«Che sei già morta» concluse Ron venendole in aiuto.
Mirtilla fece un sospiro tragico, si sollevò in aria, si voltò e si tuffò a capofitto nella tazza, spruzzando acqua tutt’intorno e scomparendo; dalla direzione da cui provenivano i suoi singhiozzi smorzati, si sarebbe detto che si fosse fermata da qualche parte nel sifone.
Harry e Ron rimasero a bocca aperta, ma Hermione scrollò stancamente le spalle e disse: «Questa sera Mirtilla era davvero quasi di buon umore… Andiamo via, su!»
Harry aveva appena richiuso la porta sui singhiozzi gorgoglianti di Mirtilla, quando uno scoppio di voce li fece saltare tutti e tre.
«RON!»
Percy Weasley si era fermato di botto in cima alle scale, con il cartellino di Prefetto che gli luccicava sul petto e sul volto un’espressione completamente sconvolta.
«Ma quello è il bagno delle ragazze!» Era senza fiato. «Che cosa stavate…?»
«Stavamo semplicemente dando un’occhiata in giro» disse Ron facendo spallucce. «Cerchiamo indizi, sai…»
Percy si gonfiò in un modo che a Harry non poté non ricordare mamma Weasley.
«Fuori… di… qui…» disse avvicinandosi a grandi passi, e cominciò a inseguirli battendo le mani. «Non vi importa proprio niente di quel che si potrebbe pensare di voi? Tornare qui mentre tutti sono a pranzo…»
«E perché mai non dovremmo essere qui?» disse Ron risentito, fermandosi e dando un’occhiataccia al fratello.
«Senti un po’, guarda che la gatta noi non l’abbiamo sfiorata neanche con un dito!»
«È quel che ho detto a Ginny» disse Percy con foga, «ma a quanto sembra, lei continua a pensare che sarete espulsi: non l’ho mai vista così sconvolta, piange come una fontana. Potreste anche pensare a lei: tutti quelli del primo anno sono assolutamente sovreccitati per questa faccenda…»
«È a te che non importa niente di Ginny!» disse Ron con le orecchie rosse dalla rabbia. «L’unica cosa che ti preoccupa è che io possa rovinarti la promozione a Caposcuola!»
«Cinque punti in meno al Grifondoro!» tagliò corto Percy indicando il suo cartellino di Prefetto. «E spero che questo ti insegni qualcosa. Niente più giocare al detective o scrivo a mamma!»
E si allontanò a gran passi, con la collottola rossa quanto le orecchie di Ron.
Quella sera, quando si riunirono nella sala di ritrovo, Harry, Ron e Hermione andarono a sedersi più lontano possibile da Percy. Ron, ancora di pessimo umore, continuava a imbrattare il suo compito di Incantesimi. Quando poi, distrattamente, prese la bacchetta magica per eliminare le macchie, diede fuoco alla pergamena. Fumando quasi quanto il suo compito, chiuse di malagrazia il secondo volume del Manuale degli incantesimi. Con grande sorpresa di Harry, Hermione fece altrettanto.
«Ma allora chi può essere?» disse a bassa voce, come riprendendo una conversazione interrotta poco prima. «Chi può volere che tutti i Maghinò e i figli dei Babbani abbandonino Hogwarts?»
«Aspetta, fammi pensare» disse Ron con finta perplessità. «Chi conosciamo che pensa che i figli di Babbani siano il rifiuto della società?»
Fissò Hermione, che gli ricambiò l’occhiata, poco convinta.
«Stai parlando di Malfoy?»
«E di chi altro?» disse Ron. «L’hai sentito: ‘La prossima volta tocca a voi, mezzosangue!’ Dài, basta che gli guardi quella stupida faccia da topo per capire che è lui…»
«Malfoy l’Erede di Serpeverde?» commentò Hermione scettica.
«Guarda la sua famiglia» disse Harry chiudendo anche lui il libro. «Sono stati sempre tutti Serpeverde, lui non fa che vantarsene in continuazione. Non è impossibile che discendano da Serpeverde in persona. Il padre di Malfoy è decisamente abbastanza cattivo per esserlo».
«Forse possiedono la chiave della Camera dei Segreti da secoli» disse Ron, «e se la tramandano di padre in figlio…»
«Be’» disse cauta Hermione, «è possibile…»
«Ma come possiamo dimostrarlo?» chiese Harry cupo.
«Un modo ci sarebbe» disse lentamente Hermione, abbassando ancora di più la voce e lanciando una rapida occhiata a Percy, all’altro capo della stanza. «Naturalmente è difficile. E pericoloso, molto pericoloso. Se lo facessimo, immagino che infrangeremmo almeno cinquanta regole della scuola».
«Se fra un paio di mesi vorrai degnarti di spiegarcelo faccelo sapere, eh?» disse Ron irritato.
«Va bene» disse Hermione in tono gelido. «Dovremmo introdurci nella sala di ritrovo dei Serpeverde e fare a Malfoy qualche domanda senza che lui sappia che siamo noi».
«Ma è impossibile!» disse Harry, e Ron scoppiò a ridere.
«No che non lo è» replicò Hermione. «Basterebbe un po’ di Pozione Polisucco».
«E che cos’è?» chiesero all’unisono Ron e Harry.
«L’ha nominata Piton in classe, alcune settimane fa…»
«Pensi proprio che durante le lezioni di Pozioni non abbiamo niente di meglio da fare che ascoltare Piton?» borbottò Ron.
«È una pozione che ti trasforma in un’altra persona. Pensateci! Potremmo trasformarci in tre studenti del Serpeverde. Nessuno saprebbe che siamo noi. È assai probabile che Malfoy sputerebbe fuori tutto. Forse se ne sta vantando nella sala di ritrovo dei Serpeverde in questo preciso momento, se solo potessimo ascoltarlo».
«Questa roba Polisucco mi sembra un po’ pericolosa» disse Ron aggrottando la fronte. «E se ci rimane addosso per sempre la faccia dei tre Serpeverdi?»
«Dopo un po’ svanisce da sola» disse Hermione con un gesto d’impazienza. «Resta il fatto che impadronirsi della ricetta sarà molto difficile. Piton ha detto che si trova in un libro intitolato De Potentissimis Potionibus, che viene custodito nel Reparto Proibito della biblioteca».
C’era un solo modo per poter prendere un libro dal Reparto Proibito: avere un permesso firmato da un professore.
«Il difficile è spiegare perché lo vogliamo» disse Ron, «se non per cercare di eseguire una delle ricette».
«Io penso» disse Hermione, «che se lo facessimo passare per il desiderio di approfondire lo studio teorico avremmo una possibilità…»
«Ma che dici! Nessun insegnante ci cascherà» la rimbeccò Ron. «Dovrebbero essere veramente ottusi…»
Capitolo 10
Il Bolide fellone
Dal giorno del disastroso episodio con i Folletti della Cornovaglia Allock non aveva più portato in classe creature vive. Ora leggeva agli alunni brani dai suoi libri e a volte inscenava alcuni degli episodi più drammatici. In genere chiamava Harry a farsi aiutare in queste ricostruzioni; fino a quel momento Harry era stato costretto a recitare la parte di un contadino sempliciotto della Transilvania che Allock aveva curato per un Incantesimo Tartagliante, uno yeti incimurrito e un vampiro che da quando Allock gli aveva prestato le sue cure non era riuscito a mangiare nient’altro che lattuga.
Durante l’ultima lezione di Difesa contro le Arti Oscure, Harry fu chiamato alla cattedra, questa volta per impersonare un lupo mannaro. Se non avesse avuto un’ottima ragione per non voler guastare l’umore di Allock si sarebbe rifiutato di farlo.
«Un bell’ululato, Harry… proprio così… e poi, che ci crediate o no, gli sono piombato addosso… così… l’ho scaraventato a terra… così… con una mano sono riuscito a tenerlo fermo e con l’altra gli ho ficcato la bacchetta magica in gola. Poi ho raccolto le ultime forze e ho eseguito il difficilissimo Incantesimo Omosembiante. Lui ha emesso un lamento pietoso… forza, Harry… più forte… bene così… il pelo è scomparso, le zanne si sono ritratte e lui è tornato uomo. Semplice, e tuttavia efficace… E un altro villaggio mi ricorderà sempre come l’eroe che li ha liberati dal terrore degli attacchi del lupo mannaro, che si ripetevano tutti i mesi».
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