Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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Harry balzò in piedi, afferrò Raptor per un braccio e lo tenne più stretto che poteva. Raptor gridava e cercava di scrollarselo di dosso. Il dolore alla testa di Harry aumentava: ormai udiva soltanto le terribili strida di Raptor, Voldemort che gridava: «UCCIDILO! UCCIDILO!», e poi altre voci (queste forse esistevano soltanto nella sua testa) che urlavano il suo nome.

Sentì il braccio di Raptor sfuggirgli di mano, capì che tutto era perduto, e sprofondò giù, sempre più giù, in un buio senza fine…

Un oggetto dorato luccicava proprio sopra di lui. Era il Boccino! Cercò di afferrarlo, ma si sentiva le braccia troppo pesanti.

Sbatté gli occhi. Non era affatto il Boccino. Era un paio di occhiali. Ma che strano.

Sbatté di nuovo le palpebre. Lentamente, come attraverso una bruma, mise a fuoco il volto sorridente di Albus Silente.

«Buon pomeriggio, Harry» disse questi.

Harry lo guardò con tanto d’occhi. Poi recuperò la memoria: «Signor direttore! La Pietra! È stato Raptor! Adesso ce l’ha lui! Bisogna far presto, signore…»

«Calmati; caro figliolo, sei rimasto un po’ indietro con gli avvenimenti» disse Silente. «La Pietra non ce l’ha affatto Raptor».

«E allora chi? Signore, io…»

«Harry ti prego di calmarti, altrimenti Madama Chips mi farà buttare fuori».

Harry deglutì e si guardò intorno. Si rese conto di essere nell’infermeria del castello. Era adagiato in un letto dalle candide lenzuola di lino, e sul comodino accanto sembrava fosse stato trasferito un intero negozio di dolciumi.

«Quelli sono pegni di affetto dei tuoi amici e ammiratori» disse Silente illuminandosi in volto. «Quel che è accaduto giù nei sotterranei tra te e il professor Raptor è segretissimo, quindi naturalmente tutta la scuola ne è al corrente. Credo che i tuoi amici Fred e George Weasley abbiano cercato di mandarti la tavoletta di una tazza del gabinetto: devono aver creduto che ti saresti divertito. Ma Madama Chips non l’ha giudicata una cosa molto igienica, e quindi l’ha confiscata».

«Da quanto tempo sono qui?»

«Tre giorni. Il signor Ronald Weasley e la signorina Granger saranno molto sollevati di sapere che hai ripreso i sensi. Erano preoccupatissimi».

«Ma signore, la Pietra…»

«Vedo che non è facile distrarti. Molto bene, parliamo della Pietra. Il professor Raptor non è riuscito a portartela via. Io sono arrivato in tempo per impedirlo, anche se devo ammettere che te la stavi cavando molto bene da solo».

«Ma lei ci è arrivato sul luogo dell’appuntamento? Ha ricevuto la civetta da Hermione?»

«Ci dobbiamo essere incrociati a mezz’aria. Non avevo neanche messo piede a Londra, che ho capito subito che il luogo dove dovevo andare era quello che avevo appena lasciato. Sono arrivato giusto in tempo per toglierti di mano a Raptor…»

«Ah, è stato lei!»

«Ho temuto di essere arrivato troppo tardi».

«C’è mancato poco. Non ce l’avrei fatta a lungo a tenerlo lontano dalla Pietra…»

«Non dalla Pietra, ragazzo, da te! Lo sforzo che hai fatto per poco non ti è costato la vita. Per un orribile momento, ho temuto che fosse così. Quanto alla Pietra, è andata distrutta».

«Distrutta?» ripeté Harry come inebetito. «Ma il suo amico, Nicolas Flamel…»

«Ah, sai di Nicolas?» disse Silente con un tono di voce che sembrava deliziato. «Hai fatto proprio le cose per bene, eh? Be’, Nicolas e io abbiamo fatto due chiacchiere, e abbiamo deciso che era la cosa migliore».

«Ma questo significa che lui e sua moglie moriranno, non è così?»

