«Narcissa!» esclamò con voce stridula. «E Bellatrix! Che piacere…»
«Codaliscia ci porterà da bere, se lo desiderate» disse Piton. «E poi tornerà nella sua stanza».
Codaliscia trasalì come se Piton gli avesse scagliato addosso qualcosa.
«Non sono il tuo servo!» gemette, evitando lo sguardo di Piton.
«Davvero? Ero convinto che il Signore Oscuro ti avesse messo qui per assistermi».
«Per assisterti sì, ma non per portarti da bere e… e pulirti la casa!»
«Non avevo idea, Codaliscia, che aspirassi a compiti più rischiosi» rispose Piton con voce di seta. «Ma possiamo provvedere: parlerò con il Signore Oscuro…»
«Posso parlarci da solo, se voglio!»
«Sicuro che puoi» disse Piton, sogghignando. «Ma nel frattempo portaci da bere. Un po’ di vino elfico andrà bene».
Codaliscia esitò, pronto a ribattere, ma poi si voltò e si diresse verso una seconda porta segreta. Si udirono dei colpi e un tintinnio di bicchieri. Dopo qualche secondo fu di ritorno con una bottiglia impolverata e tre bicchieri su un vassoio. Li depose sul tavolo traballante e zampettò via, sbattendosi alle spalle la porta coperta di libri.
Piton riempì tre bicchieri di vino rosso sangue e ne passò due alle ospiti. Narcissa mormorò un grazie, mentre Bellatrix non disse nulla, ma continuò a scrutare Piton torva. La cosa non parve turbarlo; anzi, sembrava piuttosto divertito.
«Al Signore Oscuro» disse, levò il bicchiere e lo vuotò.
Le sorelle lo imitarono. Piton riempì di nuovo i bicchieri.
Narcissa bevve per la seconda volta e disse in fretta: «Severus, mi dispiace di essere arrivata così, ma dovevo vederti. Credo che solo tu possa aiutarmi…»
Piton alzò una mano per interromperla, poi puntò di nuovo la bacchetta contro la porta nascosta che dava sulle scale. Sì udirono una forte esplosione e uno squittio, seguiti dal rumore di Codaliscia che trotterellava su per le scale.
«Le mie scuse» disse Piton. «Negli ultimi tempi ha preso l’abitudine di origliare alle porte. Non so che intenzioni abbia… Stavi dicendo, Narcissa?»
Lei trasse un profondo sospiro fremente e ricominciò.
«Severus, so che non dovrei essere qui, mi è stato detto di non dire niente a nessuno, ma…»
«Allora dovresti tenere a freno la lingua!» ringhiò Bellatrix. «Soprattutto con certe persone!»
«’Certe persone’?» ripeté Piton, sardonico. «E che cosa dovrei dedurne, Bellatrix?»
«Che non mi fido di te, Piton, lo sai benissimo!»
Narcissa emise un rumore che avrebbe potuto essere un singhiozzo senza lacrime e si coprì il volto con le mani. Piton posò il bicchiere sul tavolo e si abbandonò di nuovo nella poltrona, le mani sui braccioli, sorridendo all’espressione torva di Bellatrix.
«Narcissa, credo che dovremmo ascoltare ciò che Bellatrix arde dalla voglia di dire; ci eviterà noiose interruzioni. Su, continua, Bellatrix» la esortò. «Perché non ti fidi di me?»
«Per un centinaio di ragioni!» rispose lei ad alta voce, avanzando da dietro il divano per sbattere il bicchiere sul tavolo. «Da dove comincio? Dov’eri quando il Signore Oscuro è caduto? Perché non l’hai mai cercato quando è sparito? Che cos’hai fatto in tutti questi anni che hai passato sotto le sottane di Silente? Perché hai impedito che il Signore Oscuro si procurasse la Pietra Filosofale? Perché non sei tornato subito quando è risorto? Dov’eri qualche settimana fa, quando abbiamo combattuto per impossessarci della profezia per il Signore Oscuro? E perché, Piton, Harry Potter è ancora vivo, quando l’hai alla tua mercé da cinque anni?»
Tacque, il petto che si alzava e abbassava rapido, lo sguardo infuocato. Dietro di lei, Narcissa sedeva immobile, il volto ancora nascosto tra le mani.
Piton sorrise.
