«E c’è anche la foto, Weasley!» disse Malfoy, raddrizzando il giornale e reggendolo in alto. «Una foto dei tuoi genitori a casa loro, sempre che si possa chiamarla casa! Tua madre potrebbe anche perdere qualche chilo, no?»
Ron tremava di rabbia. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui.
«Vai al diavolo, Malfoy» disse Harry. «Andiamo, Ron…»
«Oh, certo, sei stato da loro quest’estate, vero, Potter?» sogghignò Malfoy. «Allora dimmi, sua madre è davvero così cicciona, o è solo la foto?»
«Hai presente tua madre, Malfoy?» disse Harry che con Hermione tratteneva Ron per i vestiti, per impedirgli di scagliarsi su Malfoy. «Quella faccia che fa, come se avesse la cacca sotto il naso? Ce l’ha sempre avuta o è solo perché era con te?»
Il volto pallido di Malfoy arrossì appena. «Non osare insultare mia madre, Potter».
«Tieni la tua boccaccia chiusa, allora» disse Harry, voltandosi.
BANG!
Parecchi ragazzi urlarono. Harry sentì qualcosa di incandescente graffiargli il lato del viso. Affondò la mano in tasca per prendere la bacchetta, ma prima ancora di riuscire a toccarla, udì un secondo forte BANG, e un ruggito che echeggiò per tutta la Sala d’Ingresso.
«OH NO CHE NON LO FAI, RAGAZZO!»
Harry si voltò di scatto. Il professor Moody scendeva zoppicando la scalinata di marmo. Aveva estratto la bacchetta e la puntava su un furetto di un bianco immacolato, che tremava sul pavimento di pietra, esattamente nel punto in cui prima c’era Malfoy.
Nell’Ingresso calò un silenzio terrorizzato. Nessuno mosse un muscolo tranne Moody, che si voltò per guardare Harry — o meglio, il suo occhio normale guardava Harry; l’altro era rivolto verso l’interno della testa.
«Ti ha preso?» ringhiò Moody. La sua voce era bassa e rauca.
«No» rispose Harry, «mancato».
«LASCIALO!» gridò Moody.
«Lasciare… che cosa?» chiese Harry, esterrefatto.
«Non tu, lui!» ringhiò Moody, puntando il pollice sopra la spalla per indicare Tiger, che si era appena immobilizzato sul punto di prendere in braccio il furetto bianco. A quanto pareva, l’occhio di Moody era magico e poteva vedere dall’altra parte della testa.
Moody prese a zoppicare verso Tiger, Goyle e il furetto, che emise uno squittio spaventato e scattò via, filandosela verso i sotterranei.
«Non credo proprio!» ruggì Moody puntando la bacchetta di nuovo verso il furetto, che volò in aria a tre metri di altezza, cadde con un tonfo al suolo e poi rimbalzò di nuovo in alto.
«Non mi piace chi attacca quando l’avversario gli volta le spalle» ruggì Moody, mentre il furetto rimbalzava sempre più in alto e squittiva di dolore. «È una cosa sporca, vile e infima…»
Il furetto volò per aria, le zampe e la coda che si agitavano invano.
«Non — farlo — mai — più» disse Moody, pronunciando ogni parola man mano che il furetto colpiva il pavimento di pietra e rimbalzava di nuovo.
«Professor Moody!» disse una voce stupefatta.
La professoressa McGranitt scendeva la scalinata di marmo con le braccia cariche di libri.
«Salute, professoressa McGranitt» disse Moody tranquillamente, spedendo il furetto ancora più su.
«Che cosa… che cosa sta facendo?» chiese la professoressa McGranitt, gli occhi che seguivano l’ascesa del furetto.
«Insegno» rispose Moody.
«Insegna… Moody, quello è uno studente? » strillò la professoressa McGranitt mentre i libri le cadevano a terra.
«Già» rispose Moody.
«No!» urlò la professoressa McGranitt, scendendo la scala di corsa ed estraendo la bacchetta; un attimo dopo, con un forte schiocco, ricomparve Draco Malfoy, accasciato a terra, i lisci capelli biondi che coprivano la faccia rossa come un papavero. Malfoy si rialzò tremante.
