Carlo Botta - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4
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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4: краткое содержание, описание и аннотация
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A questi medesimi tempi, in cui per ogni canto, e con ogni più convenevole modo si concitavano gli Americani a correre nella presa carriera, e che sorgeva in essi un nuovo ardore alla guerra, arrivarono all'Isola di Rodi i soccorsi, che la Francia mandava in mantenimento delle cose d'America; ed allora fu l'allegrezza loro nel suo maggior colmo posta. Consistevano in un'armata di sette navi d'alto bordo, tra le quali il Duca di Borgogna di 84 cannoni, di cinque fregate, e due altri legni minori. Era tutto questo navilio condotto dal Signore di Ternay. Seguitavano una moltitudine di navi da carico, le quali portavano sei migliaia di soldati, che obbedivano agli ordini del conte de Rochambeau, luogotenente generale negli eserciti francesi. Ma però il Re Luigi, ed il congresso si erano accordati, che Washington, come capitano generale, dovesse guidare tutte le genti sì francesi, che americane, ed a questo fine egli era stato creato dal medesimo Re luogotenente generale, e vice ammiraglio degli eserciti, e delle armate francesi. Gli abitanti di Nuovo-Porto accesero per festa i fuochi alle case loro. Il Generale Heath ricevè con molte dimostrazioni di cortesia e di allegrezza gli ausiliarj di Francia; e siccome correva attorno voce, che Clinton fosse per venir ad assaltar l'Isola di Rodi, così gli mise in possessione tosto di tutti i Forti, nei quali i Francesi con tanta diligenza si fortificarono, che in brevissimo tempo furono in grado di poter ributtare qualunque nemico, che si appresentasse. La generale assemblea dello Stato dell'Isola di Rodi mandò deputati a complire col capitano del Re Luigi, i quali molte cose dissero del grato animo dell'America, e della generosità del Re di Francia. Promettevano ogni sorta di aiuti e di provvisioni. Rispose Rochambeau, che quei soldati, che là condotto aveva, erano soltanto la vanguardia di quelli, che il suo Signore era per mandare in aiuto loro. Non dubitassero, che il Re non sarebbe per mancare alla salute e sicurtà dell'America; che sarebbero le sue genti vissute civilmente, ed in grado di fratelli. Concluse con dire, che come fratelli, egli, e tutti i suoi avevano le vite loro vogliosamente al servigio dell'America votate. Così il capitano francese ed aiutava di presente gli Americani, e gli nutriva con grande speranza, che dovessero arrivare altre genti, per dar loro animo a sostenersi. Queste cose, che si risapevano, molto confortavano quei popoli bisognosi dell'aiuto altrui, ed ardenti nell'impresa loro. Ma i partigiani dell'Inghilterra, che ancora vi rimanevano, sia che volessero la independenza o la ricongiunzione, rodevano il freno. Washington per viemmaggiormente accomunare i due popoli ordinò a' suoi, portassero nelle insegne il colore nero, e bianco, cioè il campo nero, attornovi il bianco, essendo il primo l'insegna degli Americani, il secondo quella dei Francesi.
