Questo cupo pensiero lo accompagnò per tutto il sentiero inzuppato dell’orto finché non raggiunsero la serra numero tre, e lì venne distratto dalla professoressa Sprite che mostrò alla classe le piante più brutte che Harry avesse mai visto. Più che piante sembravano lumache nere giganti, e spuntavano in verticale dal terriccio. Ciascuna si contorceva ed era ricoperta di bozzi grossi e lucenti che sembravano pieni di liquido.
«Bubotuberi» disse loro in tono sbrigativo la professoressa Sprite. «Devono essere strizzati. Dovete raccogliere il pus…»
« Che cosa? » esclamò Seamus Finnigan, disgustato.
«Pus, Finnigan, pus» ripeté la professoressa Sprite, «ed è estremamente prezioso, quindi non sprecatelo. Dovete raccogliere il pus, dicevo, in queste bottiglie. Mettetevi i guanti di pelle di drago, può fare strane cose alla pelle se non è diluito, il pus di Bubotubero».
Strizzare i Bubotuberi era rivoltante, ma dava anche una strana soddisfazione. Quando le bolle esplodevano, ne schizzava una grossa quantità di un liquido denso gialloverde, che aveva un forte odore di benzina. Lo misero nelle bottiglie come aveva detto la professoressa Sprite, e per la fine della lezione ne avevano raccolti parecchi litri.
«Questo farà felice Madama Chips» disse la professoressa Sprite, chiudendo l’ultima bottiglia con un tappo. «È un ottimo rimedio per le forme più ostinate di acne, il pus di Bubotubero. Dovrebbe impedire agli studenti di ricorrere a misure disperate per liberarsi dei foruncoli».
«Come la povera Eloise Midgen» disse Hannah Abbott, una di Tassorosso, in un sussurro. «Ha cercato di far sparire via i suoi con una maledizione».
«Che sciocca ragazza» commentò la professoressa Sprite scuotendo la testa. «Ma Madama Chips alla fine le ha riattaccato il naso».
Il rimbombo di una campana echeggiò dal castello attraverso i prati umidi, segnalando la fine della lezione, e la classe si divise; i Tassorosso rientrarono per andare a Trasfigurazione, e i Grifondoro presero la direzione opposta e percorsero il prato in discesa verso la piccola capanna di legno di Hagrid, che si trovava al limitare della Foresta Proibita.
Hagrid li aspettava fuori, la mano sul collare del suo enorme cane nero, Thor. Per terra ai suoi piedi c’erano parecchie casse di legno, e Thor uggiolava e tirava il collare, chiaramente impaziente di indagare più da vicino sul contenuto. Mentre si avvicinavano, udirono uno strano rumore di sonagli, punteggiato da quelle che sembravano piccole esplosioni.
«’giorno!» disse Hagrid, con un gran sorriso rivolto a Harry, Ron e Hermione. «Aspetto i Serpeverde, non vorranno perdersi questa roba: Schiopodi Sparacoda!»
«Puoi ripetere?» disse Ron.
Hagrid indicò il contenuto delle casse.
«Bleah!» strillò Lavanda Brown, facendo un balzo indietro.
’Bleah’ era una descrizione perfetta per gli Schiopodi, secondo Harry. Avevano l’aspetto di aragoste deformi senza corazza, orrendamente pallide e viscide, con le zampe che sbucavano da punti molto strani, e senza testa, almeno non visibile. In ogni cassa ce n’erano un centinaio, ciascuno lungo una ventina di centimetri, e brulicavano l’uno addosso all’altro, urtando ciechi contro i lati dei contenitori. Emanavano un foltissimo odore di pesce marcio. Ogni tanto dalla coda di uno Schiopodo volavano via delle scintille, e con un piccolo fuut questo schizzava in avanti di parecchi centimetri.
«Sono appena usciti dall’uovo» disse Hagrid fiero, «così potete tirarli su voi! Ho pensato che poteva essere una bella ricerca!»
«E perché dovremmo desiderare di allevarli?» disse una voce fredda.
Era Draco Malfoy. I Serpeverde erano arrivati: Tiger e Goyle sghignazzarono in segno di approvazione.
Hagrid parve in difficoltà.
«Voglio dire, che cosa fanno ?» chiese Malfoy. «A che cosa servono ?»
