J. Rowling - Harry Potter e il calice di fuoco

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Harry Potter e il calice di fuoco: краткое содержание, описание и аннотация

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È un momento cruciale nella vita di Harry: ormai è un mago adolescente, vuole andarsene dalla casa degli odiosi Dursley, vuole sognare la Cercatrice del Corvonero per cui ha una cotta tremenda... Intanto, grandiosi avvenimenti si stanno preparando alla scuola di Hogwarts, dove si svolgerà un torneo tra tutte le più importanti scuole di magia. E nonostante non abbia ancora 16 anni, età per iscriversi alla competizione, Harry viene scelto dal Calice di Fuoco per superare prove terrificanti: si troverà faccia a faccia con la morte, come sempre per colpa del perfido Voldemort; e con l’amore.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 2001.

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« Grifondoro! » gridò il Cappello.

Hagrid batté le mani con quelli di Grifondoro, mentre Dennis Canon, con un sorriso smisurato, si sfilava il Cappello e correva a raggiungere Colin.

«Colin, ce l’ho fatta!» disse con voce acuta, lasciandosi cadere su una sedia vuota. «È stato bellissimo! E qualcosa nell’acqua mi ha afferrato e mi ha spinto di nuovo sulla barca!»

«Forte!» disse Colin con lo stesso tono eccitato. «Probabile che fosse la piovra gigante, Dennis!»

« Wow! » disse Dennis, come se nessuno, nemmeno nel sogno più selvaggio, potesse sperare di meglio che finire dentro un lago profondissimo agitato dalla tempesta ed esserne ributtato fuori da un mostro marino gigante.

«Dennis! Dennis! Lo vedi quel ragazzo laggiù? Quello con i capelli neri e gli occhiali? L’hai visto? Lo sai chi è, Dennis? »

Harry distolse lo sguardo e lo fissò con insistenza sul Cappello Parlante che ora chiamava Emma Dobbs.

Lo Smistamento continuò; ragazzi e ragazze con vari gradi di paura stampati in faccia avanzavano uno dopo l’altro verso lo sgabello a tre gambe, e la fila diminuì lentamente mentre la professoressa McGranitt finiva la lettera L.

«Oh, muovetevi» gemette Ron massaggiandosi lo stomaco.

«Insomma, Ron, lo Smistamento è più importante del cibo» disse Nick-Quasi-Senza-Testa, mentre “Madley, Laura!” entrava a far parte di Tassorosso.

«Certo, se sei morto» ribatté Ron.

«Spero che quelli di Grifondoro di quest’anno siano all’altezza della situazione» disse Nick-Quasi-Senza-Testa, applaudendo mentre “McDonald, Natalie!” si univa al tavolo di Grifondoro. «Non vorremo perdere la nostra serie di vittorie, vero?»

Grifondoro aveva vinto la Coppa delle Case tre anni di fila.

«Pritchard, Graham!»

« Serpeverde! »

«Quirke, Orla!»

« Corvonero! »

E finalmente, con “Witby, Kevin!” (“ Tassorosso!”) lo Smistamento si concluse. La professoressa McGranitt prese il Cappello e lo sgabello, e li portò via.

«Era ora» disse Ron, brandendo coltello e forchetta e guardando con aria d’attesa il suo piatto d’oro.

Il professor Silente si era alzato in piedi. Sorrise agli studenti, le braccia allargate in segno di benvenuto.

«Ho solo una parola da dirvi» esordì, la voce profonda che echeggiava nella Sala. « Abbuffatevi » .

«Ma sicuro!» dissero Harry e Ron ad alta voce, mentre i piatti vuoti si riempivano per magia davanti ai loro occhi.

Nick-Quasi-Senza-Testa rimase a guardare con aria tetra mentre Harry, Ron e Hermione si riempivano i piatti.

«Aaah, ’sì va ’eglio!» disse Ron con la bocca piena di patate schiacciate.

«Siete fortunati che stasera ci sia il banchetto, sapete» disse Nick-Quasi-Senza-Testa. «Sono successi dei guai in cucina prima».

«Perché? Che ’osa è ’uccesso?» disse Harry masticando un enorme pezzo di bistecca.

«Pix, naturalmente» disse Nick-Quasi-Senza-Testa scuotendo la testa, che oscillò pericolosamente. Sì sistemò la gorgiera un po’ più su e riprese: «La solita questione, sapete. Voleva partecipare al banchetto: be’, non se ne parla proprio, sapete com’è fatto, così tremendamente incivile, appena vede un piatto di cibo lo lancia. Abbiamo tenuto un consiglio di spettri — il Frate Grasso voleva che gli dessimo una possibilità — ma assai saggiamente, secondo me, il Barone Sanguinario è stato fermissimo».

