Marco Buticchi - L'anello dei re

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Un attentato a New York semina il panico tra la popolazione, ma si tratta solo di un primo caso di una serie di agguati verso la popolazione musulmana. Il rivendicatore si firma “Giusto in nome di Dio” e imprime sulle sue lettere il sigillo a 6 punte del re Salomone. Si alternano quindi le vicende dei possessori dell’anello. Dalla Venezia del 1300 si passa al fronte carsico della Grande Guerra e poi fino alla dittatura di Ceausescu in Romania.Questi flash-back si alternano alla ricerca del “Giusto” da parte di Oswald Breil e Cassandra Ziegler. Dopo numerosi colpi di scena , intrighi di potere, di cui sono protagonisti anche personaggi realmente esistiti, i protagonisti riescono a scoprire la vera identità del “Giusto” e evitare l’ennesimo massacro.

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E invece tacciano di menzogna la verità che è giunta loro, ed ecco che sono in grande confusione.

Non osservano il cielo sopra di loro, come lo abbiamo edificato e abbellito e senza fenditura alcuna?

Siamo Noi che diamo la vita e che diamo la morte. A Noi ritorna ogni cosa.

Il Giorno in cui la terra si spaccherà all’improvviso, Ci sarà facile radunarli.

Ben conosciamo quello che dicono: tu non sei tiranno nei loro confronti! Ammonisci dunque con il Corano chi non teme la Mia minaccia.

I versetti della sura continuavano a frullare nella grande testa di Breil come un rebus irrisolto. La soluzione stava nella posta in gioco, ma gli scopi del Giusto erano ancora imperscrutabili. L’unica cosa certa era che il suo operato diveniva via via più spettacolare e pericoloso.

Uno squillo del telefono lo distolse dai suoi pensieri.

Oswald sperò si trattasse di Cassandra con qualche risposta per il loro enigma. Un enigma che, come al solito, solo a posteriori si sarebbe rivelato elementare: allora sarebbe stata una magra consolazione battersi una mano sulla fronte ed esclamare: «Accidenti, non ci avevo pensato!»

Ma sul display apparve il nome del capitano Bernstein.

«Ha avuto modo di controllare la posta elettronica, maggiore?» chiese Bernstein.

«No, capitano, sono entrato in casa da pochi minuti. Lo faccio subito.»

«Bene, spero di essermi comportato secondo i suoi desideri. Se così fosse la prego di farmi pervenire istruzioni in merito.»

Appena interrotta la comunicazione, Oswald accese il computer portatile e avviò la connessione.

Il messaggio di Bernstein venne decrittato, quindi apparve sul monitor:

‹L’EX AVVENENTE ED EX COLONNELLO BORS DELLA SECURITATE MI HA CONTATTATO DICENDOMI DI AVER RINVENUTO UN’AGENDA REDATTA DA SUO PADRE. NON C’ERA TEMPO DI AVVERTIRLA: IL COLONNELLO BORS SI TROVAVA IN MISSIONE A TEL AVIV E AVEVA UNA GRAN FRETTA DI PARTIRE PER BUCAREST. MI SONO PERMESSO DI FARE RECAPITARE L’AGENDA PRESSO IL MIO UFFICIO, E ORA SI TROVA SULLA MIA SCRIVANIA. ATTENDO ISTRUZIONI IN MERITO. PARE SCRITTA CON LO STESSO ALFABETO CRIPTATO DEGLI ALTRI APPUNTI›.

Oswald lesse con trepidazione il messaggio, quindi rispose senza esitazione: ‹GRAZIE, CAPITANO. HA INTERPRETATO ALLA PERFEZIONE OGNI MIA VOLONTÀ. SE NON LE DISPIACE ADESSO DOVREBBE FAR PERVENIRE IL PLICO, CON LA MASSIMA URGENZA, ALLA DOTTORESSA TERRACINI, A ROMA. MI FACCIA ANCHE SAPERE QUANTO HA DOVUTO SBORSARE PER L’ACQUISTO DI QUESTO PREZIOSO REPERTO. SHALOM E GRAZIE›.

Il ronzio del quattro cilindri a due tempi del Predator faceva da sottofondo alla confusione generata dalle donne musulmane, intente a formare un chiassoso girotondo a pochi metri dall’ingresso della Casa Bianca.

Quando l’ufficiale dell’Air Force fece capolino dal portellone posteriore dell’Hummer, sembrava che avesse immerso il capo in un barattolo di calce, tanto era pallido.

Sia Deuville che Cassandra si accorsero che qualche cosa non stava andando per il verso giusto e, avvicinatisi all’ufficiale, gli chiesero che cosa fosse successo.

