«Sì, grazie di tutto, signora Weasley» aggiunse Harry.
«Oh, è stato un piacere, cari» disse la signora Weasley. «Vi inviterei per Natale, ma… be’, suppongo che vorrete tutti restare a Hogwarts, visto che… insomma, fra una cosa e l’altra».
«Mamma!» disse Ron seccato. «Che cosa sapete voi tre che noi non sappiamo?»
«Lo scoprirete questa sera, immagino» disse la signora Weasley con un sorriso. «Sarà molto eccitante — badate, sono molto felice che le regole siano cambiate…»
«Quali regole?» chiesero Harry, Ron, Fred e George in coro.
«Sono sicura che il professor Silente ve lo dirà… ora, fate i bravi, d’accordo? D’accordo, Fred? E George?»
I pistoni sibilarono forte, e il treno prese a muoversi.
«Dicci che cosa succederà a Hogwarts!» urlò Fred spenzolandosi dal finestrino mentre la signora Weasley, Bill e Charlie si allontanavano a gran velocità. «Che regole sono cambiate?»
Ma la signora Weasley si limitò a sorridere e ad agitare la mano. Prima che il treno avesse voltato l’angolo, lei, Bill e Charlie si erano Smaterializzati.
Harry, Ron e Hermione tornarono nel loro scompartimento. La pioggia fitta che spruzzava i finestrini rendeva molto difficile guardare fuori. Ron aprì il suo baule, estrasse l’abito da cerimonia marrone e lo gettò sulla gabbia di Leo per farlo star zitto.
«Bagman voleva dirci che cosa succederà a Hogwarts» disse imbronciato, sedendo vicino a Harry. «Alla Coppa del Mondo, vi ricordate? E mia madre non vuole dirmelo. Chissà cosa…»
«Ssst!» Hermione sussurrò all’improvviso, premendosi un dito sulle labbra e indicando lo scompartimento accanto. Harry e Ron tesero le orecchie, e dalla porta aperta udirono una familiare voce melliflua.
«… Mio padre ha seriamente preso in considerazione l’idea di mandarmi a Durmstrang invece che a Hogwarts, sapete. Conosce il Preside, vedete. Be’, lo sapete che cosa pensa di Silente — quello ama i Mezzosangue — e Durmstrang non ammette quel genere di plebaglia. Ma a mia madre non piaceva l’idea che andassi a scuola così lontano. Mio padre dice che Durmstrang ha una posizione molto più ragionevole di Hogwarts sulle Arti Oscure. Gli studenti di Durmstrang le imparano, non fanno solo quelle sciocchezze di difesa come noi…»
Hermione si alzò, raggiunse in punta di piedi la porta dello scompartimento e la fece scorrere, chiudendo fuori la voce di Malfoy.
«Quindi è convinto che Durmstrang sarebbe andata meglio per lui, vero?» disse con rabbia. «Vorrei tanto che ci fosse andato, così non dovremmo sopportarlo noi».
«Durmstrang è un’altra scuola di magia?» chiese Harry.
«Sì» rispose Hermione sprezzante, «e ha una pessima fama. Secondo Compendio sull’Istruzione Magica in Europa, dà una grande importanza alle Arti Oscure».
«Credo di averne sentito parlare» disse Ron vagamente. «Dov’è? In che paese?»
«Be’, nessuno lo sa, no?» disse Hermione alzando le sopracciglia.
«Ehm… perché no?» chiese Harry.
«Per tradizione c’è da sempre una grande rivalità tra tutte le scuole di magia. Durmstrang e Beauxbatons preferiscono tenere nascosta la loro posizione, così nessuno può rubare i loro segreti» spiegò Hermione con tono pratico.
«Andiamo» disse Ron cominciando a ridere. «Durmstrang dev’essere grande come Hogwarts, come si fa a nascondere un castello enorme?»
«Ma Hogwarts è nascosto» disse Hermione sorpresa, «lo sanno tutti… be’, tutti quelli che hanno letto Storia di Hogwarts, comunque».
«Solo tu, allora» disse Ron. «Vai avanti: come si fa a nascondere un posto come Hogwarts?»
«È stregato» disse Hermione. «Se un Babbano lo guarda, non vede altro che un ammasso di rovine con un cartello all’ingresso che dice “ATTENZIONE, NON ENTRARE, PERICOLO”».
