I miscredenti sono come bestiame di fronte al quale si urla, ma che non ode che un indistinto richiamo. Sordi, muti, ciechi, non comprendono nulla.
Cassandra lesse ad alta voce. Oswald ripeté i versetti, quindi disse: «Se la memoria non mi inganna, si tratta di tre brani differenti. Ma non credo che dovremo cercare il significato del messaggio nell’argomento delle singole sure.»
Breil si fermò un istante a riflettere, prima di rivolgersi a Carl. «Che cosa succede domani qui a Cipro, Carl? Qualche avvenimento particolare, festa, ricorrenza?»
«A Cipro nulla… domani è un giorno normalissimo… il 30 agosto… Un momento! Nella zona turca il 30 agosto viene festeggiato come ‘Giorno della Vittoria’!»
« …quando sarete dentro, conoscerete la Vittoria… Ci siamo!» esclamò Cassandra Ziegler.
L’ufficiale turco aveva un’espressione ottusa dipinta sul volto olivastro. Osservò Carl Firenall e formulò la domanda per l’ennesima volta: «Potresti ripetere, americano?»
«Mi ascolti con attenzione, tenente.» Firenall pareva sul punto di perdere la pazienza. «Forse lei ha visto troppi film sulla guerra fredda. Le ricordo che il mondo ha abbattuto il muro di Berlino, si figuri che cosa gliene frega del muretto di Nicosia o Leukosa, come vi piace chiamarla da questa parte. Tenga presente che lei non è Chruščëv ai tempi dei missili a Cuba, ma un fedele alleato degli americani. In questo momento un funzionario dell’ambasciata americana le sta dicendo che dentro quella Passat ci sono due persone molto importanti che stanno cercando di sventare una terribile minaccia che grava non solo sulla città, ma sul mondo intero. Detto questo, o apre quella cazzo di sbarra o domani farò scoppiare un tale casino che il suo muro sarà ridotto a macerie fumanti da uno stormo di F16. Ha capito bene, tenente?»
Il turco in un primo momento parve volersi ribellare a quel tono, quindi mise mano al telefono e parlò a monosillabi con qualcuno che doveva ricoprire un ruolo più importante di quello di un oscuro ufficiale assegnato al confine situato in fondo a via Lidras, tra la parte sud dell’isola di Cipro, greca, e quella nord, turca.
Pochi minuti più tardi la Passat entrava nella zona turca di Nicosia.
«La riunificazione delle due zone di Cipro, programmata per il maggio scorso, è fallita», disse Firenall, indicando la linea di confine, chiamata «Attila», presidiata da alcuni soldati delle Nazioni Unite con il classico basco blu chiaro. «E convinzione comune che sul tavolo delle trattative per l’entrata della Turchia nell’Unione Europea, l’unificazione di Cipro sarà una voce importante. Ma non sarà cosa semplice da attuarsi. Negli ultimi anni la popolazione autoctona è andata riducendosi e l’intera zona nord è diventata terra di immigrazione di coloni turchi provenienti dall’Anatolia. La colonizzazione imposta dai turchi ha rinfocolato gli attriti mai sopiti tra i due popoli costretti a convivere sull’isola.»
Cassandra stava ad ascoltare. Conosceva quella storia per sommi capi e fu Oswald a venirle in aiuto: «Nel luglio del 1974 le truppe turche invasero l’isola col pretesto di antiche rivendicazioni territoriali. Furono circa duecentomila i greco-ciprioti che abbandonarono le proprie case, mentre ventimila scelsero di restare, pur sapendo che sarebbero andati incontro a gravi problemi di convivenza».
«Problemi che permangono ancora oggi: i lanci di sassi al di là del muro sono sempre più frequenti. Vige il divieto di avvicinarsi e di scattare fotografie al muro, l’unico ormai esistente in Europa», aggiunse Firenall.
«Bene, a ogni modo abbiamo superato il primo ostacolo: non ci resta che pensare a quale luogo possa aver scelto il Giusto per mettere in atto la sua ennesima minaccia.» Cassandra aveva appena terminato la frase che due auto di colore scuro affiancarono la Passat, stringendola verso il ciglio della strada.
