«Minerva, il Ministro sarà qui tra pochi secondi, si è appena Smaterializzato dal Ministero».
«Grazie, Everard». La professoressa McGranitt si voltò verso gli altri insegnanti.
«Voglio parlarvi di ciò che accadrà a Hogwarts prima del suo arrivo» disse in fretta. «Personalmente non credo che la scuola debba riaprire il prossimo anno. La morte del Preside per mano di uno dei nostri colleghi è una macchia terribile per la storia di Hogwarts. Terribile».
«Sono certa che Silente avrebbe voluto che la scuola restasse aperta» la contraddisse la professoressa Sprite. «Penso che, se anche un solo allievo volesse venire, allora la scuola dovrebbe restare aperta per quell’allievo».
«Ma avremo anche un solo allievo dopo questo?» domandò Lumacorno, asciugandosi la fronte sudata con un fazzoletto di seta. «I genitori vorranno tenere i figli a casa, e non posso certo biasimarli. Non credo che siamo più in pericolo a Hogwarts che in qualunque altro luogo, ma non ci si può aspettare che una madre ragioni così. Vorranno tenere unite le famiglie, è naturale».
«Sono d’accordo» dichiarò la professoressa McGranitt. «In ogni caso, non si può dire che Silente non abbia mai previsto che Hogwarts potesse chiudere. Lo prese in considerazione quando la Camera dei Segreti venne riaperta… e l’assassinio del professor Silente mi turba assai più dell’idea che il mostro di Serpeverde abitasse nelle viscere del castello…»
«Dobbiamo parlare con i consiglieri» intervenne il professor Vitious con la sua vocetta stridula; aveva un grosso livido sulla fronte ma a parte questo sembrava illeso dopo lo svenimento nell’ufficio di Piton. «Dobbiamo seguire le procedure stabilite. Non dobbiamo prendere una decisione affrettata».
«Hagrid, tu non hai detto niente» osservò la McGranitt. «Qual è la tua opinione, Hogwarts dovrebbe restare aperta?»
Hagrid, che per tutta la conversazione aveva continuato a piangere in silenzio nel suo enorme fazzoletto, alzò gli occhi gonfi e arrossati e gracchiò: «Non lo so, professoressa… devono decidere i direttori delle Case e la Preside…»
«Il professor Silente ha sempre tenuto in conto il tuo parere» ribatté la McGranitt con dolcezza, «e io anche».
«Be’, io resto» rispose Hagrid. Grosse lacrime gli scendevano dagli angoli degli occhi fin dentro la barba arruffata. «È la mia casa, è la mia casa da quando avevo tredici anni. E se ci sono dei ragazzi che vogliono che io ci insegno, lo farò. Ma… non so… Hogwarts senza Silente…»
Deglutì e scomparve di nuovo nel suo fazzoletto.
«Molto bene» dichiarò la McGranitt, guardando il parco fuori dalla finestra per controllare se il Ministro si avvicinava, «allora devo concordare con Filius: la cosa giusta è chiedere ai consiglieri, che prenderanno la decisione definitiva.
«Ora, quanto a mandare a casa gli studenti… c’è ragione di farlo al più presto. Potremmo fare in modo che l’Espresso per Hogwarts arrivi domani, se necessario…»
«E il funerale di Silente?» chiese Harry, prendendo finalmente la parola.
«Be’…» fece la professoressa McGranitt. Perse un po’ del suo tono brusco e la sua voce s’incrinò. «Io… io so che era desiderio di Silente essere sepolto qui, a Hogwarts…»
«Quindi sarà così, no?» incalzò Harry.
«Se il Ministero lo ritiene opportuno» rispose la professoressa McGranitt. «Nessun altro Preside è mai stato…»
«Nessun altro Preside ha dato di più a questa scuola» ringhiò Hagrid.
«Hogwarts dovrebbe essere il luogo del riposo eterno di Silente» aggiunse Vitious.
«Assolutamente sì» confermò la professoressa Sprite.
«E in questo caso» continuò Harry, «non dovrebbe mandare a casa gli studenti prima del funerale. Vorranno dirgli…»
L’ultima parola gli rimase impigliata in gola, ma la professoressa Sprite finì la frase al posto suo.
«Addio».
