Carlo Botta - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4
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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4: краткое содержание, описание и аннотация
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Guichen, racconciate le navi, e levati di nuovo i soldati dalle bande terrestri sotto la guida di Bouillé, diè un'altra volta le vele ai venti. Era il suo disegno di rimontar al vento dell'Isole passando a tramontana della Guadaluppa, e ciò fatto sbarcar le genti a Gros-Islet nell'isola di Santa Lucia. Avuto Rodney avviso della cosa, si pose anch'esso in mare, andando in cerca del nemico. Sboccava dal canale di Santa Lucia, quando Guichen radeva l'estreme spiagge della Martinica verso la punta delle Saline. L'ammiraglio francese, veduta l'armata inglese, si levò dal pensiero di assaltar Santa Lucia. Prese poi molto accortamente la risoluzione di astenersi dal venir a battaglia, quantunque avesse ciò in poter suo di fare agevolmente, godendo il sopravvento. Ma prima voleva quei vantaggi ottenere, che la natura di quei mari, e la qualità del vento gli offerivano. Per la qual cosa andava muovendosi di modo, che conservar potesse il sopravvento, e tirasse gl'Inglesi al vento della Martinica. Imperciocchè in tal caso, vinto, avrebbe potuto ripararsi nei porti di quest'isola, vincitore, non avrebbe il nemico disfatto trovato rifugio. L'Inglese andava via via approssimandosi, ed ogni sforzo faceva per riuscir a sopravvento. Avevano le due armate ricevuto ciascuna un rinforzo di una grossa nave d'alto bordo, la francese del Delfino reale, l'inglese del Trionfo. In questi volteggiamenti, nei quali i due ammiragli diedero pruove di non ordinaria perizia nelle cose marinaresche, si consumarono parecchi giorni, senza che l'Inglese potesse venir a capo dell'intento suo. I Francesi, essendo le navi loro più veloci, a fine di adescar gl'Inglesi colla speranza di una vicina battaglia, e tirargli, come si è detto, vieppiù al vento della Martinica, spesso si lasciavano avvicinare; poscia tutto ad un tratto, collate tutte le vele, si allontanavano. Questo giuoco continuò buon tempo con prospero successo; ma infine poco mancò, non impacciasse i Francesi in una generale battaglia, la quale stata sarebbe ad essi molto pericolosa, non essendo, siccome quelli, che tuttavia la volevano evitare, in ordinanza accomodata per combatterla. Erasi, dopo varie folate, il vento volto ad ostro. La qual cosa vedutasi da Rodney, che stava vigilantissimo, fece improvvisamente voltare le prue alle sue navi, e, correndo per converso a forza di vele, cercava di mettersi sopravvento al nemico per poter poi col vento prospero andargli addosso. Gli sarebbe venuto fatto il disegno, se non che il vento inclinatosi in quel forte punto subitamente a scirocco, diè facoltà all'ammiraglio francese di rivoltar ancor esso i bordi; per mezzo della qual mossa e fronteggiò l'inimico, e l'impedì che non riuscisse a sopravvento. Di nuovo si tirò indietro per non combattere. Ma essendo per l'ultime mosse accostatesi l'una all'altra le due armate, quanto pativa il tiro delle artiglierie, e spingendosi avanti gl'Inglesi velocemente colla vanguardia loro, si attaccò tra questa, e la dietroguardia francese la battaglia, inclinando già il sole all'orizzonte, il giorno dei quindeci maggio. Le prime navi della vanguardia inglese, e più di tutte l'Albione, le quali erano alle mani sole contro tutta la dietroguardia francese, ricevettero infinito danno. Arrivarono intanto le altre. Ma i Francesi più destri al veleggiare si allontanarono. Questo fu il secondo incontro tra l'ammiraglio Rodney, ed il conte Guichen. Conservarono i Francesi il sopravvento. Continuarono le due armate pei tre seguenti giorni in veduta l'una dell'altra, muovendosi ambedue coi sovraddescritti fini. Finalmente la mattina dei 19 maggio, trovandosi già gl'Inglesi inoltrati al vento della Martinica per ben quaranta leghe, ed a quattro o cinque a libeccio dei Francesi, il conte di Guichen si determinò ad aspettar la battaglia, ed a questo fine assicurò le vele. Quando poi già si era avvicinata la vanguardia inglese buon pezzo, la francese si spiccò anch'essa e si attaccarono l'una l'altra con eguale valore. Poco dopo arrivarono le altre squadre a' luoghi loro, attelandosi i Francesi a sopravvento, gl'Inglesi a sottovento. La battaglia