Sabato mattina Harry si svegliò di buon’ora e rimase a letto pensando all’imminente partita a Quidditch. Lo innervosiva il pensiero di quel che avrebbe detto Baston se il Grifondoro avesse perso, ma anche l’idea di dover affrontare una squadra che montava le più veloci scope da corsa reperibili sul mercato. Mai come in quel momento aveva desiderato battere i Serpeverde. Rimase mezz’ora steso a letto a rimuginare tutti questi pensieri, poi si alzò, si vestì e scese a fare colazione. Era presto, e nella Sala Grande trovò gli altri compagni di squadra del Grifondoro seduti intorno al lungo tavolo semideserto, taciturni e tesi.
Sul far delle undici, tutta la scuola cominciò ad avviarsi allo stadio. Era una giornata umida e coperta, e nell’aria c’era odore di temporale. Ron e Hermione arrivarono di corsa per augurare buona fortuna a Harry che stava entrando negli spogliatoi per cambiarsi. La squadra indossò la tuta scarlatta dei Grifondoro e poi si sedette ad ascoltare, come di consueto, il fervorino di Baston prima della partita.
«I Serpeverde hanno scope migliori delle nostre» cominciò, «inutile negarlo. Ma a cavallo delle nostre scope ci sono giocatori più valenti. Ci siamo allenati più di loro, abbiamo volato col sole e con la pioggia…» («Troppo vero» bofonchiò tra sé George Weasley. «Non ricordo di avere mai indossato vestiti completamente asciutti, da agosto fino a oggi») «…e gli faremo rimpiangere il giorno che hanno permesso a quello schifoso di Malfoy di comperarsi l’ammissione nella squadra».
Con il petto gonfio per l’emozione, Baston si girò verso Harry.
«Starà a te» gli disse, «dimostrargli che per essere un bravo Cercatore non basta avere un babbo coi quattrini. Metti le mani su quel Boccino prima di Malfoy anche a costo della vita, Harry, perché oggi dobbiamo vincere, dobbiamo assolutamente vincere».
«Tanto per non metterti sotto pressione, Harry» commentò Fred strizzandogli l’occhio.
Quando entrarono in campo furono accolti da un boato, soprattutto applausi, perché il Tassorosso e il Corvonero erano ansiosi di vedere battuto il Serpeverde, ma in mezzo alla folla, questi ultimi fecero sentire anche i loro fischi e le loro grida. Madama Bumb, l’insegnante di Quidditch, chiese a Flitt e a Baston di scambiarsi una stretta di mano, cosa che loro fecero lanciandosi occhiate velenose e stringendo un bel po’ più del necessario.
«Al mio fischio» disse Madama Bumb, «tre… due… uno…»
La folla esultò al decollo dei giocatori; i quattordici ragazzi si sollevarono nel cielo plumbeo. Harry volava più in alto di tutti, scrutando in cerca del Boccino.
«Tutto bene, Sfregiato?» gli gridò Malfoy saettando sotto di lui come se volesse mostrare la velocità della sua scopa.
Harry non ebbe il tempo di replicare. In quel preciso istante, un pesante Bolide nero gli si scagliò contro; lui lo evitò per un pelo, tanto che si sentì scarmigliare i capelli al suo passaggio.
«Fuori uno, Harry» gli disse George sfrecciandogli accanto a tutta velocità con la mazza in resta, pronto a colpire il Bolide e rinviarlo ai Serpeverde. Harry lo vide centrarlo con un gran fendente in direzione di Adrian Pucey, ma a mezza strada il Bolide cambiò rotta e puntò di nuovo su Harry.
Il ragazzo si abbassò prontamente per schivarlo e George lo colpì di nuovo con forza, in direzione di Malfoy. Ancora una volta il Bolide deviò come un boomerang, dirigendosi sparato sulla testa di Harry.
Con uno scatto di velocità, Harry si precipitò verso l’estremità opposta del campo. Dietro di sé, sentiva il sibilo del Bolide. Che cosa stava succedendo? I Bolidi non prendevano mai di mira un solo giocatore, perché il loro compito era quello di disarcionarne il più possibile.
Fred Weasley aspettava il Bolide all’altra estremità del campo. Harry lo schivò e Fred lo colpì con tutta la forza che aveva, dirottandolo.
«E con questo è fuori uso!» gridò felice Fred. Ma si sbagliava. Come attratto magneticamente da Harry, il Bolide si scagliò di nuovo contro di lui e il ragazzo fu costretto ad allontanarsi a tutta velocità.
