Marco Buticchi - Le pietre della Luna

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Tre misteriose statuette d’oro risalenti alla Roma del I secolo d. C., un enigma archeologico che gli studiosi hanno inseguito per secoli tra indizi confusi, testimonianze remote, sparizioni e ritrovamenti. Ma perché, adesso, anche i servizi segreti delle grandi potenze sono così interessati a questa vicenda? E quali sono i fili nascosti che collegano il passato delle Pietre al loro presente? Un vertiginoso slalom di avventure tra l’antica Roma e i giorni nostri, tra galeoni spagnoli e navicelle spaziali, tra agenti del Mossad e affascinanti scrittrici.

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«Terzo, la vita dell’ammiraglio Rustom presentava due vuoti assoluti in due momenti precisi. Il primo nel cuore della seconda guerra mondiale e l’altro pochi giorni prima della caduta di Berlino.

«A questo punto è indispensabile fare un passo indietro nel tempo. Anni ’40, nell’isola apparentemente felice rappresentata dalla Svizzera nell’Europa devastata dalla guerra. Un giovane impiegato di banca di origini ebraiche svolge il suo lavoro in un istituto bancario di Zurigo. Si occupa della gestione del caveau, tiene aggiornato il registro cifrato dei conti e accompagna i clienti nelle grandi stanze blindate. Naturalmente, soltanto dopo aver proceduto alla loro identificazione tramite le cifre segrete del conto. Il cliente deve anche essere in possesso di una chiave, che costituisce l’unica possibilità di accedere a quanto nascosto nelle celle se usata contemporaneamente alla chiave universale custodita dalla banca e affidata all’impiegato.

«Nel 1942, Misha Ceorsky, così si chiamava il giovane bancario, viene avvicinato da un sedicente uomo di affari tedesco, che in realtà è un alto ufficiale del Reich, responsabile della Deutsche Erde und Steinwerke. Insomma, il braccio finanziario delle ss.

«Altra piccola parentesi, e altro passo indietro. Siegfried Sachs, unico erede dell’impero metallurgico tedesco, è un ricchissimo perdigiorno che si diletta di cercare relitti nei mari a sud della Florida. Per puro caso, un pomeriggio del 1927 si imbatte nel più grosso tesoro mai recuperato: un galeone sommerso il cui carico è composto quasi esclusivamente di lingotti d’oro, barre d’argento e pietre preziose. A bordo del suo panfilo ci sono, oltre all’equipaggio — poi misteriosamente scomparso con l’imbarcazione durante il viaggio di ritorno in Europa -, un alto ufficiale britannico e una non meglio precisata amichetta americana del momento.

«Torniamo all’incontro di Zurigo nel ’42. L’ignoto uomo di affari tedesco notifica a Ceorsky che i beni personali della famiglia Sachs sono stati confiscati e che identico destino devono subire le loro proprietà all’estero, compreso il forziere dove Siegfried Sachs ha messo al sicuro un tesoro valutabile oggi in circa mille milioni di dollari. A sostegno della sua pretesa, il funzionario nazista esibisce la chiave del caveau. Ma non può non ammettere che né lui né i suoi mandanti conoscono il codice segreto del conto.

«Ligio al dovere, Ceorsky si rammarica con lui, sebbene questi badi bene a sottolineare più volte che il Führer in persona saprebbe come ricompensarlo. ‘La legge non mi consente di concederle l’accesso alla stanza blindata di chicchessia’, ribatte adamantino il giovane bancario, suggerendo al nazista di chiedere al suo governo di intraprendere le pratiche burocratiche internazionali necessarie per rivendicare il diritto all’accesso. Al che i toni gentili del tedesco cambiano di colpo.

«’Sappia che i suoi genitori hanno raggiunto il campo di Auschwitz proprio ieri’, spiega senza mezzi termini allo sgomento giovane. ‘E voglio immaginare che la loro vita le stia molto più a cuore di una piccola infrazione alla legge bancaria svizzera. Ci pensi su, signor Ceorsky, non abbiamo fretta.’»

Arrivato a questo punto, Oswald si concesse un’altra pausa per versarsi un bicchiere d’acqua e schiarirsi la voce, ma, stimolato dallo sguardo intento del primo ministro, proseguì subito: «Che cosa era successo, nel frattempo? Siamo sempre nel ’42, ma poco prima dell’incontro di Zurigo. L’Inghilterra e gli alleati sono in difficoltà. Londra è sotto la minaccia della Luftwaffe, ma resiste. L’ammiraglio Rustom prende spunto da un discorso in cui Churchill aveva detto: ‘Se avessi questo Hitler qui davanti a me, prima di accompagnarlo al patibolo mi piacerebbe dirgliene quattro’.

«Rustom vede la sconfitta alle porte. Non si perde tuttavia d’animo e con la velocità del fulmine organizza una missione segreta nel nord della Francia. Dispongo di diversi documenti che provano come il 16 marzo 1942, lunedì mattina, l’ammiraglio Rustom si sia incontrato a tu per tu con Adolf Hitler, trattando direttamente con lui una sua personalissima versione della resa alleata. Che evidentemente non viene accettata.

«Ma il bravo ammiraglio fa un’altra mossa, sicuramente per assicurarsi un salvacondotto per il futuro, non si sa mai. Rivela a Hitler la scoperta di cui è stato testimone alcuni anni prima nel mar della Florida a bordo dello yacht di Siegfried Sachs. Detto fatto. Di punto in bianco Sachs cade in disgrazia, viene spogliato di ogni suo avere e internato in un campo di concentramento. Le SS confiscano le sue proprietà in Germania e avanzano i loro diritti su quelle depositate all’estero. È in questo contesto che avviene l’incontro tra Ceorsky e l’inviato nazista. Il giovane impiegato non cede subito, cerca di tergiversare, ma sta di fatto che, qualche giorno dopo l’incontro, i suoi genitori vengono liberati da Auschwitz e tradotti segretamente in Svizzera. Di fronte alla vita dei suoi cari, anche la sua rettitudine aveva vacillato, ma nessuno di noi vorrà criticarlo. Io, no di sicuro.

«Lo scenario cambia di nuovo, siamo agli ultimi giorni di guerra. Hitler si sente braccato, vede i fronti delle sue truppe cedere sotto le avanzate alleate. I russi sono quasi a Berlino. Si ricorda dell’alto ufficiale inglese, riesce a contattarlo tramite la sua rete di spionaggio e lo ricatta, minacciando, se non gli dà una mano, di rivelare a tutto il mondo i contenuti dell’incontro segreto di alcuni anni prima. Hitler vuole tagliare la corda, sfangarsela, nascondersi sotto falso nome in un posto tranquillo, da dove cercare eventualmente di riorganizzare le sue forze. In cambio del disturbo è disposto a offrire il tesoro di Sachs.

«Ancora una volta, il nostro giovane impiegato di banca è testimone involontario di una pagina segreta della storia. Pochi giorni prima della caduta di Berlino, Ceorsky viene contattato dal medesimo inviato tedesco, che gli ingiunge di modificare una seconda volta il nome dell’intestatario del conto cifrato, ma soltanto quando avrà espressamente ricevuto un ordine, che gli trasmetterà lui stesso de visu, in assenza di orecchi e occhi indiscreti.

«L’ordine di trasferire la disponibilità del caveau all’ammiraglio Rustom viene impartito a Ceorsky la mattina del 30 aprile 1945. Quello stesso giorno i russi prendono Berlino, e Hitler, a bordo dell’aereo personale della massima autorità militare britannica, raggiunge sano e salvo il suolo americano. Adolf Hitler, nascosto sotto l’identità del proprietario terriero Deumir Magruder, è morto in Texas nel 1964 per ictus cerebrale, circondato e pianto dalle vacche del suo ranch e da una schiera di anziani e meno anziani fedelissimi.

«Ecco le foto e i risultati della perizia necroscopica sul corpo di Magruder, che ho fatto riesumare ieri con richiesta di urgenza tramite i nostri responsabili di zona. Una velocissima telefonata in codice dall’aeroporto di Francoforte. Mi sono arrivati un paio d’ore fa, sempre in codice. Li abbiamo decodificati e stampati».

E Oswald posò sulla scrivania del premier un plico di fogli, continuando: «È inutile che le dica che ho già controllato personalmente negli archivi elettronici: Hitler e Magruder sono senza ombra di dubbio la stessa persona».

Quindi, atteso con una pausa di silenzio assoluto che la notizia fosse colta in tutta la sua drammatica importanza, Breil riprese: «Ma tra le mani dell’ammiraglio britannico, vincitore della seconda guerra mondiale e diventato improvvisamente ricchissimo, era rimasta una bruttissima gatta da pelare. Una fuga di notizie da parte del Führer o dei suoi era del tutto improbabile, ma che fare con l’altra trentina di persone al corrente dell’operazione? Tutti, dal falsario che aveva preparato i documenti di Hitler, all’impiegato di banca che conosceva le origini del conto, al pilota dell’aereo personale di Rustom, erano stati gratificati con fortissime cifre. E di sicuro, aggiungo io, con una convincente promessa di morte violenta in qualsiasi caso di distrazione.

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