«Moody, non usiamo mai la Trasfigurazione per punire!» disse debolmente la professoressa McGranitt. «Il professor Silente deve averglielo detto di sicuro!»
«È possibile che me l’abbia accennato, sì» disse Moody grattandosi il mento, tutt’altro che preoccupato, «ma ho pensato che un bello spavento coi fiocchi…»
«Noi diamo dei castighi, Moody! O parliamo con il direttore della Casa del colpevole!»
«Allora farò così» disse Moody, fissando Malfoy con enorme disgusto.
Malfoy, i cui pallidi occhi lacrimavano ancora dal dolore e dall’umiliazione, scoccò uno sguardo malevolo di sotto in su verso Moody e borbottò qualcosa in cui si distinsero le parole “mio padre”.
«Ah davvero?» disse Moody piano, zoppicando in avanti di qualche passo, il secco clunk della gamba di legno che echeggiava nell’ingresso. «Be’, conosco tuo padre da molto tempo, ragazzo… digli che Moody tiene d’occhio suo figlio come si deve… digli questo da parte mia… ora, il direttore della tua Casa è Piton, vero?»
«Sì» rispose Malfoy pieno di rancore.
«Un altro vecchio amico» ringhiò Moody. «Avevo proprio voglia di fare una bella chiacchierata col vecchio Piton… vieni, tu…» E preso Malfoy per il braccio, lo trasse in piedi senza tanti complimenti e lo condusse verso i sotterranei.
La professoressa McGranitt rimase a fissarli preoccupata per qualche istante, poi agitò la bacchetta verso i libri sparsi a terra, che si alzarono galleggiando per aria e tornarono fra le sue braccia.
«Non dite niente» sussurrò Ron a Harry e Hermione, mentre poco dopo si sedevano al tavolo di Grifondoro, circondati da chiacchiere eccitate su ciò che era appena accaduto.
«Perché no?» chiese Hermione sorpresa.
«Perché voglio fissare tutto questo nella memoria per sempre» disse Ron, gli occhi chiusi e l’espressione rapita. «Draco Malfoy, lo straordinario furetto rimbalzante…»
Harry e Hermione risero entrambi, e lei prese a riempire i piatti di stufato.
«Poteva fargli male sul serio, a Malfoy, però» disse. «È stato un bene, veramente, che la professoressa McGranitt l’abbia fatto smettere…»
«Hermione!» esclamò Ron veemente, gli occhi di nuovo spalancati. «Stai sciupando il momento più bello della mia vita!»
Hermione sbuffò d’impazienza e prese di nuovo a mangiare a tutta velocità.
«Non dirmi che questa sera torni in biblioteca» disse Harry osservandola.
«Devo» rispose Hermione a bocca piena. «Ho un sacco da fare».
«Ma hai detto che il professor Vector…»
«Non sono compiti» rispose. In cinque minuti vuotò il piatto e se ne andò.
Si era appena alzata che il suo posto fu preso da Fred Weasley. «Moody!» disse. «Ma quanto è forte, eh?»
«È più che forte» disse George, sedendosi di fronte a Fred.
«Superforte» disse il migliore amico dei gemelli, Lee Jordan, scivolando nel posto accanto a George. «L’abbiamo avuto oggi pomeriggio» disse a Harry e Ron.
«Com’è stato?» chiese Harry molto incuriosito.
Fred, George e Lee si scambiarono sguardi eloquenti.
«Mai sentita una lezione così» disse Fred.
«Lui sa, ragazzo» disse Lee.
«Sa cosa vuol dire andare là fuori a farlo » disse George in tono solenne.
«Fare che cosa?» chiese Harry.
«Combattere le Arti Oscure» disse Fred.
«Ha visto di tutto» disse George.
«Eccezionale» disse Lee.
Ron frugò nello zaino in cerca dell’orario.
«Non ce l’abbiamo fino a giovedì!» disse, deluso.
CAPITOLO 14
LE MALEDIZIONI SENZA PERDONO
I due giorni successivi trascorsero senza gravi incidenti, a parte il fatto che Neville fuse il suo sesto calderone a Pozioni. Il professor Piton, che nel corso dell’estate sembrava aver raggiunto nuove vette di perfidia, lo punì costringendolo a sventrare un intero barile di rospi cornuti, e Neville tornò in uno stato di collasso nervoso.
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