Aveva cominciato a piovere; Harry sentì alcune gocce pesanti cadergli sul viso e schizzargli gli occhiali. Non aveva la minima idea di come se la stessero cavando i suoi compagni, fino a quando non udì Lee Jordan, che faceva la radiocronaca, annunciare: «I Serpeverde sono in vantaggio per sessanta a zero».
La superiorità delle scope dei Serpeverde stava dando i suoi frutti, mentre il Bolide impazzito faceva di tutto per disarcionare Harry. Fred e George gli volavano talmente vicini che Harry non vedeva altro che un agitarsi di braccia e non riusciva a individuare il Boccino, figuriamoci acchiapparlo.
«Qualcuno… ha manomesso… questo… aggeggio…» borbottò Fred colpendo violentemente il Bolide, che si era di nuovo lanciato a caccia di Harry.
«Qui ci serve un intervallo» disse George cercando di fare un segnale a Baston e, al tempo stesso, di impedire al Bolide di spaccare il naso a Harry.
Baston aveva colto il messaggio. Si udì il fischio di Madama Bumb e Harry, Fred e George si tuffarono verso terra, sempre cercando di evitare il Bolide impazzito.
«Che succede?» chiese Baston quando la squadra del Grifondoro si fu riunita, mentre i Serpeverde facevano partire una bordata di fischi. «Ci stanno facendo a pezzi. Fred, George, dove eravate quando l’altro Bolide ha impedito ad Angelina di segnare?»
«Stavamo sei metri sopra di lei, cercando di evitare che l’altro massacrasse Harry» disse George tutto arrabbiato. «Qualcuno lo ha truccato. Non ha lasciato in pace Harry neanche un attimo, per tutta la partita non ha inseguito nessun altro. I Serpeverde devono avergli fatto qualche incantesimo».
«Ma dall’ultimo allenamento i Bolidi sono rimasti sempre chiusi a chiave nell’ufficio di Madama Bumb, e allora funzionavano bene…» disse Baston ansioso.
Madama Bumb si stava avvicinando. Alle sue spalle, Harry vedeva la squadra dei Serpeverde fischiare e indicare dalla sua parte.
«Sentite» disse Harry mentre lei si avvicinava, «se voi due mi volate intorno tutto il tempo, il Boccino lo potrò prendere soltanto se mi si infila dentro una manica. Tornate col resto della squadra e lasciate che me la cavi da solo con quell’aggeggio».
«Non essere sciocco» disse Fred, «quello ti stacca la testa».
Lo sguardo di Baston andava da Harry ai fratelli Weasley.
«Oliver, è pazzesco!» disse Alicia Spinnett tutta arrabbiata. «Non puoi lasciare che Harry affronti quel coso da solo. Chiediamo un’indagine…»
«Se ci fermiamo adesso perdiamo la partita!» disse Harry. «E non ci lasceremo certo sconfiggere dai Serpeverde solo per un Bolide impazzito! Su, Oliver, convincili a lasciarmi in pace!»
«E tutta colpa tua» disse George risentito a Baston. «’Prendi il Boccino anche a costo della vita’. Non potevi dirgli una cosa più stupida!!»
Madama Bumb era con loro.
«Pronti a riprendere la partita?» chiese a Baston.
Quest’ultimo colse l’espressione risoluta di Harry.
«E va bene» disse. «Fred, George, avete sentito Harry? Lasciategli affrontare il Bolide da solo».
Ora la pioggia cadeva più fitta. Al fischio di Madama Bumb Harry scalciò con forza sollevandosi in aria, e subito udì il sibilo che tradiva la presenza del Bolide alle sue spalle. Il ragazzo volò sempre più in alto. Descrisse ampie curve e scese a capofitto, si mosse a spirale, a zig-zag e si capovolse. Anche se lievemente stordito, riusciva a tenere gli occhi bene aperti. La pioggia picchiettava sui suoi occhiali e, quando Harry dovette fare una capriola per evitare un’altra picchiata feroce del Bolide, gli si infilò su per le narici. Da terra, gli giungeva l’eco delle risate della folla; si rendeva conto di essere molto ridicolo, ma il Bolide fellone era pesante e non poteva cambiare direzione rapidamente come lui. Cominciò a salire e scendere in picchiata lungo tutto il perimetro dello stadio, cercando di distinguere, attraverso il fitto lenzuolo di pioggia argentea, la porta del Grifondoro, dove Adrian Pucey stava cercando di superare Baston…
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