Stanislaw Lem - Cyberiade
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- Название:Cyberiade
- Автор:
- Издательство:Marcos y Marcos
- Жанр:
- Год:2003
- Город:Milano
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Ancora una volta, Trurl continuò ad andare avanti e indietro nervosamente nella propria stanza, percorrendo miglia su miglia, e trascorse alla scrivania gran parte della notte successiva, impegnato a leggere manuali tecnici che poi, incollerito, scagliava contro il muro.
La mattina dopo si recò dal Gran Ciambellano e gli chiese un’udienza con il Re. Ammesso alla presenza di Sua Maestà, Trurl così gli disse: «Vostra Regale Altezza e Vostra Graziosa Maestà! I metodi di disamoramento che ho impiegato su vostro figlio sono i più potenti che si possano immaginare. Semplicemente, il Principe si rifiuta di disamorarsi, a costo della vita stessa. Vostra Maestà deve sapere come stanno le cose».
Il Re tacque, sopraffatto da questa rivelazione, ma Trurl proseguì: «Naturalmente, potrei ingannarlo, costruendo un’Amarandina artificiale sulla base delle caratteristiche a me note, ma presto o tardi il Principe lo scoprirebbe, non appena gli giungesse qualche notizia della vera Amarandina. Perciò, non vedo altra soluzione: il Principe dovrà sposare la figlia dell’Imperatore!»
«Bah» fece il Re «è proprio questo il problema, o straniero! L’Imperatore non darebbe mai il suo assenso a un simile matrimonio!»
«E se l’Imperatore, vinto e conquistato, dovesse chiedere la pace, implorare pietà?»
«Be’, in tal caso lo darebbe… ma vorresti farmi scatenare una grande guerra tra due grossi regni — cosa che, a dir poco, è sempre rischiosa — per conquistare a mio figlio la mano della figlia dell’Imperatore? No, è assolutamente inconcepibile!»
«E’ proprio la risposta che mi aspettavo dalla Vostra Altezza Reale» replicò Trurl, con calma. «Tuttavia, ci sono guerre di tanti tipi, e il tipo a cui sto pensando non comporta spargimento di sangue. Infatti, non attaccheremo con le armi i territori dell’Imperatore; non toglieremo la vita a nessuno dei suoi sudditi; anzi, faremo proprio il contrario».
«Che cosa dici? Che cosa hai in mente?» esclamò il sovrano.
Quando Trurl sussurrò all’orecchio del Re il suo piano segreto, la faccia preoccupata del monarca si rischiarò progressivamente. Alla fine gridò: «Va’, allora, e fa’ come dici, o buon forestiero, e che gli dèi siano con te!»
L’indomani stesso, nelle forge e nelle officine reali si diede inizio alla costruzione, in base alle direttive di Trurl, di un gran numero di grossi cannoni, anche se non era chiaro lo scopo a cui dovevano essere destinati.
I cannoni vennero dislocati tutt’intorno alla nazione nemica e camuffati come installazioni difensive, in modo che nessuno indovinasse i piani di Trurl. Intanto, il costruttore rimaneva giorno e notte nel laboratorio di produzione cibernetica, a controllare certe vasche segrete in cui ribollivano e filtravano misteriose sostanze chimiche. Se una spia si fosse recata da lui, non avrebbe scoperto nulla, tranne che di tanto in tanto, dietro le porte chiuse a doppia mandata, si levavano strani gemiti e miagolii; inoltre, avrebbe visto correre freneticamente, con in mano pile di pannoloni, tecnici e assistenti.
Il bombardamento ebbe inizio una settimana più tardi, a mezzanotte. I cannoni, caricati dagli artiglieri più esperti, vennero puntati verso i territori dell’Imperatore, e non spararono colpi mortali, ma colpi vitali, perché i proiettili di Trurl erano contenitori che calavano con il paracadute e contenevano un bambino di pochi giorni.
I bambini piovvero sul nemico, a miriadi: bambini che frignavano, piagnucolavano e strillavano a pieni polmoni, e che presto finirono per coprire ogni angolo del regno. Ce n’era un numero così elevato che l’aria tremava sotto i loro assordanti ma-ma, pa-pa, ca-ca e ua-ua.