Aveva solo a questo tempo l'ammiraglio Arbuthnot, il quale tuttavia se ne stava nella Nuova-Jork, quattro navi di alto bordo, e non che pensasse ad assaltare, temeva di essere assaltato. Pochi giorni dopo per altro arrivò dall'Inghilterra l'ammiraglio Graves con sei altri vascelli di simil portata. Perilchè diventati gl'Inglesi superiori di forze, si deliberarono ad andare ad assalir i Francesi nell'Isola di Rodi. Vi andò prima Graves colla sua armata per vedere, se vi fosse modo di poter isconfiggere dentro Nuovo-Porto quella del nemico. Ma i Francesi con tant'arte, e con tante difesa si erano assicurati, che ne sarebbe stato peggio che pericoloso il cimento. Se ne tornò alla Nuova-Jork. Clinton allora, il quale non avrebbe voluto dar tempo ai Francesi di metter barbe in quelle nuove terre, si risolvette a far l'impresa dell'isola di Rodi con seimila soldati dei migliori che si avesse, i quali portati dalle navi da guerra dovevano sbarcare a qualche luogo a ciò accomodato. Dava Graves le mani all'impresa, sebbene avesse la volontà aliena da quella, perchè poco la credeva riuscibile. S'imbarcarono, e già erano proceduti presso Huntingdon-bay nell'Isola Lunga. Ma Washington, che non dormiva alle mosse di Clinton, vedutolo partito con tanta gente dalla Nuova-Jork, ed avendo già tali rinforzi avuto da tutte le bande, che il suo esercito poco fa sì debole ora sommava a dodici migliaia di soldati, scendè a gran giornate per le rive dell'Hudson, ed arrivato a Kingsbridge minacciava di vicino assalto la città stessa della Nuova-Jork priva allora de' suoi eletti difensori. Da un'altra parte le bande paesane della Nuova-Inghilterra si erano levate a stormo, ardendo di desiderio di far vedere ai Francesi in quel loro primo giungere, da quanto esse fossero. Già erano un grosso di dieci migliaia, che marciavano a Provvidenza, e molte più stavano in pronto per raggiungerle. Queste cose, che tosto si riseppero dai capitani britannici, giunto anche i dispareri, che tra di essi correvano, fecero di modo che Clinton si levò dal pensiero, e se ne tornò tosto con tutti i suoi alla Nuova-Jork. Lo sgomento degli Inglesi molto crebbe l'animo agli Americani, i quali già risguardavano sopra il presidio di quella città, come se sbattuto fosse e prigioniero. A tutte queste ragioni di conforto si aggiunse, che i Francesi venuti nell'Isola di Rodi avevano portato gran quantità di monete di conio del loro paese, e siccome soglion fare, quante ne avevano, queste tutte spendevano nei comodi e nei piaceri del mondo. Quindi accadde, che in poco tempo incominciarono esse ad andar attorno in tutti gli Stati se non copiosamente, certo bastevolmente con evidente ristoro del corpo politico, che per difetto di quelle se ne stava languendo, e vicino quasi al disciogliersi. Vero è, che i biglietti di credito ne scapitaron di vantaggio. Ma non fu grave la perdita; perciocchè già assai poco di riputazione conservato avevano, e lo Stato ne fu poco poscia sgombro del tutto in quel modo, che si racconterà nel progresso di queste storie.
Tutte le cause, che sin qui abbiamo narrate, avevano generalmente nuovo coraggio negli Americani di tutti gli Stati infuso. Ma operarono con maggior efficacia negli abitatori degli Stati meridionali, siccome in quelli, che avevano vicino il pericolo, e che maggiormente, e per ispeciali cagioni erano dell'insolenza inglese infastiditi. Quindi avvenne, che già ribollendovi le cose, si rannodavano qua e là nella Carolina Settentrionale, e sugli estremi confini della Meridionale parecchie prese di repubblicani, le quali condotte da capitani arditissimi non solo davano molto sospetto ai reali, ma ancora le poste loro spesso bezzicavano, e qualche volta opprimevano. Ma tutti questi condottieri di gente ostinata, e pronta a mettersi ad ogni sbaraglio avanzava, e pel credito, che aveva nella provincia, e pel valore, e per la perizia delle cose militari il colonnello Sumpter caroliniano. La maggior parte di quei Caroliniani, i quali pel tedio della signoria inglese abbandonato avevano la patria, erano concorsi a porsi sotto le sue bandiere, e già erano sì numerosi, che potevano scorrere la campagna, e tenevano intenebrato