«Ben detto» squittì il professor Vitious. «Ben detto, davvero! I nostri studenti dovrebbero rendergli omaggio, è appropriato. Possiamo organizzare successivamente il loro ritorno a casa».
«Approvato» abbaiò la professoressa Sprite.
«Suppongo… di sì…» balbettò Lumacorno, agitato, mentre Hagrid levava un singhiozzo strangolato di assenso.
«Arriva» annunciò all’improvviso la McGranitt, scrutando il parco. «Il Ministro… a quanto pare ha portato una delegazione…»
«Posso andare, professoressa?» chiese subito Harry.
Non aveva alcuna voglia di vedere Rufus Scrimgeour o di essere interrogato da lui quella notte.
«Sì» rispose la McGranitt, «e fa’ presto».
Andò alla porta e gliela aprì. Harry corse giù per la scala a chiocciola e lungo il corridoio deserto. Aveva lasciato il Mantello dell’Invisibilità in cima alla Torre di Astronomia, ma non gli importava; nessuno lo vide passare nei corridoi, nemmeno Gazza, Mrs Purr o Pix. Non incontrò anima viva finché non svoltò nel corridoio che portava alla sala comune di Grifondoro.
«È vero?»sussurrò la Signora Grassa. «È proprio vero? Silente… morto?»
«Sì» rispose Harry.
Lei gemette e senza aspettare la parola d’ordine scattò in avanti per lasciarlo passare.
Come Harry aveva sospettato, la sala comune era affollatissima. Al suo arrivo calò il silenzio. Vide Dean e Seamus seduti lì vicino: il dormitorio doveva essere vuoto, o quasi. Senza rivolgere la parola a nessuno, senza incrociare lo sguardo di nessuno, attraversò la stanza e varcò la porta, diretto di sopra.
Come aveva sperato, Ron lo stava aspettando, ancora vestito, seduto sul letto. Harry sedette sul proprio e per un attimo non fecero che guardarsi.
«Parlano di chiudere la scuola» disse infine Harry.
«Lupin ha detto che l’avrebbero fatto» replicò Ron.
Ci fu una pausa.
«Allora?»chiese Ron a voce molto bassa, come se pensasse che i mobili potessero ascoltare. «Lo hai trovato? L’hai preso? Un… un Horcrux?»
Harry scosse la testa. Tutto quel che era successo attorno a quel lago nero sembrava un vecchio incubo; era davvero accaduto, e solo poche ore prima?
«Non l’hai preso?» fece Ron, abbattuto. «Non c’era?»
«No» rispose Harry. «Qualcuno l’aveva già preso e ne aveva lasciato uno falso al suo posto».
«Già preso…?»
Senza parlare, Harry estrasse dalla tasca il medaglione falso, lo aprì e lo diede a Ron. Il resto della storia poteva aspettare… non importava, quella notte… niente importava, eccetto la fine, la fine della loro inutile avventura, la fine della vita di Silente…
«R.A.B.» sussurrò Ron. «Ma chi è?»
«Non lo so». Harry si distese sul letto, vestito, e fissò il vuoto. Non provava alcuna curiosità per R.A.B.: dubitava che avrebbe mai più provato curiosità per qualcosa. All’improvviso si rese conto che il parco era silenzioso. Fanny aveva cessato di cantare.
E seppe, senza sapere come, che la fenice era andata, che aveva lasciato Hogwarts per sempre, proprio come Silente aveva lasciato la scuola, aveva lasciato il mondo… aveva lasciato lui.
CAPITOLO 30
LA TOMBA BIANCA
Tutte le lezioni furono sospese, tutti gli esami posticipati. Alcuni studenti furono portati frettolosamente via da Hogwarts dai genitori nei due giorni che seguirono: le gemelle Patil partirono prima di colazione la mattina dopo la morte di Silente, e Zacharias Smith fu scortato fuori dal castello dal suo altezzoso padre. Seamus Finnigan, invece, si rifiutò categoricamente di seguire la madre a casa; fecero a chi urlava di più nella Sala d’Ingresso, e la sfida si risolse quando lei acconsentì a lasciarlo a scuola per il funerale. Ebbe difficoltà a trovare un letto a Hogsmeade, raccontò Seamus a Harry e Ron, perché maghi e streghe si riversavano nel villaggio, preparandosi a rendere l’ultimo tributo a Silente.
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