«Quindi anche Durmstrang appare in rovina visto da fuori?»
«Forse» rispose Hermione, scrollando le spalle, «o potrebbe essere pieno di Incantesimi Respingi-Babbani, come lo Stadio della Coppa del Mondo. E per evitare che maghi stranieri lo scoprano, l’avranno reso Indisegnabile…»
«Come hai detto?»
«Be’, si può stregare un edificio in modo che sia impossibile riprodurlo su una cartina, no?»
«Ehm… se lo dici tu» disse Harry.
«Ma io sono convinta che Durmstrang si trovi da qualche parte nell’estremo Nord, su su» disse Hermione pensierosa. «In un posto molto freddo, perché hanno anche mantelli di pelliccia come parte della divisa».
«Ah, pensate un po’» disse Ron sognante. «Sarebbe stato così facile buttare Malfoy giù da un ghiacciaio e farlo sembrare un incidente… peccato che sua madre abbia voluto tenerselo vicino…»
La pioggia divenne sempre più fitta mentre il treno avanzava verso nord. Il cielo era così cupo e i finestrini così appannati che le lanterne vennero accese già a mezzogiorno. Il carrello del pranzo arrivò sferragliando lungo il corridoio, e Harry comprò un bel mucchio di dolci da dividere con gli altri.
Parecchi dei loro amici vennero a salutarli mentre il pomeriggio avanzava, compresi Seamus Finnigan, Dean Thomas e Neville Paciock, un ragazzo molto distratto dalla faccia tonda che era stato cresciuto da una formidabile nonna strega. Seamus portava ancora la coccarda dell’lrlanda. Un po’ della magia sembrava essersi consumata; strillava ancora « Troy! Mullet! Moran! » ma in tono molto debole e sfinito. Dopo una mezz’oretta, Hermione, stanca delle interminabili chiacchiere sul Quidditch, si seppellì di nuovo nel Manuale di Incantesimi, volume quarto, e cominciò a cercare di imparare un Incantesimo di Appello.
Neville ascoltò geloso gli altri mentre raccontavano i momenti più magici della finale.
«La nonna non ha voluto venire» disse depresso. «Non ha voluto comprare i biglietti. Però dev’essere stato straordinario».
«Proprio così» disse Ron. «Guarda qua, Neville…»
Frugò nel baule issato sul portabagagli ed estrasse il Viktor Krum in miniatura.
«Oh, wow» esclamò Neville sempre più invidioso, mentre Ron gli metteva Krum nella mano grassoccia.
«L’abbiamo visto anche da vicino» disse Ron. «Eravamo in Tribuna d’onore…»
«Per la prima e ultima volta nella tua vita, Weasley».
Draco Malfoy era comparso sulla porta. Dietro di lui c’erano Tiger e Goyle, i suoi enormi scagnozzi, entrambi cresciuti, a quanto pareva, di almeno una trentina di centimetri durante l’estate. Evidentemente avevano origliato la conversazione dalla porta, che Dean e Seamus avevano lasciato socchiusa.
«Non mi pare di averti invitato qui, Malfoy» disse Harry freddamente.
«Weasley… che cos’è quella ?» disse Malfoy, indicando la gabbia di Leo. Una manica dell’abito da cerimonia di Ron penzolava, oscillando al movimento del treno, mettendo chiaramente in mostra il polsino di pizzo tarlato.
Ron fece per nascondere il tutto, ma Malfoy fu più veloce; afferrò la manica e tirò.
«Guardate qui!» esclamò estatico, esibendo il vestito. «Weasley, non pensavi di metterti questa roba, vero? Voglio dire: era molto di moda nel 1890 o giù di li…»
«Vai a mangiare cacca, Malfoy!» disse Ron, dello stesso colore del vestito mentre lo strappava dalle mani dell’altro. Malfoy scoppiò in una risata di scherno; Tiger e Goyle ridacchiarono stupidamente.
«Allora… hai intenzione di partecipare, Weasley? Vuoi provare a portare un po’ di gloria al nome di famiglia? C’è anche del denaro, sai… potresti permetterti dei vestiti decenti se vincessi…»
«Di cosa stai parlando?» sbottò Ron.
« Hai intenzione di partecipare? » ripeté Malfoy. «Immagino che tu ci sarai, Potter. Non perdi mai l’occasione di metterti in mostra, vero?»
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу