Harry non sopportava quelle parole, e temeva di non riuscire a mantenere la risoluzione presa se fosse rimasto seduto accanto a lei. Vide Ron, con le lacrime che gli colavano dalla punta del lungo naso, stringere a sé Hermione e accarezzarle i capelli mentre lei gli singhiozzava contro la spalla. Carico di infelicità, Harry si alzò, voltò le spalle a Ginny e alla tomba di Silente e andò a camminare sulla riva del lago. Muoversi gli sembrava molto più sopportabile che restare seduto. Come partire al più presto per scovare gli Horcrux e uccidere Voldemort sarebbe stato meglio che aspettare…
«Harry!»
Si voltò. Rufus Scrimgeour zoppicava rapido verso di lui, appoggiandosi al bastone da passeggio.
«Speravo di scambiare due parole… Ti dispiace se ti accompagno per un po’?»
«No» rispose Harry, indifferente, e riprese a camminare.
«Harry, è stata una tragedia terribile» mormorò Scrimgeour, «non so dirti quanto mi ha sconvolto quando l’ho saputo. Silente era un mago grandissimo. Abbiamo avuto i nostri dissapori, certo, ma nessuno sa meglio di me…»
«Che cosa vuole?» gli chiese Harry in tono piatto.
Scrimgeour sembrò irritato ma, come già una volta, esibì un’aria comprensiva e contrita.
«Naturalmente sei devastato» disse. «So che eri molto vicino a Silente. Credo che tu sia stato il suo allievo preferito di tutti i tempi. Il legame tra voi due…»
«Che cosa vuole?» ripeté Harry, arrestandosi.
Anche Scrimgeour si fermò, si appoggiò al bastone e fissò Harry con espressione ora astuta.
«Si dice che eri con lui la notte che morì».
«Chi lo dice?» chiese Harry.
«Qualcuno ha inflitto uno Stupeficium a un Mangiamorte sulla cima della Torre dopo la morte di Silente. C’erano anche due manici di scopa, lassù. Il Ministero sa fare due più due, Harry».
«Sono lieto di sentirlo» rispose Harry. «Be’, dove sono andato con Silente e cosa abbiamo fatto sono affari miei. Non voleva che lo si sapesse».
«Una lealtà ammirevole» commentò Scrimgeour, trattenenendo a stento la rabbia, «ma Silente non c’è più, Harry. Non c’è più».
«Avrà veramente lasciato la scuola solo quando non ci sarà più nessuno che gli sia fedele» ribatté Harry, sorridendo suo malgrado.
«Mio caro ragazzo… nemmeno Silente può tornare da…»
«Non sto dicendo che tornerà. Lei non può capire. Ma io non ho niente da dirle».
Scrimgeour esitò, poi insistette in quello che doveva essere un tono delicato: «Il Ministero può offrirti ogni genere di protezione, Harry. Sarei felice di porre un paio di Auror al tuo servizio…»
Harry rise.
«Voldemort vuole uccidermi personalmente e non saranno gli Auror a fermarlo. Quindi le sono grato per l’offerta, ma no, grazie».
«Quindi» incalzò Scrimgeour, ora freddo, «la richiesta che ti ho fatto a Natale…»
«Quale richiesta? Ah, già… dire al mondo intero che gran bel lavoro state facendo in cambio di…»
«… per sollevare il morale di tutti!» sbottò Scrimgeour.
Harry lo osservò per un momento.
«Avete già rilasciato Stan Picchetto?»
Scrimgeour diventò di un brutto viola che ricordava molto zio Vernon.
«Vedo che sei…»
«L’uomo di Silente, fino in fondo» concluse Harry. «Proprio così».
Scrimgeour lo guardò torvo per un altro istante, poi si voltò e se ne andò zoppicando, senza aggiungere altro. Harry vide Percy e il resto della delegazione del Ministero che lo aspettavano, guardando nervosamente Hagrid in singhiozzi e Grop, ancora seduti al loro posto. Ron e Hermione, che stavano correndo verso di lui, incrociarono Scrimgeour; Harry si voltò e continuò a camminare lentamente, aspettando che lo raggiungessero, cosa che fecero all’ombra di una betulla sotto la quale si erano seduti in tempi più lieti.
«Che cosa voleva Scrimgeour?» sussurrò Hermione.
«La stessa cosa che voleva a Natale» rispose Harry con un’alzata di spalle. «Che gli dessi informazioni su Silente e che fossi il nuovo ragazzo-immagine del Ministero».
Ron parve lottare con se stesso per un attimo, poi gridò a Hermione: «Senti, io torno indietro a picchiare Percy!»
«No» ribatté lei, decisa, afferrandolo per un braccio.
«Mi farà sentire meglio!»
Harry rise. Perfino Hermione abbozzò un sorriso, che però svanì quando alzò lo sguardo verso il castello.
«Non sopporto l’idea che potremmo non tornare mai più» mormorò con dolcezza. «Come può Hogwarts essere chiusa?»
«Forse non lo sarà» obiettò Ron. «Non siamo più in pericolo qui che a casa, no? Ogni posto è lo stesso, ormai. Direi che Hogwarts è più sicura, ci sono più maghi dentro, a difenderla. Che cosa ne pensi, Harry?»
«Anche se riaprisse, io non tornerò» dichiarò Harry.
Ron lo guardò a bocca aperta, ma Hermione replicò, triste: «Lo sapevo. Ma allora che cosa farai?»
«Tornerò ancora una volta dai Dursley, perché Silente voleva che lo facessi. Ma sarà una visita breve, e poi me ne andrò per sempre».
«Ma dove andrai, se non tornerai a scuola?»
«Pensavo di tornare a Godric’s Hollow» borbottò Harry. Aveva in testa quell’idea dalla notte della morte di Silente. «Per me è cominciato lì, tutto quanto. Ho come la sensazione di doverci andare. E posso far visita alle tombe dei miei genitori, mi piacerebbe».
«E poi?» chiese Ron.
«Poi devo rintracciare gli altri Horcrux» continuò Harry, lo sguardo fisso sulla tomba bianca di Silente, riflessa nell’acqua dall’altra parte del lago. «È quello che voleva da me, è per questo che mi ha detto della loro esistenza. Se Silente aveva ragione — e sono sicuro che è così — ce ne sono ancora quattro. Devo trovarli e distruggerli e poi devo cercare il settimo frammento dell’anima di Voldemort, quello che si trova ancora nel suo corpo. Sarò io a ucciderlo. E se incontrerò Severus Piton sul mio cammino» aggiunse, «meglio per me e peggio per lui».
Calò un lungo silenzio. La folla ormai si era quasi dispersa, e gli ultimi rimasti stavano bene attenti a girare alla larga dalla monumentale sagoma di Grop che coccolava Hagrid, i cui ululati di dolore echeggiavano ancora nell’aria.
«Noi ci saremo, Harry» annunciò Ron.
«Cosa?»
«A casa dei tuoi zii. E poi verremo con te, ovunque tu vada».
«No…» rispose Harry rapido; non l’aveva previsto, pensava che avessero capito che intendeva affrontare da solo quel pericolosissimo viaggio.
«Ce l’hai già detto una volta» sussurrò Hermione, «che c’era tutto il tempo per tornare indietro, se avessimo voluto. Il tempo l’abbiamo avuto, no?»
«Siamo con te qualunque cosa accada» ribadì Ron. «Però, amico, devi venire a casa mia prima di tutto, prima ancora che andiamo a Godric’s Hollow».
«Perché?»
«Le nozze di Bill e Fleur, no?»
Harry lo guardò, esterrefatto; l’idea che potesse ancora esistere una cosa normale come un matrimonio era incredibile eppure meravigliosa.
«Già, non dobbiamo perdercelo» disse infine.
Le sue mani si chiusero meccanicamente attorno al falso Horcrux, ma nonostante tutto, nonostante il sentiero buio e tortuoso che vedeva dipanarsi davanti a lui, nonostante l’incontro finale con Voldemort che doveva accadere di lì a un mese, un anno, o dieci, si sentì il cuore leggero all’idea che restava ancora un ultimo giorno dorato di pace da assaporare con Ron e Hermione.
FINE
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