Il solito sigillo ne confermava la provenienza.
«Lazzaro… Lazzaro…» disse Oswald come se il miracolato da Cristo potesse in qualche modo illuminarlo… «Il Giusto vuole mandarci in un luogo, un luogo legato a Lazzaro vivo…» Le dita di Oswald corsero rapide sulla tastiera del computer, impartendo i comandi e, in breve, apparve sul monitor una pagina corredata da alcune fotografie.
Oswald lesse: « San Lazzaro è il patrono di Larnaca, l’antica Kition: le sue spoglie riposano nei pressi della città moderna. Resuscitato da Cristo in Betania e perseguitato poi dai giudei, si recò a Cipro dove divenne vescovo. Quando morì, dopo trent’anni, fu deposto nel sarcofago sotto la chiesa di Agios Lazaro che reca incisa l’epigrafe: ‘L’amico di Cristo’ ».
«Ecco il luogo ove il Giusto vuole che ci rechiamo: l’isola di Cipro.»
«Cipro?» chiese Cassandra guardandolo con aria interrogativa.
Glakas era tornato soltanto due volte nella terra che gli aveva dato i natali. In entrambe le occasioni la ragione del viaggio era stata un lutto in famiglia: motivo che non aveva certo contribuito a rendere piacevoli quelle visite. Ora che nessun vincolo familiare lo legava più all’isola del Mediterraneo, nulla avrebbe persuaso Glakas a rimetterci piede. Il solo pensare a Cipro provocava in lui un profondo senso di malinconia e una rabbia feroce nei confronti dei turchi che avevano causato la morte di sua madre, cancellando la sua giovinezza e ogni gioia di vivere. Era colpa dei musulmani turchi se George e i suoi parenti erano stati costretti ad abbandonare ogni cosa nell’arco di poche ore. Mille volte aveva meditato la sua vendetta personale, e si era ripromesso di metterla in atto non appena ne avesse avuto l’occasione. Ma per poterlo fare al meglio doveva avere il supporto di un incarico ufficiale che solo il raggiungimento dei più alti vertici della CIA gli avrebbe conferito. Così aveva continuato ad aspettare. Adesso ci avrebbe pensato il Giusto, sollevandolo da un compito tutt’altro che facile. In seguito Glakas sarebbe riuscito a chiudere il suo conto col serial bomber: era convinto di essere giunto alla sua identificazione.
Il vento del Mediterraneo spazzava la superficie dell’acqua, mitigando l’arsura dell’estate. Il profumo del mare si mischiava a quello delle spezie.
Oswald e Cassandra scesero dall’Executive e si infilarono nell’auto che li attendeva.
Alla guida si trovava un agente federale in servizio come capo della sicurezza presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Cipro, Carl Firenall, un americano alto e dinoccolato, che dimostrava una cinquantina d’anni. L’uomo aveva ormai perso le velleità di carriera della gioventù, depositandole lungo le tappe di un percorso di poliziotto distaccato presso le ambasciate americane in ogni angolo del mondo. Non si era mai sposato, anche se in ogni porto si accasava con quella che lui stesso definiva «moglie istantanea». Carl, con aria cinica, era solito paragonare il suo lavoro a quello del capo della sicurezza di un grande albergo: qualche ubriaco da tranquillizzare alla sera, qualche tipo sospetto da tenere d’occhio, una prostituta da allontanare e, quando capitava, il caso di una cassaforte svaligiata in una camera.
«Cavolo, dottoressa Ziegler», esclamò Firenall con sincera ammirazione. «Sapendo che sarebbe arrivata lei avevo intuito che qualche cosa di grosso stesse bollendo in pentola, ma addirittura questo signore…»
La Volkswagen Passat si mosse con un sobbalzo.
«Sono onorato di conoscerla, Oswald Breil. Davvero onorato», continuò l’agente americano voltandosi verso il sedile posteriore e tendendo la mano verso i nuovi arrivati. «Non avrei mai creduto di avere l’onore di stringerle la mano.»
Oswald ricambiò il saluto e pronunciò alcune parole di ringraziamento: quel genere di attestazioni di stima gli procurava sempre una punta di imbarazzo.
