«Non lo dica a me!» sbottò il Primo Ministro, furente.
«Non negherò che il morale è molto basso al Ministero» disse Caramell. «Prima tutto questo, e poi la perdita di Amelia Bones».
«La perdita di chi?»
«Amelia Bones. Direttore dell’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia. Crediamo che possa averla uccisa Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato in persona, perché era una strega molto dotata e… e tutte le prove indicano che abbia dato battaglia».
Caramell si schiarì la voce e con evidente sforzo cessò di far roteare la bombetta.
«Ma quell’omicidio è finito sui giornali» disse il Primo Ministro, momentaneamente distolto dalla propria rabbia. «I nostri giornali. Amelia Bones… dicevano solo che era una donna di mezza età che viveva sola. È stato un… un omicidio orrendo, vero? Se n’è parlato parecchio. La polizia non sa che pesci prendere».
Caramell sospirò. «Be’, è naturale. Uccisa in una stanza chiusa a chiave dall’interno. Noi, d’altro canto, sappiamo benissimo chi è stato, non che questo ce ne faciliti la cattura. E poi c’è stata Emmeline Vance, forse di lei non ha sentito parlare…»
«Altroché!»esclamò il Primo Ministro. «È successo qui dietro l’angolo. I giornali ci hanno dato dentro: Legge e ordine al collasso sotto il naso del Primo Ministro… »
«E come se tutto questo non bastasse» riprese Caramell, senza dar retta al collega, «abbiamo orde di Dissennatori che attaccano a destra e a manca…»
In un tempo più felice questa frase sarebbe stata incomprensibile per il Primo Ministro, ma ormai ne sapeva abbastanza.
«Credevo che i Dissennatori facessero la guardia ai prigionieri ad Azkaban» mormorò cautamente.
«Era così» rispose Caramell con voce stanca. «Ora non più. Hanno abbandonato la prigione e si sono uniti a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Non fingerò che non sia stato un duro colpo».
«Ma» disse il Primo Ministro con crescente orrore, «non sono le creature che succhiano via speranza e gioia alle persone?»
«Proprio così. E si stanno moltiplicando. Ecco la ragione di tutta questa nebbia».
Il Primo Ministro, con le ginocchia molli, sprofondò nella poltrona più vicina. L’idea di creature invisibili che fluttuavano per città e campagne, seminando dolore e disperazione tra i suoi elettori, lo faceva sentire molto debole.
«Mi ascolti, Calamell… deve fare qualcosa! In quanto Ministro della Magia è sua responsabilità!»
«Mio caro Primo Ministro, non può onestamente credere che io sia ancora Ministro della Magia dopo tutto questo! Sono stato cacciato tre giorni fa! La comunità magica al completo ha chiesto le mie dimissioni per quindici giorni di fila. Non li ho mai visti così concordi in tutto il mio mandato!» sbottò Caramell, con un eroico tentativo di sorridere.
Il Primo Ministro rimase per un attimo senza parole. Benché indignato per la posizione in cui era stato messo, provava ancora solidarietà per l’uomo dall’aria rattrappita che gli sedeva di fronte.
«Mi dispiace molto» disse infine. «C’è qualcosa che posso fare?»
«È molto gentile da parte sua, Primo Ministro, ma non può fare niente. Sono stato inviato qui stanotte per aggiornarla sugli ultimi avvenimenti e presentarla al mio successore. Pensavo che fosse già arrivato, ma sarà molto occupato al momento, con tutto quello che sta succedendo».
Caramell si voltò a guardare il ritratto del brutto ometto con la lunga, ricciuta parrucca argentea, che si stava frugando un orecchio con la punta di una piuma. Notando il suo sguardo, il ritratto annunciò: «Sarà qui fra un attimo, sta finendo di scrivere una lettera a Silente».
«Tanti auguri» disse Caramell, per la prima volta in tono amaro. «Sono due settimane che scrivo a Silente due lettere al giorno, ma non dà segno di vita. Se fosse stato pronto a convincere il ragazzo, io forse potrei essere ancora… be’, forse Scrimgeour avrà più successo».
Caramell cadde in quello che era chiaramente un doloroso silenzio, infranto quasi subito dal ritratto che parlò all’improvviso col suo rigido tono ufficiale.