diventò aspra e generale, combattendo gli uni da orza, gli altri da poggia. Ma le navi francesi della vanguardia e quelle del mezzo essendosi, per combattere più manescamente, accostate più da vicino alla fila inglese, e perciò rimanendo la retroguardia buon pezzo indietro, vi era pericolo, che gl'Inglesi dopo di aver orzato, venissero, poggiando a piene vele, a caricarla. Per prevenir i mali, che da questa mossa degl'Inglesi avrebbero potuto risultare, Guichen fe' rivoltar i bordi alle sue, ed andò di nuovo a porsi in fila colla sua retroguardia. Fu questa mossa molto opportuna; e se l'ammiraglio francese non l'avesse eseguita, ne sarebbe qualche gran disastro avvenuto alla sua flotta. Imperciocchè qualche tempo dopo, ch'ella era stata condotta a fine, ecco che si scopersero nuove navi inglesi, le quali si difilavano a slascio, ed a piene vele contro la retroguardia francese. Ma però, quando esse conobbero, che già la vanguardia, e la battaglia si erano a quella raccozzate, e che tutte e tre si erano in ottima ordinanza arringate, si stettero. Allora l'ammiraglio Rodney raccolse le sue, ch'erano sparse, e di nuovo le affilò. Stettero in tal modo le due armate l'una a rimpetto dell'altra sprolungate sino alla notte, anzi sino all'indomani; ma più oltre non si mescolarono, probabilmente pei danni invero gravi, che avevano ricevuto in questo e nel precedente combattimento. Rodney, mandate le navi il Conquistatore, la Cornovaglia, ed il Boyne, che più delle altre stat'erano danneggiate, a racconciarsi a Santa Lucia, si condusse colle rimanenti a far porto nella cala di Carlisle nell'isola delle Barbade. La Cornovaglia affondò in sull'entrar del carenaggio. Guichen nel medesimo tempo ammainò le vele nel Forte Reale della Martinica. Perdettero gli Inglesi in questi due ultimi incontri da 68 morti, e da 300 feriti. I Francesi 158 morti, e meglio di 800 feriti. Tra i morti noverarono il figliuolo stesso di Guichen, e molti uffiziali di conto. Anche gl'Inglesi ebbero a lamentar la morte di alcuni uffiziali assai riputati. Questo fine ebbero le tre battaglie combattute tra i Francesi, e gl'Inglesi nelle Antille, nelle quali, se a un di presso uguali erano le forze dalle due parti, furono anche uguali la industria ed il valore. Nel che si può far considerazione, quanta efficacia abbiano nel destino delle battaglie, e nel preservar le nazioni da fatali rotte l'arte e l'ingegno dei capitani. Perocchè egli è evidente, che se nei tre combattimenti, che abbiamo testè raccontato, o nel lungo fronteggiare, che fecero l'uno e l'altro per lo spazio di molti dì, i due nemici ammiragli avessero sfallito in un sol punto, ne seguiva la rotta e la rovina dell'armata.
Se sin qui erano state in bilico le forze francesi ed inglesi nelle Antille, bene non tardarono molto le prime a diventar d'assai superiori per l'accostamento di un'armata spagnuola poco dopo in quei mari sopraggiunta. Erasi la Spagna posta in grandissimo desiderio d'acquistar l'Isola Giamaica, ed i Francesi dall'altro canto bramavano d'impadronirsi delle altre isole, che tuttavia erano in poter del nemico. Le quali cose se si fossero potute ottenere, era del tutto posto fine alla signoria inglese nelle Antille. Per queste cagioni era partito verso mezzo aprile da Cadice Don Giuseppe Solano con dodici navi d'alto bordo, e parecchie fregate. Scortavano queste meglio di ottanta navi da carico, che portavano undicimila buoni fanti spagnuoli con una quantità grandissima di artiglierie e di munizioni da guerra; fiorito, e formidabile apparecchio, e molto capace invero a servir ai fini, che i confederati, e principalmente la Spagna si proponevano. Già viaggiavano felicemente per l'Atlantico, dirizzando il corso loro al Forte Reale della Martinica. Quivi si doveva fare la massa generale con tulle le forze francesi. Stavasi Rodney tuttavia nella cala di Carlisle, attendendo a riposare, ed a curare i suoi, a far acqua e munizioni, ed a racconciar le fracassate navi. Non aveva egli nissun sospetto di quella piena, che gli veniva addosso. Ma il capitano Mann, che si volteggiava in crociata per l'Atlantico colla fregata il Cerbero, incontrossi tra via colla conserva spagnuola; e conosciuta la cosa di quell'importanza ch'era, pigliando la carica sopra di sè, che il suo ammiraglio sentirebbe tutto in bene, scostandosi dalle commessioni che aveva, veleggiò rattamente alla volta delle