Federico Moccia - Scusa ma ti chiamo amore
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"Ti bagni!" le risponde Olly facendo un versaccio. "O c'è Filippuccio tuo a ripararti?"
"No, è a casa, lo sai e già mi manca..."
"Oooh, ora fa la faccia appesa tutto il tempo! Non te lo rubano, no, stai tranquilla. Filippuccio tuo è a casuccia che ti aspetta!"
"Scema!"
Niki si rimette le cuffiette dell'iPod. Non si è tolta gli occhiali nonostante sia presto e il sole non sia certo accecante dentro il vagone. Si è scaricata praticamente tutto Battisti da iTunes. Fanno male, quelle parole, ma non può farne a meno. A volte il dolore ti assorbe così tanto che viene quasi spontaneo alimentarlo. Il paesaggio scorre veloce dai finestrini. Così come i ricordi nel suo cuore. Erica le da una botta sulla gamba.
"Ehi, tipa, dormi? Oh, c'aspetta la Grecia! Per due neosingle come noi, festa grossa!"
;"
"Sì, sì, vi guido io all'arrembaggio!" Olly balza sul sedile. ,;Alé! Oh, ho detto ale, non Ale, eh, che si sappia!" e grida. Una coppia di signori anziani si gira e la guarda. Niki fa un mezzo sorriso tanto per non deludere le amiche. Ma poi torna a guardare fuori, cercando distrazioni che non arrivano. Il treno corre veloce, il sole si alza nel cielo. Profumo di vacanze,
!
libertà, leggerezza. Ma doveva essere diverso. Poteva essere diverso. Le mie amiche sono felici. Ognuna ha trovato la sua strada o ha lasciato quella sbagliata. Ognuna sa dove andare. Io invece mi sto facendo portare. Ma forse è così che funziona, quando stai male. "Avere nelle scarpe la voglia di andare. Avere negli occhi la voglia di guardare. E invece restare... prigionieri di un mondo che ci lascia soltanto sognare, solo sognare..."
E poi una notte in traghetto. Il mare, le onde, la corrente. E quella scia che si allontana dalla nave. E pensieri che non riescono a prendere il largo. Niki è appoggiata alla balaustra. Vicino ragazzi che passano. Qualcuno, su una vecchia sdraio di legno che è tanto intrisa di salsedine, legge un vecchio libro di Stephen King, qualcun altro uno nuovo di Jeffery Deaver. Thriller. Terrore. Paura. Niki sorride. Poi guarda di nuovo il mare. Non ha bisogno di un libro per avere paura. E si stringe forte da sola. E si sente sola. E vorrebbe tanto fermare quella lacrima. E vorrebbe non avere amato. E vorrebbe tanto non amare ancora. Ma non ci riesce. E quella lacrima cade giù, e si tuffa in quel mare blu, salato proprio come lei. E Niki ride da sola. E tira un po su con il naso. E cerca di non piangere. E un po alla fine ci riesce. Una vacanza sta per iniziare. E porca miseria... Questo dolore non ha proprio intenzione di passare.
Mezzogiorno. Olly ha appena rimesso via il sacco a pelo e sbadiglia a bocca aperta, fin dove la mascella può arrivare. Poi si alza e guarda il porto che si avvicina.
"Ehi, mi spieghi come hai fatto a dormire così fino adesso? C'avevi la gente che ti camminava praticamente addosso." Erica le batte una bottarella sulla spalla.
"E chi la sentiva? Te l'avevo detto che avevo sonno. Poi ci rubano pure il tempo. Non me l'avevi detto che qui erano avanti di un'ora. Ladri. Mi fai alzare all'alba, mi fai... Comunque ho agito."
"In che senso?"
"Che mentre ieri sera voi facevate tutte le freddolose e siete andate a dormire nel corridoio dentro, io ho conosciuto quello là..." e Olly indica un ragazzo poco più avanti, appoggiato sulla balaustra del ponte. Accanto, su una sdraio blu aperta, c'è il suo zaino, grandissimo. "È uno di Milano, studia al Politecnico. Un fico pazzesco. Sta raggiungendo i suoi amici che sono già qua perché ha appena fatto un esame! Gli ho detto che andiamo a Rodi e gli ho lasciato il celi. Così ci si ritrova."
"Borda."
"Borda?"
"Sì, mentre ieri sera noi facevamo le freddolose nel corridoio dentro, abbiamo conosciuto due di Firenze. Loro dicono così quando succede qualcosa. Borda."
"Ah. E com'erano?"
"Insomma. Uno un po meglio, ma l'altro sembrava la brutta copia di Danny De Vito nella versione antipatica."
"Un sogno..."