Il Barone Sanguinario era lo spettro di Serpeverde, un fantasma magro e silenzioso coperto di macchie di sangue argentato. Era l’unico a Hogwarts in grado di controllare Pix.

«Sì, l’avevamo capito che Pix sembrava eccitato per qualcosa» disse Ron cupo. «E allora che cos’ha combinato nelle cucine?»

«Oh, il solito» rispose Nick-Quasi-Senza-Testa alzando le spalle.

«Caos, turbamento e tafferuglio. Pentole dappertutto. Tutto allagato di minestra. Ha terrorizzato gli elfi domestici…»

Clang. Hermione aveva rovesciato la sua coppa d’oro. Il succo di zucca dilagò sulla tovaglia, lasciando una considerevole macchia arancione sul lino candido, ma Hermione non ci fece caso.

«Ci sono elfi domestici qui ?» esclamò, guardando con orrore Nick-Quasi-Senza-Testa. «Qui a Hogwarts

«Certamente» rispose Nick-Quasi-Senza-Testa, sorpreso alla sua reazione. «Il più alto numero che in qualunque altro luogo della Gran Bretagna, credo. Sono più di cento».

«Non ne ho mai visto uno!» disse Hermione.

«Be’, non escono quasi mai dalla cucina di giorno, no?» disse Nick-Quasi-Senza-Testa. «Vengono fuori di notte per fare le pulizie… controllare i camini e così via… voglio dire, non dovresti vederli, no? È questa la caratteristica di un buon elfo domestico, no? Che non sai che c’è».

Hermione lo fissò.

«Ma vengono pagati ?» chiese. «Hanno le vacanze, vero? E… i permessi per malattia, la pensione e il resto?»

Nick-Quasi-Senza-Testa ridacchiò così forte che la gorgiera scivolò via e la testa ricadde, penzolando dai tre centimetri scarsi di pelle e muscolo spettrale che la tenevano unita al collo.

«Permessi per malattia e pensione?» disse, risistemandosi la testa fra le spalle e bloccandola di nuovo con la gorgiera. «Gli elfi domestici non vogliono permessi per malattia e pensione!»

Hermione abbassò gli occhi sul piatto quasi intatto, vi posò forchetta e coltello e lo spinse via.

«Oh, andiamo, ’Er-mio-ne» disse Ron, spruzzando pezzetti di pasticcio di Yorkshire addosso a Harry. «Oops… scusa, ’arry». Deglutì. «Non sarà digiunando che gli farai dare i permessi per malattia!»

«Lavoro da schiavi» disse Hermione respirando affannosamente. «Ecco che cosa ha prodotto questa cena. Lavoro da schiavi ».

E si rifiutò di inghiottire un altro boccone.

La pioggia tamburellava ancora pesantemente contro le alte, scure finestre. Un altro tuono scosse i vetri, e il soffitto tempestoso fu attraversato da un bagliore che illuminò i piatti d’oro mentre gli avanzi della prima portata sparivano e venivano sostituiti all’istante da altre pietanze.

«Torta di melassa, Hermione!» disse Ron, spingendola apposta sotto il suo naso. «Guarda, torta marmorina! Dolce al cioccolato!»

Ma Hermione gli scoccò un’occhiata così simile a quelle della professoressa McGranitt che lasciò subito perdere.

Quando anche i dolci furono demoliti, e le ultime briciole furono svanite dai piatti, lasciandoli lustri e puliti, Albus Silente si alzò di nuovo. Il chiacchiericcio che riempiva la Sala s’interruppe quasi all’istante, tanto da lasciar udire solo l’ululato del vento e il picchiettio della pioggia.

«Dunque!» esordì Silente, sorridendo a tutti quanti. «Ora che siamo tutti sazi e dissetati» («Hmph!» borbottò Hermione), «devo richiamare ancora una volta la vostra attenzione su alcuni avvisi.

«Mastro Gazza, il custode, mi ha chiesto di dirvi che la lista di oggetti proibiti dentro le mura del castello quest’anno è stata estesa agli Yo-yo Ululanti, ai Frisbee Zannuti e ai Boomerang Rimbalzatutto. La lista completa comprende qualcosa come quattrocentotrentasette oggetti, credo, e può essere consultata nell’ufficio di Mastro Gazza, se qualcuno volesse controllare».

Gli angoli della bocca di Silente si arricciarono.

«Come sempre, vorrei ricordare a tutti voi che la Foresta compresa entro i confini del parco della scuola è proibita agli studenti, come lo è il villaggio di Hogsmeade a tutti coloro che non sono ancora al terzo anno.

«È altresì mio doloroso dovere informarvi che la Coppa del Quidditch quest’anno non avrà luogo».

« Che cosa? » esclamò Harry senza fiato. Cercò con lo sguardo Fred e George, suoi compagni di squadra. Aprivano e chiudevano la bocca senza emettere alcun suono, in apparenza troppo sconvolti per parlare.

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