svolgersi il turbante. Che cosa voleva fare? Il turbante cadde a terra. Senza quel copricapo, la testa di Raptor sembrava stranamente piccola. Poi lentamente, Raptor fece dietro-front.

Harry avrebbe voluto urlare ma non riuscì a emettere alcun suono. Nel punto dove normalmente avrebbe dovuto trovarsi la nuca del professore, c’era un volto, il volto più orrendo che Harry avesse mai visto. Era bianco come il gesso, con occhi rossi che mandavano bagliori, e per narici due fessure, come un serpente.

«Harry Potter…» sibilò.

Harry cercò di arretrare di un passo, ma le gambe non gli rispondevano.

«Lo vedi che cosa sono diventato?» disse il volto. «Pura ombra e vapore… io prendo forma soltanto quando posso abitare il corpo di qualcuno… Ma ci sono sempre state persone disposte ad aprirmi il cuore e la mente… Il sangue di unicorno mi ha rinvigorito, nelle scorse settimane… Hai visto quando il fedele Raptor l’ha bevuto per me. nella foresta… Una volta che sarò entrato in possesso dell’Elisir di Lunga Vita, potrò crearmi un corpo tutto mio… E ora, veniamo a noi… Perché non mi dai quella pietra che hai in tasca?»

Allora sapeva. Harry ricominciò a sentirsi le gambe. Barcollò all’indietro.

«Non fare l’idiota» ringhiò il volto. «È meglio che ti salvi la vita e ti unisci a me… altrimenti farai la stessa fine dei tuoi genitori! Loro sono morti implorando la mia clemenza…»

«BUGIARDO!» gridò Harry d’un tratto. Raptor camminava volgendogli le spalle, cosicché Voldemort poteva continuare a vedere il ragazzo. Ora quel volto maligno sorrideva.

«Ma che cosa commovente…» sibilò. «Io apprezzo sempre molto il coraggio… Sì, ragazzo, i tuoi genitori erano coraggiosi… Per primo ho ucciso tuo padre: lui aveva ingaggiato un’intrepida lotta… Tua madre, invece, non era necessario che morisse… stava solo cercando di proteggerti… E ora dammi quella pietra, se non vuoi che sia morta invano».

«MAI!»

Harry balzò verso la porta lambita dalle fiamme, ma Voldemort gridò: «PRENDILO!», e un istante dopo Harry sentì la mano di Raptor stringerglisi intorno al polso. Di colpo, una fitta acuta corse lungo tutta la cicatrice che Harry aveva sulla fronte: era come se la testa gli si spaccasse in due. Gridò, lottando con tutte le sue forze, e con suo grande stupore Raptor lasciò la presa. Il dolore alla testa diminuì. Harry si guardò intorno, in preda alla disperazione, per vedere dove fosse finito Raptor, e lo vide, piegato in due per il dolore, guardarsi le dita, che si stavano riempiendo di vesciche a vista d’occhio.

«Prendilo! PRENDILO!» gridò di nuovo Voldemort con voce stridula, e Raptor fece un balzo in avanti mandando Harry lungo disteso per terra e afferrandogli il collo con entrambe le mani. Il dolore della cicatrice quasi lo accecava, ma ciò non gli impedì di vedere Raptor torcersi in preda agli spasimi.

«Padrone, non riesco a trattenerlo… le mie mani… le mie mani!»

E Raptor, pur continuando a tenere inchiodato il ragazzo a terra con le ginocchia, mollò la presa sul suo collo per contemplarsi inorridito i palmi delle mani. Anche Harry li vide: erano bruciacchiati, con la carne al vivo, rossa e lucente.

«E allora ammazzalo, idiota, e facciamola finita!» gridò Voldemort con la sua voce stridula.

Raptor alzò la mano per eseguire un sortilegio mortale, ma Harry, istintivamente, gli afferrò la faccia…

«Aaaaaaahhhhhh!»

Raptor gli rotolò via di dosso, e questa volta anche il volto gli si era coperto di vesciche. A quel punto Harry capì: Raptor non poteva toccarlo senza provare un atroce dolore. La sua unica speranza, quindi, era di non mollarlo: quel contatto doloroso gli avrebbe impedito di fare incantesimi.

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