L’uomo che scese dalla seconda auto non poteva che appartenere ai servizi di sicurezza. Con aria di superiorità fece cenno a Carl di scendere dall’auto. Oswald e Cassandra rimasero invece all’interno, rinfrescati dall’impianto di condizionamento che Firenall aveva il vizio di tenere sempre al massimo.
L’uomo con l’aria da James Bond parlottò brevemente con Firenall, quindi si accostò al finestrino posteriore e aspettò che Oswald lo aprisse. Quando vide il volto di Breil, il turco ebbe un moto di stupore.
«Chiedo scusa, signore», disse rivolto a Oswald, «ma lei è Oswald Breil, l’ex primo ministro di Israele?»
«Sì, sono io.»
«Sono onorato di fare la sua conoscenza e capisco che ci dev’essere qualcosa di molto importante perché uno come lei si trovi nella nostra isola. Mi chiamo Ihsan Sukru, generale Ihsan Sukru, comandante dei servizi di sicurezza turco-ciprioti. Ho ricevuto l’ordine di condurvi al vostro albergo, dove vi è stata riservata una stanza per ciascuno. Nel frattempo sarà nostro compito adempiere alle pratiche per…»
«Sono altrettanto onorato, generale Sukru.» Se si fosse trovato in un’altra circostanza, Oswald avrebbe sorriso, chiedendo quanta truppa fosse assoggettata al generale; ma non era quello il momento più adatto per indulgere al sarcasmo, e non bisognava dimenticare l’assoluta riservatezza che doveva contraddistinguere la loro missione. «Ma vorrei sottolineare l’importanza e la segretezza di questa nostra visita non proprio ufficiale al suo paese…»
«Capisco, dottor Breil.» Il generale pareva irremovibile. «Sarà mio dovere farvi ottenere il visto di ingresso quanto prima. Nel frattempo godrete degli ottimi servizi di un lussuoso albergo…»
«Generale, forse lei non ha capito bene: siamo qui per sventare una gravissima minaccia.»
«E io sono qui per far rispettare le leggi del mio paese. Se non le dispiace, dovrebbe consegnarmi i documenti suoi e quelli della signora. Le assicuro che vi verranno restituiti quanto prima con il visto di ingresso.»
«Generale», Cassandra era rimasta in silenzio sino a quel momento. «Il mio nome è Cassandra Ziegler. Sono uno dei direttori esecutivi dell’FBI. Non abbiamo tempo per restare confinati dentro un albergo mentre voi date avvio alla vostra ricerca di informazioni. Non abbiamo tempo per vederci consegnare tra qualche giorno un visto d’entrata. I minuti sono importanti e, se non sbaglio, domani si festeggia il Giorno della Vittoria nella zona musulmana di Cipro. Abbiamo fondati motivi per credere che proprio quella data sia stata scelta da un terrorista internazionale per commettere un terribile attentato. Ora sa tutto, generale Sukru, e non dovrà perdere ulteriore tempo per reperire notizie. Quello che le chiedo è di mostrarsi collaborativo nei nostri confronti.»
Non ci voleva un’intelligenza superiore per capire il tono di quelle parole: la reazione a un direttore dell’FBI quando formula un invito che può essere anche inteso come una minaccia deve sempre essere diplomatica.
«E chi mai dovrebbe essere questa minaccia planetaria?» chiese il generale con l’aria compunta di un gerarca di provincia.
«Il Giusto in nome di Dio, credo che lei ne abbia sentito parlare, Sukru.»
«Lasciate che vi conduca in albergo un paio d’ore, signori. Anche io ricevo ordini dall’alto e una visita come questa può non essere ben vista, se non se ne conoscono i reali motivi. Consentitemi di illustrare la situazione ai membri del mio governo, e poi sarò a vostra disposizione per sventare la minaccia.» Dalle parole del turco-cipriota trasparivano incredulità e scetticismo.
«Va bene, generale. Ma faccia davvero in fretta, anche i minuti sono preziosi.»
Il lussuoso albergo aveva servizi fatiscenti come quelli di una bettola malfamata, che stonavano in una struttura degna di un Grand Hotel della Costa Azzurra. Sorgeva lungo un viale alberato e mostrava i segni della più totale assenza di manutenzione.
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