Joanne Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale

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Harry Potter e la pietra filosofale: краткое содержание, описание и аннотация

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Un orfanello dotato di misteriosi poteri, due zii molto antipatici e… si entra nell’eccitante universo del Meraviglioso!
Un ragazzino con gli occhiali grossi ha conquistato la copertina del Time: si chiama Harry Potter. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry si rende conto di essere dotato di straordinari poteri magici. E di potersi finalmente vendicare di tutte le angherie subite dagli odiosi zii che l’hanno allevato malvolentieri al posto dei genitori spariti nel nulla. Dovrà però frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, la migliore d’Inghilterra, in un castello dove è custodita la prodigiosa Pietra Filosofale che può sconfiggere le forze del male…

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«E… ci sarebbe ancora un’altra cosa…»

«Avanti, spara!»

«Raptor ha detto che Piton…»

«Il professor Piton, Harry».

«Sì, lui… Raptor ha detto che lui mi odia perché odiava mio padre. È vero?»

«Be’, sì, direi proprio che si detestavano. Più o meno come te e Malfoy. Ma poi, tuo padre ha fatto una cosa che Piton non gli ha mai perdonato».

«E cioè?»

«Gli ha salvato la vita».

« Che cosa

«Già…» fece Silente in tono sognante. «Strano come funziona la mente delle persone, non trovi? Il professor Piton non sopportava di dovere qualcosa a tuo padre… Io credo che quest’anno si sia tanto impegnato a proteggerti solo perché in quel modo credeva di mettersi in pari con tuo padre. Dopodiché, avrebbe potuto tranquillamente tornare a odiarne la memoria…»

Harry cercò di capire quel difficile concetto, ma poiché gli faceva dolere la testa, ci rinunciò.

«Ehm… un’altra domanda, signore!»

«Un’altra sola?»

«Come ho fatto a tirare fuori la Pietra dallo specchio?»

«Ah, sono proprio contento che tu me lo chieda. E stata una delle mie idee più brillanti… e, detto fra noi, è tutto dire! Vedi, soltanto chi avesse voluto trovare la Pietra… bada bene: trovarla, non usarla… sarebbe stato capace di prenderla. Altrimenti lo specchio gli avrebbe rimandato l’immagine di uno che fabbrica oro o che beve Elisir di Lunga Vita. Devo dire che certe volte il mio cervello mi sorprende… Be’, adesso basta con le domande. Propongo che tu cominci ad assaggiare qualcuno di questi dolci. Ah! Gelatine Tuttigusti+1! Da giovane ho avuto la sfortuna di trovarne una al gusto di vomito, e da allora devo dire che per me hanno perso ogni attrattiva… Ma se prendo una bella caramella mou, non dovrei correre rischi… Tu che dici?»

Sorrise e si cacciò in bocca un cubetto dal bel colore ambrato. Appena l’ebbe masticata, esclamò: «Povero me! Cerume!»

Madama Chips, la capo-infermiera, era una donna simpatica ma inflessibile.

«Solo cinque minuti» implorò Harry.

«Nemmeno per sogno!»

«Ma ha lasciato entrare il professor Silente…»

«Be’, che c’entra: lui è il direttore, è una cosa completamente diversa. Hai bisogno di riposo».

«Ma mi sto riposando. Guardi, sono qui steso a letto e… Oh, la prego, Madama Chips…»

«E va bene» acconsentì lei, «ma soltanto cinque minuti».

E lasciò entrare Ron e Hermione.

« Harry! »

Hermione sembrava sul punto di gettargli di nuovo le braccia al collo, ma Harry fu contento che si trattenesse, perché la testa gli doleva ancora molto.

«Oh, Harry, eravamo sicuri che tu ce l’avresti… Silente era talmente preoccupato…»

«Tutta la scuola non parla d’altro» disse Ron, «ma che cosa è successo veramente

Era uno dei rari casi in cui la storia vera è ancor più strana e appassionante delle voci incontrollate. Harry raccontò loro tutto; gli parlò di Raptor, dello specchio, della Pietra e di Voldemort. Ron e Hermione erano un pubblico ideale; trattenevano il fiato al momento giusto, e quando Harry disse quel che c’era sotto il turbante di Raptor, la ragazza cacciò un urlo.

«Allora, la Pietra non c’è più?» commentò Ron alla fine. «Quindi Flamel dovrà morire… »

«È quel che ho detto anch’io, ma Silente dice che… com’era?… ‘per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura’».

«lo l’ho sempre detto che è un po’ svitato» disse Ron, che pareva molto colpito dal livello di follia del suo eroe.

«E di voi due, che cosa ne è stato?» chiese Harry.

