Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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Un sibilo vicino all’orecchio gli disse che il Bolide lo aveva mancato un’altra volta per un pelo; girò immediatamente e si diresse a tutta velocità dalla parte opposta.

«Ti alleni per il balletto, Potter?» gli gridò Malfoy mentre Harry era costretto a fare una stupida piroetta a mezz’aria per evitare il Bolide. Harry volò via sempre con il Bolide alle calcagna, che lo tallonava a breve distanza. Poi, mentre si girava per lanciare uno sguardo carico d’odio a Malfoy, lo vide: eccolo li, il Boccino d’Oro. Era sospeso pochi centimetri sopra l’orecchio sinistro di Malfoy che, troppo impegnato a farsi beffe di lui, non se n’era accorto.

Per un attimo, Harry rimase immobile, sospeso a mezz’aria, senza osare lanciarsi verso Malfoy per paura che lui alzasse gli occhi e vedesse il Boccino.

WHAM!

Era rimasto fermo un secondo di troppo. Il Bolide alla fine lo aveva colpito al gomito, e Harry sentì l’osso rompersi. Lentamente, stordito dal dolore bruciante, scivolò dal manico di scopa, fradicio di pioggia, e vi rimase aggrappato con un ginocchio mentre il braccio destro gli ciondolava inerte lungo il fianco. Il Bolide tornò indietro per sferrare un secondo attacco alla faccia di Harry, che lo schivò. Nella sua mente confusa, un’idea fissa: raggiungere Malfoy.

Con la vista annebbiata dalla pioggia e dal dolore, si tuffò verso la faccia lucida e sogghignante di Malfoy e vide i suoi occhi sbarrati dal terrore: pensava che Harry volesse attaccarlo.

«Cosa diavolo…» ansimò spostandosi dalla traiettoria.

Harry staccò dal manico la mano rimasta, nel tentativo disperato di afferrare il Boccino; sentì le dita stringersi intorno al freddo metallo, ma ora si reggeva alla scopa soltanto con le gambe, e quando si lanciò a capofitto verso terra, cercando di non perdere conoscenza, la folla urlò di terrore.

Con un tonfo e uno spruzzo, cadde sul terreno fangoso e rotolò giù dalla scopa. Il braccio rotto gli pendeva inerte, formando un angolo innaturale. Inebetito dal dolore, udì fischi e grida, come se venissero da una grande distanza. Si concentrò sul Boccino che teneva stretto in mano.

«Ah» disse con un filo di voce, «abbiamo vinto».

E svenne.

Quando riprese i sensi era steso sul campo da gioco, con la pioggia che gli sferzava la faccia; qualcuno era chino su di lui. Vide un bagliore di denti.

«Oh, no, lui no!» gemette.

«Non sa quel che dice» commentò Allock a voce alta ai preoccupati giocatori del Grifondoro radunati attorno a lui. «Niente paura, Harry, adesso ti rimetto a posto il braccio».

« No! » disse Harry. «Grazie, me lo tengo cosi…»

Cercò di mettersi seduto, ma il dolore era terribile. Li vicino, sentì un clic che gli era familiare.

«Non voglio una foto in questo stato, Colin» disse alzando la voce.

«Stenditi, Harry» disse Allock in tono suadente. «È una magia semplicissima. L’ho usata un’infinità di volte».

«Perché non posso andare semplicemente in infermeria?» chiese Harry a denti stretti.

«Davvero, ha ragione, professore» disse Baston. Era tutto sporco di fango e non riusciva a non sorridere, anche se il suo Cercatore era rimasto ferito. «Gran colpo, Harry, veramente spettacolare, direi il migliore finora».

Attraverso la fitta barriera di gambe che lo circondavano, Harry intravide Fred e George Weasley che cercavano di cacciare il Bolide in una scatola, ma quello opponeva ancora una fiera resistenza.

«State indietro!» intimò Allock rimboccandosi le maniche dell’abito verde giada.

«No… la prego, no…» disse debolmente Harry. Ma Allock stava già facendo roteare la bacchetta magica e un attimo dopo la puntò sul braccio del ragazzo.

Harry avvertì una sensazione sgradevole che partiva dalla spalla e si diffondeva nel braccio, fino alla punta delle dita. Era come se il braccio gli si fosse sgonfiato. Non osò guardare quel che era successo. Aveva chiuso gli occhi e girato il viso dall’altra parte, ma i suoi peggiori timori dovevano essersi avverati perché le persone sopra di lui trattennero il fiato e Colin Canon cominciò a scattare foto all’impazzata. Il braccio non gli doleva più… ma nemmeno dava segno di essere ancora un braccio.