«L’abbiamo perso! Abbiamo perso un aereo armato con due missili sopra il cielo di Washington», disse l’ufficiale prendendosi il capo tra le mani.

«Ma come cazzo si fa a lavorare in questa maniera?» C’era una vena di isterismo nella voce di Jordan Cruner, il telecronista della K.C. News, mentre si rivolgeva alla sua segretaria di produzione. «Hai preso sì o no questo appuntamento col presidente da oltre un mese?»

La donna si era stretta nelle spalle e aveva annuito.

«Che cosa vuol dire che il presidente è in ritardo, che deve vedere altre persone prima di noi e dovremo aspettare alcune ore? In mezzo a tutto questo casino? E pensare che io sono arrivato in anticipo di oltre due ore rispetto al nostro appuntamento. Lasciatemi in pace sino a che il presidente non sarà arrivato e disposto a riceverci.» Così dicendo Cruner si chiuse pesantemente dietro le spalle la porta della stazione mobile di regia da dove inviava i suoi prestigiosi servizi per il network più conosciuto al mondo.

Il ronzio si fece più persistente. Gli agenti addetti al servizio d’ordine furono costretti ad alzare il capo e guardare il cielo. La sagoma del Predator poteva far pensare a un aeromodello teleguidato da qualche appassionato. Quando qualcuno si rese conto del pericolo rappresentato da quel piccolo aereo senza pilota, era ormai troppo tardi. I due missili a guida laser Hellfire stavano portando la mano assassina del Giusto a colpire proprio il gruppo di donne intente a protestare per lo scarso interesse mostrato dalle autorità nei confronti del serial bomber.

«Mi dica, Cassandra», disse Oswald al telefono. La sua espressione si fece grave, mentre restava in ascolto senza proferire parola.

«Qualche problema, Oswald?» chiese Lilith Habar, che ben conosceva quell’aria corrucciata.

«Un aereo telecomandato da combattimento è sfuggito al controllo dei militari. Chi lo ha sottratto ha indirizzato i suoi missili su un gruppo di donne musulmane che manifestavano davanti alla Casa Bianca. Quelle donne protestavano contro gli attentati del Giusto in nome di Dio e io credo che ci sia proprio il Giusto dietro a questa nuova azione terroristica. Pare sia stata una carneficina. Accendi la televisione, Mame-loshen , tra poco dovrebbero trasmettere notizie sul nuovo attentato.»

Oswald sedette su di una poltrona e le parole del messaggio gli tornarono alla mente: il riferimento alla quarta sura, il cui titolo è An-Nisâ ’, «Le Donne». La confusione, il cielo sopra di loro, sarà facile radunarle… la morte.

Lilith Habar sedette sul divano a fianco di Oswald. Osservavano ammutoliti le terribili immagini che scorrevano in diretta. Il conduttore della K.C. News spiegava che si trovava, con il suo staff, alla Casa Bianca per un’intervista al presidente e che aveva assistito a tutte le fasi dell’attentato. Una prima stima parlava di oltre duecento dimostranti musulmane morte e di alcuni agenti di polizia del servizio d’ordine. Nessuno era ancora in grado di stabilire l’esatto numero dei feriti.

37

Roma, 2004

«Non bastavano gli appunti, anche l’agenda di suo padre mi doveva affibbiare! Credo che denuncerò Oswald Breil per sfruttamento dell’amicizia.»

Ma il tono delle parole che Sara Terracini stava sussurrando a se stessa era più bonario che risentito. Una persona le aveva consegnato a mano la busta quella mattina. Sara affidò al programma di crittografia, e quindi alla posta elettronica, quello che aveva appena terminato di mettere in prosa. Si ripromise che si sarebbe dedicata al nuovo materiale la mattina seguente e che avrebbe proceduto con lo stesso sistema.

Guardò l’orologio e si accorse che la mattina seguente era ormai alle porte: entro breve ne avrebbe annunciato l’arrivo la prima luce.

Dagli appunti raccolti da Asher Breil

a Cortina d’Ampezzo, 1967

La tradotta arrancava, sebbene il percorso in direzione di Suez fosse pianeggiante. Due carrozze malconce, cariche di truppe inglesi, erano collocate tra quattro vagoni a bilico e uno a sponde chiuse. Su tre di quelli aperti erano state caricate armi e casse di munizioni. Sul quarto, in coda al convoglio, aveva trovato posto una batteria di cannoni di grosso calibro. Due nidi di mitragliatrici e una decina di uomini di guardia garantivano sicurezza al prezioso carico militare.

Il carro merci chiuso, situato a ridosso del trolley — quel carrello che segue il locomotore e nel quale vengono immagazzinati acqua e carbone per il funzionamento della locomotiva — ospitava le cavalcature dei militari: una decina di cammelli, qualche asino e due cavalli.

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