«Il signor Crouch lo dice da settimane e settimane» disse Percy prontamente.
«Crouch è molto fortunato che Rita non abbia scoperto la faccenda di Winky» disse il signor Weasley irritato. «La sua elfa domestica sorpresa con la bacchetta con cui è stato evocato il Marchio Nero sarebbe roba da prima pagina per una settimana».
«Credevo che fossimo tutti d’accordo che quell’elfa, per quanto irresponsabile, non ha evocato il Marchio, o no?» si scaldò Percy.
«Se vuoi saperlo, il signor Crouch è molto fortunato che nessuno alla Gazzetta del Profeta sappia com’è cattivo con gli elfi!» disse Hermione arrabbiata.
«Ma insomma, Hermione!» ribatté Percy. «Un funzionario d’alto rango del Ministero come il signor Crouch merita un’obbedienza cieca da parte dei suoi servitori…»
«Della sua schiava, vorrai dire!» esclamò Hermione mentre la sua voce saliva di tono. «Perché non l’ha pagata, Winky, vero?»
«Credo che sia meglio se andate tutti di sopra a controllare di aver fatto i bagagli come si deve!» intervenne la signora Weasley ponendo fine alla lite. «Avanti, su, tutti quanti…»
Harry richiuse il suo Kit di Manutenzione per Manici di Scopa, si mise la Firebolt in spalla e tornò di sopra con Ron. Lassù la pioggia rimbombava ancora più fragorosamente, ed era accompagnata da forti sibili e gemiti del vento, per non parlare degli sporadici ululati del fantasma che viveva in soffitta. Leo prese di nuovo a cantare e a sfrecciare nella sua gabbia quando entrarono nella stanza di Ron. La vista dei bauli quasi pronti sembrava averlo precipitato in un delirio d’eccitazione.
«Dagli dei Biscottini Gufici» disse Ron, lanciando un pacchetto a Harry, «così magari sta zitto».
Harry infilò alcuni Biscottini Gufici tra le sbarre della gabbia di Leo, poi si voltò verso il suo baule. La gabbia di Edvige era li accanto, ancora vuota.
«È passata più di una settimana» disse Harry, guardando il posatoio vuoto di Edvige. «Ron, non pensi che Sirius sia stato catturato, vero?»
«No, ci sarebbe scritto sulla Gazzetta del Profeta » disse Ron. «Il Ministero vorrebbe far sapere a tutti di aver preso qualcuno, no?»
«Sì, almeno credo…»
«Guarda, qui c’è la roba che mamma ti ha comprato a Diagon Alley. E ha prelevato dell’oro dalla tua camera blindata per te… e ti ha lavato tutte le calze».
Depose una pila di pacchi sulla brandina di Harry e vi lasciò cadere accanto il sacchetto col denaro e un mucchio di calze. Harry prese ad aprire i pacchi: a parte il Manuale di Incantesimi, volume quarto, di Miranda Gadula, aveva un mazzetto di penne nuove, una dozzina di rotoli di pergamena e ricambi per il suo kit di pozioni — era a corto di leonella ed essenza di belladonna. Stava ammucchiando la biancheria nel calderone quando alle sue spalle Ron fece un versaccio di disgusto.
«E quello che cosa dovrebbe essere?»
Tra le mani reggeva una cosa che a Harry parve un lungo abito di velluto marrone. Aveva un orlo di pizzo dall’aria muffita attorno al collo e polsini di pizzo identici.
Si sentì bussare alla porta e la signora Weasley entrò con una bracciata di divise di Hogwarts lavate e stirate di fresco.
«Ecco qui» disse, dividendo la pila in due. «Ora state attenti a metterle via bene in modo che non si stropiccino».
«Mamma, mi hai portato per sbaglio il vestito nuovo di Ginny» disse Ron, tendendole la cosa marrone.
«Ma certo che no» disse la signora Weasley. «È per te. Un abito da cerimonia».
« Cosa? » esclamò Ron terrificato.
«Un abito da cerimonia!» ripeté la signora Weasley. «Sulla lista della scuola c’è scritto che dovete avere un abito da cerimonia quest’anno… un abito per le grandi occasioni».
«Vorrai scherzare» disse Ron incredulo. «Non metterò mai quella cosa, non se ne parla proprio».