«Dispongono di una quantità sufficiente di Elisir per sistemare i loro affari, dopodiché… ebbene si, moriranno».

Silente sorrise vedendo lo sguardo allibito che si era dipinto sul volto di Harry.

«Per uno giovane come te, sono sicuro che tutto questo sembrerà incredibile, ma per Nicolas e Peronella è proprio come andare a dormire dopo una giornata molto, molto lunga. In fin dei conti, per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura. Sai, la Pietra non era poi una cosa tanto prodigiosa. Sì, certo: tutti i soldi e tutta la vita che uno può volere… Sono le due cose che la maggior parte degli esseri umani desidera più di ogni altra… Ma il guaio è che gli uomini hanno una particolare abilità nello scegliere proprio le cose peggiori per loro».

Harry, steso a letto, sembrava aver perso la parola. Silente canticchiò un motivetto e sorrise guardando il soffitto.

«Signore?» disse Harry. «Stavo pensando… Ehm, anche se la Pietra non c’è più, Vol… voglio dire, Lei-Sa-Chi…»

«Chiamalo pure Voldemort, Harry. Bisogna sempre chiamare le cose con il loro nome. La paura del nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa».

«D’accordo, signore. Dicevo, Voldemort cercherà qualche altro modo per tornare, non è vero? Voglio dire, non se n’è mica andato per sempre, no?»

«No, Harry, non se n’è andato per sempre. È ancora là fuori, da qualche parte, forse in cerca di un altro corpo da abitare… Visto che non è veramente vivo, è impossibile ucciderlo. Ha lasciato morire Raptor: ha tanta poca compassione per i seguaci quanto per i nemici. Comunque, Harry, se tu hai ritardato il suo ritorno al potere, la prossima volta ci vorrà semplicemente qualcun altro che sia in grado di sostenere quella che sembra una battaglia persa… Ma se il suo desiderio di potere continuerà a venire ostacolato, forse non lo riconquisterà mai più».

Harry annuì, ma smise subito, perché quel movimento gli faceva dolere la testa. Poi disse: «Signore, ci sono alcune altre cose che mi piacerebbe sapere, se lei può rispondermi… cose sulle quali vorrei sapere la verità».

«La verità…» sospirò Silente. «È una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con grande cautela. In ogni caso, risponderò alle tue domande, a meno che non abbia ottime ragioni per non farlo, nel qual caso ti prego di perdonarmi. Ma non mentirò».

«Bene… Voldemort ha detto di avere ucciso mia madre soltanto perché lei cercava di impedirgli di uccidere me. Ma lui perché voleva farmi fuori?»

Questa volta, Silente fece un sospiro ancora più profondo.

«Purtroppo, alla prima domanda non posso rispondere. Non oggi. Non ora. Un giorno lo saprai… ma per adesso, Harry, non ci pensare. Quando sarai più grande… Lo so che non sopporti di sentirtelo dire, ma… quando sarai pronto, lo saprai».

Harry era ben consapevole che sarebbe stato inutile discutere.

«Ma allora, perché Raptor non poteva toccarmi?»

«Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c’è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l’amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di tua madre, lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile… Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle. Raptor, che avendo ceduto l’anima a Voldemort era pieno di odio, di brama e di ambizione, non poteva toccarti per questa ragione. Per lui era un tormento toccare una persona segnata da un marchio di tanta bontà».

A quel punto l’attenzione di Silente fu attratta da un uccellino che si era posato sul davanzale della finestra, il che lasciò a Harry il tempo di asciugarsi gli occhi col lenzuolo. Quando ebbe ritrovato la voce, il ragazzo disse: «E il mantello che rende invisibili… lei sa chi me l’ha mandato?»

«Ah… si dà il caso che tuo padre lo abbia lasciato a me, e io ho pensato che avrebbe potuto farti piacere averlo». Gli occhi di Silente ammiccarono. «Sono cose utili… Quando era qui, tuo padre lo usava soprattutto per sgattaiolare in cucina e far fuori qualche buon bocconcino».

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