«Al Primo Ministro dei Babbani. Richiesta di incontro. Urgente. Si prega di rispondere all’istante. Rufus Scrimgeour, Ministro della Magia».
«Sì, sì, d’accordo» mormorò il Primo Ministro distratto, e quasi non batté ciglio mentre le fiamme nel focolare diventavano di nuovo verde smeraldo, si allungavano e rivelavano al centro un secondo mago rotante, scaricandolo di lì a qualche secondo sul tappeto antico. Caramell si alzò, e dopo un attimo di esitazione il Primo Ministro fece lo stesso, guardando il nuovo arrivato raddrizzarsi, spolverarsi la lunga veste nera e dare un’occhiata intorno.
Il primo, sciocco pensiero del Primo Ministro fu che Rufus Scrimgeour assomigliava molto a un vecchio leone. C’erano ciocche grigie nella sua criniera di capelli fulvi e nelle sopracciglia cespugliose; aveva ardenti occhi giallastri dietro un paio di occhiali cerchiati di metallo e, pur zoppicando leggermente, possedeva una certa grazia slanciata e scattante. Dava un’impressione immediata di acume e durezza; il Primo Ministro pensò di capire perché la comunità magica preferisse Scrimgeour a Caramell come guida in quei tempi pericolosi.
«Piacere» disse educatamente, tendendo la mano.
Scrimgeour la strinse per un attimo, mentre il suo sguardo percorreva la stanza, poi estrasse una bacchetta da sotto la veste.
«Caramell le ha detto tutto?» chiese, avvicinandosi alla porta e picchiettando con la bacchetta sul buco della serratura. Il Primo Ministro udì la serratura scattare.
«Ehm… sì» rispose. «E se non le dispiace, preferirei che la porta rimanesse aperta».
«Io preferisco non essere interrotto» disse Scrimgeour asciutto, «né spiato» aggiunse, puntando la bacchetta verso le finestre. Le tende le coprirono all’istante. «Bene, allora, sono molto occupato, quindi veniamo al dunque. Prima di tutto, dobbiamo discutere della sua sicurezza».
Il Primo Ministro si levò in tutta la sua statura e replicò: «Sono assolutamente soddisfatto delle misure di sicurezza che ho già adottato, grazie mol…»
«Be’, noi no» lo interruppe Scrimgeour. «Sarebbe una gran brutta prospettiva per i Babbani se al loro Primo Ministro venisse inflitta la Maledizione Imperius. Il nuovo segretario del suo ufficio qui fuori…»
«Non mi priverà di Kingsley Shacklebolt, se è questo che suggerisce!» esclamò il Primo Ministro con ardore. «È molto efficiente, fa il doppio del lavoro degli altri…»
«Perché è un mago» interruppe di nuovo Scrimgeour, senza il barlume di un sorriso. «Un Auror molto preparato, assegnato a lei per proteggerla».
«Ehi, aspetti un momento!» si ribellò il Primo Ministro. «Non potete mettere la vostra gente nel mio ufficio, decido io chi lavora per me…»
«Credevo che fosse soddisfatto di Shacklebolt» rispose Scrimgeour, gelido.
«Lo sono… insomma, lo ero…»
«Quindi non c’è problema?» chiese Scrimgeour.
«Io… be’, finché il lavoro di Shacklebolt continua a essere… ehm… eccellente» farfugliò il Primo Ministro, ma Scrimgeour non diede segno di averlo sentito.
«Ora, quanto a Herbert Chorley… il suo viceministro» riprese. «Quello che intrattiene il pubblico imitando una papera».
«Sì?» chiese il Primo Ministro.
«È sotto il palese effetto di una Maledizione Imperius malamente eseguita» proseguì Scrimgeour. «Gli ha confuso il cervello, ma potrebbe ancora essere pericoloso».
«Ma non fa altro che starnazzare!» obiettò il Primo Ministro poco convinto. «Certo, un po’ di riposo… forse se ci andasse più piano con l’alcol…»
«Una squadra di Guaritori dell’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche lo sta esaminando mentre parliamo. Finora ha cercato di strangolarne tre» disse Scrimgeour. «Credo sia meglio allontanarlo dalla società Babbana per un po’».
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