«La vostra guida per l’isola che diede i natali alla dea della bellezza è a disposizione, signori», disse Carl mimando un inchino rivolto ai passeggeri. «Ditemi soltanto che cosa posso fare per voi.»
«Le ricordo anzitutto l’assoluta riservatezza circa la nostra visita, agente Firenall…»
«Sarò muto come una tomba, dottoressa Ziegler…»
«Credo che l’eco delle imprese del serial bomber che si fa chiamare il Giusto in nome di Dio sia giunta anche in quest’oasi di colori mediterranei.»
«Certo, la zona turca dell’isola ha aderito alla dimostrazione di protesta proclamata qualche giorno fa da tutto il mondo musulmano.»
«Abbiamo il sospetto che sia proprio Cipro il prossimo bersaglio del terrorista.»
«Una cosa grave», commentò Carl. «Una reale emergenza… A maggior ragione consideratemi al vostro completo servizio.»
«Già, il fatto è che il Giusto non ci lascia molto tempo per tentare di fermarlo», aggiunse Breil. «Per prima cosa vorrei visitare la chiesa di Agios Lazaro, dove si trova l’urna che contiene i resti del santo.»
«D’accordo, ma prima dobbiamo raggiungere Larnaca.» Così dicendo Firenall diresse la Passat verso la città. Ci volle qualche minuto perché Cassandra e Oswald si abituassero alla guida a sinistra in vigore sull’isola, ultimo retaggio del dominio inglese.
Durante il viaggio Oswald indossò il travestimento che più gli consentiva di passare inosservato: una T-shirt con un disegno di Harry Potter, un paio di calzoni rosso fuoco pieni di tasche e toppe, e in testa un cappellino da baseball.
«Nonostante sia ormai vicino ai cinquanta», disse Oswald guardandosi nello specchietto retrovisore, «mi sento sempre un bambino…»
Gli occupanti dell’auto risero divertiti della capacità che Oswald aveva di sdrammatizzare anche il suo aspetto fisico.
Arrivati alla chiesa, Cassandra e quello che sembrava un ragazzino si misero diligentemente in coda dietro un gruppo di turisti italiani; quindi giunsero dinanzi all’urna nella quale erano deposte le ossa di Lazzaro.
« Quando giungerete dove il morto è vissuto per poi morire, riceverete nuove informazioni », disse Breil una volta che furono soli nella cripta. «Speriamo di aver interpretato correttamente le indicazioni del Giusto.»
Poco lontano la guida stava dicendo in italiano: «… da cui deriva il nome della città che ci ospita: Larnaca significa infatti ‘località dove si trova l’urna di Lazzaro’».
«Signora… prego, signora…» Un bambino che parlava un inglese zoppicante, con le tipiche inflessioni greche, giunse a fianco di Cassandra. «Mi hanno detto di consegnarle questa busta, signora.»
Cassandra guardò il bambino con aria stupita.
Oswald non perse tempo: «Chi te l’ha data?» chiese rivolto al bambino.
«Quell’uomo.» Il bambino indicò un punto verso le ultime panche della chiesa. «L’uomo che si trovava là. Mi ha dato dieci dollari americani.»
Gli occhi di Oswald e Cassandra si volsero nella direzione indicata, senza scorgere nessuno. Allora i due corsero fuori, risalendo la corrente dei turisti in pellegrinaggio.
«Non sono riuscito a vedere nessuno, con questo viavai di gente…» disse Carl Firenall, che era rimasto in attesa all’interno dell’auto, allargando sconsolato le braccia.
Le mani di Cassandra aprirono la busta con trepidazione. Non c’era tempo di osservare le consuete cautele per non contaminare l’involucro: Cassandra si trovava a migliaia di chilometri dalla sede dell’FBI, ed era certa che il Giusto avrebbe operato nella sua maniera asettica senza lasciare, come al solito, nessuna traccia.
Lascia che venga con noi domani a divertirsi e a giocare; veglieremo su di lui.
Due dei loro, timorati e colmati di grazia da Allah, dissero: «Entrate dalla porta; quando sarete dentro, conoscerete la Vittoria» .
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