«Prima che ti risponda… Oh, sì, Bellatrix, risponderò! Potrai riferire le mie parole agli altri che mormorano alle mie spalle e spargono menzogne sulla mia slealtà verso il Signore Oscuro! Prima che ti risponda, dicevo, lascia che faccia io una domanda. Credi davvero che il Signore Oscuro non mi abbia rivolto tutte queste domande una per una? E credi davvero che se non fossi riuscito a dargli delle risposte soddisfacenti sarei qui seduto a parlare con te?»
Bellatrix esitò. «So che crede in te, ma…»
«Pensi che si sbagli? O che in qualche modo io l’abbia ingannato? Che mi sia preso gioco del Signore Oscuro, il mago più grande, il Legilimens più abile che il mondo abbia mai conosciuto?»
Bellatrix non disse nulla, ma per la prima volta parve vagamente a disagio. Piton non insistette. Prese di nuovo il bicchiere, bevve alcuni sorsi e continuò: «Mi chiedi dov’ero quando il Signore Oscuro cadde. Ero dove mi aveva ordinato di stare, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, perché desiderava che spiassi Albus Silente. Immagino tu sappia che è stato per ordine del Signore Oscuro che ho preso il posto di insegnante».
Bellatrix annuì in modo quasi impercettibile e poi aprì la bocca, ma Piton la anticipò.
«Mi chiedi perché non lo cercai quando sparì. Per la stessa ragione per cui Avery, Yaxley, i Carrow, Greyback, Lucius» fece un breve cenno del capo verso Narcissa, «e tanti altri non lo cercarono. Lo credetti finito. Non ne vado fiero, mi sbagliavo, ma è così… Se non avesse perdonato noi che perdemmo la fede in quel momento, gli sarebbero rimasti ben pochi seguaci» .
«Sarei rimasta io!» esclamò Bellatrix con passione. «Io, che ho trascorso molti anni ad Azkaban per lui!»
«Sì, certo, molto ammirevole» rispose Piton annoiato. «Ovviamente non gli sei stata di grande aiuto in prigione, ma il gesto è stato senz’altro nobile…»
«Il gesto!» strillò lei; nella sua collera c’era una vena di follia. «Mentre io sopportavo i Dissennatori, tu sei rimasto a Hogwarts, a fare il cocco di Silente!»
«Non proprio» ribatté Piton tranquillo. «Non ha voluto darmi il posto di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, lo sai. A quanto pare pensava che potesse causarmi una, diciamo, ricaduta… che avrei avuto la tentazione di riprendere le vecchie abitudini».
«Questo è stato il tuo sacrificio per il Signore Oscuro, non insegnare la tua materia preferita?» lo schernì Bellatrix. «Perché sei rimasto là tutto quel tempo, Piton? A spiare Silente per un padrone che credevi morto?»
«Non direi» rispose Piton, «anche se il Signore Oscuro è soddisfatto che io non abbia mai abbandonato il mio posto: avevo sedici anni di informazioni su Silente da riferirgli quando è tornato, un dono ben più utile dei tuoi interminabili ricordi di quanto fosse sgradevole Azkaban…»
«Ma sei rimasto…»
«Sì, Bellatrix, sono rimasto» disse Piton, tradendo per la prima volta un’ombra di impazienza. «Avevo un lavoro comodo che ho preferito a una visita ad Azkaban. Stavano catturando i Mangiamorte, lo sai. La protezione di Silente mi ha tenuto fuori di prigione, è stata molto opportuna e io l’ho usata. Lo ripeto: il Signore Oscuro non è dispiaciuto che io sia rimasto, quindi non vedo perché debba esserlo tu.
«Credo che tu voglia sapere anche» continuò a voce un po’ più alta, perché Bellatrix dava segno di volerlo interrompere, «come mai mi sono frapposto tra il Signore Oscuro e la Pietra Filosofale. La risposta è facile. Lui non sapeva se poteva fidarsi di me. Pensava, come te, che da fedele Mangiamorte fossi diventato il tirapiedi di Silente. Era in condizioni pietose, molto debole, e condivideva il corpo di un mago mediocre. Non osò rivelarsi a un alleato del passato, se quell’alleato poteva consegnarlo a Silente o al Ministero. Rimpiango profondamente che non abbia avuto fiducia in me. Sarebbe tornato al potere tre anni prima. Invece io ho visto solo l’avido, inetto Raptor che tentava di rubare la Pietra e, lo ammetto, ho fatto tutto ciò che potevo per ostacolarlo».
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу