Marco Buticchi - L'anello dei re

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Un attentato a New York semina il panico tra la popolazione, ma si tratta solo di un primo caso di una serie di agguati verso la popolazione musulmana. Il rivendicatore si firma “Giusto in nome di Dio” e imprime sulle sue lettere il sigillo a 6 punte del re Salomone. Si alternano quindi le vicende dei possessori dell’anello. Dalla Venezia del 1300 si passa al fronte carsico della Grande Guerra e poi fino alla dittatura di Ceausescu in Romania.Questi flash-back si alternano alla ricerca del “Giusto” da parte di Oswald Breil e Cassandra Ziegler. Dopo numerosi colpi di scena , intrighi di potere, di cui sono protagonisti anche personaggi realmente esistiti, i protagonisti riescono a scoprire la vera identità del “Giusto” e evitare l’ennesimo massacro.

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«In fondo dispiace quando finisce», disse la donna con un sorriso rivolto al marito, che si trovava ora accanto al letto e le stringeva la mano.

«Che cosa deve finire, Celeste?» chiese lui.

«La vita, amore mio. La vita meravigliosa che ho passato al tuo fianco.»

«Non dire sciocchezze. Voglio che pensi solo a guarire.»

«Non ho più tempo né energia per guarire, Vladislav. Se davvero esiste un mondo oltre la morte, vi raggiungerò mio padre e mia madre, Humarawa, Wu e Rhoda.»

Anche sul principe gli anni avevano lasciato il loro segno: i capelli erano di colore bianco candido. Rughe profonde ne solcavano il volto stanco, sul quale si leggeva un’espressione carica di amore e di apprensione.

«Non voglio sentirti parlare così. E poi che cosa farei senza di te, amore mio? Il prossimo anno dobbiamo festeggiare il trentesimo anniversario delle nozze… Ricordi quando dissi a mio padre che mi volevo sposare con un… uomo?»

Celeste annuì, gli occhi chiusi e la bocca serrata. La malattia sembrava averla prosciugata. Tutti e quattro i loro figli erano in piedi attorno al letto. La più giovane aveva poco più di sedici anni e non aveva mai smesso di piangere.

«Non piangete, ragazzi miei. Non piangete. Adesso è il vostro turno di affrontare la vita. Io spero di avervi aiutato a capire come farlo al meglio. Non piangete.»

Un respiro più profondo scosse il petto di Celeste. «… un Muqatil non piange mai…»

«No, madre, no, ti prego…» disse Mircea, la voce ridotta a un sussurro: non voleva rassegnarsi all’idea di perdere il faro che, fino a ora, gli aveva indicato ogni rotta.

Poco gli importava se entro qualche giorno sarebbe arrivata per lui la nomina a voivoda di Valacchia. Mircea strinse l’Anello dei Re, mentre una lacrima gli rigava le guance. «No, madre, non mi sto comportando come un Muqatil», sussurrò Mircea, «come un guerriero che non conosce la paura. Adesso non ci riesco. Ma ti assicuro che ogni tua volontà verrà rispettata, madre mia.»

48

Agosto 2004

Dal diario di Asher Breil, Bucarest, 1968.

Il conducator stava seduto sulla poltrona di fronte a una feritoia nell’altana in cui eravamo appostati. Ceausescu si ostinava a chiamare quella carneficina «caccia all’orso».

«… Sì, dottor Breil, l’Ordine del Drago non è mai morto», aveva proseguito il leader rumeno, «Vlad II, padre di Dracula, salì al trono di Valacchia nel 1418, dopo che Mircea aveva regnato per trentadue ininterrotti anni. Un vero record per tempi in cui un’investitura difficilmente ne durava più di tre o quattro. Mircea il vecchio, salito al trono nel 1386, si dimostrò un sovrano intelligente, giusto e amato dal popolo, e un grande guerriero. Durante il suo regno dovette tenere a bada da solo le mire espansionistiche musulmane: la Chiesa era impegnata a soffocare nel sangue le grandi eresie nell’Europa occidentale. A lui succedette il figlio, Vlad II. Era il 1431 quando Vlad venne investito del cavalierato dell’Ordine del Drago da Sigismondo, imperatore del Sacro Romano impero. L’ordine, di tipo militare, aveva come scopo ufficiale l’annientamento dei nemici della Chiesa ovunque questi si trovassero. Ma molti altri erano invece i suoi reali scopi e i vincoli segreti di fratellanza che legavano la cerchia degli affiliati.»

«So che lo stemma dell’Ordine era un drago alato. Nell’arte popolare rumena tale creatura impersonava il demonio», dissi io.

«Esatto. Forse fu proprio a causa di quella analogia che Dracula e suo padre vennero rappresentati nella storia come demoni.»

«O forse fu per la loro ferocia.»

«Non si dovrebbe mai essere affrettati nei giudizi, dottor Breil. Le persone vanno valutate nel contesto in cui vivono: chi spara a un uomo disarmato è un assassino ma, se colui che spara fa parte di un plotone d’esecuzione, diventa una persona che agisce nel rispetto della giustizia. Vede, la percezione della realtà cambia quando diverso è il punto di vista. Non si deve guardare alle vicende antiche con l’occhio di un uomo del ventesimo secolo, ma provare a calarsi nell’epoca, nei luoghi e nei costumi che facevano da contorno all’evento o alla persona di cui lei sta valutando l’operato.»

Chi fosse transitato nella zona turca della città di Nicosia — chiamata dai suoi abitanti Leukosa — non si sarebbe certo stupito nel vedere un bambino davanti al manifesto che reclamizzava l’incontro di calcio, evento culminante dei festeggiamenti, fissato per il 30 agosto, giorno della vittoria dei turco-ciprioti sui greci. Il bambino era in piedi: aveva un cappello da baseball sul capo e i suoi vestiti erano di colori sgargianti. Pochi sarebbero stati in grado di riconoscere in lui uno tra gli uomini più famosi del mondo. Oswald lesse il nome dell’ente organizzatore che compariva sul manifesto: Kuzey Kibris Turk Cumhuriyeti, equivalente a «Lega calcio turco-cipriota». Era singolare come una popolazione di poco superiore alle settecentomila unità, che occupava una superficie di novemila chilometri quadrati, fosse rappresentata, a livello internazionale, da due formazioni sportive per ciascuno sport: accanto alla federazione di scherma cipriota-greca, esisteva quella turco-cipriota, così per la canoa o il lancio del disco, il tiro al piattello e il dressage. Per non parlare del calcio: due stadi, due campionati, due federazioni. Oswald annotò mentalmente il nome dell’impianto sportivo in cui sarebbe stata disputata la partita Çetinkaya contro Gönyeli, le due squadre che militavano in testa al campionato: il 20 Temmuz Stadyum di Kyrenia.

Quindi tornò in albergo.

Cassandra era rimasta molto scossa dalla telefonata del Giusto: abbassato il ricevitore aveva subito provato a contattare Oswald, ma senza successo. Era quindi uscita dalla stanza e si era diretta verso la hall dell’albergo dove li avevano cortesemente confinati gli uomini dei servizi segreti locali. Sperava che Breil si trovasse lì.

Oswald era invece sbucato dall’ascensore.

«Credo di aver capito dove avverrà l’attentato», disse Oswald d’un fiato mentre, con altrettanta foga, Cassandra cercava di metterlo al corrente della telefonata del serial bomber.

«Ci sta tenendo d’occhio, Oswald», disse la donna quando si ritirarono in una delle loro camere.

«La cosa non mi meraviglia. Ogni assassino seriale gode nel vedere i propri inseguitori annaspare nel tentativo di catturarlo. Figuriamoci se il Giusto si sarebbe perso uno spettacolo del genere.» Quindi, per l’ennesima volta rilesse le ultime parole del Giusto, anche se ormai conosceva a memoria quei versetti. « E col Mio permesso risuscitasti il morto… Questa è stata la prima delle indicazioni. A parer mio ha già fatto la sua parte: serviva soltanto per farci arrivare sin qui. Quelle che ci dovrebbero mettere sulla strada giusta sono invece le tre indicazioni che abbiamo ricevuto qui a Cipro, dinanzi all’urna di San Lazzaro: Lascia che venga con noi domani a divertirsi e a giocare; veglieremo su di lui.

« Due dei loro, timorati e colmati di grazia da Allah, dissero: ‘Entrate dalla porta; quando sarete dentro, conoscerete la Vittoria’.

«I miscredenti sono come bestiame di fronte al quale si urla, ma che non ode che un indistinto richiamo. Sordi, muti, ciechi, non comprendono nulla.

«Abbiamo appurato che soltanto nella zona turca di Cipro si festeggerà domani il Giorno della Vittoria. E, secondo il messaggio coranico, qualcuno dovrebbe divertirsi e giocare proprio in questo giorno. Le due squadre di calcio in vetta alla classifica locale si incontreranno domani allo stadio 20 Temmuz. Credo sia tempo di togliere le tende da questo albergo, che il nostro generale Ihsan Sukru lo voglia o no.»

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