tutto il paese. Denari non avevano, nè abiti da soldato, nè alimento certo; ma vivevano alla sfuggita di quello che la fortuna, od il coraggio loro parava davanti. Stavano pure in gran difetto d'armi e di munizioni da guerra. Ma i villerecci stromenti dell'agricoltura convertivano in grossolane armi da guerra, ed in luogo di palle di piombo ne gittavano di stagno del vasellame, che a quest'uso vogliosamente donavano loro i cittadini. Eppure queste somministranze non bastavano. Furono visti venir alle mani col nemico, non avendo ciascun di loro più di tre cariche. E mentre si combatteva, alcuni, mancando o d'armi o di munizioni, se ne stavano in disparte aspettando, che le ferite o la morte dei compagni offerisse loro l'occasione di pigliar le armi, e di caricarle. Ed allorquando se ne tornavano vincitori dai duri incontri, erano costretti per fornir sè medesimi di spogliar i morti ed i feriti delle armi e munizioni. Finalmente divenuto Sumpter più gagliardo per l'accostamento di nuove genti, assaltò un grosso posto britannico a Rocky-Mount. Ne fu risospinto, ma non isgomentato. S'attaccò alcuni giorni dopo, imperciocchè nè pigliava in mezzo alle sue correrie riposo nè il concedeva altrui, con un'altra grossa posta d'Inglesi a Hanging-rock, e tutti gli smagliò, stanziali e leali. Sconfisse altresì con eguale fortuna il colonnello Bryan venuto co' suoi leali dalla Carolina Settentrionale; e brevemente questo Sumpter era una continua rangola agl'Inglesi, i quali a patto nessuno nollo potevano spegnere, per aver esso uno smisurato ardire, ed i rifugj propinqui. Era egualmente destro a dar gli assalti, che i gangheri; e, vinto o vincitore ch'ei fosse, non era possibile corgli posta addosso. Gli stessi danni causava il colonnello Williams con una leggiera smannata di Caroliniani del distretto di Ninety-six, il quale tanto si andò aggirando, che in fine sorprese e tagliò a pezzi un branco di leali sulle rive del fiume Ennoree. Così da questa minuta guerra molto erano noiati gl'Inglesi, gli Americani ripigliavano gli spiriti, e si mantenevano rizzate in quella provincia le insegne del congresso. Ma queste avvisaglie, le quali poco, o nulla importavano alla somma delle cose, non erano altro, che il principio delle maggiori battaglie, che dovevano di lì a poco seguire. Non ebbe avuto sì tosto Washington avviso dell'assedio di Charlestown, che aveva avviato alla volta della Carolina Meridionale un rinforzo di quattordici centinaia di stanziali marilandesi e delawariani sotto la condotta del barone di Kalb. Si erano questi messi in via molto per tempo, e se avessero potuto arrivare al punto accordato, avrebbero per avventura dato alle cose un altro indirizzo. Ma tali e tanti furono gli ostacoli, che incontrarono nella Carolina Settentrionale per la carestia delle vettovaglie, per le difficoltà de' luoghi, e pell'immoderato calore della stagione, che non poterono camminare, che di pian passo. È fama, vivessero molti dì coi bestiami, che trovarono sbrancati nelle selve, e spesso privi affatto di carne e di farina, la vita loro sostentarono con pesche, o coi granelli di frumento immaturo. Questi disagi tutti sopportarono con mirabile costanza. Strada facendo per la Virginia erano stati ingrossati dalle milizie della provincia, ed arrivati sulle rive del fiume Deep furono accostati dalle bande della Carolina Settentrionale, guidate dal generale Caswell. Sommavano a sei migliaia di soldati. Essendo l'esercito rispetto agli Stati Uniti numeroso, e l'impresa di cacciar gl'Inglesi dalle Caroline di gran momento, il congresso, per favorire con la riputazione del capitano le cose di queste province, ne diede