L’inondazione di neonati non accennò a terminare; ben presto l’economia cominciò a tentennare sotto lo sforzo e il regno si trovò dinanzi al temuto spettro della depressione, ma dal cielo continuò a scendere una bamboccesca pioggia di infanti, frugolini, marmocchietti, bamboli, mammolini, pargoletti, fantolini e puttini, tutti rubicondi e sorridenti, tutti con il pannolone al vento.
L’Imperatore fu costretto a capitolare dinanzi a Re Protuberone, che promise di mettere fine alle ostilità se la Principessa Amarandina fosse andata in sposa a suo figlio… e l’Imperatore accettò subito.
Immediatamente i cannoni a bambini vennero fatti rientrare negli arsenali e, come ulteriore misura di sicurezza, Trurl si occupò personalmente di smontare il femmefatalatrone.
Più tardi, come testimone della sposa, con un vestito tempestato di smeraldi e in pugno il bastone di rito, il costruttore presiedette le cerimonie durante l’animatissimo banchetto di nozze. E quando anche quei festeggiamenti furono terminati, caricò sulla sua astronave i doni, i titoli, i diplomi, le citazioni al merito che Re e Imperatore avevano voluto donargli e finalmente, ormai sazio di glorie, fece ritorno a casa.
LA QUINTA FATICA OVVERO LE BURLE DI RE BALERION
Non con la crudeltà Re Balerion, sovrano di Cyberia, opprimeva il suo popolo, bensì con l’eccessiva voglia di divertirsi. E, in realtà, non erano lunghi banchetti o estenuanti orge notturne a rallegrare il cuore di Sua Maestà, ma trastulli ben più innocenti: il gioco della pulce, il mercante in fiera, tappo e rubamazzetto, nei quali amava indulgere fino all’alba, nonché cavalluccio, saltamartino, moscacieca e la settimana, con cui si dilettava durante il giorno, ma soprattutto gli piaceva giocare a nascondino.
Ogni volta che c’era un’importante decisione da prendere, un documento di stato da firmare, un ambasciatore interstellare da ricevere o un commodoro che chiedeva udienza, il Re si nascondeva, e i ministri dovevano trovarlo, oppure rassegnarsi a terribili punizioni.
Così si vedeva l’intera corte andare avanti e indietro per il palazzo, controllare i sotterranei e cercare sotto il ponte levatoio, ispezionare torri e bastioni, battere sulle pareti, mettere sottosopra il trono per guardarvi dentro, e spesso queste ricerche duravano molto a lungo.
Una volta, una guerra importantissima non venne dichiarata, e questo perché il Re, rivestito di prismi e di gocce di cristallo molato, era rimasto appeso per tre giorni al soffitto della sala principale — scambiato da tutti per un lampadario — facendo una grande fatica per non ridere dei ministri che correvano freneticamente sotto di lui e non sapevano che pesci pigliare.
Chiunque scoprisse il nascondiglio del Re riceveva il titolo di Scopritore Reale: a corte ce n’erano già settecento e trentasei. Ma per entrare seriamente nei favori regali occorreva insegnargli qualche nuovo gioco, uno che Re Balerion non conoscesse.
E non era certo facile, considerato che era straordinariamente ferrato sull’argomento. Conosceva tutti i giochi antichi, come gli astragali, il pari e caffo, la lippa, il tric-trac, e tutti quelli moderni, come il saltaelettrone e la mosca quantizzata, e amava ripetere che tutto era gioco, compresa la sua Corona, o, se lo si preferiva, che l’intero universo era burla.
Queste parole spensierate e sciocche erano un insulto per i venerabili membri del Consiglio della Corona. In particolare, il Primo Ministro., Sua Signoria Papagaster della grande famiglia dei Pentaperieli, ne era profondamente indignato, e aveva detto che per il Re non c’era niente di sacro e che Sua Maestà osava persino esporre al ridicolo la sua Sublime Persona.
Inoltre, quando il Re annunciava che la riunione del Consiglio era finita e che era arrivato il momento degli indovinelli, il terrore si impadroniva di tutti i presenti. Re Balerion aveva sempre avuto la passione degli enigmi; una volta, nel bel mezzo della cerimonia dell’incoronazione, aveva confuso il Grande Cancelliere con la domanda: «Che differenza c’è tra l’antimateria e la bomba anticarro?»
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