J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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«Che cos’hanno fatto i bidoni?» chiese il signor Weasley, scrivendo freneticamente.

«Un chiasso maledetto e hanno sparato immondizia dappertutto, per quel che ne so» rispose Diggory. «Apparentemente uno era ancora in volo quando sono arrivati i pulizìotti… »

Il signor Weasley gemette. «E l’intruso?»

«Arthur, lo sai com’è fatto Malocchio» disse la testa di Diggory alzando di nuovo gli occhi al cielo. «Qualcuno che striscia nel suo giardino nel cuore della notte? È più probabile che da qualche parte ci sia un gatto molto traumatizzato coperto di bucce di patata. Ma se quelli dell’Uso Improprio della Magia mettono le mani su Malocchio, è finito: pensa ai suoi precedenti. Dobbiamo farlo uscire con un’accusa minore, qualcosa del tuo Ufficio… quanto valgono i Bidoni Esplosivi?»

«Forse potrebbe uscire su cauzione» disse il signor Weasley continuando a scrivere in fretta, le sopracciglia aggrottate. «Malocchio non ha usato la bacchetta? Non ha aggredito nessuno?»

«Scommetto che è schizzato giù dal letto e ha cominciato a buttare dalla finestra tutto quello che gli capitava» disse il signor Diggory, «ma faranno fatica a dimostrarlo, non ci sono vittime».

«Va bene, arrivo» disse il signor Weasley, poi s’infilò in tasca la pergamena con gli appunti e sfrecciò fuori dalla cucina.

La testa di Diggory fissò la signora Weasley.

«Mi dispiace, Molly» disse più lentamente, «disturbarvi cosi presto… ma Arthur è il solo che possa tirar fuori Malocchio, e Malocchio dovrebbe cominciare il nuovo lavoro oggi. Perché doveva scegliere proprio ieri notte…»

«Non importa, Amos» disse la signora Weasley. «Sei sicuro che non vuoi un po’ di pane tostato o qualcos’altro prima di andare?»

«Oh, perché no?» disse il signor Diggory.

La signora Weasley prese una fetta di pane imburrato da una pila sul tavolo della cucina, la mise tra le molle del camino e la infilò in bocca a Diggory.

«Grazie» disse lui con voce soffocata, e poi sparì con un piccolo pop.

«Meglio che mi muova… in bocca al lupo, ragazzi» disse il signor Weasley a Harry, Ron e ai gemelli, gettandosi sulle spalle un mantello e preparandosi a Smaterializzarsi. «Molly, ce la farai ad accompagnare i ragazzi a King’s Cross?»

«Ma certo» rispose lei. «Tu pensa a Malocchio, noi ce la caveremo».

Mentre il signor Weasley spariva, Bill e Charlie entrarono in cucina.

«Qualcuno ha detto Malocchio?» chiese Bill. «Che cos’ha combinato, stavolta?»

«Dice che stanotte qualcuno ha cercato di entrare in casa sua» rispose la signora Weasley.

«Malocchio Moody?» disse George pensieroso, spalmando marmellata di arance sul pane tostato. «Non è quello svitato…»

«Tuo padre ha un’altissima opinione di Malocchio Moody» disse la signora Weasley con fermezza.

«Sì, certo. Papà colleziona spine, vero?» disse Fred a bassa voce, mentre la signora Weasley usciva dalla stanza. «Chi si somiglia…»

«Moody era un grande mago ai suoi tempi» disse Bill.

«E un vecchio amico di Silente, vero?» disse Charlie.

«Silente non si può certo definire normale, però, vero?» disse Fred. «Voglio dire, lo so che è un genio…»

«Chi è Malocchio?» chiese Harry.

«È in pensione, prima lavorava al Ministero» disse Charlie. «L’ho conosciuto una volta che papà mi ha portato in ufficio. Era un Auror, uno dei migliori… un cacciatore di Maghi Oscuri» aggiunse in risposta allo sguardo vacuo di Harry. «Metà delle celle di Azkaban sono piene grazie a lui. Si è fatto un sacco di nemici, però… soprattutto le famiglie di quelli che ha catturato… e ho sentito che da vecchio è diventato davvero paranoico. Non si fida più di nessuno. Vede Maghi Oscuri dappertutto».