il governo a Gates. La qualità di straniero, il non conoscere la natura dei luoghi, ed il non avere sperienza dei modi da usarsi colle indisciplinate milizie nocquero tanto al barone di Kalb, che gli fu mandato lo scambio. Arrivò Gates al campo sul fiume Deep addì 25 di luglio. Là fece la mostra e la rassegna delle sue genti per conoscere quali e quante fossero; poscia le mosse verso il fiume Pedee, il quale nelle parti disottane separa la settentrionale Carolina dalla meridionale. Il nome e la fortuna di Gates operavano di modo, che non solo la gente corresse alle insegne, ma ancora, che le munizioni di ogni sorta fossero portate al campo. I popoli si levavano a romore. Già gli abitatori di quel tratto di contrada, che giace tra i due fiumi Pedee e Black, rivoltatisi prese avevano le armi contro i reali; e Sumpter con una buona smannata di fanti e di cavalleggieri andava ronzando sulla stanca degl'Inglesi con animo di mozzar loro la via per a Charlestown. Teneva infestato tutto il paese all'intorno. Tostochè Gates toccò coll'esercito i confini della meridionale Carolina mandò fuori un bando, invitando i Caroliniani ad adunarsi per vendicare cogli auspicj suoi i diritti dell'America, promettendo, che sarebbero liberi da ogni colpa o pena coloro, che erano stati forzati a dar le parole dai feroci conquistatori, solo eccettuali quelli, i quali esercitato avessero atti di barbarie, o di depredazione sopra le persone e le proprietà dei loro concittadini. Non furono vane le esortazioni di Gates. Non solo i popoli correvano all'armi per soccorrere alle cose della Carolina, ma le compagnie stesse dei Caroliniani, i quali si erano posti ai servigj del Re, o ribellarono o disertarono. Sumpter, fatto forte, faceva gran danni agl'Inglesi. Aveva lord Rawdon, il quale, trovandosi Cornwallis a Charlestown tutto intento nell'assestare gli affari della Carolina, governava tutte le genti alloggiate a Cambden e ne' luoghi circonvicini, avviato una presa d'Inglesi malati a Georgetown, e postogli sotto la scorta dei Caroliniani condotti dal colonnello Mills. Questi, già fatta una parte del viaggio, si ammottinarono, e fatti gli uffiziali, che gli guidavano, prigioni, condussero essi, i malati e sè medesimi a salvamento agli alloggiamenti di Gates. Il colonnello Lisle, il qual era uno di quelli, che avevano dato la parola, e che poscia aveva promesso di voler essere un buono e fedele suddito dei Re, subornò un battaglione di milizie, che stat'erano levate in nome del lord Cornwallis, ed intiero lo guidò a Sumpter. Questi poi sull'occidentale riva del Wateree con incredibile celerità procedendo, aveva intrapreso una moltitudine di some di rum, e d'altre grasce e munizioni, che da Charlestown si mandavano a Cambden. Fece nel medesimo fatto prigioni molti malati e stanziali che gli accompagnavano. Già la via di Cambden a Ninety-six era infestata dai repubblicani, e quella di Cambden a Charlestown vicina ad esserlo. Così le cose del Re nella Carolina parevano in manifesta declinazione. Lord Rawdon vedendo tanto nemico vicino a scoccarglisi addosso, e non avendo forze sufficienti a poter vagar per il paese liberamente, nè a tener un largo campo, ristrinse i suoi ne' luoghi circonvicini a Cambden, e pose gli alloggiamenti sulla destra sponda del rivo Linche. Intanto diè ragguaglio di ogni cosa, e del pericolo, che correva, a Cornwallis. Arrivò Gates con tulle le sue genti sulla sinistra riva, e si accampò a rincontro del nemico. Scaramucciavano spesso i repubblicani coi regj con varia fortuna. Avrebbe il generale americano voluto venire a giornata, assaltando Rawdon troppo debole a paragon suo dentro gli suoi