Harry tornò nel suo lettino con la testa che gli ronzava. Sapeva che avrebbe dovuto sentirsi sfinito; erano quasi le tre del mattino, ma era sveglissimo: sveglissimo, e preoccupato.
Tre giorni prima — sembrava che fosse passato molto più tempo, ma erano solo tre giorni — si era svegliato con la cicatrice che gli bruciava. E quella notte, per la prima volta dopo tredici anni, il Marchio di Voldemort era comparso nel cielo. Cosa significava tutto questo?
Pensò alla lettera che aveva scritto a Sirius prima di lasciare Privet Drive. Chissà se Sirius l’aveva già ricevuta? Quando avrebbe risposto? Harry rimase disteso a guardare la tela, ma non sopraggiunsero fantasticherie di volo a conciliargli il sonno, e fu molto dopo che il russare di Charlie ebbe riempito la tenda che Harry alla fine si assopì.
CAPITOLO 10
CAOS AL MINISTERO
Il signor Weasley li svegliò dopo poche ore di sonno. Usò la magia per ripiegare le tende, e lasciarono il campeggio più in fretta che poterono, passando davanti al signor Roberts che era sulla soglia della sua casetta. Roberts aveva una strana aria inebetita, e li salutò con la mano e con un vago «Buon Natale».
«Si riprenderà benissimo» disse sottovoce il signor Weasley mentre s’incamminavano nella brughiera. «A volte, quando la memoria di una persona viene modificata, questo lo disorienta leggermente per un po’… e quella che gli hanno fatto scordare era una cosa grossa».
Udirono voci concitate mentre si avvicinavano al punto in cui si trovavano le Passaporte, e quando lo raggiunsero trovarono un gran numero di maghi e streghe attorno al custode Basil, tutti che insistevano per andarsene dal campeggio il più presto possibile. Il signor Weasley ebbe una frettolosa discussione con Basil; si misero in coda, e riuscirono a prendere un vecchio pneumatico per tornare al Col dell’Ermellino prima ancora che il sole sorgesse. Tornarono indietro attraverso Ottery St Catchpole diretti alla Tana nella luce dell’alba, parlando molto poco, tanto erano esausti, e pensando con desiderio alla colazione. Alla curva del sentiero, La Tana apparve ai loro occhi, e un grido echeggiò nell’aria.
«Oh, grazie al cielo, grazie al cielo!»
La signora Weasley, che evidentemente li stava aspettando in giardino, corse loro incontro, con indosso ancora le pantofole, il viso pallido e teso, una copia stropicciata della Gazzetta del Profeta stretta in mano. «Arthur… ero così preoccupata… così preoccupata… »
Gettò le braccia al collo del marito, e la Gazzetta del Profeta cadde a terra. Harry guardò in giù e lesse il titolo: SCENE DI TERRORE ALLA COPPA DEL MONDO DI QUIDDITCH, completo di una foto balenante in bianco e nero del Marchio Nero sopra le cime degli alberi.
«State tutti bene» mormorò la signora Weasley agitatissima, liberando il signor Weasley dalla stretta e fissando tutti gli altri con gli occhi arrossati, «siete vivi… oh, ragazzi… »
E con gran sorpresa di tutti, afferrò Fred e George e li strinse in un abbraccio così serrato che le loro teste cozzarono.
« Ahia! Mamma… ci stai strangolando…»
«Vi ho sgridati prima che partiste!» esclamò la signora Weasley, e cominciò a singhiozzare. «Non ho pensato ad altro! E se Voi-Sapete-Chi vi avesse preso, e l’ultima cosa che vi avessi detto fosse stata che non avevate preso il G.U.F.O. che volevo? Oh, Fred… George…»
«Su, Molly, stiamo tutti benissimo» disse il signor Weasley in tono rassicurante, sciogliendola dai gemelli e guidandola verso casa. «Bill» aggiunse a mezza voce, «raccogli quel giornale, voglio vedere che cosa dice…»
Quando furono tutti stipati nella piccola cucina, e Hermione ebbe preparato alla signora Weasley una tazza di tè molto forte, nella quale il signor Weasley insistette per versare un goccio di Whisky Incendiario Ogden Stravecchio, Bill tese il giornale al padre. Il signor Weasley scorse la prima pagina mentre Percy guardava da sopra la sua spalla.
