Carlo Botta - Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4

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Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 4: краткое содержание, описание и аннотация

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Mentre prevalevano in tal modo sulla terra-ferma d'America le armi britanniche; che nelle Antille quelle dei due antichi rivali si pareggiavano, e che in Europa con diverso evento si combatteva, sicchè pareva, che non ancora volesse la fortuna a favore nè di questo nè di quell'altro nemico inclinarsi, le cose fin là incerte e dubbie state nelle Province unite dell'Olanda ad un certo e determinato fine s'incamminavano. Conciossiacosachè avevano i cieli destinato, che la querela americana commovesse alla guerra tutto il mondo, e che colla congiunzione delle armi olandesi a quelle dei Borboni e del congresso si venisse a compir quella formidabile lega, che pareva, dovere l'ultimo tuffo dare alla potenza dell'Inghilterra. Erano state dal bel principio della querela le cose d'America fomentate in Olanda con molta estenuazione di quelle d'Inghilterra, sia per l'amore che a questa causa della libertà si portava generalmente a quei tempi in Europa, sia perchè paresse agli Olandesi, che l'impresa ridondasse tutta in pro degl'interessi della comunanza protestante, temendosi molto dai dissenzienti delle vere o credute usurpazioni della Chiesa anglicana, e sia finalmente perchè la presente condizione degli Americani molto pareva conforme a quella, in cui gli Olandesi stessi si erano ritrovati ai tempi delle guerre loro contro la Spagna. Quindi è, che coloro, i quali seguitavano in Olanda le parti francesi ed avevano, e ogni dì acquistavano, maggior seguito di quelli che parteggiavano per l'Inghilterra. I più pertinaci fra questi ultimi, sebbene per la ricordanza dell'antica amicizia, per le opinioni loro intorno alle cose commerciali, per l'odio che portavano alla Francia, e pei mali che temevano, fosse questa in grado di far loro nell'avvenire, nell'amicizia inglese persistessero, tuttavia molto detestavano i consiglj presi contro l'America dai ministri britannici, e ciò facevano per l'appunto, e massimamente perchè prevedevano, che essi consiglj avrebbero finalmente quella buon'armonia rotto, ch'eglino avrebbero voluto conservare, e fatto del tutto traboccar la Olanda alle parti di Francia. Aggiungevasi a questo, che siccome vi si stava generalmente molto in gelosia contro la potenza dello Statholder, congiunto di sangue col re Giorgio, e temendosi, che questi lo volesse favorire, e fargli le spalle nelle sue usurpazioni, o disegnate invero, o soltanto credute, o volute farsi credere che si fossero, così vivevano le genti in molto sospetto intorno le intenzioni dell'Inghilterra. Temevano, ch'ella non volesse fare a tempo accomodato, e per mezzo dello Statholder a sè medesimi quello, che allora voleva fare all'America. Queste cose si dicevano apertamente, e con vivi colori si dipingevano dai gallizzanti. Per la qual cosa salivano essi in maggior riputazione, mentre l'autorità degli avversarj diminuiva giornalmente. Tra le città e le province, che si mostravano parziali per la Francia, tenevano il primo luogo e per la ricchezza, e per la potenza loro quelle di Amsterdam e dell'Olanda. Per la qual disposizione d'animi mantenere viva, e per tirare anche altre città e province nella medesima sentenza, aveva la Francia, avvisandosi benissimo, quanto sia potente nei cuori umani, e massimamente in coloro, che fanno professione del mercanteggiare, l'amor del guadagno, molto accortamente ordinato, ch'ella farebbe pigliare in sui mari tutte le navi olandesi, le quali facessero il commercio colla Gran-Brettagna, solo eccettuando quelle delle città di Amsterdam e di Harlem. Dalla quale deliberazione ne era nato, che parecchie altre città principali, tra le quali Rotterdam e Dort, si erano per godere il medesimo privilegio alle parti francesi accostate. Tutte queste cose erano state causa, che si era appiccata, già erano due anni, una pratica in Aquisgrana tra Giovanni Neuville, il quale operava in nome, e per l'autorità di un Van-Berkel personaggio, siccome affezionatissimo ai Francesi, così nimicissimo agl'Inglesi, e Capo del governo della città di Amsterdam, e Guglielmo Lee commissario per parte del congresso. Questi due agenti dopo molte consulte fermarono un trattato d'amicizia e di commercio fra quella città, e gli Stati Uniti d'America. Questo trattato non era in nome, che casuale, intendendosi, che dovesse solo avere il suo effetto, allorquando l'independenza degli Stati Uniti fosse dalla Gran-Brettagna riconosciuta. Ma infatto si riconoscevano questi come franchi ed independenti, poichè come se tali fossero si negoziava e si accordava con essi. Non era invero il trattato stato fatto con altri, che colla città d'Amsterdam. Ma si sperava, che la prepotenza, ch'ella aveva nella provincia d'Olanda, avrebbe tirato a parte della cosa tutta questa provincia, e che quella prepotenza stessa della provincia avrebbe fatto nel medesimo disegno inclinare anche tutte l'altre. Queste pratiche furono con tanta gelosia tenute segrete, che nulla se ne riseppe in Inghilterra. Ma il congresso, il quale ardeva di desiderio, che quello, che si era segretamente stipulato, si recasse apertamente in effetto, creò plenipotenziario a questo fine presso gli Stati Generali Laurens, quello stesso, che stato era presidente. Questo partito con tanto più pronto volere aveva abbracciato, in quanto che si era persuaso quello ch'era vero, cioè, che per gli acciacchi ed insolenze usate dagl'Inglesi alle navi mercantili olandesi nel commercio loro coi porti francesi, si fossero in tutta la Olanda gravemente alterati gli animi; e che massimamente a grandissimo sdegno vi si fossero concitati per la presura fatta delle navi accompagnate dal conte Byland. Questi mali umori poi, e queste nuove ferite invece di sedare e di ammorbidare, aveva viemmaggiormente mossi, e fatte inciprignire Jorke, ambasciadore pel Re della Gran-Brettagna all'Aia con un memoriale pieno di alterigia da lui porto al governo, il quale fu giudicato non dicevole alla dignità di una nazione franca ed independente. Ma la fortuna, la quale così spesso si fa giuoco dei miseri mortali, volle far di modo, che questi maneggi venissero per un impensato accidente a notizia dei ministri inglesi, prima che avessero potuto avere il loro compimento. Non così tosto erasi Laurens dipartito da Filadelfia, che, incontrata la nave, che lo portava, sulle coste di Terranuova dalla fregata inglese la Vestale, e presa, fu egli fatto prigione. Aveva bene subito, accortosi del pericolo, fatto getto di tutte le sue scritture pubbliche, ma per la celerità e la destrezza di un marino inglese furon tratte dall'acqua, ed a salvamento condotte, prima che si sfacessero. Fu Laurens condotto a Londra, e confinato, come reo di Stato, in fondo della Torre. Tra le scritture intraprese, i ministri britannici ebbero fra le mani quel trattato, di cui abbiamo favellato, e parecchie lettere tutte risguardanti la pratica di Aquisgrana. Tosto Jorke ne levò all'Aia un grandissimo romore. Richiese in nome del suo Re gli Stati Generali, non solo facessero disdetta del procedere del pensionario Van-Berkel, ma ancora ristorassero prontamente la offesa, e quello, ed i suoi complici traessero a condegno castigo, come perturbatori della pubblica pace, e violatori dei diritti delle nazioni. E siccome gli Stati Generali si peritavano alla risposta, così egli faceva nuove e caldissime istanze, perchè si risolvessero. Ma quelli, che non si volevano affrettare, e che andavano molto renitenti allo scoprirsi, sia perchè erano pei loro ordini pubblici di necessità molto tardi al deliberare, sia perchè avrebbero voluto raccorre prima a luoghi sicuri le ricchezze loro, ch'erano o portate dalle navi sui mari, od ammassate per la securità della pace nelle proprie isole quasi senza niuna difesa, risposero, che avrebbero considerato. Da un altro canto i ministri britannici, che avevano fretta, perciocchè ardevano di desiderio di por la mano addosso a quelle ricchezze, intendendo anco, che gli Olandesi non avessero tempo di fare i necessarj apparecchiamenti di guerra, fecero le viste di non esser contenti a quella risposta, e rivocarono incontanente l'ambasciador loro dall'Aia. Seguirono poco dopo da ambe le parti i soliti manifesti. Così portò la condizione de' tempi, che finalmente fossero interrotti gli uffizj di benevolenza tra due nazioni da lungo tempo congiunte in amicizia, e che avevano molti e grandi interessi comuni. La quale guerra altrettanto fu più grave all'Inghilterra, in quanto ch'era l'Olanda un nemico vicino, e molto perito sulle navali armi. Ma da una parte l'orgoglio, forse necessario ad uno Stato possente, e la gola dell'arraffare sempre condannabile, e non mai saziata, dall'altra le discordie intestine, e la debolezza delle armi terrestri, ch'erano causa, che più si temesse dei vicini di terra-ferma, di quello, che sarebbe stato richiesto all'independenza, fecero di modo, che fu rotta un'antica amicizia, e nacque una guerra che tutti gli uomini prudenti, i quali s'intendevano dello Stato, condannarono ed apertamente biasimarono.

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