Hagrid aprì la bocca, e parve riflettere intensamente; ci fu una pausa di qualche secondo, poi rispose in tono rude: «Quella sarà la prossima lezione, Malfoy. Oggi dovete solo darci da mangiare. Dovrete provare a darci delle cose diverse — io non ne ho mai tenuti prima, non so che cosa ci piace. Io ho qua uova di formica e fegato di rana e un po’ di bisce: provate un po’ di tutto».
«Prima il pus, adesso questo» borbottò Seamus.
Solo il profondo affetto che provavano per Hagrid poté indurre Harry, Ron e Hermione ad afferrare viscide manciate di fegato di rana e calarle nelle casse per tentare gli Schiopodi. Harry non riuscì a reprimere il sospetto che tutta la faccenda fosse completamente inutile, perché pareva proprio che gli Schiopodi non fossero provvisti di bocca.
«Ahia!» strillò Dean Thomas dopo una decina di minuti. «Mi ha preso!»
Hagrid gli corse vicino, preoccupato.
«Gli è esplosa la coda!» disse Dean arrabbiato, mostrando a Hagrid una scottatura sulla mano.
«Ah, sì, può succedere quando scoppiano» annuì Hagrid.
«Bleah!» disse di nuovo Lavanda. «Hagrid, che cos’è quella cosa a punta?»
«Ah, certi hanno il pungiglione» disse Hagrid entusiasta (Lavanda ritrasse in fretta la mano dal contenitore). «Mi sa che sono i maschi… le femmine hanno delle cosette per succhiare sulla pancia… per succhiare il sangue, credo».
«Be’, adesso capisco perché stiamo cercando di tenerli in vita» disse Malfoy sarcastico. «Chi non vorrebbe un animaletto che brucia, punge e morde contemporaneamente?»
«Solo perché non sono proprio carini non vuol dire che non servono a niente» ribatté Hermione. «Il sangue di drago è straordinariamente magico, ma non per questo vorresti avere un drago come animale di compagnia, no?»
Harry e Ron fecero un gran sorriso a Hagrid, che scoccò loro un sorriso furtivo da sotto la barba cespugliosa. Hagrid sarebbe andato matto per un drago di compagnia, come Harry, Ron e Hermione sapevano fin troppo bene. Ne aveva avuto uno per un breve periodo durante il loro primo anno, un malvagio Dorsorugoso di Norvegia che rispondeva al nome di Norberto. Hagrid semplicemente adorava le creature mostruose: più letali erano, meglio era.
«Be’, almeno gli Schiopodi sono piccoli» disse Ron mentre tornavano al castello per il pranzo un’ora più tardi.
« Adesso lo sono» disse Hermione con tono esasperato, «ma una volta che Hagrid avrà scoperto cosa mangiano, ci scommetto che diventeranno lunghi due metri».
«Be’, non importa, se vien fuori che servono a curare il mal di mare, no?» disse Ron, con un sorriso malizioso.
«L’ho detto solo per zittire Malfoy» rispose Hermione. «Che, tra parentesi, secondo me ha ragione. La cosa migliore da fare sarebbe schiacciarli tutti prima che comincino ad attaccarci».
Sedettero al tavolo di Grifondoro e si servirono di costolette d’agnello e patate. Hermione cominciò a mangiare così in fretta che Harry e Ron la fissarono esterrefatti.
«Ehm… è questa la nuova presa di posizione a favore dei diritti degli elfi?» disse Ron. «Cercare di procurarti il vomito?»
«No» rispose Hermione con tutta la dignità che si può avere con la bocca piena di cavolini di Bruxelles. «Voglio solo andare in biblioteca».
« Cosa? » disse Ron incredulo. «Hermione, è il primo giorno! Non abbiamo ancora nemmeno i compiti da fare!»
Hermione alzò le spalle e continuò a ingurgitare cibo come se non mangiasse da giorni. Poi balzò in piedi, disse «Ci vediamo a cena!» e si allontanò a gran velocità.
Quando suonò la campana che segnalava l’inizio delle lezioni del pomeriggio, Harry e Ron si diressero alla Torre Nord: in cima a una stretta scala a chiocciola, una scaletta a pioli d’argento portava fino a una botola rotonda nel soffitto e alla stanza in cui viveva la professoressa Cooman.
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