alloggiamenti. Ma trovatigli troppo forti, se ne rimase. Fu questo suo, come pare, ottimo consiglio. Ma bene si lasciò fuggir dalle mani una molto propizia occasione di riportar una onorata vittoria. Poichè, se avesse marciato a gran passi verso le fonti del rivo, avrebbe potuto facilmente oltrepassare il sinistro fianco del lord Rawdon, ed arrivatogli alle spalle impadronirsi improvvisamente di Cambden. La qual cosa stata sarebbe l'ultima rovina degl'Inglesi. Ma o non l'avvertì, o, avvertendolo, non s'ardì. Poco poscia il capitano britannico, vedute fare dagli Americani alcune mosse verso l'ala sua dritta, che gli diedero sospetto pe' suoi magazzini e per l'ospedale, lasciate le rive del Linche, si ritirò con tutte le genti, e senza ricevere molestia alcuna da parte del nemico, a Cambden. In questo punto arrivò al campo il conte di Cornwallis. Conosciuto lo stato delle cose, e veggendo, quanto i repubblicani si fossero fatti vivi, ed il paese loro partigiano, faceva molto correre la contrada dagli speculatori, riempiva le compagnie coi convalescenti più gagliardi, forniva l'esercito d'armi, e specialmente la legione di Tarleton di cavalli, dei quali difettava. Ciò nondimeno non aveva egli sotto le insegne oltre di duemila soldati, tra i quali a un dipresso quindici centinaia di stanziali, ottima gente però, gli altri leali, e fuorusciti. L'attaccarsi con un nemico tanto superiore di forze pareva cosa non che pericolosa, temeraria. Avrebbe potuto schivar di combattere, e ritirarsi a Charlestown. Ma andò considerando, che, abbracciando questo consiglio, avrebbe dovuto lasciar indietro in balìa del nemico da ottocento malati, ed una quantità inestimabile di munizioni sì da guerra che da bocca; e che, se si eccettuano le due città di Charlestown e di Savanna, la ritirata avrebbe causato la perdita di tutte due le province della Carolina e della Giorgia. Nè gli sfuggiva, che la maggior parte delle sue genti erano soldati valentissimi, fornitissimi di ogni cosa, capitanati da uffiziali di mirabile perizia e valore. La vittoria poi avrebbe, siccome credeva, posto in sua mano intieramente le due Caroline, mentre la sconfitta poco maggior danno gli avrebbe recato della ritirata. Per le quali cose si determinò a mostrare il viso al nemico, ed a tentar la fortuna delle battaglie. E siccome Cambden, dove allora si trovava l'esercito, non era luogo forte, e che i partiti più generosi sono anche per l'ordinario i più fortunati, così volle, non già aspettar il nemico nelle sue stanze, ma sibbene andargli a fare un alloggiamento addosso a Rugeley's-mills, dove si era posto a campo, e tentar la giornata con esso. Il giorno 15 d'agosto tutte le genti del Re ebbero ordine di tenersi pronte al marciare. Alle dieci della sera si muovevano verso Rugeley's-mills. La prima schiera era guidata dal colonnello Webster, e consisteva in fanti leggieri e cavalli. La seconda schiera, nella quale erano posti i volontarj d'Irlanda ed i leali, era sotto la condotta del lord Rawdon, e seguitata, come da una piccola squadra di riscossa, da due battaglioni d'Inglesi. Nella terza schiera, che seguitava alla coda, erano il carreggio, e gli uomini d'arme della legione. Camminavano in mezzo all'oscurità della notte con grandissimo silenzio; e già passato il rivo Saunder si erano scostati a dieci miglia da Cambden alla volta di Rugeley's-mills. Mentre in tal modo contro gli Americani marciavano gl'Inglesi intentissimi ed eseguire gli ordini dei capitani loro, Gates aveva mosso il campo alle dieci della sera da Rugeley's-mills, e si era avviato verso Cambden, intendendo di fare a Cornwallis quello, che questi voleva fare a lui. Aveva