Bill e Charlie decisero di accompagnare gli altri alla stazione di King’s Cross, ma Percy, profondendosi in scuse, disse che doveva proprio andare al lavoro.

«Non posso proprio prendermi un altro permesso in questo momento» disse loro. «Il signor Crouch sta veramente cominciando a contare su di me».

«Sì, e la sai una cosa, Percy?» disse George serio. «Scommetto che presto imparerà il tuo nome».

La signora Weasley aveva affrontato il telefono all’Ufficio Postale del villaggio per prenotare tre normali taxi babbani che li portassero a Londra.

«Arthur ha cercato di farsi prestare delle auto del Ministero per noi» sussurrò a Harry mentre si trovavano nel giardino lavato dalla pioggia a guardare i tassisti che caricavano sei pesanti bauli di Hogwarts nei portabagagli. «Ma non ce n’erano libere… oh cielo, non sembrano felici, vero?»

Harry preferì non dire alla signora Weasley che i tassisti babbani trasportano di rado gufi sovreccitati, e Leo stava facendo un fracasso spaccatimpani. Certo non contribuì il fatto che un certo numero di Favolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster con Innesco ad Acqua partirono a sorpresa quando il baule di Fred si aprì di scatto, strappando al tassista ululati di paura e dolore mentre Grattastinchi si arrampicava ad artigli sguainati su per la gamba del poveretto.

Il viaggio fu scomodo, poiché vennero tutti stipati nel retro dei taxi coi loro bauli. Grattastinchi ci mise un po’ a riprendersi dai fuochi d’artificio, e Harry, Ron e Hermione arrivarono a Londra seriamente graffiati. Furono molto sollevati di scendere a King’s Cross, anche se la pioggia cadeva più fitta che mai, e per trasportare i bauli attraverso la strada affollata e dentro la stazione si inzupparono fino all’osso.

Harry era ormai abituato a raggiungere il binario nove e tre quarti. Si trattava semplicemente di camminare dritti attraverso l’apparentemente solida barriera che separava i binari nove e dieci. L’unica parte complicata era farlo così da non dare nell’occhio, in modo da evitare di attirare l’attenzione dei Babbani. Quel giorno lo fecero a gruppi; Harry, Ron e Hermione (i più vistosi, dal momento che avevano Leo e Grattastinchi) andarono per primi; si appoggiarono alla barriera con aria noncurante, chiacchierando tranquillamente, e scivolarono di lato attraverso di essa… e il binario nove e tre quarti si materializzò davanti a loro.

L’Espresso di Hogwarts, un treno a vapore di un rosso lucente, era già là sputando nuvole di fumo, da cui i molti studenti di Hogwarts e i loro genitori sulla banchina emergevano come cupi fantasmi. Leo si fece più rumoroso che mai in risposta ai versi di molti gufi nella nebbia. Harry, Ron e Hermione andarono a prendere i posti, e ben presto sistemarono i bagagli in uno scompartimento a metà del treno. Poi saltarono giù di nuovo sulla banchina, per salutare la signora Weasley, Bill e Charlie.

«Può darsi che ci vedremo più presto di quel che pensate» disse Charlie con un gran sorriso mentre abbracciava Ginny.

«Perché?» chiese Fred molto incuriosito.

«Lo vedrete» disse Charlie. «Ma non dite a Percy che ve ne ho parlato… sono “informazioni riservate, almeno fino al momento in cui il Ministero non riterrà opportuno renderle note, dopotutto”» disse nel tono pomposo di Percy.

«Sì, vorrei tanto tornare a Hogwarts quest’anno» disse Bill, le mani in tasca, guardando il treno con aria quasi malinconica.

« Perché? » chiese George impaziente.

«Sarà un anno interessante per voi» disse Bill, con gli occhi che brillavano. «Potrei perfino prendermi una vacanza per venire a dare un’occhiata…»

«Un’occhiata a cosa ?» chiese Ron.

Ma in quel momento il treno fischiò, e la signora Weasley li sospinse verso le porte.

«Grazie per averci ospitati, signora Weasley» disse Hermione, mentre salivano a bordo, chiudevano la porta e si sporgevano dal finestrino per gli ultimi saluti.

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