«Li portano tutti, Ron!» disse la signora Weasley contrariata. «Sono tutti così! Anche tuo padre ne ha alcuni per le feste importanti!»
«Piuttosto che mettermi quella roba vado in giro nudo come un verme» disse Ron ostinato.
«Non fare lo sciocco» ribatté la signora Weasley, «devi avere un abito da cerimonia, è sulla lista! Ne ho preso uno anche per Harry… faglielo vedere, Harry…»
Con trepidazione, Harry aprì l’ultimo pacchetto sulla brandina. Non era cosi tremendo: niente pizzo, e in effetti era più o meno uguale alla divisa scolastica, solo che era verde bottiglia invece che nero.
«Ho pensato che s’intonava al colore dei tuoi occhi, caro» disse la signora Weasley con affetto.
«Be’, va benissimo!» disse Ron arrabbiato, guardando l’abito di Harry. «Perché non posso averne anch’io uno così?»
«Perché… be’, il tuo l’ho dovuto comprare di seconda mano, e non c’era molta scelta» spiegò la signora Weasley arrossendo.
Harry guardò da un’altra parte. Avrebbe volentieri diviso tutto il denaro rinchiuso nella sua camera blindata della Gringott con i Weasley, ma sapeva che non l’avrebbero mai accettato.
«Non me lo metterò mai» ripeteva Ron testardo. «Mai».
«Bene» scattò la signora Weasley. «Allora vai in giro nudo. E tu, Harry, per favore fagli una foto. Avrei proprio bisogno di farmi quattro risate».
E uscì sbattendo la porta. Alle loro spalle si udì un buffo rumore sputacchiante. Leo stava soffocando dopo aver inghiottito un Biscottino Gufico troppo grosso.
«Perché tutte le cose che ho sono schifezze?» esclamò Ron furibondo, attraversando la stanza per disimpastare il becco di Leo.
CAPITOLO 11
SULL’ESPRESSO DI HOGWARTS
C’era decisamente una tetraggine da fine-delle-vacanze nell’aria quando Harry si svegliò la mattina dopo. Una pioggia pesante picchiettava ancora contro la finestra mentre s’infilava i jeans e una felpa; la divisa della scuola l’avrebbe indossata sull’Espresso di Hogwarts.
Lui, Ron, Fred e George erano appena arrivati sul pianerottolo del primo piano diretti verso la colazione quando la signora Weasley comparve ai piedi delle scale con aria seccata.
«Arthur!» gridò verso i piani superiori. «Arthur! Messaggio urgente dal Ministero!»
Harry si appiattì contro il muro mentre il signor Weasley scendeva ciabattando freneticamente, col vestito alla rovescia. Quando Harry e gli altri entrarono in cucina, videro la signora Weasley che frugava preoccupata nei cassetti della credenza — «C’era una penna qui da qualche parte!» — e il signor Weasley chino sul fuoco, intento a parlare con…
Harry chiuse gli occhi e li riaprì per assicurarsi che funzionassero a dovere.
La testa di Amos Diggory era lì in mezzo alle fiamme come un grosso uovo barbuto. Parlava molto in fretta, del tutto indifferente alle scintille che le volavano attorno e alle fiamme che le lambivano le orecchie.
«… dei vicini Babbani hanno sentito dei colpi e delle urla, così sono andati a chiamare quei, come-si-chiamano… puliziotti. Arthur, devi andarci subito…»
«Ecco qui!» disse la signora Weasley senza fiato, infilando in mano al marito un foglio di pergamena, una boccetta d’inchiostro e una penna arruffata.
«… un vero colpo di fortuna averlo sentito» disse la testa di Diggory. «Dovevo andare in ufficio presto per spedire un paio di gufi, e ho trovato tutti quelli dell’Uso Improprio della Magia che uscivano… se Rita Skeeter viene a sapere di questa cosa, Arthur…»
«E secondo Malocchio che cos’è successo?» chiese il signor Weasley stappando la boccetta d’inchiostro, intingendo la penna e preparandosi a prendere appunti.
La testa di Diggory alzò gli occhi al cielo. «Dice che ha sentito un intruso in giardino. Dice che qualcuno strisciava verso casa sua, ma è stato sorpreso dai suoi bidoni».
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