"Forza, dai, hanno già chiamato per scendere." Niki si sistema lo zaino in spalla, mentre Diletta sta facendo le acrobazie per togliersi il cellulare dalla tasca dei jeans. Eccolo. Finalmente. Lo apre e legge il messaggio che le è appena arrivato.
"Ciao, bellissima. Come stai? Lo sai che ti amo un casino e mi manchi? Sbrigati a tornare che partiamo per la Spagna..."
Diletta sorride e manda un bacio al display del telefonino. Olly la vede. "Andiamo bene! Forza, Onde, si va!" e corre via, passando accanto al ragazzo di Milano che le sorride e le fa cenno con l'indice della mano destra come a dire: ci sentiamo dopo. Erica, Diletta e Niki la seguono. Scendono dal traghetto. Una folla di teste, cappellini, maniche corte, zaini, borsoni colorati, voci e suoni si distende sul molo di Patrasso, prima di sparpagliarsi ovunque. Saluti, arrivederci, appuntamenti di gente che già si conosceva o si è trovata durante la notte in traghetto. Un labrador corre qua e là come impazzito, finché un ragazzino non lo recupera, trascinandolo via per il collare.
spiaggia? ! Quelli di Milano sono proprio una forza! Niki, te hai beccato il più fico di tutti! Emanuele è fichissimo!"
"Olly, io non ho beccato proprio nessuno! Sei tu che stai facendo una strage! Ma ti rendi conto che da quando siamo partite, senza contare quello di Milano sul traghetto, ne hai beccati già tre?! Quello biondo di Napoli, quell'altro di Ravenna che sembrava Clark di Smallville e poi pure lo straniero..."
"Sì! Il francese tutto perfettino che ti ha regalato la lavanda!"
"E be? Sennò a che serve la vacanza? E poi dai, ma che aspetti? Quello ti muore dietro! Tanto stasera ci ritroviamo in discoteca e voglio proprio vedere che fai! Certo dopo la buca che gli hai dato ieri sera... ma poverino..."
"Poverino che... non ce l'ho fatta, non mi andava di
baciarlo..."
I gelsomini. La terrazza. La notte. I sorrisi. Questo è ciò che Niki ha pensato mentre quel bel ragazzo, dopo mille complimenti, si è avvicinato alle sue labbra... E lei non ha potuto. Non ha voluto. Non ce l'ha fatta. Così gli ha sorriso e si è allontanata, carezzandolo appena sulla guancia.
"Che spreco!"
"Ma domani torniamo a Super Paradise Beach?" chiede Diletta finendo di scrivere un sms.
"No, mi piacerebbe andare a Elia Beach. C'è una caletta tranquilla e poi un passaggio tra gli scogli che in pochi minuti ti porta a Paranga Beach. Sai, Niki, lì fanno anche surf. Potresti
provare, no?"
"Non so, Erica, vedo domani. Comunque a me va bene."
"Oh, domani noleggiamo i motorini. Mi sono rotta degli orari degli autobus, almeno stiamo in spiaggia fino a quando ci pare."
Olly si avvicina a Diletta. "Certo, se quando torniamo a Roma becco quello stronzo di Alex, gli spacco la faccia, guarda come me l'ha ridotta. Neanche il Mocio Vileda" le dice sussurrando e ammiccando verso Niki.
"Già. Ma noi non molliamo."
"Andiamo a farci la doccia?" grida Olly alzandosi dalla sedia. "E a farci fichissime per la serata? Ho preparato tutto! Seguite la gran cerimoniera! Mi sono informata. Aperitivo da Agrari, un bar in pietra che non è tanto frequentato ma ha dei baristi fichissimi e ogni due consumazioni ti offrono la terza, se facciamo le ganze ci fanno pure preparare qualche cocktail!"
"Borda!"
"Poi a mangiare qualcosa verso il porto, a Little Venice. E pieno di bar! Si mangia meglio che nei ristorantini! Feta e insalata, pita gyros, la versione greca del kebab con la salsa tsatsiki e la paprika! E io mi riprendo la moussaka che mi piace un sacco! Tanto poi l'attività fisica per smaltire non mi manca!"
"Borda!" dicono in coro le Onde.
"Poi a ballare! Prima allo Scandinavian, poi ci sarà la festa a bordo piscina al Paradise! Ci risparmiamo quindici euro a testa perché quelli di Milano, che incontreremo lì, li conoscono. Dopo ci aspetta il Cavo Paradiso... Lì si va avanti fino a domattina... Musica house per esorcizzare quella fava del Fobia e poi il posto è una ficata. Discoteca all'aperto su una scogliera. Quando sorge il sole, ti giri intorno e vedi la gente distrutta che ancora balla illuminata dalle prime luci dell'alba! Allora, pronte?!"
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