egli ordinato i suoi di modo, che marciava la prima legione dei cavalleggieri del colonnello Armand col fanti leggieri del colonnello Porterfield alla dritta, ed i fanti leggieri del maggiore Amstrong alla stanca. Venivano dopo le brigate degli stanziali della Marilandia, e le bande paesane della Carolina Settentrionale e della Virginia. Seguitavano alla coda le salmerie con una grossa guardia di volontarj, e la cavalleria dai due lati. Comandava Gates, si muovessero taciti e serrati; non isparassero a pena di cuore. I gravi impedimenti, i malati, le munizioni non necessarie aveva mandato indietro a Wacsaws. Così si difilavano fra le tenebre con maraviglioso silenzio, e non senza grave sospetto vicendevole gli uni contro gli altri i repubblicani ed i regj. Era la notte giunta alle due della mattina, quando le prime scolte inglesi s'incontrarono nella testa della colonna americana. I legionarj d'Armand secondati dai fanti di Porterfield aspramente ributtarono i primi feritori inglesi; Porterfield ne riportò una grossa ferita. Allora i fanti leggieri inglesi con due colonnelli di grave armatura attestandosi in sulla calpestata, frenarono l'impeto degli Americani. Succedette una mischia feroce con egual vantaggio e perdita da ambe le parti. Ma nè l'una, nè l'altra volendo commettere al rischio di una battaglia notturna la fortuna della guerra, si ristettero, e ne nacque in mezzo a quel buio un silenzio d'armi, il quale durò sino al nuovo dì. Intanto Cornwallis ebbe fumo dagli uomini del paese, che la natura dei siti molto era favorevole a' suoi, e contraria ai soldati di Gates: poichè la via, per la quale solo poteva questi far la passata per venirlo ad assaltare, era assai stretta, e fiancheggiata dai due lati da paludi. La qual cosa, rendendo inutile il maggior numero delle genti americane, pareggiava le partite tra i due eserciti. Laonde il capitano inglese si determinò a far la battaglia dell'indomani in quel luogo. In sul far del dì squadronava di modo i suoi, che la frontiera dell'esercito fosse composta di due schiere, delle quali la diritta sotto i comandamenti di Webster aveva il fianco diritto attorniato da una palude, e col sinistro si appoggiava alla strada maestra, e la stanca guidata dal lord Rawdon si atteneva medesimamente col fianco suo sinistro ad una palude, e col destro si congiungeva in su quella stessa strada colla schiera di Webster. Tra l'una e l'altra locarono le artiglierie. Un battaglione erasi attelato, come un poco di retroguardo, dietro la schiera di Webster; un secondo dietro quella di Rawdon. La legione di Tarleton si era arringata accanto la strada sulla dritta, pronta a difendere, o ad offendere, secondochè si discoprisse la occasione. Nè dall'altro canto Gates se ne stava neghittoso in faccia all'ordinantesi nemico. Trasse fuori i suoi, e sì fattamente gli ordinò, che la vanguardia ne fu divisa in tre squadre, la destra guidata dal generale Gist, la quale col destro suo fianco toccava una palude, e col sinistro si congiungeva vicino la strada con quella di mezzo, composta di bande paesane della Carolina del Nort, e condotta dal generale Caswell. Nella stanca poi si trovavano le milizie virginiane guidate dal generale Stevens. Dietro i Virginiani si affilarono i fanti leggieri di Porterfield, e di Amstrong. Armand co' suoi cavalli si era schierato dietro la sinistra per contrastare alla legione di Tarleton. Quest'era la vanguardia. Gli stanziali della Marilandia e della Delawara, uomini fortissimi, e nei quali era collocata la principale speranza della vittoria, si erano posti in ordinanza, come dietroguardo, e schiera di riscossa. Questi erano capitanati dal