«Be’, io sono riuscita a ritornare indietro sana e salva» disse Hermione. «Ho fatto rinvenire Ron, e c’è voluto un bel po’ di tempo… Quando siamo corsi su alla voliera per mandare il messaggio a Silente, lo abbiamo incontrato nel salone d’ingresso. Sapeva già tutto, e ha detto soltanto: ‘Harry gli è andato dietro, vero?’ Poi si è precipitato su al terzo piano».

«Tu pensi che lui abbia voluto farti fare tutto questo intenzionalmente?» disse Ron. «Intendo dire, quando ti ha fatto avere il mantello di tuo padre, eccetera…»

«Be’» esplose Hermione, «se è così… voglio dire, è terribile… potevi anche rimanerci!»

«No, non è così» disse Harry pensieroso. «È un tipo strano, Silente. Penso che abbia voluto darmi una possibilità. Sapete, credo che sappia più o meno tutto quel che accade qui. Perciò doveva essergli abbastanza chiaro che noi ci avremmo provato, e invece di fermarci, ci ha insegnato tanto da darci una mano. Non credo sia un caso, il fatto che mi abbia lasciato scoprire come funzionava lo specchio: probabilmente, ha pensato che era mio diritto affrontare Voldemort, se ce la facevo…»

«Sì, Silente lo va strombazzando ai quattro venti» disse Ron tutto orgoglioso. «Senti, devi rimetterti in piedi per la festa di fine anno di domani. Il conteggio dei punti è stato ultimato, e naturalmente i Serpeverde hanno vinto: tu mancavi all’ultima partita di Quidditch e, senza di te, il Corvonero ci ha stracciati… Ma almeno il rinfresco sarà ottimo».

In quel momento, entrò di corsa Madama Chips.

«Siete rimasti quasi quindici minuti, e ora… FUORI!» disse in tono che non ammetteva repliche.

Dopo una buona nottata di sonno, Harry si sentì quasi tornato alla normalità.

«Voglio andare alla festa» disse a Madama Chips mentre questa era occupata a rimettere in ordine le molte scatole di dolci sul tavolino. «Posso, no?»

«Il professor Silente dice che bisogna dartelo, questo permesso» disse in tono un po’ sdegnoso, come se a parer suo il professor Silente ignorasse quanto potessero essere rischiose le feste. «Comunque, qui ci sono altre visite per te».

«Che bellezza!» disse Harry. «Chi è?»

Mentre parlava, Hagrid era sgattaiolato dentro la stanza. Come sempre, quando si trovava in un luogo chiuso, sembrava troppo grosso per starci tutto. Si sedette accanto a Harry, gli lanciò un’occhiata e poi scoppiò in lacrime.

«È stata… tutta… colpa… mia… maledetto me!» singhiozzò con la faccia tra le mani. «Sono stato io a dire a quel malvagio come sfuggire alla sorveglianza di Fuffi! Proprio io gliel’ho detto! Era l’unica cosa che non sapeva, e io gliel’ho detta! Tu potevi morire! E tutto per un uovo di drago! Giuro che non berrò più neanche un goccio! Mi meritavo d’essere buttato fuori e mandato a vivere fra i Babbani!»

«Hagrid!» disse Harry scosso, vedendo Hagrid tremare di pena e di rimorso, con i lucciconi che gli rotolavano giù per la barba. «Dài, Hagrid, l’avrebbe scoperto lo stesso. Parliamo di Voldemort: l’avrebbe scoperto anche senza che glielo dicessi tu!»

«Hai rischiato di morire!» singhiozzò Hagrid. «E poi, non dire quel nome!»

A quel punto Harry gridò con quanto fiato aveva: «Voldemort!» Hagrid rimase talmente sconvolto che smise di piangere. «Io l’ho conosciuto, e lo chiamo per nome. Dài, Hagrid, consolati: abbiamo salvato la Pietra, ora non c’è più e lui non può usarla. Su, prendi una Cioccorana, ne ho a vagoni…»

Hagrid si asciugò il naso con il dorso della mano e disse: «Questo mi fa tornare in mente che ho un regalo per te».

«Non sarà mica un panino alla donnola, eh?» disse Harry con un filo d’ansia, e finalmente Hagrid accennò una risatina incerta.

«No. Ieri Silente mi ha dato una giornata di libertà per fabbricarlo… anche se naturalmente faceva bene a buttarmi fuori… A ogni modo, questo è per te…»

Sembrava un bel libro rilegato in cuoio. Harry lo aprì, curioso. Era pieno di foto magiche: da ogni pagina, suo padre e sua madre gli sorridevano salutandolo con la mano.

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