Antille per recar l'avviso a Rodney. Avuta Rodney questa novella, troncato ogni indugio, salpava per andar all'incontro della flotta spagnuola, confidentissimo della vittoria, se avesse potuto venirle sopra prima del congiungimento di lei colla francese; e siccome sospettava di ciò, ch'era veramente, cioè, che quella s'avviasse alla Martinica, così l'aspettava per combatterla in sulla via solita a tenersi dalle navi, che verso la medesima isola sono in cammino. Era molto bene considerato il suo disegno; ma la prudenza e precauzione dell'ammiraglio spagnuolo glielo ruppe. Dubitandosi questi di non so che, quantunque niuna cosa avesse spirato dello attendere degl'Inglesi, e del pericolo che gli soprastava, invece di andar per la diritta via verso il porto del Forte Reale della Martinica, torceva il cammino a diritta verso tramontana, indirizzando il corso delle sue navi più in su verso l'Isola Domenica, e la Guadaluppa. Quando poi già era vicino a queste arrivato, si fermò, mandando per mezzo di una fregata molto veloce dicendo a Guichen, venisse a congiungersi seco. Uscì il francese con diciotto vascelli, ed essendo informato, che gl'Inglesi si volteggiavano a sopravvento delle Antille, egli per ischivar l'incontro loro navigò a sottovento delle medesime, e fu sì cauto e prospero il suo viaggio, che le due armate si congiunsero insieme tra la Domenica e la Guadaluppa. Certamente, se tutte queste forze, le quali assai superavano quelle di Rodney, avessero potuto conservarsi intiere, o che i confederati si fossero tra di loro meglio accordati, si sarebbe ottenuto il fine, che si erano proposto, di distruggere affatto la potenza britannica nell'Isole occidentali. Ma prima di ogni cosa queste forze portavano dentro di sè medesime i semi della propria distruzione. Era nata in mezzo ai soldati spagnuoli tra per la lunghezza del viaggio, la carestia delle fresche vettovaglie, il cambiamento del clima, e la immondizia loro una febbre pestilente, che, con incredibile celerità propagatasi, molti già aveva tolti di vita, e tuttavia toglieva. Oltre i morti nel tragitto, eransi sbarcati dodici centinaia di malati alla Domenica, ed altrettanti, e forse più alla Guadaluppa ed alla Martinica. Nè perchè il clima di quelle isole fosse sano, o perchè si somministrassero loro nuovi alimenti, rimetteva il male della sua ferocia. Ogni dì molti valorosi soldati passavano da questa all'altra vita. La contagiosa influenza si appiccò anche ai Francesi, e molto fra i medesimi infuriava, sebbene non tanto, quanto fra gli Spagnuoli. Da quest'inopinato, disordine ne nacque, che i confederati non solo grandemente rimetterono dell'ardire loro all'intraprendere, ma anche una gran parte degl'instromenti a ciò fare venner loro meno. S'aggiunse a questo, che gli Spagnuoli avrebbero voluto far prima l'impresa della Giamaica, i Francesi quella di Santa Lucia, e delle altre vicine isole. Il che fu causa, che non si tentò nè l'una, nè l'altra. In queste circostanze tanto da quelle diverse, che gli alleati si erano poco prima alla immaginazione loro rappresentate, imbarcarono di nuovo le poco sane genti, e procedevano di conserva verso le isole disottane. Guichen accompagnò gli Spagnuoli sino nelle acque di San Domingo, donde, lasciatigli andare al viaggio loro, pose al Capo francese. Quivi si congiunse colla flotta di Lamotte-Piquet, che colà stanziava per la protezione del commercio. Gli Spagnuoli procedettero, ed andarono ad afferrare all'Avanna. Rodney intanto, avute le novelle della congiunzione delle due flotte nemiche, andò a porsi a Gros-islet in Santa Lucia. Quando poi ebbe inteso, che i nemici erano partiti dalla Martinica, avendo ricevuto dall'Inghilterra un rinforzo di vascelli e di soldati guidati dal comandante Walsingham, ne mandò un buon polso alla Giamaica per assicurarla contro gli assalti dei confederati. Coi restanti se ne rimase a Santa Lucia per osservar il nemico, e proteggere le isole vicine. In questa maniera si terminarono le speranze, che sì verdi concette si erano in Francia ed in Ispagna intorno le conquiste da farsi nelle Antille inglesi; colpa parte della fortuna, e parte della diversità e della disgiunzione degl'interessi, che prevalgono per l'ordinario nelle menti dei confederati, i quali concorrere uniti al medesimo fine non vogliono, e discordi non possono.
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