generale Smallwood. Le artiglierie eransi ordinate parte sulla dritta degli stanziali, e parte sulla strada maestra. Stavano in tal modo attelati l'uno a rincontro dell'altro i due eserciti, e pronti ambidue a venirne alle mani, quando Gates non contento alla positura delle schiere di Caswell e di Stevens, ordinò, non so se con ragione, ma certo con imprudenza, si dislocassero per pigliarne un'altra, che più opportuna gli parve. La qual cosa vedutasi da Cornwallis, non volendo egli lasciarsi fuggir dalle mani quella occasione, che la favorevole fortuna gli offeriva, comandò a Webster, si facesse pesatamente avanti, e vigorosamente assaltasse l'opposta schiera di Stevens, i soldati della quale tuttavia ondeggiavano per non aver ancor del tutto pigliato i nuovi ordini. Riempì incontanente Webster la volontà del capitano generale. Si appiccò dunque di prima presa la battaglia tra l'ala dritta inglese, e la sinistra americana; ma non tardò a diventar generale lungo tutta la fila. L'aere essendo piorno, ed il cielo scuro, il fumo dell'armi da fuoco non poteva alzarsi nelle regioni superiori; ma accumulatosi in copia nelle basse avviluppava, come un denso nugolo, i due eserciti, dimodochè malagevolmente l'uno poteva scorgere quello che l'altro si facesse. Tuttavia si vedeva, che gl'Inglesi combattendo ora cogli archibusi, ora colle baionette molto aspramente, si facevano avanti, mentre gli Americani indietreggiavano. In fine i Virginiani ferocemente incalzati da Webster, e già mezzi scompigliati da quell'inopportuna mossa, ordinata in procinto della battaglia da Gates, dopo leggier conflitto, voltate le spalle, si davano, lasciando i compagni nelle peste, vergognosamente alla fuga. Le successive compagnie dei Caroliniani incominciarono anch'esse a balenare, e seguitarono poscia la medesima bruttezza, nissuno quasi combattendo, o mostrando il volto agli avversarj, smarrita non che altro, per la fuga così subita, la virtù dei Capi. Così appoco appoco si andò smagliando tutto il sinistro corno dell'esercito americano. Fecero Gates e Caswel qualche sforzo per riordinargli; ma sopraggiunse in terribile sembianza Tarleton, il quale, veduta la rotta loro, gli aveva seguitati a slascio, e quei che già erano in volta, spaventò viemmaggiormente, e quei, che si volevano rannodare, sbaragliò. Nissun fine o modo al terrore ed alla fuga. Tutti si rifuggirono alla sfilata nelle vicine selve. Così per la rotta dei Virginiani e delle più vicine milizie della Carolina un reggimento caroliniano, e gli stanziali marilandesi e delawariani, che già si trovavano alle prese da fronte, furono anche assaliti sul loro sinistro fianco, ch'era rimasto nudato, dall'ala dritta inglese, che vittoriosa s'era volta contro di loro. Combatterono ciò nondimeno egregiamente; e furono operatori, che se non poterono ristorare la fortuna della battaglia, almeno non ne furono in questo dì macchiate con una nota di codardia, e disgraziate presso i forti uomini le americane insegne. Traevano da disperati; si avventavano colle baionette, tennero un pezzo la battaglia dubbia; e non contenti al difendersi, ma spintisi innanzi, guidati ed incuorati dal barone di Kalb, si scagliarono furiosamente addosso gl'Inglesi, e gli fecero restare un momento. Ma finalmente sopraffatti dal numero dei regj, e tentati e punti da ogni banda dalla cavalleria andarono anch'essi in volta, non avendo però lasciata la vittoria senza sangue agl'inimici. Il barone di Kalb fu ferito mortalmente di undici ferite, e fatto prigioniero. Si salvarono come a ciascun venne in sorte, scomposti e sbarattati. Solo si levarono dal campo Gist con un nodo intiero di cento fanti, ed