«Lo sapevo» disse il signor Weasley gravemente. « Il Ministero brancola nel buio… i colpevoli non sono stati catturati… servizio di sicurezza inefficiente… Maghi Oscuri in libertà… sventura nazionale… Di chi è? Ah… ma certo… Rita Skeeter».
«Quella donna ce l’ha con il Ministero della Magia!» esclamò Percy infuriato. «La settimana scorsa ha scritto che stiamo perdendo tempo a cavillare sullo spessore dei calderoni, quando dovremmo occuparci di marchiare i vampiri! Come se non fosse espressamente stabilito nel paragrafo dodici delle Indicazioni per il Trattamento dei Non Maghi Semiumani… »
«Facci il favore, Perce» disse Bill sbadigliando, «chiudi il becco».
«Sono citato» disse il signor Weasley, spalancando gli occhi dietro le lenti mentre arrivava alla fine dell’articolo della Gazzetta del Profeta.
«Dove?» sputacchiò la signora Weasley, semisoffocata dal tè corretto al whisky. «Se l’avessi letto, avrei saputo che eri vivo!»
«Non con nome e cognome» disse il signor Weasley. «Sentite qui: Se i maghi e le streghe terrorizzati che attendevano col fiato sospeso qualche notizia ai margini del bosco si aspettavano di ricevere rassicurazioni dal Ministero della Magia, sono rimasti amaramente delusi. Un rappresentante del Ministero si è presentato parecchio tempo dopo l’apparizione del Marchio Nero, sostenendo che nessuno era rimasto ferito, ma rifiutandosi di fornire ulteriori informazioni. Resta da vedere se questa dichiarazione sarà sufficiente a smentire le voci secondo cui parecchi corpi sono stati portati via dal bosco un’ora dopo. Figuriamoci» disse il signor Weasley esasperato, passando il giornale a Percy. «Nessuno è rimasto ferito, che cosa avrei dovuto dire? Voci secondo cui parecchi corpi sono stati portati via dal bosco … be’, certo che gireranno delle voci, adesso che ha scritto questa roba».
Trasse un profondo sospiro. «Molly, dovrò andare in ufficio, ci sarà bisogno di calmare le acque».
«Vengo con te, papà» disse Percy in tono pomposo. «Il signor Crouch avrà bisogno di tutti in prima linea. E così gli potrò consegnare di persona la relazione sui calderoni».
E sfrecciò fuori dalla cucina.
La signora Weasley parve molto turbata. «Arthur, dovresti essere in vacanza! Questa faccenda non ha niente a che vedere col tuo ufficio. Possono occuparsene senza di te, no?»
«Devo andare, Molly» disse il signor Weasley. «Ho peggiorato le cose. Il tempo di cambiarmi e partirò…»
«Signora Weasley» disse Harry all’improvviso, incapace di trattenersi, «non è che per caso è arrivata Edvige con una lettera per me?»
«Edvige, caro?» disse la signora Weasley distrattamente. «No… no, non è arrivata posta per nessuno».
Ron e Hermione scoccarono uno sguardo incuriosito a Harry, che rispose guardandoli con aria eloquente: «Va bene se vado a sistemare la mia roba in camera tua, Ron?»
«Sì… credo che verrò anch’io» disse subito Ron. «Hermione?»
«Sì» disse lei rapida, e tutti e tre uscirono dalla cucina e salirono le scale.
«Che cosa succede, Harry?» chiese Ron non appena si furono chiusi alle spalle la porta della soffitta.
«C’è una cosa che non vi ho detto» disse Harry. «Sabato mattina mi sono svegliato con la cicatrice che mi faceva male di nuovo».
Le reazioni di Ron e Hermione furono quasi esattamente quelle che Harry aveva immaginato nella sua stanza a Privet Drive. A Hermione si mozzò il fiato, poi prese a snocciolare consigli uno dopo l’altro, citando un gran numero di enciclopedie, e tutti quanti da Albus Silente a Madama Chips, l’infermiera di Hogwarts.
Ron era semplicemente ammutolito. «Ma… non era là, vero? Tu-Sai-Chi? Cioè… l’ultima volta che la cicatrice ti faceva male, lui era a Hogwarts, vero?»
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