Stanislaw Lem - Cyberiade
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- Название:Cyberiade
- Автор:
- Издательство:Marcos y Marcos
- Жанр:
- Год:2003
- Город:Milano
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Quella montagna di individuo guardò con ira Klapaucius e fece un passo avanti, come per cacciarlo via di peso… ma all’improvviso gli strizzò l’occhio (anche se Klapaucius era certo di non averlo mai visto in precedenza) e scoppiò a ridere. Aveva la voce roca, e senza dubbio era una voce da poliziotto abituato a gridare, ma la risata — e in particolare la strizzata d’occhi — facevano pensare a Re Balerion. E infatti si trattava del Re, anche se ovviamente non era presente di persona!
«Ti ho riconosciuto subito» disse Re Balerion il poliziotto. «Eri a palazzo, hai accompagnato quello che aveva l’apparecchio. Che cosa te ne pare? Non è un nascondiglio favoloso? Non riusciranno mai a trovarmi, lo sai, nemmeno in un milione di anni! Inoltre, è così divertente essere un poliziotto grosso e forte. Guarda!»
E calò il pugno sul tavolo, con tale forza che il mobile si spaccò in due… ma anche sulla mano comparve una crepa. Re Balerion fece una smorfia e disse: «Ahi! Si deve essere rotto qualcosa. Ma non fa nulla. All’occorrenza, posso sempre trasformarmi… in te, per esempio!»
Klapaucius indietreggiò verso la porta, ma il poliziotto gli bloccò l’uscita con la sua colossale corporatura e proseguì: «Non che abbia qualcosa di personale contro di te, intendiamoci. Ma sai troppe cose, vecchio mio. Perciò, penso che sia meglio metterti dentro. Sì, in galera!» Rise con cattiveria. «In questo modo, quando mi congederò dalla polizia, nessuno, nemmeno tu, avrà la più pallida idea di dove sono, o meglio, di chi sono! Ah, ah!»
«Maestà!» protestò Klapaucius. «Non conoscete i pericoli di quello strumento. Supponete di entrare nel corpo di qualcuno con una malattia mortale, o di un criminale ricercato…»
«Nessun problema» rispose il Re. «L’importante è che mi ricordi di una cosa: dopo ogni trasferimento, riprendere le corna!»
E indicò la scrivania rotta, nel cui cassetto, aperto, si scorgeva lo strumento.
«Ogni volta» disse «lo toglierò dalla testa della persona da cui provengo, e cercherò di non perderlo. Basterà questo perché non mi capiti niente di male».
Klapaucius fece del suo meglio per convincere il Re ad abbandonare l’idea di nuovi trasferimenti della personalità, ma tutto fu inutile; questi si limitò a ridere e a scherzare, e infine disse, chiaramente divertito: «Non ritornerò a palazzo… puoi scordartelo! Anzi, ti dico quello che intendo fare: vedo davanti a me un lungo itinerario, un viaggio da un corpo all’altro dei miei fedeli sudditi, cosa che, del resto, è pienamente in linea con le mie convinzioni democratiche. E poi, come ciliegina sulla torta, per così dire, il corpo di qualche bella ragazza — dovrebbe essere un’esperienza assai istruttiva, non ti pare? Ah, ah!»
Con un braccio enorme, aprì una porta e chiamò i suoi subordinati. Klapaucius — compreso che l’avrebbero imprigionato se non fosse passato immediatamente all’azione — afferrò un calamaio e scagliò l’inchiostro in faccia al Re. Poi, nella confusione, scavalcò il davanzale della finestra e balzò in strada. Per un colpo di fortuna non c’erano testimoni, e Klapaucius riuscì ad arrivare a una piazza affollata e a confondersi tra la gente prima che dal comando di polizia cominciassero a uscire gli agenti, che con una mano si raddrizzavano il chepì e con l’altra brandivano la pistola.
Rimuginando pensieri tutt’altro che allegri, Klapaucius si allontanò dal porto.
«Sarebbe meglio, in realtà» diceva a se stesso «lasciare al suo destino quell’incorreggibile Re Balerion, recarsi all’ospedale dove hanno ricoverato il corpo di Trurl, che adesso è occupato dall’onesto marinaio, e portarlo a palazzo, in modo che il mio amico possa ritornare in se stesso corpo e anima.
«E’ vero che, così facendo, il marinaio sarebbe Re al posto di Balerion… ma è proprio quello che si merita quel malfattore!»
Forse non era un cattivo piano, ma era inattuabile per la mancanza di un piccolo ma necessario particolare: nella fattispecie il trasferitore con le corna, che al momento si trovava in un cassetto, al commissariato di polizia.
Per un istante, Klapaucius pensò alla possibilità di costruire un altro strumento come quello, ma non ne aveva il tempo, e neppure i mezzi.
«Idea» pensò. «Posso andare da Trurl, che adesso è il Re e che ormai avrà certamente ripreso il senno, e gli dirò di ordinare all’esercito di circondare la stazione di polizia del porto. Così recupereremo lo strumento e Trurl potrà ritornare alla sua vecchia personalità!»
Però, Klapaucius non riuscì a farsi ammettere all’interno del palazzo. I medici, gli dissero le sentinelle, avevano messo il Re sotto potenti sedativi elettrostatici e per almeno ventotto ore avrebbe dormito come un ghiro.
«Non ci mancava che questa!» gemette Klapaucius, e si diresse all’ospedale dove era ricoverato il corpo di Trurl, perché temeva che potesse già essere stato dimesso e che si fosse perduto irrimediabilmente nel labirinto della grande città.
All’ospedale si presentò come un parente del ricoverato con la gamba rotta; il nome lo lesse nel registro dei pazienti. Gli riferirono che la ferita non era grave — solo una brutta slogatura e non una frattura — ma che il paziente doveva rimanere in trazione per alcuni giorni.
Klapaucius, naturalmente, non aveva intenzione di far visita al paziente — sarebbe soltanto riuscito a far scoprire che non si conoscevano. Rassicurato sul fatto che, almeno per qualche giorno, il corpo di Trurl non sarebbe sparito, lasciò l’ospedale e prese a vagare per le strade della città, profondamente assorto nei suoi pensieri.
Chissà come, finì per trovarsi in prossimità del porto e notò che la zona pullulava di poliziotti: le pattuglie fermavano tutti i passanti e li controllavano minuziosamente, confrontando i loro connotati con la descrizione di un ricercato, scritta su un foglio.
Klapaucius comprese subito che era opera di Re Balerion, il quale lo voleva incarcerare a tutti i costi. Proprio in quel momento c’era una pattuglia che si avvicinava a lui, e due guardie, alle sue spalle, gli bloccavano la ritirata. Klapaucius si consegnò alle guardie senza opporre resistenza, e chiese di essere portato subito dal Commissario, perché aveva notizie importanti, che riguardavano un orribile crimine.
Gli agenti lo arrestarono e lo ammanettarono a un robusto poliziotto; al comando di polizia, il Commissario — Re Balerion — lo accolse con un brontolio di soddisfazione e un luccichio maligno nello sguardo. Ma Klapaucius stava già esclamando, in una voce contraffatta che non era la sua: «Eccellenzia! Esaltissimo Ser Poliziotto! Io stato ciapato da Polizei, io stato detto tu sei Klapaucius, ma io non lui, nonriò, nemmanco chi è Klapaucius, io so! Forse il Klapaucius che cercate il bandito è? Quello che ha sulla testa le corna per colpire, il grande Zauberer… il grande mago di magia nera, che diverso da me mi ha fatto diventare, che ha messo mia testa in altra testa, ha ciapato le corna, è scappato via, o Grande Signore della Polizia! Aiuto ti chiedo!»
E con queste parole, l’astuto Klapaucius cadde in ginocchio, agitando la testa e mormorando tra sé in un’incomprensibile lingua straniera.
Re Balerion, che era seduto dietro la scrivania con indosso un’uniforme dalle enormi spalline dorate, batté gli occhi sorpreso, non appena comprese il significato di quelle parole; diede un’occhiata più attenta al presunto Klapaucius inginocchiato, e annuì tra sé — ignaro del fatto che il costruttore, durante il tragitto verso il commissariato, si era servito della mano libera per farsi due piccoli se
gni sulla fronte, uguali a quelli prodotti dal dispositivo di Trurl.
Balerion ordinò ai suoi uomini di liberare Klapaucius e di lasciarlo solo con lui; quando tutti se ne furono andati, gli chiese di raccontargli con esattezza che cosa fosse successo, senza tralasciare alcun particolare.
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