Armand co' suoi cavalli. Seguitarono gl'Inglesi gagliardamente i vinti colla cavalleria per lo spazio di ventitre miglia, e non fu fatto fine al perseguitare, se non quando la stanchezza indusse la necessità del riposo. Fu assai grave in questo fatto la perdita degli Americani, poichè il numero dei morti, feriti e prigionieri loro arrivò bene a due migliaia di soldati. Tra i prigionieri si noverarono il barone di Kalb, ed il generale Rutherford caroliniano; tra i morti il generale Gregory. Otto cannoni, duemila archibusi, un buon numero di bandiere, tutto il carreggio, le bagaglie e le munizioni vennero in poter dei vincitori. La perdita degli Inglesi tra morti e feriti, sommò soltanto a 324, inclusi gli uffiziali. Il barone di Kalb tre giorni dopo, sentendosi vicino al morire, pregava il cavaliere du Buisson, suo ajutante di campo, esprimesse in nome suo a Gist e Smallwood, quanto stato fosse soddisfatto del valore dimostrato nella battaglia di Cambden dagli stanziali della Delawara e della Marilandia. Ciò fatto, rendè lo spiritò con manifesti segni di contento all'aver perduto la vita in difesa di una causa, che sì ardentemente aveva amato. Il congresso decretò, se gli si rizzasse un monumento nella città di Annapoli, capitale della Marilandia. E' pare, che Gates, oltre l'errore dell'aver voluto cambiar l'ordinanza dei suoi in cospetto del nemico, abbia anche commesso quell'altro di aver fatto marciar di nottetempo le milizie, le quali, non use ancora ai pericoli della guerra, e mal ferme negli ordini loro, facilmente aombrano e sbigottiscono. Si ritirò egli a Hillsboroug nella Carolina Settentrionale; Gist e Smallwood prima a Charlottetown, e poscia più in su a Salisbury, dove intendevano a raccorre i fuggiaschi, ed ogni sforzo facevano per rifare una grossa testa. Ora tutto veniva a divozione dei vincitori, e nissuna insegna si discopriva più oltre rizzata in tutta la Carolina Meridionale in favore della repubblica. Solo Sumpter si andava tuttavia aggirando con una mano di circa mille soldati, e due bocche da fuoco sull'occidental riva del fiume Wateree. Ma avute le novelle, che Gates era stato rotto in battaglia a Cambden, si ritirava più che di passo verso Catawba, distretto posto nelle parti superiori della settentrionale Carolina. Cornwallis, il quale era uomo operosissimo, avvisandosi che l'opera non era compiuta, finchè non avesse rotto quel capo, che solo rimaneva, di repubblicani, lo faceva perseguitare da Tarleton. Usando una incredibile celerità, giunse alla non pensata sugli alloggiamenti di Sumpter, mentr'egli se ne stava pigliando riposo sulle sponde del Fishingcreek. La cosa riuscì sì improvvisa, che gl'Inglesi ebbero tempo di por le mani sulle armi degli Americani, primachè avessero potuto risentirsi. I soldati di Sumpter si perdettero di animo, e benchè qua e là si facesse qualche difesa, furono di breve rotti e fugati. Molti furono tratti a morte, quantunque si arrendessero; perciocchè Tarleton non voleva lasciargli in vita, non avendo seco ad un terzo tanta gente, quanta Sumpter. Infine cessò la strage, quando furono liberati gl'Inglesi ed i leali, che prigionieri essendo, aveva Sumpter fatto alloggiare dietro il campo. I cannoni, le munizioni, le bagaglie, il carreggio diventarono preda al vincitore, Sumpter scampò dalla rotta con pochi de' suoi. Ei non v'ebbe colpa, perciocchè non avesse tralasciato di mandare avanti gli speculatori a sopravvedere, i quali tutt'altra cosa fatto avevano fuori di quella, che dovevan fare. Tarleton colla preda, coi prigionieri, e coi liberati se ne tornò tre giorni dopo a Cambden.
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