«Ah!» esclamò Allock. «Sì, a volte può succedere. Ma l’importante è che le ossa non sono più rotte. Questo è quel che bisogna tenere presente. Perciò, Harry, vai su in infermeria — e… signor Weasley, signorina Granger, vorreste accompagnarlo? — e vedrai che Madama Chips sarà in grado di… ehm… rimetterti un po’ in sesto».

Quando Harry si alzò in piedi si sentì stranamente sbilenco. Fece un respiro profondo e si decise a guardarsi la parte destra. E poco mancò che non svenisse di nuovo.

Dalla manica spuntava quello che sembrava uno spesso guanto di gomma color carne. Cercò di muovere le dita. Niente.

Allock non gli aveva saldato le ossa. Gliele aveva fatte sparire.

Madama Chips non fu affatto contenta.

«Avresti dovuto venire dritto filato da me!» lo redarguì sollevando lo squallido e floscio avanzo di quello che, soltanto mezz’ora prima, era stato un braccio perfettamente funzionante. «A riaggiustare le ossa ci metto un attimo… ma a farle ricrescere…»

«Ci riuscirà, non è vero?» chiese Harry con la disperazione nella voce.

«Certo che ci riuscirò, ma sarà doloroso» disse Madama Chips arcigna, lanciandogli un pigiama. «Dovrai passare la notte qui…»

Hermione era rimasta ad aspettare dietro alla tenda che era stata tirata intorno al letto di Harry e Ron lo aiutò a infilarsi il pigiama. Ci volle un po’ per cacciare nella manica il braccio disossato e gommoso.

«Di’ un po’, Hermione, come fai a difendere ancora Allock, eh?» chiese Ron da dietro la tenda mentre tirava fuori dal polsino le dita flaccide dell’amico. «Se Harry avesse voluto essere disossato, l’avrebbe chiesto».

«Tutti possono sbagliare» rimbeccò Hermione. «E poi non fa più male, vero, Harry?»

«E vero» rispose Harry, «ma non fa neanche niente altro».

Quando si mise a letto, il braccio gli sbatacchiò di qua e di là, inutilizzabile.

Hermione e Madama Chips si avvicinarono. Quest’ultima reggeva una grossa bottiglia con un’etichetta su cui era scritto ‘Ossofast’.

«Preparati a una nottataccia» disse versandogli in un bicchiere il liquido fumante e porgendoglielo. «Far ricrescere le ossa è proprio una faccenda poco piacevole».

E lo fu anche ingurgitare quell’intruglio. Mentre Harry lo mandava giù, gli bruciò la bocca e la gola, facendolo tossire e sputare. Sempre borbottando di sport pericolosi e di insegnanti inetti, Madama Chips si allontanò, lasciando a Ron e Hermione il compito di aiutare Harry a bere qualche sorso d’acqua.

«Però abbiamo vinto» disse Ron, illuminandosi. «Tutto merito della tua parata. Avessi visto la faccia di Malfoy… sembrava pronto a uccidere!»

«Voglio sapere come ha fatto a stregare quel Bolide» disse cupa Hermione.

«Possiamo aggiungere anche questa all’elenco di domande che gli faremo quando avremo preso la Pozione Polisucco» disse Harry appoggiandosi sui cuscini. «Spero che sia meglio di questa roba…»

«Con pezzetti di Serpeverde dentro? Vuoi scherzare?» disse Ron.

In quel momento, la porta dell’infermeria si spalancò. Sporchi e fradici, i compagni di squadra del Grifondoro erano venuti a trovare Harry.

«Un volo incredibile, Harry» disse George. «Ho visto Marcus Flitt prendersela con Malfoy. Gli diceva qualcosa sul fatto che aveva il Boccino sopra la testa e non se n’era accorto. Malfoy non aveva l’aria troppo felice».

Avevano portato torte, dolci, bottiglie di succo di zucca; si radunarono intorno al letto e stavano per dare il via a quello che prometteva di essere un bel festino quando Madama Chips piombò come una furia gridando. «Questo ragazzo ha bisogno di riposo, gli devono ricrescere trentatré ossa! Fuori! Fuori, ho detto!»

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